Archivio mensile:Ottobre 2010

Come previsto, attività solare di nuovo in calo, il ciclo solare 24 non ce la fa!

Immagine Soho autoaggiornante

Nonostante la presenza di 3 regioni in comtemporanea, l’attività solare resta a valori molti bassi.

A sostenere ciò non può che essere come al solito il solar flux che con la giornata di ieri registrava una media mensile parziale di 80.04.

Si va quindi prospettando, se le cose dovessero perdurare in codesto modo per i rimanenti 9 giorni di ottobre, un calo di suddetto indice ri spetto i mesi precedenti e comunque un suo valore ancora molto lontano dall’aver raggiunto il traguardo  di 90!

Tutti gli altri cicli di cui è possibile avere la valutazione oggettiva del flusso solare, ovvero a partire dal 1947, a questo punto del ciclo avevano già abbondantemente superato la quota media mensile di 90 ed addirittura raggiunto quella di 100!

Tutto ciò a continua dimostrazione che nonostante i conteggi moderni alterino in modo evidente l’evoluzione del ciclo 24, in raltà esso si sta confermando sempre più un minimo solare di quelli tosti e che non smette più di stupire!

Ci si aspetta che l’attività solare cresca ancora naturalmente nel corso dei prossimi mesi, ma bisognerà evdere di quanto!

Il paragone col primo ciclo del minimo di Dalton sembra essere ormai scontato, se dai cicli successivi accadrà anche qualcosa di più profondo, non ci è dato saperlo. Non credo ormai più nell’ipotesi di un ciclo abortito, o meglio ci credo molto meno di un anno fa, ma ovviamente mai dire mai!

Una cosa incredibile è, dopo aver visto un calo negli ultimi mesi in coincidenza con l’incremento dell’attività solare, anche i raggi cosmici sono in fase di leggera ripresa o comunque restano stabili e non sembrano discendere a piede libero, segno che il vento solare continua ad essere a valori bassissimi:

http://www.persicetometeo.com/public/sole_monitoring.htm

Insomma, NIA ha sempre sostenuto fin dall’inizio l’importanza di questo minimo solare, quando ancora c’era qualcuno, anzi tanti se non la maggiorparte che affermavano che era tutto normale…ed è il motivo se volete principale che mi ha portato ad apire questo Blog…

Ultimamente non ha tirato della buon aria, ed ho ricevuto anche parecchie sollecitazioni da parte di molti lettori che non si ritrovano più con la linea editoriale di NIA…forse è perchè ora abbiamo aperto nuovi confini, e capisco che a volte tali confini sfocino in argomenti non proprio puramente scientifici.

Ma dire il vero, ogni volta che approvo un articolo, io ci credo…ogni pezzo, anche quello che può sembrare più “estremista” in realtà poggia su documentazioni scientifiche. Poi è chiaro, che se qualche commentatore scrive di teorie esoteriche o apocalitiche stile 2012, non è che io posso bannare il loro pensiero, anche perchè finora io personalmente non mi sto accorgendo di questo filone di New Age che starebbe imperversando nel Blog…qualora lo fosse veramente, partirebbero le censure, perchè voglio rassicurare tutti che NIA pur non avendo pretese scientifiche, non accetta e non ammette storie di apocallissi e 2012 styile…in questo ci tenevo ad essere chiaro una volta per tutte!

E speriamo che i disturbatori se ne stiano il più possibile lontano dal Blog, in tal senso, non avremo problemi ad attivare i filtri di cui disponiamo, in modo tale che solo chi è effettivamente iscritto al blog con caratteri provati, possa continuare a lasciare commenti.

