Archivi giornalieri: 29 Aprile 2010

IL FUNZIONAMENTO DELLE BOE ARGO (Progetto ARGO 2 parte)

Dopo aver descritto cosa si propone il progetto ARGO vediamo un poco piú nel dettaglio l’ aspetto piú particolare del progetto, e cioé proprio le boe/sonde robot.
Una delle peculiaritá delle boe é quella di scendere negli abissi a 2000 mt di profonditá e poi risalire in superficie ad orari programmati.
Le boe fanno questo modificando la loro densitá effettiva.

La densitá di un oggetto é data dalla sua massa diviso il suo volume. La boa ARGO che é stata studiata per avere un galleggiamento neutro alla profonditá di 1000 mt., per scendere a 2000 mt e risalire in superficie mantiene costante la sua massa ma altera il volume cambiando la sua densitá. Per fare questo un pistone idraulico viene utilizzato per spingere olio minerale fuori del galleggiante espandendo una vescica di gomma che si trova nella parte inferiore della boa. Mentre la vescica si espande la boa diventa meno densa e sale verso la superficie del mare. Dopo aver trasmesso i suoi dati il pistone si ritira rimettendo l´olio all’ interno della boa che aumentando la densitá ritorna verso i suoi 1000 mt di profonditá che è la sua zona di deriva naturale.

I galleggianti sono alimentati da batterie. Molti utilizzano / batterie alcaline al manganese come si possono acquistare nei negozi. Alcune sonde utilizzano batterie al litio più potenti. Le sonde sono progettate per fare circa 140 cicli e così dovrebbero durare circa 4 anni. La durata dipende dalla profondità a cui scendono e dalla densità delle acque superficiali, in cui la boa è in funzione per trasmettere i suoi dati. Se l’acqua superficiale è di bassa densità, più olio deve essere pompato per guidare il galleggiante fino la superficie.

Le missioni delle boe ARGO sono principlmente di due tipi: 1) missione semplice e 2) missione di profilo. La differenza principale tra le due é data dalla profonditá che nella prima ipotesi é di circa 2000 mt di profonditá dove comincia a raccogliere i dati per poi risalire. Nella seconda ipotesi la boa sta a 1000 mt di profonditá per 10 giorni e raccoglie i suoi dati a questa profonditá. Poi scende ai 2000 mt e nella risalita ricomincia a riprendere dati fino alla superficie.
I dati che raccolgono sono principalmente le temperature alle varie quote, la salinitá alle varie quote, la densitá dell´acqua, e quando arriva in superficie é il staellite che determina la sua deriva nei 10 giorni in cui é rimasta sotto la superficie determinando cosí la direzione della corrente marina e la sua velocitá.

Esempio di profili di temperatura e di salinità ottenuti da una boa/sonda Argo, nella parte centrale del Nord Pacifico (38,4 ° N, 155,3 ° W), 8 aprile 2005.

Nella figura sopra vediamo lo schema di funzionamento dove la boa ARGO immagazzina al suo interno i dati che raccoglie quando é in immersione e quando alla fine del ciclo di 10 giorni riemerge trasmette i suoi dati al satellite che li ritrasmette a terra.
Effettivamente non conoscevo i dettagli del Progetto ARGO e devo confessare che é tecnicamente validissimo, per quello che ho potuto leggere.
Poi per il fatto che il Progetto ARGO “doveva” dare le prove del Riscaldamento Globale, i direttori del progetto hanno dovuto ammettere a denti strettissimi, che questo riscaldamento non lo hanno potuto vedere. E addirittura sono giunti alla conclusione che c’ era forse un errore nei dati, che le ricerche precedenti con decenni di dati erano sbagliati, ecc. ecc. fino alla decisione di non pubblicizzare piú il Progetto ARGO che é caduto nel dimenticatoio, ma continua a funzionare!!

Ma questa é un’ altra storia che racconteró nel terzo e ultimo capitolo della saga: Il Progetto ARGO alla ricerca del calore che non esiste.

SAND-RIO