Storia del Clima Europeo con riferimento a quello Valdostano (Ultima Parte)

La cronologia del clima europeo e le testimonianze sul territorio valdostano

Fra il 5000 e il 1400 a.C. il nostro clima era caratterizzato da una temperatura di almeno 4 °C superiore all’attuale.

Questo periodo, il più caldo degli ultimi 8.000 anni, viene designato con il termine scientifico di optimum climatico assoluto del Post-glaciale.

In montagna, i limiti climatici del bosco, del pascolo, delle nevi persistenti, con temperature annue di almeno 4°C superiori alle attuali si innalzano di quasi 700 metri. Nella nostra regione in quel lontano periodo il bosco saliva almeno fino ai 2600 metri di altitudine, il pascolo si portava attorno ai 3200 metri sul livello del mare e il limite delle nevi persistenti addirittura a 3600-3700. Il grande ghiacciaio del Ruitor che domina la conca di La Thuile, allora non esisteva perché la quota massima delle creste rocciose che delimitano il suo circo è inferiore a quella che in quel lontano periodo aveva il limite delle nevi perenni e pertanto l’innevamento del territorio doveva essere solo stagionale. Il bacino però era occupato da un lago in cui vegetavano piante palustri che con il tempo si trasformarono in torba. Alcuni millenni più tardi, nel 1500 a.C. si instaurò un clima freddo; l’innevamento del circo divenne perenne e si formò il grande ghiacciaio che ricoprì la torbiera. Dal 1975 parte di questa torba viene spinta a valle dal movimento del ghiacciaio dando così modo ai ricercatori di raccoglierne campioni e di studiarli. La datazione al radiocarbonio, fatta per conto del Politecnico di Torino, ha rilevato un’età assoluta di 6.500 anni per gli strati più antichi; di 3500 per quelli più recenti, confermando in pieno il quadro climatico che emerge da indagini fatte in altri luoghi e con altre metodologie. Questo periodo corrisponde alle età umane del Neolitico e dell’eneolitico.

Nella torba del Ruitor, che sappiamo essersi originata ad una quota largamente superiore ai 2500 metri, vi è una alta percentuale di pollini fossili di varie conifere ma anche di latifoglie fra cui il tiglio. La loro presenza indica che presso quel lago, attualmente coperto dal ghiacciaio, fino a 3500 anni fa giungeva il bosco. È evidente che la montagna offriva allora un ambiente assai più accogliente di quello che conosciamo oggi. Si spiega così come l’uomo neolitico abbia potuto risalire la valli alpine con grande facilità, insediarsi in alta quota, frequentare gli alti valichi dello spartiacque e formare quelle comunità culturali fra i due opposti versanti delle Alpi sempre meglio documentate dai reperti che vengono alla luce.

In territorio valdostano sono da ascrivere a questo periodo numerosi ritrovamenti. Molti siti archeologici sono collocati ad altitudini superiori ai 1000 metri, disseminati nei territori comunali di Saint-Pierre, Saint-Nicolas, Arvier, Villeneuve, Quart, Nus, Monjovet, Challant-Saint-Victor, la Magdaleine, Champorcher e altri ancora. Il più importante di questi siti è la necropoli di Saint-Martin-de-Corléans, alla periferia occidentale di Aosta, un insieme di monumenti megalitici fra i più insigni d’Italia. La datazione assoluta al radiocarbonio rivela per i livelli più antichi un’età che risale al 3070 a.C. La sua grande somiglianza con la necropoli coeva di Saint-Leonard, presso Sion è ritenuta una importante testimonianza della comunanza culturale, in età neolitica, fra le genti degli opposti versanti delle Alpi Pennine e quindi della fruizione per lunghi periodi annuali del valico del Gran San Bernardo.

Fra il 1400 e il 300 a.C. il clima diventa molto freddo.

La torbiera del Ruitor viene ricoperta dal ghiacciaio già nel 1500 a.C. e nei secoli seguenti il peggioramento climatico si fa sempre più grave culminando fra il 900 e il 300 a.C. Ne sono particolarmente colpite le popolazioni dell’Europa Orientale che vivono in un ambiente a clima continentale non mitigato dagli influssi dell’Oceano Atlantico o del Mare Mediterraneo. Proprio in quel periodo (Età del Ferro) hanno luogo le migrazioni dei popoli indoeuropei provenienti dalla pianura Sarmatica. Fra gli altri migranti vi sono i Celti che fra il 900 e il 300 a.C. si diffondono in tutta l’Europa Occidentale. La celtizzazione della Valle d’Aosta avviene probabilmente dopo il V sec. a.C.