Stay tuned, Simon

Il campo magnetico terrestre il grande regista del nostro clima


Studi scientifici che avvalorano le correlazioni

Delle correlazioni esistenti fra il campo magnetico terrestre e le dinamiche geologiche del pianeta mi sono più volte espresso attraverso varie analisi grafico-statistiche del corrente anno, oltre che riportare innumerevoli ricerche scientifiche. Adesso occorre però, aprire un nuovo capito degli studi , quello dei possibili legami fra i suddetti aspetti magnetici e le dinamiche climatiche del pianeta.In questi mesi di ricerche mi sono imbattuto in due interessanti pagine web che riportano numerosi articoli e/o documenti scientifici che dimostrano, a chiare lettere, che il vero e proprio regista delle principali dinamiche climatiche terrestri è il campo magnetico.

http://www.appinsys.com/GlobalWarming/EarthMagneticField.htm

http://www.vukcevic.talktalk.net/LFC-CETfiles.htm

Mi sono quindi dedicato, in queste settimane, alla traduzione delle più interessanti ricerche riportate nelle pagine web sopra riportate. Ad esempio, in questo recente studio danese del 2009 si evidenzia uno stretto legame fra la forza del campo magnetico terrestre e la quantità di precipitazioni ai tropici.

http://www.physorg.com/news151003157.html

In quest’altro studio pubblicato nel 2005 si specifica invece che relazionare il clima al solo numero delle macchie solari (SSN) è errato o incompleto. Infatti secondo quest’ultima ricerca bisognerebbe prendere in considerazione un’ indice che tenga conto dell’attività geomagnetica della nostra stella (ad esempio l’indice “ak” come riportato nell’immagine) che risulta essere in maggior correlazione con le variazioni della temperatura globale terrestre.

http://sait.oat.ts.astro.it/MSAIt760405/PDF/2005MmSAI..76..969G.pdf



Un’altra interessante analisi è quella propostaci da Vukcevic, nella quale è facile riscontrare una stretta corrispondenza fra i cambiamenti del campo magnetico rilevati in due zone distinte dell’artico e le temperature dell’artico.

Nello specifico abbiamo la curva “blu” con i campionamenti (magnetici) rilevati nella Baia di Hudson (una vasta insenatura dell’Oceano atlantico in corrispondenza della costa nord-orientale del Canada) e la curva “verde”, con i rilevamenti effettuati in Siberia ! La curva “rossa” rappresenta invece la media di quest’ultimi due rilevamenti. La curva “marrone” viceversa è l’andamento medio dell’anomalie delle temperature nell’artico !

http://www.vukcevic.talktalk.net/AT-GMF.gif

Andando ulteriormente più nel profondo delle ricerche troviamo un certo Daniel Johnston che nel Maggio del 2008 ha sviluppato un modello previsionale per prevedere l’andamento delle anomalie delle temperature in funzione del campo magnetico. Nell’immagine sotto riportata le curve di colore “nero” e “viola” rappresentano i campionamenti del campo magnetico in due stazioni a delle determinate latitudini.

La curva “rossa” è l’andamento delle anomalie di temperature fra le due bande (latitudini).

La curva “celeste” e “blu” e la temperatura prevista nelle due stazioni a partire dai dati magnetici.

http://www.appinsys.com/GlobalWarming/Johnston_MagneticGW.pdf

Altro studio interessante è quello propostoci da un certo Adrian Kerton dal titolo :

Climate Change and the Earth’s Magnetic Poles, A Possible Connection”, Energy & Environment, Vol 20, 2009. Ricerca nella quale si dimostra che il movimento del polo magnetico negli ultimi 105 anni mostra una forte correlazioni con le temperature globali. Il Kerton conclude però lo studio affermando che non è ancora chiaro come lo spostamento dei poli magnetici influenzi il clima !

La figura riportata di seguito mostra la posizione in termini di latitudine e longitudine del polo nord magnetico in funzione delle anomalie di temperatura dell’emisfero nord.

