Archivi giornalieri: 2 Febbraio 2010

LA LEZIONE CECA – COME L’ATTIVITA’ GEOMAGNETICA DEL SOLE INFLUENZA IL CLIMA

Il nostro ALE ci parla spesso della scuola astrofisica russa rivelandoci studi interessantissimi e colgo l’occasione per ringraziarlo ancora una volta.

Da parte mia, invece, vorrei segnalare i progressi della scuola ceca. Mi sembrano siano andati molto avanti su parecchi temi inerenti la relazione tra attività geomagnetica solare ed il clima terrestre

Vi riporto due studi provenienti da Università di Praga.

Nel primo, i ricercatori H. Davidkovova, J. Bochnicek, (Istituto di Geofisica),P. Hejda, R. Huth (Istituto di fisica dell’atmosfera) nell’articolo “The Possible Effect of Geomagnetic Activity on Stratospheric Major Mid-Winter Warmings: a Case Study” descrivono il processo che lega l’incremento dell’attività geomagnetica alla stabilità e intensità del vortice polare (VP). Tanto per fare un esempio , per noi europei un vortice polare stabile e forte (indice AO positivo) produce inverni meno rigidi (mi scuso con i meteorologi per l’eccessiva semplificazione). Riassumendo:

aumento dell’attività geomagnetica –> VP stabile (AO+) –> inverno mite

diminuzione dell’attività geomagnetica –> VP instabile (AO-) –>inverno rigido

Naturalmente la relazione non è così stretta, nel senso che insiame all’indice AO (Artic Oscillation), vanno considerati gli altri vari indici tele connettivi a partire dal NAO (North Atlantic Oscillation). Però un indice AO molto basso, da solo è già sintomo di un probabile split del vortice polare, con conseguenza discesa del freddo artico .

Lo studio continua mostrando come il cosiddetto strat-warming (fenomeno attraverso il quale il centro del vortice polare si spinge a sud fino a 6O° gradi N) sia legato all’attività geomagnetica solare.

Questo lavoro è stato presentato a marzo 2009. Ebbene, anche chi non è meteorologo, può andare in giro per la rete alla ricerca di siti meteo che propongono editoriali (il NIA stesso riporta dei link) e verificare come quasi tutti mettano in risalto come questo inverno sia segnato da split polari, centro del vortice che si spinge a sud, e strat-warming ripetuti, fino ad un prossimo probabile major strat-warming. E, a volte, ipotizzano, proprio che questa peculiarità sia indotta dal minimo solare.

Nel secondo (Common oscillatory modes in solar/geomagnetic activity and climate

variability and their relations) i ricercatori M. Palus (Istituto di Scienze del computer), D. Novotna (Istituto di Fisica del’Atmosfera) mostrano come l’oscillazione mensile dell’attività geomagnetica solare sia statisticamente legata con l’oscillazione dell’indice NAO. Ricordo che l’indice NAO è assai importante per il clima in Europa. Ad esempio, in teoria, un NAO positivo in estate apre le porte all’alta africana. Ma, di nuovo, i meteorologi saranno certo più precisi di me.

Di nuovo, abbiamo evidenza di come l’attività geomagnetica del sole influenzi il nostro clima, anche se, sottolineo, parliamo di oscillazioni, non di intensità.

Rispetto alla TSI, che è quasi una costante, l’attività geomagnetica del sole è variabile ed è considerevolmente aumentata, in media, negli ultimi cento anni. Viceversa, anche grazie a NIA, osserviamo come a partire da questo profondo minimo sia considerevolmente diminuita.

Provo ad indovinare una domanda dei lettori NIA: quanto dobbiamo aspettare prima che tale diminuzione provochi delle modifiche a livello di temperatura? Anche qui, c’è uno studio (On the response of the European climate to the solar/geomagnetic long-term activity) di un’Università dell’Est che ci aiuta a rispondere. I ricercatori V. Dobrica, C. Demetrescu, G. Maris (Istituto geofisica di Bucarest) hanno stimato che il lag temporale tra variazione attività geomagnetica e temperature (almeno in Europa) varia dai 5 ai 9 anni.

Rispetto ai modelli sul clima, che effettuano la loro attività predittiva su un periodo multidecadale, mi sembra che questo tipo di lavori abbia almeno un vantaggio: non è necessario aspettare venti trent’anni per verificarne la correttezza. Insomma, per controllare se le ipotesi riportate sono vere, non dobbiamo attendere la pensione (semmai ne avremo una): possiamo osservare gli strat-warming, la copertura di nubi basse (teoria di Svensmark sui GCR, galactic cosmic rays) e, tra qualche anno, l’eventuale diminuzione delle temperature.

Sì, viviamo proprio in tempi interessanti…

Nota: tutti gli articoli summenzionati sono stati presentati al “Third International Symposium on Space Climate”

Agrimensore g