Dal 300 a.C. il clima prende a migliorare: è l’Optimum dell’età Romana che si protrarrà per ben sette secoli.

Il primo ad approfittare della nuova situazione fu Annibale che nel 218 a.C., quando ancora i romani ritenevano inaccessibili la Alpi, le valicò con un esercito di più di 25.000 uomini.

Dopo l’impresa del Cartaginese Roma comprese che la Catena Alpina non poteva più essere considerate una barriera difensiva; la sicurezza del suo territorio doveva essere tutelata dal controllo dei paesi transalpini che avrebbero dovuto fungere da antemurali. Nella concezione dei Romani, grazie al nuovo Optimum climatico che assicurava la transitabilità dei passi alpini quasi per tutto l’anno, le Alpi si trasformarono da barriera in cerniera, furono dotate di grandi vie di comunicazione e per quasi cinquecento anni, sotto il controllo della Città Eterna esplicarono la funzione di trait d’union fra il Mediterraneo e l’ Europa Centro-settentrionale.

A servizio e a guardia dei traffici transalpini, nel 25 a.C. venne fondata la città di Augusta Praetoria sul crocevia fra la Strada consolare delle Gallie già da tempo costruita per raggiungere la città di Ludgudum (Lione) attraverso l’Alpis Graia (valico del Piccolo, San Bernardo) e la via che si dirigeva verso l’Europa centro-settentrionale attraverso il Summus Poenninum (valico del Gran San Bernardo). Grazie alla propizia situazione climatica che favoriva il flusso dei traffici, l’importanza che Aosta assunse nei secoli dell’Impero Romano divenne assai maggiore di quella che essa ha attualmente. I viaggiatori che risalivano la Strada consolare delle Galli venivano accolti nella vivace e ricca città dai signorili archi della triplice Porta Pretoria, suo centro degli affari e cuore economico e politico era il mercato, il grandioso Foro giunto quasi intatto fino a noi; nel tessuto urbano il ricco Complesso termale, il monumentale Teatro che pare potesse accogliere più di 5000 spettatori, l’ampio Anfiteatro offrivano il modo di coltivare gli interessi culturali e il tempo libero.

Fra il 400 e il 750 d.C. si registra un notevole raffreddamento del clima.

La transitabilità dei passi alpini divenne assai precaria, legata alla sola stagione estiva.

I popoli dell’Europa orientale e settentrionale a causa della variazione climatica fredda, videro diminuire drasticamente la produzione agraria delle loro terre e molte tribù furono costrette a migrare verso le regioni Mediterranee meno colpite dai rigori del clima grazie alla loro posizione geografica.

Sono le invasioni barbariche, quelle tumultuose migrazioni dei popoli germanici che nell’alto medioevo travolsero la potenza dell’Impero Romano.

La valle d’Aosta conobbe nel 489 l’incursione dei Burgundi, qualche anno dopo fu la volta degli Ostrogoti, poi dei Longobardi. Nel 575 la regione valdostana entrò a far parte del regno dei Franchi e da allora restò nella loro area politico-culturale.

Dopo il 750 il clima migliora rapidamente e si instaura l’Optimum dell’età feudale.

L’innevamento dei valichi alpini ritorna assai breve e si apre il periodo d’oro dei traffici fra le Repubbliche Marinare delle coste mediterranee e i grandi centri delle Fiere transalpine (Ginevra, Lione, Borgogna, Fiandre, Champagne).

È il periodo del Sacro Romano Impero e della organizzazione feudale dell’Europa. Sulle Alpi, prendono vita numerosi stati di valico istituiti a controllo e a servizio delle vie transalpine, arterie vitali della grande unità politica. Fra di essi vi è quello dei Conti di Savoia il cui fulcro fu per secoli la Valle d’Aosta con i passi del Piccolo e del Grande San Bernardo.

Il limite climatico delle colture cerealicole si spinge fino all’altitudine di 2300 m. Lo conferma la presenza di settori attrezzati per la trebbiatura del grano in fienili di dimore dell’alta valle di Ayas e di Valgrisenche poste a quell’altitudine, ora diventate stagionali ma costruite nei tempi in cui lassù si poteva abitare tutto l’anno.

