Il “Numero di Wolf” pubblicato dal N.O.A.A. deriva dalle osservazioni effettuate da una rete di Osservatori. Viene anche chiamato Numero Relativo di Boulder (Colorado), dal fatto che i dati prodotti dai vari Osservatori vengono inviati giornalmente al Centro del S.E.C. (Space Environment Center), e da questo elaborati. Il S.E.C., facente sempre parte del N.O.A.A., si occupa dello studio delle condizioni dell’ambiente spaziale, in special modo delle previsioni di tempeste geo-magnetiche attraverso il monitoraggio delle AR sul Sole.
Pertanto, il Numero Relativo, per un dato giorno, pubblicato dall’ Ente americano deve essere considerato come valore medio, non raffrontabile direttamente alla situazione rappresentata dalla ripresa, sempre per quel dato giorno, della sonda S.O.H.O.
Anche i dati S.I.D.C. (Uccle-Bruxelles) sono prodotti da una rete di Osservatori (anche amatori), ma presentano la caratteristica di essere più “bassi” rispetto a quelli del N.O.A.A. Il valore dei dati di quest’ ultimo risulta circa il 25% più alto rispetto a quello del centro di Bruxelles. Questo perché, avendo il S.I.D.C. raccolto l’ “eredità” dell’ Osservatorio di Zurigo, quindi dello stesso Wolf, nella determinazione del Numero Relativo, ha dovuto mantenerne il fattore scala, fattore scala che deriva dal metodo di conteggio particolare utilizzato dall’ astronomo svizzero. Naturalmente la formula era quella da lui ideata ma, utilizzando un telescopio rifrattore di 80 mm di apertura, egli non includeva nel conteggio le macchie più piccole (visibili solo nelle migliori condizioni di visibilità), pur osservandole. Questo, al fine di evitare eccessivi sbalzi di valore al variare delle condizioni di osservabilità.
Il Numero Relativo del S.I.D.C. è chiamato Ri, ossia Numero Relativo Internazionale ed è uno dei due Indici di Sunspot ufficiali. L’altro, come già detto, è quello di Boulder (S.E.C.-N.O.A.A.).
Un’ ultima precisazione sulle tabelle relative ai coefficienti K, S1 ed S2. Tali valori si riferiscono alla metodologia di stima del Numero di Wolf, adottata dalla sezione Sole dell’ U.A.I. (Unione Astrofili Italiani). In ambito professionale (e non solo) i suddetti coefficienti non vengono utilizzati. Pertanto, non vanno considerati in senso assoluto, ma solo come un metodo particolare, sviluppato dalla Sezione Sole-U.A.I., per poter raffrontare ed uniformare i dati prodotti dai diversi osservatori, con strumenti e sotto condizioni di visibilità differenti. Ma, ripeto, possono interessare esclusivamente gli osservatori della sezione Sole-U.A.I.
Il risultato di quanto sopra esposto è che anche il Numero di Wolf dell’ U.A.I., presenta un valore medio che differisce dai due Numeri Relativi ufficiali.
Direi che questo esauriente messaggio di un altro lettore di N.I.A. mette la parola fine alle diatribe sui conteggi delle macchie solari!
Ottimo post che ho deciso di mettere in rilievo nella sezione principale del Blog. Un grazie di cuore all’utente Massimiliano.