Archivio mensile:Marzo 2010

GLI EFFETTI, SPESSO DEVASTANTI, DI UN AUMENTO DELLA TEMPERATURA GLOBALE DI 0,006°C ALL`ANNO

Gli studi degli scienziati sul clima e sul riscaldamento globale hanno a volte della ripercussioni sulla vita umana che noi neanche immaginiamo. Meno male che l`IPCC c`é…. e che cerca di salvarci da tutte queste cose. E non ridete se i risultati a volte sono completamente contraddittori, sono ricerche serie che per essere svolte hanno avuto bisogno di tanti sacrifici e sopratutto di tanti soldi ricavati dalle tasse che tutti paghiamo, siano benedette le tasse se i risultati sono questi che Vi presento in questa piccola antologia.

Inondazioni: global-warming-causes-floods.html

Siccitá: 020649_drought_global_warming_climate_change.html

Espansione dei ghiacci antartici: fullpage.html?res=9C04E0DC1439F933A15756C0A9639C8B63

Riduzione ghiacci antarici: 2751294.htm

Atlantico più salato: dn12528

Atlantico meno salato: 050629_fresh_water.html

Avanzamento dei deserti: 40231

Riduzione dei deserti: deserts-shrinking-because-of-global.html

E ancora:

Serpenti giganti: 2008-02-20-burmese-pythons_N.htm

Invasione di ragni giganti: giant-spiders-could-be-a-result-of-global-warming

Aumento del cannibalismo: ted-turner-global-wa.html

Invasione di ostriche giganti: invasion-of-the-giant-oysters-793155.html

La Terra può esplodere: article.html

Aumento del terrorismo: index.html

Miliardi di persone senza tetto: 1_billion_homeless_by_2050_says_christian_aid.html

Piú prostitute: climate-change-pushes-poor-women-to-prostitution-dangerous-work

Meno prostitute: global_warming_13.html

Aumento delle nevicate: 031106052121.htm

Diminuzione delle nevicate: snow.htm

La morte del mostro di Lochness: 657090_Loch_Ness_Monster_Killed_By_Global_Warming

Aumento della segnalazione di UFO: British-UFO-sightings-at-bizarre-levels.html

E tantissimo tantissimo ancora. Chi volesse vedere un elenco parziale, perché un elenco completo é impossibile da fare e oltretutto viene aggiornato continuamente dalle ricerche dei nostri instancabili scienziati dell´AGW, ecco i link, buon divertimento:

causedby

warmlist.htm

SANDRIO

Il Minimo Solare è terminato……oppure no? (PRIMA PARTE)

Premessa

L’articolo cerca di riepilogare gli elementi oggettivi (per quanto possibile) evidenziati nel corso dei mesi di ripresa dell’attività dopo lo scorso agosto 2009, terminato, come noto, interamente “spotless”.

Non affronta volutamente questioni più controverse, concernenti il comportamento della dinamo solare, i buchi coronali e gli allineamenti planetari. Queste potranno e, anzi, credo saranno oggetto del dibattito successivo all’articolo, soprattutto da parte dei forumisti più preparati su questi argomenti.

Introduzione

Circa 7 mesi fa, il Sole reduce da un intero mese senza macchie (agosto), con tutti gli indici di attività al minimo, dunque in piena quiescenza. Allora tutti ci chiedevamo quando il Sole avrebbe ripreso la sua attività e come, ovvero se in modo rapido e brusco, oppure lento e graduale.

Ebbene, da allora abbiamo assistito ad alcune importanti novità: sono ricomparse un certo numero di macchie, prima di modesta dimensione, poi sempre più grandi e durature; inoltre, alcuni parametri dell’attività solare sono cresciuti in modo notevole, parallelamente con lo sviluppo di macchie sempre più grandi e frequenti.

Dunque il Sole è in ripresa? Si tratta di una ripresa impetuosa o lenta ? E, considerando il suo comportamento ciclico, per quando possiamo attenderci il prossimo massimo di attività ? E si tratterà di massimo forte, come quelli immediatamente precedenti, o debole, ad esempio come quelli ottocenteschi? E quanto ? E, ancora una volta, quali saranno, o sono già, le implicazioni climatiche di questo comportamento ?