Riguardo allo stato dei ghiacciai l’Abbé Henry, noto ricercatore tanto in campo storico quanto in campo naturalistico, scrive in una sua relazione (NOTA 10); “Entre le 1300 e le 1600 les glaciers devaient être très petits et réduits à leur minimum… Sa découle d’un grand nombre de documents tels que les Reconnaissances de l’époque ou le mot glacies est introuvable. Une autre preuve que les glaciers étaient alors très petits et très recules c’est que les passages par les cols élevés de montagne étaient alors très faciles et très fréquentés: on allai communément, on faisait passer vaches et mulets de Prarayé à Evolène par le Col Collon (3130 m), de Zermatt à Evoléne par le Col d’Hérens (3480 m); de Valtournenche à Zermatt par le Col de Saint-Théodule (3380 m).

Il Colle del Teodulo – oggi centro di uno dei più prestigiosi comprensori sciistici – nel Basso Medioevo fu a tutti gli effetti un itinerario “ Europeo” sulla via transalpina che univa il porto di Genova con quello di Amsterda. Tutte le carte geografiche del ‘500 e del ‘600, comprese quelle del grande cartografo olandese Mercatore, rappresentano il “Mons Silvius” – tale era il suo nome in latino – e il villaggio di Ayas, suo principale centro di servizi. In quelle redatte nei paesi d’oltralpe compare la dizione: “Krëmertal”, ovvero “Valle dei mercanti” posta fra i toponimi di Ayas e del valico del Teodulo.

Il controllo delle strade che dalla valle della Dora salivano al colle del Teodulo, era esercitato dagli Challant, la più prestigiosa famiglia nobiliare valdostana che proprio da quel traffico traeva la sua ricchezza e la sua rinomanza a livello europeo.

In questo periodo caldo dai traffici assai vivaci, prese origine la millenaria fiera di Sant’Orso che tutt’ora si celebra il 31 gennaio nel cuore dell’inverno, una stagione che pare ben poco propizia ad un gran concorso di gente, soprattutto in passato quando non esistevano i mezzi spazzaneve. Il più antico documento che riguarda questa rassegna risale al 1305 ma pare che allora essa già fosse secolare, era esclusivamente dedicata agli attrezzi agricoli e si svolgeva nei tre giorni che precedevano la festa di Sant’Orso e nei tre che la seguivano. Questa grande fiera invernaleè una testimonianza della mitezza che doveva caratterizzare la stagione fredda durante gli otto secoli dell’Optimum climatico del basso medioevo.

Fra il 1550 e il 1850 ha luogo la più grave crisi climatica del tempi storici denominata dagli specialisti il Pessimum climatico della Piccola Età Glaciale.

Essa provocò un abbassamento di almeno 500 metri dei limiti climatici delle colture, del bosco, del pascolo e delle nevi persistenti determinando un lungo innevamento annuo dei valichi e addirittura la glacializzazione dei più elevati e insieme la perdita di una grande quantità di terre coltivabili. Venendo a mancare contemporaneamente i proventi legati ai traffici transalpini e quelli delle più elevate terre agricole, il periodo della Piccola età glaciale fu per le valli alpine un‘epoca di estrema povertà.

In valle d’Aosta il contraccolpo fu durissimo: da ganglio dei traffici europei la Regione si trasformò in cellula chiusa in se stessa; le attività economiche si ridussero ad una agricoltura volta esclusivamente all’autosussi-stenza e tanto misera che viene definita dagli studiosi francesi “de acharnement”; la popolazione, poverissima e denutrita, venne falcidiata dalla peste e da malattie endemiche, molte delle quali riconducibili alla malnutrizione e alle grandi fatiche che in tali condizioni ambientali i lavori agricoli richiedevano.

Le condizioni del clima determinarono, nel corso della Piccola età Glaciale, la più imponente crescita volumetrica, areale e lineare dei ghiacciai verificatasi negli ultimi due millenni. Ne sono testimoni sul terreno, gli apparati morenici formati da questa gigantesca espansione; lo studio di questi ultimi ha permesso di ricostruire i profili delle aree che vennero glacializzate in quei freddissimi trecento anni. In base a queste indagini i tecnici dell’Assessorato al Territorio, Ambiente ed Opere pubbliche, stimano che nei primi decenni del XIX° secolo i ghiacciai valdostani si estendessero su circa 330 kmq, vale a dire su più del 10% del territorio regionale.