Comunque una possibile “via” o “strada” alla comprensione di quest’ultimo interrogativo lasciatoci da Kerton, sul come il magnetismo influenzi il clima, la possiamo trovare in questo studio fresco, fresco redatto da l’Ingegnere serbo precedentemente citato Milivoje A. Vukcecic :

http://www.vukcevic.talktalk.net/LFC20.htm

Siamo nel 2009 e nel sito della Nasa uscì un’interessante ricerca scientifica che pose delle basi fondamentali sul possibile collegamento fra le forti attività temporalesche che si verificano sopra le foreste pluviali (Vedi il Sud america, l’Africa -Congo- e il sud-est asiatico -Indonesia- ) con gli strati superiori dell’atmosfera elettricamente carichi (Ionosfera)

http://www.nasa.gov/centers/goddard/news/topstory/2006/space_weather_link.html

Nel 2002 l’immagini elaborate dallo staff della Nasa, dopo trenta giorni d’osservazioni con il satellite IMAGE, mostrarono quattro coppie o “bande di plasmacon del gas elettricamente carico ( regioni di colore bianco ). Tre delle quattro zone elettricamente cariche coincidevano proprio con tre regioni della foresta pluviale. Viceversa una quarta coppia, di cui parleremo in seguito, si posiziona sopra l’oceano pacifico.

Nell’immagine sotto riportata si evidenzia inoltre come le correnti a getto tropicali diffondano il plasma (linee di colore celeste).

In un primo momento i ricercatori della Nasa rimasero sorpresi da queste correlazioni, perchè non riuscivano a capacitarsi sul come queste aree temporalesche riuscissero ad incidere sulla ionosfera.

Infatti le bande di plasma e la stessa ionosfera sono troppo sensibili (rarefatte) per poter entrare in contatto con la bassa atmosfera ( troposfera ). Tuttavia il personale della Nasa ha successivamente scoperto che le correnti o maree subtropicali potrebbero modificare indirettamente le bande alterando lo strato atmosferico al disotto delle stesse bande chiamato “E”, modificandone poi le caratteristiche del campo elettrico. Lasciamoci comunque alle spalle questa breve ma doverosa analisi dell’ente americano per passare invece alle interessanti osservazioni riportate da Vukcecic in merito alle dinamiche delle suddette bande:

1°) Le tracce delle bande di plasma seguono l’equatore Geomagnetico (la linea verde rappresenta l’equatore geomagnetico tracciato nel 2005).

2°) L’incrocio dell’equatore geografico e l’equatore magnetico (componente Z) identifica l’area centrale dove si verificano gli eventi di El Niño. Da notare come l’unica area non associata ad attività temporalesca (uniche coppie di plasma) si trovi proprio in questa posizione nell’oceano pacifico.

Sappiamo benissimo poi come l’intensità e la posizione dell’equatore magnetico cambi con il tempo .

Qui sotto è riportata l’immagine che mostra come l’equatore (l’incrocio fra le due linee) si sia mosso verso est in questi ultimi quattro secoli.

Andando a ritroso nel tempo troviamo poi ricercatori come il prof. Mukul Sharma il quale nel 2002, effettuando un’approfondita analisi geofisica degli ultimi 100.000 anni, riscontrò che quando il Sole è magneticamente molto attivo sulla Terra abbiamo dei periodi contraddistinti da un clima caldo, viceversa quando il Sole attraversa dei periodi con scarsa attività magnetica abbiamo dei periodi di glaciazione.

http://www.sciencedaily.com/releases/2002/06/020607073439.htm

A conclusione di questa trattazione mi sorge spontanea una domanda in riferimento ad una notizia uscita a fine del 2009 :

http://news.nationalgeographic.com/news/2009/12/091224-north-pole-magnetic-russia-earth-core.html

The magnetic north pole had moved little from the time scientists first located it in 1831. Then in 1904, the pole began shifting northeastward at a steady pace of about 9 miles (15 kilometers) a year.
In 1989 it sped up again, and in 2007 scientists confirmed that the pole is now galloping toward Siberia at 34 to 37 miles (55 to 60 kilometers) a year. “

E’ possibile che questa importante accelerazione dello spostamento del polo nord magnetico non sia da correlare a tutti quegli “anomali” comportamenti che in questi ultimi due anni hanno subito indici climatici come l’Artic Oscillation (AO) e InterTropical Convergence Zone (ITCZ) ?