Per provare a rispondere a tutte queste domande, occorre esaminare gli elementi che suggeriscono una ripresa dell’attività solare e quelli che invece lasciano spazio a qualche perplessità. Infine, diamo un’occhiata ad eventuali implicazioni climatiche, anche se per ora solo ipotizzabili, e proviamo a trarre qualche conclusione.

La ripresa: le sue caratteristiche

  1. La numerosità, la durata ed la dimensione delle macchie apparse da Settembre ad oggi, non sembrano lasciare spazio a dubbi: il minimo sta terminando ed il Sole ha iniziato il percorso che lo porterà al prossimo massimo (Fig. 1). Le macchie, nel corso di questi ultimi mesi, si sono susseguite con pochi intervalli “spotless”, con numerosità, e dimensioni crescenti (si vedano in proposito le rubriche sull’attività solare degli ultimi mesi del 2009 e dei primi mesi del 2010), durature e dotate di una notevole attività (i cosiddetti “flare” o brillamenti), tali insomma da non dare adito a possibili interpretazioni circa l’evidente fase di uscita dal profondo minimo nel quale il Sole si è trovato per tre anni e mezzo.

Fig. 1 il grafico prospettico che descrive la possibile evoluzione del ciclo 24. La linea spezzata a sinistra rappresenta la misura dell’andamento medio mensile delle macchie solari, la linea blu è la media rispetto ai punti della spezzata. La linea rossa sulla destra rappresenta l’ipotesi di evoluzione futura del ciclo.

2. Inoltre, alle macchie si sono accompagnati un buon numero di brillamenti (o “flare”), alcuni di intensità rilevante (classe M e persino X, cioè tra le più elevate nella scala di misurazione), anche rispetto a quelli osservati nel corso del massimo precedente (Fig. 2 sotto).

  1. Fig. 2 il gruppo di macchie classificato come NOAA 1045 ha prodotto un brillamento (flare) notevole, di classe alta (M, in una scala che comprende A, B, C, M ed X ed in cui la distanza tra ciascuna lettera è pari ad un ordine di grandezza; l’intensità è espressa in watt/m2)

3. Anche il solar flux (radiazione alla lunghezza d‘onda di 10,7 cm) è cresciuto progressivamente, al crescere delle macchie, da minimi pari a 66-67 fino a punte di oltre 90. La sua media è invece cresciuta dal valore di 69 di Agosto 2009 fino ad oltre 78,5 di Gennaio 2010 e 83,5 di Febbraio. (Fig. 3)

Fig. 3il grafico descrive l’andamento del solar flux nel corso del 2009 e dei primi due mesi del 2010. Risulta evidente la ripresa da settembre 2009.

Gli elementi dubbi

Il primo elemento, diciamo così, “dubbio” riguarda proprio le nuove macchie, ovvero il loro campo magnetico. In un articolo apparso su NIA l’anno scorso (Coelum 131) si era descritta la teoria degli studiosi Livingston e Penn, basata sulle osservazioni del campo magnetico delle macchie effettuate dai primi anni 90 fino a Febbraio 2009: le macchie presentavano un campo magnetico in progressiva riduzione, grosso modo lineare (Fig. 4). Tale riduzione, secondo i due studiosi, se proseguisse ancora per alcuni anni, presumibilmente comporterebbe la pressoché totale scomparsa delle macchie verso il 2015 circa. Ebbene, le macchie apparse da Settembre all’inizio di Gennaio oggi paiono confermare la teoria di Livingston e Penn (si veda in proposito il sito del ricercatore indipendente Leif Svalgaard: http://www.leif.org/research/Livingston%20and%20Penn.png). Rimane il dubbio circa le conseguenze di una eventuale futura scomparsa delle macchie, anche se il sospetto di un conseguente ingresso del Sole in un prolungato periodo di quiescenza appare senz’altro legittimo.

Fig. 4 il progressivo decremento dell’intensità del campo magnetico delle macchie, osservato da Livingston e Penn dal 1990 fino a Febbraio 2009 non si è arrestato nemmeno con la ripresa dell’attività solare, in corso da Settembre 2009. La linea decrescente (le misure sono state effettuate fino a Gennaio 2010) rappresenta una media delle osservazioni compiute dai primi anni 90 fino ad oggi.