Dopo la metà del secolo XIX inizia il riscaldamento climatico tuttora in corso.

La fine della piccola età glaciale è segnata da una improvvisa forte diminuzione delle precipitazioni e da un sensibil innalzamento delle temperature: all’osservatorio meteorologico del Gran San Bernardo nei vent’anni successivi al 1856 le precipitazioni annue risultano meno di 1600 mm e l’altezza della neve caduta di 870 cm nei confronti di medie di lungo periodo assai più elevate; le temperature medie annue che fino al 1860 erano state attorno ai -1,9 °C si innalzano bruscamente a -1,5 °C.

Questo stato di cose causa una sensibile riduzione di volume dei ghiacciai ed un considerevole raccorciamento delle lingue vallive. Fra il 1862 e il 1882 il ghiacciaio del Lys al Monte Rosa perde ben 950 metri di lunghezza; la Brenva, fra il 1846 e il 1878, circa 1000 m­etri, il Pré de Bard fra il 1856 e il 1882, 750 metri e nello stesso periodo il Lex Blanche, circa 800.

Si tratta di una situazione, molto simile a quella che stiamo vivendo in questi anni, che perdurò quasi un ventennio. Da allora, come mostra la tabella conclusiva, si alternarono fasi di clima fresco favorevoli al glacialismo e fasi di clima più caldo avverse ad esso.

Esaminando il comportamento dei i ghiacciai valdostani dagli inizi del XIX° secolo quando culminava la massima espansione storica, al 2005, data dell’ultimo volo aerofotogrammetrico, si constata che questo lungo arco di tempo è stato ritmato da undici fasi, caratterizzate alternativamente da contrazioni ed espansioni degli apparati glaciali.

Nessuna delle espansioni però raggiunse la misura di quelle verificatesi durante la Piccola età Glaciale; quasi tutte quelle posteriori al 1860 hanno prodotto volumi di ghiaccio dalla massa inferiore a quella perduta nella precedente contrazione per cui gli apparati hanno subìto attraverso il tempo una notevole riduzione planimetrica, areale e volumetrica. Dall’indagine svolta dei tecnici della Cabina di regia dei ghiacciai sui fotogrammi del volo aerofotogrammetrico 2005 risulta che l’attuale estensione dei ghiacciai valdostani è pari a 135 kmq, il che corrisponde al 40% dell’estensione massima che l’area glacializzata aveva assunto nella Piccola età Glaciale. Bisogna tenere presente che circa il 20% di questa copertura venne asportata dalla fusione avvenuta fra il 1860 e il 1882, quando in Italia l’industrializzazione era appena agli inizi e pertanto la variazione calda di quei decenni non era certo imputabile all’opera dell’uomo.

La fase di clima “caldo” che stiamo vivendo non è una novità dell’ultimo ventennio; si tratta di processo modulare in atto dalla seconda metà del 1800 e simile a quelli che hanno avuto luogo nei secoli dell’optimum dell’età feudale o in quelli dell’età romana. Pare quindi logico pensare che, pur in presenza di alterazioni di origine antropica, l’attuale riscaldamento globale faccia parte dell’alternanza ciclica di fasi calde e fasi fredde che da sempre caratterizza la storia del clima.

Fine

André Roveyaz

86 pensieri su “Storia del Clima Europeo con riferimento a quello Valdostano (Ultima Parte)

  1. Michele :@ sandro
    In merito a Yellowstone…Ottimo link Sandro …un ulteriore conferma alla mie ricerche!Osservate bene i dati !I maggiori sciami sismici sia presentano sempre nei mesi che vanno a cavallo da fine Dicembre a metà febbario. Sembra un conto alla rovescia.E speriamo che non lo sia!

    Sì, in effetti i dati degli ultimi 4 anni mostrano una progressione inquietante degli eventi sismici a cavallo tra due anni e una comparsa di altri picchi secondari in altri periodi dell’anno. Suggeriscono che il magma sotto la caldera si stia muovendo sempre di più.

    Ma si tratta di un periodo ancora troppo breve per trarre conclusioni nette.
    Certo che se le scosse il prossimo autunno-inverno dovessero ancora aumentare, indagini più approfondite sarebbero opportune.