Un ringraziamento speciale a Fabiodue per l’aiuto nella traduzione del documento di Vukcecic.

Michele

L’EFFETTO-SERRA NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE (Prima Parte)

parte 1) PERCHE’ LE SCOPERTE DI PLANCK, POYNTING, EINSTEIN,
ECC. SMENTISCONO LA TEORIA DELL’“EFFETTO-SERRA”

Uno degli aspetti più affascinanti della fisica, è il fatto che non di
rado un medesimo fenomeno (es. trasmissione di calore, gravitazione,
ecc.), può essere studiato partendo da approcci e leggi fisiche
differenti, giungendo però a risultati molto simili o uguali, e che
dimostrano l’intima coerenza e validità reciproca delle leggi fisiche
applicate.

Ne ho avuto ancora una volta la conferma, proprio riflettendo qualche
tempo fa – anche grazie alle osservazioni stimolanti di alcuni lettori
di NIA – sul tema dell’”effetto-serra”, teoria sempre più contestata,
e sulla quale da diverso tempo sto esponendo qui le argomentazioni che
la rendono scientificamente improponibile.

Vi ricordate il romanzo “Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis
Carroll (pseudonimo di Charles Dodgson)? O l’omonimo cartoon di Walt
Disney?

Si narra di una bambina che, casualmente, finisce in uno strano luogo
in cui tutte le leggi fisiche (gravitazione, riflessione,
impenetrabilità dei corpi, creazione “ex nihilo” di materia ed
energia) sono sovvertite.
Qualcosa di simile è accaduto per la famosa teoria
dell’”effetto-serra”: nonostante sovverta molte leggi fisiche, molte
persone la credono vera.

Qualcuno qui – e non solo qui – ha contestato la validità
dell’applicazione del 1° e del 2° principio della termodinamica
all’effetto-serra, per falsificarlo, cioè per dimostrarne l’erroneità.

E tuttavia, come dicevo, proprio riflettendoci mi sono accorto che la
teoria dell’effetto-serra è sbagliata non solo perché viola i due
principi della termodinamica, ma anche perché altre leggi fisiche –
del tutto coerenti con i principi della termodinamica – sono
incompatibili con l’effetto-serra.

In altre parole, se la teoria dell’effetto serra fosse vera, dovremmo
buttare a mare non solo i principi della termodinamica, ma anche le
scoperte di Maxwell e Planck sull’elettromagnetismo, le metodologie di
calcolo dei flussi energetici e radiativi di Poynting, i principi del
calcolo vettoriale delle forze, i principi della meccanica quantistica
ed ondulatoria di Bohr ed Einstein, il concetto di entropia,ecc. ecc.

Un po’ troppo, direte voi….

Eppure è proprio così, ed è per questo che – come molti altri – mi
batto con forza contro questa teoria che, da circa 30 anni, ha
inquinato la fisica seria con considerazioni pseudo-scientifiche che
hanno divulgato una “junk-science”, una scienza-spazzatura, tra molte
persone – anche di buon livello d’istruzione – confondendo le loro
idee e radicando in loro convinzioni totalmente errate.
Una “junk-science” che ha inoltre la gravissima responsabilità di aver
portato allo sperpero di somme enormi, che avrebbero potuto essere
impiegate per risolvere altri e più gravi problemi.
E la lettera clamorosa di dimissioni dello scienziato Harold Lewis,
pubblicata qui su NIA nei giorni scorsi, è solo l’ultimo dei tanti
episodi di denuncia, da parte di molti scienziati seri e non
corruttibili.