Un altro elemento che suscita qualche perplessità è costituito dalla comparsa a novembre, nel giro di qualche giorno, di due regioni attive a polarità magnetica invertita rispetto a quella tipica delle regioni appartenenti al ciclo 24. Una di queste è stata classificata come NOAA 1030 ed è apparsa nell’emisfero settentrionale. L’altra invece, comparsa brevemente e debolmente nell’emisfero meridionale, non ha ricevuto alcuna classificazione. Entrambe hanno prodotto piccole macchie. (Fig. 5). Una terza regione attiva a polarità invertita, la NOAA 1047, con una piccola macchia al suo interno, è comparsa nell’emisfero meridionale l’8 febbraio pochi gradi a sud dell’equatore solare.

David Hathaway, noto studioso NASA dell’attività solare, nel luglio 2006 commentò la comparsa di una macchia corrispondente ad una regione a polarità invertita come il probabile annuncio dell’imminente inizio di un nuovo ciclo solare (allora però il 23 stava terminando e si attendeva l’inizio del ciclo successivo, il 24 appunto).

Ora qual è il significato di queste tre regioni attive a polarità invertita? Si tratta di semplici “residui” del vecchio ciclo 23, ormai ufficialmente terminato, comparsi nuovamente dopo mesi di assenza ? Qualche studioso ha di recente stimato come “fisiologico” il 3% circa di macchie a polarità invertita, in fase ascendente verso un massimo. Un numero limitato di regioni attive a polarità inverta era in effetti comparso in nei primi anni del ciclo 23. Però quelle viste negli ultimi mesi non sono un po’ troppe, per costituire una quantità “fisiologica” ?

Fig. 5nella prima immagine, il magnetogramma SOHO, in basso vicino al bordo sinistro dell’immagine è visibile la regione attiva a polarità invertita comparsa l’8 febbraio. Nella seconda immagine, il cosiddetto “continuum”, nella medesima posizione è visibile la piccola macchia corrispondente.

(fine prima parte)

FABIO 2

I cicli solari durante il minimo di Maunder

Il minimo di Maunder si sviluppò tra gli anni 1645 e 1717. Vediamo allora cosa successe in quel periodo ai cicli e se ci furono dei massimi nei cicli. Prima di tutto osserviamo cosa scrissero gli astronomi dell´epoca prima del minimo nei loro archivi e disegni ricordando che ancora non si aveva conoscenza dei cicli solari e che quindi i disegni delle macchie mostrano solo quello che si vedeva con la strumentazione dell´epoca e che questa strumentazione durante quegli anni si andó sviluppando in modo che il fattore di correzione che dovremmo applicare per rendere quei disegni paragonabili a quelli moderni deve variare durante i vri decenni.

Osserviamo allora la ricerca fatta da Maunder.

Secondo i manoscritti dell´epoca tra il 1610 e il 1620 vi fu una grande attivitá solare con un numero di Wolf annuale di 60 nel 1610, anno in cui si osservarono macchie solari anche a occhio nudo, e di 55 nel 1612. Tra il 1620 e il 1630 il massimo fu nel 1625 con un numero di Wolf di 40; tra il 1630 e il 1640 non si hanno dati affidabili, tra il 1640 e il 1650 il massimo fu nel 1643 con un numero di Wolf di 20.

N° ciclo Decade Anno del Max N° Di Wolf
-10 1640-1650 1643 18
-9 1650-1660 1653 5 Inizio minimo
-8 1660-1670 1661 5
-7 1670-1680 1673 10
-6 1680-1690 1684 12
-5 1690-1700 1695 7
-4 1700-1710 1705 20 fine minimo
-3 1710-1720 1718 65

Considerando il fattore di correzione nel ciclo 1700-1710 il massimo del 1705 con 20 Wolf puó essere rettificato con un K 2/3 e quindi ottenere un numero di Wolf di 50. Il fattore di correzione durante il minimo di Maunder, per aver mostrato poche macchie e probabilmente molte saranno state quelle piccole, che oggi vengono contate tranquillamente, ma che allora erano trascurate, possiamo assegnare un fattore di correzione K di 2 o 3 o anche superiore. Durante il minimo di Maunder ci furono i cicli e ognuno ebbe il suo massimo che é ben visibile se applichiamo il attore di correzione, e i cicli ebbero all´incirca il loro normale sviluppo di quasi 11 anni. (Ricordo che quando Maunder fece la tabella sopra, adesso ritoccata con numero di Wolf e max, giá si conoscevano i cicli di 11 anni!).