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  2. Albert010 :

    @ gestori del blog:

    vedo che ancora una volta quando vi vengono rivolte delle domande specifiche (v. mio post n° 7) non rispondete, idem quando vi vengono proposti nuovi argomenti (v. mio post all’articolo sull’asse terrestre e Milankovitch della scorsa settimana).

    La scorsa settimana avevate detto che era perchè il mio post era stato inserito in un articolo non recente ed era sfuggito (ma c’è comunque l’evidenza cronologica dei post + recenti appena inseriti, anche se vengono collocati in un 3D più vecchio!).

    Recente o no, non giriamoci tanto intorno, il fatto è che sembra che qui il feedback con gli autori o non esiste proprio, oppure esiste solo per il “mitico” Bora71, che non fa in tempo a pubblicare un post e 5? dopo riceve già risposte a go go – più che altro desirorie – oppure si limita solo agli apprezzamenti di rito per l’articolo appena apparso, etc.

    Mi spiace, ma ripeto, non mi pare il modo migliore per relazionarsi coi lettori del blog.

    Paolo Sottocorona – per citarne uno – mi risponde direttamente alle mail, magari ci mette un po’ più del solito, ma non ha problemi a rispondere molto esaurientemente alle domande e alle osservazioni che gli vengono rivolte.

    Vorrà dire che non posterò più commenti, mi sembra una perdita di tempo, almeno per me, ma se non ci sono risposte che senso ha postare?

    Ah un’osservazione a Sand-rio, o forse ad Ice 2020, uno dei due insomma.

    Non è vero assolutamente che il tema degli effetti psicologici deprimenti ed ansiogeni per le persone meno dotate di informazioni e strumenti conoscitivi (anziani, persone con bassa scolarità, ecc.) sulle questioni climatiche era già stato trattato da voi nella categoria “cose divertenti” (e nemmeno in quella “cose ridicole”).

    A parte il fatto che non si capisce bene cosa ci sarebbe di divertente o di ridicolo in un pensionato che deve indebitarsi per comprare un condizionatore, vittima della disinformazione climatica, e dei media che gli fanno credere che l’estate sia una fornace.

    Anche qui, un po’ più d’attenzione ai messaggi dei lettori del blog non avrebbe fatto male.

    Saluti.

    Albert010

    Alberto, alla domanda di cui sopra nn so darti risposta, se anche gli altri nn ti hanno risposto, nn è perchè nn lo vogliono, ma perchè credo che anche loro nn lo sappiano, non è che possiamo spere tutto… spero capirai…

    Per il resto, forse nn saranno sotto quelle categoire allora, ma qualcosa mi ricordo che in passato è venuto fuori su quel tema, e cmq la penso esattamente come te, nient’altro da aggiungere sul tema.

    Simon

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  3. Albert010 :@ gestori del blog:
    vedo che ancora una volta quando vi vengono rivolte delle domande specifiche (v. mio post n° 7) non rispondete, idem quando vi vengono proposti nuovi argomenti (v. mio post all’articolo sull’asse terrestre e Milankovitch della scorsa settimana).
    La scorsa settimana avevate detto che era perchè il mio post era stato inserito in un articolo non recente ed era sfuggito (ma c’è comunque l’evidenza cronologica dei post + recenti appena inseriti, anche se vengono collocati in un 3D più vecchio!).
    Recente o no, non giriamoci tanto intorno, il fatto è che sembra che qui il feedback con gli autori o non esiste proprio, oppure esiste solo per il “mitico” Bora71, che non fa in tempo a pubblicare un post e 5? dopo riceve già risposte a go go – più che altro desirorie – oppure si limita solo agli apprezzamenti di rito per l’articolo appena apparso, etc.
    Mi spiace, ma ripeto, non mi pare il modo migliore per relazionarsi coi lettori del blog.
    Paolo Sottocorona – per citarne uno – mi risponde direttamente alle mail, magari ci mette un po’ più del solito, ma non ha problemi a rispondere molto esaurientemente alle domande e alle osservazioni che gli vengono rivolte.
    Vorrà dire che non posterò più commenti, mi sembra una perdita di tempo, almeno per me, ma se non ci sono risposte che senso ha postare?
    Ah un’osservazione a Sand-rio, o forse ad Ice 2020, uno dei due insomma.
    Non è vero assolutamente che il tema degli effetti psicologici deprimenti ed ansiogeni per le persone meno dotate di informazioni e strumenti conoscitivi (anziani, persone con bassa scolarità, ecc.) sulle questioni climatiche era già stato trattato da voi nella categoria “cose divertenti” (e nemmeno in quella “cose ridicole”).
    A parte il fatto che non si capisce bene cosa ci sarebbe di divertente o di ridicolo in un pensionato che deve indebitarsi per comprare un condizionatore, vittima della disinformazione climatica, e dei media che gli fanno credere che l’estate sia una fornace.
    Anche qui, un po’ più d’attenzione ai messaggi dei lettori del blog non avrebbe fatto male.
    Saluti.
    Albert010