Perché l’effetto-serra è solo “scienza-spazzatura”, e non ha alcuna
validità dal punto di vista fisico-matematico? Qui di seguito verranno
esposte sinteticamente – ma rigorosamente – le applicazioni delle
leggi e dei concetti fisici e matematici che contraddicono
l’effetto-serra. Chiunque voglia contestarli è libero di farlo, ma
deve essere (almeno) altrettanto rigoroso, e mostrare numeri, leggi
fisiche, calcoli, altrimenti perdiamo tempo, perché checché ne dicano,
la matematica e la fisica non sono un’opinione.

Per capirlo analizziamo ancora una volta l’affermazione-chiave di
coloro che (come l’IPCC) sostengono questa teoria.

“I gas serra assorbono radiazioni IR (infrarosse) provenienti dalla
superficie terrestre, e ne rimandano una parte verso la superficie
terrestre, accrescendone le temperature.”

Tutto ciò è pura fantascienza, dal punto di vista fisico, e se fosse
vero significherebbe che 150 anni di fisica dovrebbero finire nel
cestino, da Maxwell a Bohr, da Planck ad Einstein, e dovremmo
studiare le favole di Alice.

Il concetto fondamentale è che le radiazioni IR (come tutte le
radiazioni) sono onde elettromagnetiche, e cioè sono onde (e quindi
entità fisiche immateriali), che – come hanno scoperto Bohr ed
Einstein – possiedono una duplice natura sia corpuscolare che
ondulatoria.
http://it.wikipedia.org/wiki/Onde_elettromagnetiche#Natura_quantistica_della_radiazione_elettromagnetica

E dunque sono al tempo stesso onde e particelle – fotoni, granellini
privi di massa – che muovendosi nello spazio spostano energia, e non
materia.
Ma le onde elettromagnetiche sono anche forze, come sono forze la
gravità, l’attrito, ecc.

I vettori

Tutte le forze vengono descritte, in fisica, da un ente geometrico che
è denominato vettore, tramite il quale è altresì possibile effettuare
calcoli su di esse. Insomma: senza i vettori in fisica non si lavora e
non si riesce a fare i calcoli.
http://www.crema.unimi.it/didattica/matedisc/Vettori1_2.html

In pratica il vettore è una freccia, un segmento tramite il quale
possiamo dire che una determinata forza fisica ha una direzione (nord,
sud, ecc.) un verso (avanti, indietro) e un modulo (quantità: 1, 3,
25…ecc.), che corrisponde all’intensità di quella forza..

Quindi, anche le radiazioni IR, propagandosi nello spazio e
nell’atmosfera, trasportano energia, ed essendo forze possono essere
descritte matematicamente da onde e vettori.

Quando la superficie terrestre – riscaldata – emette energia termica,
cioè radiazioni IR, in proporzione alla temperatura (e sappiamo che
più un corpo è caldo, più radiazioni IR emette, per lo meno entro il
limite del c.d “calor bianco” circa 1200° C.) questa energia viene
solitamente quantificata attraverso un’unità di misura che è il W/m2,
cioè watt per metro quadrato.
Queste radiazioni IR, in forma di onda elettromagnetica, si
dirigeranno spontaneamente verso il corpo più freddo, cioè l’atmosfera
(il calore si muove sempre spontaneamente dal corpo più caldo a quello
più freddo per il secondo principio della termodinamica, e quindi
secondo il c.d “gradiente termico”), quindi possiamo utilizzare un
vettore che ha direzione atmosfera, verso in avanti , e modulo, ad
esempio, di 240 (W/m2) che indica l’intensità della radiazione
emessa.