L´anno 1718 con un max di Wolf di 65 (corretto sarebbe un Wolf 130/190) fu il primo anno di massimo dei cicli post-Maunder, anche se la scienza inizia a contare i cicli dal 1755.

Una altra caratteristica fu che le macchie durante il Maunder si concentrarono nell´emisfero sud del Sole tranne nell´ultima parte del minimo quando cominciarono ad apparire macchie anche nella parte nord del Sole.
In base ai calcoli fatti con le macchie é stato possibile anche calcolare il relativo Solar Flux che dal 1610 al 2010 sarebbe questo:

(Clicca qui per vedere ingrandito: Flux.png)

Tre curiositá infine: la prima é che si pensa che Stradivari fece i suoi meravigliosi strumenti perchè utilizzó alberi che durante quel periodo crescerono lentamente; Stradivari nacque un anno prima dell´inizio del minimo di Maunder. Seconda curiositá: il periodo del minimo di Maunder corrisponde al periodo del regno di Re Luigi XIV di Francia IL RE SOLE! (1643-1715). Terza curiositá, che non so se è una curiositá o una cosa molto seria e che qualcuno in qualche commento ha evidenziato; in un disegno del Sole fatta da Flamsteed (astronomo inglese, quello che fece costruire l´osservatorio di Greenwich) uno studio recentissimo di J.M. Vaquero del Dipartimento di Fisica Applicata dell’Universidad de Extremadura a Cáceres (Spagna), facendo una analisi profonda suggerisce che il Sole abbia rallentato la sua rotazione durante il periodo piú profondo del minimo di Maunder nel 1684.

SANDRIO

Diamo un occhiata al nostro sole

(Soho Continum autoaggiornante)

La regione 1057 è ancora in fase di leggera crescita, alle ore 17 il solar flux ritocca gli 88. Nella parte più a nord e centrale del sole si scorge da stamane un pore non significativo che non ha ricevuto per il momento un numero dal noaa. Tale pore non sembra avere chnaces di ulteriore sviluppo considerando anche che a breve sarà nella finestra d’uscita del recinto.

Con grande stupore, il Noaa ha rettificato l’SN di ieri dove da 27 si passa a 14:

http://www.swpc.noaa.gov/alerts/solar_indices.html

Trattasi della seconda volta in pochissimo tempo che il noaa interviene dopo la mezzanotte utc per correggere un suo palese errore, anche se nella tabella riepilogativa appare ancora 27:

http://www.swpc.noaa.gov/ftpdir/indices/DSD.txt

Ovviamente si spera che questo non sia solo un furbesco stratagemma per conteggiare quello che alla fine vogliono, ma noi saremo qui a fine mese con calcolatrici alla mano e se i conti non torneranno lo scriveremo come abbiamo sempre fatto.

Nello stereo behind si nota la presenza di 2 regioni, una nell’emisfero sud più vicina e l’altra in quello nord più lontana alla parte visibile del sole che sembra anche più attiva rispetto la prima:

Tranne qualche sparuto caso, non se avete notato anche voi che sinora la stragrande maggiornaza delle regioni solari con macchie si formano nell’emisfero nord.

Per concludere, l’attività solare nonostante la presenza della 1057 si mantiene ancora a valori bassi-molto bassi:

Stay tuned, Simon

Limiti della dendroclimatologia

La dendroclimatologia è una branca della paleobotanica, che ricostruisce il clima passato sulla base sopprattutto di studi riguardanti la dendrocronologia cioè l’analisi degli anelli di sviluppo delle piante.