    NIA è un blog amatoriale, lo sappiamo tutti noi partecipanti, una migliore organizzazione degli interventi degli autori verrà col tempo, ne sono certo.

    Peraltro ogni osservazione, specie se formulata senza astio personale per qualche mancata risposta ma in modo costruttivo e sereno, è sicuramente utile.

    Gli autori degli articoli sono avvisati 😉

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  4. Fabio2 :

    Michele :@ sandro
    In merito a Yellowstone…Ottimo link Sandro …un ulteriore conferma alla mie ricerche!Osservate bene i dati !I maggiori sciami sismici sia presentano sempre nei mesi che vanno a cavallo da fine Dicembre a metà febbario. Sembra un conto alla rovescia.E speriamo che non lo sia!

    Sì, in effetti i dati degli ultimi 4 anni mostrano una progressione inquietante degli eventi sismici a cavallo tra due anni e una comparsa di altri picchi secondari in altri periodi dell’anno. Suggeriscono che il magma sotto la caldera si stia muovendo sempre di più.
    Ma si tratta di un periodo ancora troppo breve per trarre conclusioni nette.
    Certo che se le scosse il prossimo autunno-inverno dovessero ancora aumentare, indagini più approfondite sarebbero opportune.

    Si Fabio per il periodo di tempo è il nulla ….considerando che…

    “The current caldera was created by a cataclysmic eruption that occurred 640,000 years ago”

    e

    “A subsequent minor climax eruption occurred 160,000 years ago. It formed the relatively small caldera that contains the West Thumb of Yellowstone Lake. Later, two smaller eruptive cycles, the last one ending about 70,000 years ago, buried much of the caldera under thick lava flows.”

    http://en.wikipedia.org/wiki/Yellowstone_National_Park

    Quel che invece voglio sottolineare è la ripetività degli sciami più intensi nel periodo ..fine anno …inizio nuovo anno…
    E questa “Non è una coincidenza”…quando si passa il Solstizio d’Inverno la Terra…
    c’è proprio da dire puntolini ..puntolini … !?!?!

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  5. Albert010 :

    @ gestori del blog:

    vedo che ancora una volta quando vi vengono rivolte delle domande specifiche (v. mio post n° 7) non rispondete, idem quando vi vengono proposti nuovi argomenti (v. mio post all’articolo sull’asse terrestre e Milankovitch della scorsa settimana).

    La scorsa settimana avevate detto che era perchè il mio post era stato inserito in un articolo non recente ed era sfuggito (ma c’è comunque l’evidenza cronologica dei post + recenti appena inseriti, anche se vengono collocati in un 3D più vecchio!).

    Recente o no, non giriamoci tanto intorno, il fatto è che sembra che qui il feedback con gli autori o non esiste proprio, oppure esiste solo per il “mitico” Bora71, che non fa in tempo a pubblicare un post e 5? dopo riceve già risposte a go go – più che altro desirorie – oppure si limita solo agli apprezzamenti di rito per l’articolo appena apparso, etc.

    Mi spiace, ma ripeto, non mi pare il modo migliore per relazionarsi coi lettori del blog.

    Paolo Sottocorona – per citarne uno – mi risponde direttamente alle mail, magari ci mette un po’ più del solito, ma non ha problemi a rispondere molto esaurientemente alle domande e alle osservazioni che gli vengono rivolte.

    Vorrà dire che non posterò più commenti, mi sembra una perdita di tempo, almeno per me, ma se non ci sono risposte che senso ha postare?

    Ah un’osservazione a Sand-rio, o forse ad Ice 2020, uno dei due insomma.