Ora, noi sappiamo che le molecole dei gas dell’atmosfera a loro volta
assorbiranno solo una parte di questa radiazione, e poi ne
rimanderanno il resto in tutte le direzioni, quindi anche verso la
superficie terrestre.
Questa è un’altra legge fisica invalicabile, che stabilisce che una
radiazione, andando ad incidere su di un corpo (es. molecole di CO2),
si scompone in tre coefficienti: a) riflettività (che determina quanta
parte di quella radiazione viene riflessa) b) assorbimento (che
stabilisce quanta radiazione viene assorbita da quel corpo) c)
trasmittanza (che determina quanta parte di radiazione fuoriesce da
quel corpo e viene dispersa).
http://it.wikipedia.org/wiki/Irraggiamento#Grandezze_dell.27energia_raggiante

La somma di quei coefficienti DEVE dare 1 (= 100%), sempre per
un’altra legge fisica insuperabile che è il principio di conservazione
dell’energia, cioè sempre il famoso 1° principio della termodinamica,
che stabilisce che in un sistema isolato (ed il sistema Terra –
atmosfera – Sole è isolato, come in generale si considera isolato il
sistema universo) l’energia rimane costante, quindi non si crea, né si
distrugge, ma si trasforma.
Quindi, anche se – per ipotesi – avessimo la possibilità di riflettere
al 100% una radiazione incidente su un corpo (e peraltro non succede
mai, perché anche uno specchio assorbe mediamente lo 0.01% di
radiazione incidente, quindi ne rimanda il 99.99%, non il 100%), NON
avremmo mai una radiazione riflessa che possa essere più grande per
intensità di quella incidente.

Ammettiamo che il 50% di queste radiazioni (onde) IR venga rimandato
dai gas atmosferici verso Terra, come sostiene l’IPCC.

I flussi termici

Dal punto di vista fisico avremo allora un nuovo vettore, che ha
direzione superficie terrestre, verso indietro, modulo/intensità =
120 (50% di 240 W/m2 = radiazioni ricevute da terra), cioè in pratica
avremo un’onda elettromagnetica descritta da un vettore opposto al
primo.

Quindi, in sostanza avremo due frecce in direzione opposte: una
verso l’alto (energia radiante in uscita dalla superficie terrestre
verso l’atmosfera) con un modulo pari a 240, e l’altra verso il basso
(energia radiante rimandata al suolo dai gas atmosferici), con un
modulo di 120.

Per le regole matematiche del calcolo vettoriale, per calcolare
l’effetto di queste due onde che si incontrano e sovrappongono
provenendo da direzioni opposte, è sufficiente sommare algebricamente
il vettore 240 con quello 120, che però – essendo un vettore opposto
nel verso – avrà segno meno (-) davanti, quindi avremo 240 – 120 = 120
(W/m2)

Ciò significa che l’incontro e la sovrapposizione di queste due onde
non crea affatto energia addizionale, perché due onde
elettromagnetiche che si incontrano provenendo da direzioni opposte
non possono essere sommate, per calcolare l’effetto energetico di una
loro sovrapposizione, ma vettorialmente vanno sottratte.
L’equazione del flusso termico è pertanto la seguente:
http://en.wikipedia.org/wiki/Heat_flux

∂ E entrante – ∂ E uscente = ∂ E accumulata
∂t ∂t ∂t
che si legge semplicemente come: l’energia termica accumulata da una
superficie in un tempo t è uguale alla differenza tra la variazione
del flusso termico in entrata (lasciando costante il flusso in uscita)
e la variazione flusso termico in uscita (lasciando costante il flusso
in entrata).

Il vettore di Poynting

Un grande fisico, Robert Poynting, ha utilizzato questo concetto per
elaborare una importante legge fisica che viene utilizzata
abitualmente per calcolare la potenza del flusso di energia che
attraversa una superficie, e tale legge prende appunto il nome di
“vettore di Poynting”, e viene normalmente usata in fisica ed
ingegneria per il calcolo dei flussi radianti ( termici ed elettrici).

Il vettore di Poynting, e quindi la potenza di un flusso radiante
attraverso una superficie.è dato dalla seg. formula:
http://en.wikipedia.org/wiki/Poynting_vector

S = E . H

Dove S è il vettore di Poynting, E è il campo elettrico ed H quello magnetico.
Quindi il flusso di energia radiante attraverso una superficie è pari
al flusso del vettore di Poynting attraverso di essa, ed il modulo
(intensità) di quel vettore è dato semplicemente dal prodotto della
intensità (modulo) dei due campi (elettrico e magnetico), mentre la
sua direzione coincide con quella di propagazione.