Attraverso l’analisi degli anelli d’ accrescimento dell’albero si possono ricostruire piovosità, temperature, umidità di una data zona. La formazione di un anello è legato ad esempio a fasi di stress come la siccità, che ne riducono lo sviluppo.

Nell’effettuare uno studio di dendrocronologia si confrontano le sequenze anulari di alberi vissuti nella stessa area geografica nello stesso periodo di tempo (cross-dating). L’esempio di cross-dating è nella figura sottostante in cui anelli di crescita di piante esistenti si sovrappongono a legnami usati in fabbricati e a resti di legno. Questo processo permette una ricostruzione dendrocronologia di parecchi secoli.

Cliccare immagine per ingrandire

Spesso è stata data una valenza globale ad alcuni lavori scientifici (ad esempio l’ hockey stick). Invece sia la dendroclimatologia che la dendrocronologia presentano moltiplici limiti e problematiche che rendono difficile una ricostruzione precisa del clima a livello mondiale .

Limiti e problemi degli studi dendrocronologici e della dendroclimatologia

Per eseguire uno studio di dendrocronologia deve esistere una netta distinzione tra la stagione estiva e invernale per favorire nella pianta uno sviluppo di un anello di accrescimento facilmente visibile. Se durante la primavera sono presenti dei ritorni di freddo oppure in autunno si creano di freddi intensi e precoci la pianta può sviluppare un falso anello. Inoltre non si possono fare studi di dendrocronologia in zone equatoriali dove la mancanza di variazioni stagionali provoca negli alberi l’assenza di anelli di accrescimento. Gli studi di dendroclimatologia hanno anche il grosso limite di non considerare le zone oceaniche. Quindi escludendo le zone equatoriali, e gli oceani rimane meno di un terzo della superficie globale interessato dagli studi di dendrocronologia.

Esiste anche il problema della risoluzione dell’anello: la pianta entra in forte stress e per superarlo necessita a volte di diversi anni in cui lo sviluppo dell’anello sarebbe rallentato.

Gli studi di dendrocronologia ci segnalano l’andamento dell’ambiente in condizioni di vegetazione (fra primavera, e autunno) mentre risulta impossibile avere informazioni dell’andamento delle temperature e delle precipitazioni nel periodo invernale in quanto le piante sono in riposo vegetativo.

Negli studi di dendrocronologie ci si basa sul principio che alberi della stessa specie legnosa, viventi nella medesima area geografica, producono nello stesso periodo di tempo serie anulari simili, ma a mio avviso sono sufficienti piccole variazioni genetiche e pedoclimatiche a indurre uno sviluppo differente delle piante. Un esempio di variazione genetica è che all’interno della stessa specie legnosa possono svilupparsi ecotipi maggiormente resistenti agli stress ambientali (esempio siccità). Un esempio di variazione pedo-climatica è dato dalla natura del terreno sabbioso oppure argilloso in cui la pianta si trova a crescere che danno una risposta differente per nutritivi (azoto, fosforo, potassio, ecc) e disponibilità d’acqua.
Un’altra problematica è dovuta alla considerazione dei fattori di crescita (precipitazioni, umidità, temperature) da un punto di vista lineare al crescere del fattore aumenta lo sviluppo dell’anello; nella realtà questo è vero solo fino ad un certo limite al disopra del quale si possono avere effetti non lineari (eccessi di precipitazioni che ristagnando sul terreno portano la pianta in stress).
Infine esiste il problema della divergenza delle temperature osservate e quelle ricavate dagli anelli degli alberi. Dal 1950 valori strumentali e gli studi di dendrocronologia hanno mostrato delle divergenze nella ricostruzione del clima.

Twenty-year smoothed plots of averaged ring-width (dashed) and tree-ring density (thick line), averaged across all sites, and shown as standardized anomalies from a common base (1881-1940), and compared with equivalent-area averages of mean April-September temperature anomalies (thin solid line). From Briffa, K. "Trees tell of past climates: but are they speaking less clearly today?", Proceedings of the Royal Society 1998

Spero di aver chiarito perché ritengo che certe ricostruzioni fatte con gli anelli degli alberi non possano avere una valenza globale ed essere valide nella ricostruzione del clima nel periodo attuale.

Andrea B.