    Non è vero assolutamente che il tema degli effetti psicologici deprimenti ed ansiogeni per le persone meno dotate di informazioni e strumenti conoscitivi (anziani, persone con bassa scolarità, ecc.) sulle questioni climatiche era già stato trattato da voi nella categoria “cose divertenti” (e nemmeno in quella “cose ridicole”).

    A parte il fatto che non si capisce bene cosa ci sarebbe di divertente o di ridicolo in un pensionato che deve indebitarsi per comprare un condizionatore, vittima della disinformazione climatica, e dei media che gli fanno credere che l’estate sia una fornace.

    Anche qui, un po’ più d’attenzione ai messaggi dei lettori del blog non avrebbe fatto male.

    Saluti.

    Albert010

    Questa potevi anche risparmiartela, ma scusa, mica siamo in un centro congressi.
    siamo persone normali anche noi, non possiamo sempre leggere tutti i commenti e non possiamo sapere tutte le risposte.

    se nessuno ti ha risposto molto probabilmente è perchè nessuno aveva la risposta.

    riguardo agli argomenti degli articoli, accettiamo sempre e comunque articoli scritti dagli utenti, anzi, sarebbe bello se accadesse di più, quindi se hai degli argomenti buoni potresti scrivere qualcosa te, anche perchè magari tra noi sei proprio tu quello che conosce meglio quell’argomento

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  6. Michele :@ sandro
    In merito a Yellowstone…Ottimo link Sandro …un ulteriore conferma alla mie ricerche!Osservate bene i dati !I maggiori sciami sismici sia presentano sempre nei mesi che vanno a cavallo da fine Dicembre a metà febbario. Sembra un conto alla rovescia.E speriamo che non lo sia!

    Perche nessuno si preoccupa mai della Long Valley che da oltre un anno che la osservo non l’ho mai vista così irrequieta come nelle ultime settimane?
    http://www.data.scec.org/recenteqs/Maps/Long_Valley.html
    http://expianetadidio.blogspot.com/2010/05/il-possibile-risveglio-della-long.html
    Vi sembrerà assurdo ma sia esso che o Yellowstone sono sul medesimo piano di pericolosità.

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  7. X Alberto 010 Per quanto riguarda gli insediamenti neoliti in Valtellina e Svizzera é un argomento talmente specifico che dubito qui ci possa essere qualcuno capace di risponderti. Facendo una ricerca su google puoi avere qualche risposta:
    http://www.google.it/#hl=it&safe=off&q=insediamenti+umani+neolitici+in+Svizzera+e+valtellina&aq=f&aqi=&aql=&oq=insediamenti+umani+neolitici+in+Svizzera+e+valtellina&gs_rfai=&fp=fa5612ed42b770c0
    Per l´ altra cosa
    “Non è vero assolutamente che il tema degli effetti psicologici deprimenti ed ansiogeni per le persone meno dotate di informazioni e strumenti conoscitivi (anziani, persone con bassa scolarità, ecc.) sulle questioni climatiche era già stato trattato da voi nella categoria “cose divertenti” (e nemmeno in quella “cose ridicole”).”
    Sinceramente non mi ricordo di qualcosa del genere…

      (Quote)  (Reply)

  8. @Giovanni: per me non è solo una questione di istruzione, è una questione di mentalità
    in Italia purtroppo vedo poco il desiderio di approfondire le notizie che ci interessano, cosa che permette di capire se ciò che apprendiamo dai mass-media rispecchia la realtà oppure (come purtroppo spesso accade) se l’informazione che abbiamo ricevuto è stata distorta

    e così la maggior parte delle persone si beve tutto ciò che sente in tv o che legge sui giornali, senza farsi venire il minimo dubbio, e questo è un peccato perchè ora che abbiamo a disposizione un mezzo di potente come internet, non lo sfruttiamo come si dovrebbe

      (Quote)  (Reply)

  9. Arrivo tardi, oggi!
    Complimenti ad Andre’ per l’articolo! Difficile ormai trovare tanta passione ecompetenza in un giovanotto!!!! (ach sto invecchiando 8) )

    Quindi non ero tanto in errore quando giudicavo l’attrezzatura di Otzi (la mummia del similau) poco idonea alle passeggiate tra nevai e linqgue glaciali…. Banalmente non c’erano!!!

    Ciao
    Luca

      (Quote)  (Reply)

  10. Alex :

    Michele :@ sandroIn merito a Yellowstone…Ottimo link Sandro …un ulteriore conferma alla mie ricerche!Osservate bene i dati !I maggiori sciami sismici sia presentano sempre nei mesi che vanno a cavallo da fine Dicembre a metà febbario. Sembra un conto alla rovescia.E speriamo che non lo sia!

    Perche nessuno si preoccupa mai della Long Valley che da oltre un anno che la osservo non l’ho mai vista così irrequieta come nelle ultime settimane?http://www.data.scec.org/recenteqs/Maps/Long_Valley.htmlhttp://expianetadidio.blogspot.com/2010/05/il-possibile-risveglio-della-long.htmlVi sembrerà assurdo ma sia esso che o Yellowstone sono sul medesimo piano di pericolosità.

    A me ragazzi quello che fa più paura è il Katla che nel suo piccolo potrebbe essere molto più devastante per noi, quelli son vulcani storici che potrebbero non scoppiare mai in quanto per far scoppiare una crosta di 8000 metri servono enormi pressioni verso l’esterno, e potrebbero anche non arrivare mai

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  11. Spero da sbagliarmi…ma questa volta qualcosa se veramente mosso!!

    La stazione più vicina:
    http://www.quake.utah.edu/helicorder/bmut_webi.htm

    Non possono avere problemi su “PIU’ STAZIONI”!!!!
    Allora il sisma era segnalato sia da USGS che da l’Università dello Utah !!
    Passano circa 5 minuti e come per magia sparisce tutto anche dall’università dello Utah !!

    Sto facendo ulteriori ricerche in diretta,salvando più materiale possibile.

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  12. Io ho salvato solo queste 2 cose anche perchè scompaiono ad una velocità quasi imbarazzante.Il Wyoming è diventato più inaccessibile del vicino di casa Nevada con la sua area51 😀

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  13. Un mio amico ha iniziato a consigliarmi di lasciar perdere non vuole che mi svegli morto ahha.Certo che fare la fine del matto di 2012 non è la mia massima aspirazione :p

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  14. Michele :Spero da sbagliarmi…ma questa volta qualcosa se veramente mosso!!
    La stazione più vicina:http://www.quake.utah.edu/helicorder/bmut_webi.htm
    Non possono avere problemi su “PIU’ STAZIONI”!!!!Allora il sisma era segnalato sia da USGS che da l’Università dello Utah !!Passano circa 5 minuti e come per magia sparisce tutto anche dall’università dello Utah !!
    Sto facendo ulteriori ricerche in diretta,salvando più materiale possibile.

    non comprendo..cos’è successo??

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  15. Riccardo :

    Questo l’ultimo aggiornamento sull’ITCZ…come potete vedere,dopo una ripresa il fronte sembra essere di nuovo sotto media,soprattutto nella parte occidentale….

    http://www.cpc.noaa.gov/products/fews/ITCZ/itcz.shtml

    Come da previsione el nino e conseguenti SST sta forzando una anomalia negativa ad ovest e una positiva ad est. Quest’ultima porterà nella prima parte dell’estate forti e bollenti prefrontali caldi al sud, e al contrario grandi quantità di precipitazioni sui ghiacciai alpini con temperature nella norma.
    Tra poco la 3à parte dell’articolo sull’estate 🙂

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  16. In pratica Alex per la seconda volta in 24 ore viene segnalato un sisma nello yellowstone superiore al 3.0 richter e dopo 5/10 minuti la segnalazione scompare dal sito dell’usgs come se nulla fosse successo.

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  17. giaguaro :
    In pratica Alex per la seconda volta in 24 ore viene segnalato un sisma nello yellowstone superiore al 3.0 richter e dopo 5/10 minuti la segnalazione scompare dal sito dell’usgs come se nulla fosse successo.

    O_O siete sicuri di quello che dite? Al 100%?

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  18. Ok grazie,di sicuro non possono nasconderlo per sempre,quasi quasi domani pubblico un articolo aproposito di questo..anche il supervulcano della Long Valley ultimamente è irrequieto.
    Ho controllato su google-earth le coordinate del terremoto messo da Michele,non corrispondono proprio alla caldera ma ad un punto abbastanza distante tra le montagne,vi posto un immagine se vi serve.
    E’ abbastanza lontano a mio parere dalla caldera per essere un suo segnale..

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