Ma ciò significa che due flussi di energia radiante – dal suolo e
dall’atmosfera – potranno essere individuati da due vettori di
Poynting, con verso opposto.
Quindi in definitiva anche la scoperta di Poynting conferma – dal
punto di vista elettromagnetico – la relazione vettoriale sui flussi
termici nelle superfici.

In pratica è semplicemente un flusso di energie radianti attraverso
una superficie, se in superficie avete 240 di energia in uscita, e
solo 120 in entrata, ovviamente non riuscirete mai ad avere 1 W/m2 in
più sulla superficie, quindi non riuscirete mai ad innalzare la
temperatura della superficie (sappiamo che un incremento di energia
radiante IR accresce la temperatura della superficie su cui incide).
Per farlo dovreste avere almeno 241 W/m2 in entrata a contrastare i
240 W/m2 in uscita, e allora avreste come risultante un vettore di
modulo/intensità 1 W/m2 e verso rivolto alla superficie terrestre,
quindi in quel caso avreste un incremento di 1 W/m2 dell’energia
radiante in superficie, e dunque un aumento di temperature.
Ad ogni istante – anzi secondo – avete 240 W/m2 che escono dalla
superficie terrestre, e quindi TOLGONO energia, mentre nello stesso
istante avete 120 W/m2 che entrano dall’alto (dai gas atmosferici), e
quindi IMMETTONO energia.
Dopo un certo periodo la superficie si raffredderà, perché comunque
avete un flusso costante di energia radiante di modulo (intensità) 120
in uscita dalla superficie terrestre.

Oppure, pensate ad un recipiente bucato, dal quale fuoriescano 240
litri di acqua in un’ora, mentre un rubinetto aperto
contemporaneamente ne fa entrare solo 120 in un’ora.
Ovviamente non riuscirete mai a far salire il livello dell’acqua,
perché anche se il flusso in uscita si dimezza, dopo che avete aperto
il rubinetto, avrete comunque ogni ora 120 litri che si perdono, e
alla fine il recipiente si svuoterà.
I flussi termici seguono lo stesso principio.

Ecco quindi dimostrato matematicamente e fisicamente (meccanica
ondulatoria) che l’ipotesi divulgata dall’IPCC, e cioè che la
“backradiation” dei gas atmosferici possa accrescere le temperature al
suolo, è FALSA.

Ripetiamo ancora: la semplice restituzione di radiazioni infrarosse da
parte dei gas atmosferici (più freddi, e quindi incapaci di rimandare
radiazioni IR più intense) NON può fare salire le temperature alla
superficie terrestre (che sono più alte e quindi inviano più
radiazioni IR verso l’atmosfera), e chi lo dice non sa nulla di fisica
(oppure se sa mente, sapendo di mentire, il che è molto peggio), e
divulga “junk-science” cioè spazzatura pseudoscientifica.

Fine Prima Parte

I LikeCO2

Interpretiamo il Sole e le sue influenze sul clima terrestre

Prendendo spunto da una discussione da me affrontata su un altro blog simile, come tematiche, a NIA darò una mia interpretazione a come il Sole possa modificare il clima terrestre.

Preciso però che non andrò ad affrontare lo specifico, per questo tipo di discorsi ci sono studi avanzati già pubblicati su NIA, per ora sappiamo che il sole influisce sulle fasi dell’ENSO ( che a sua volta influisce sulla PDO e sull’AMO ) e soprattutto sul Vortice Polare.

Tenterò di fare un quadro generale della situazione, partendo dai presupposti sui quali si basa l’ala “moderata” dei sostenitori dell’AGW.

La teoria alla base dell’AGW, come tutti ben sappiamo è che la CO2 è l’unico motore climatico della terra, ma ovviamente tra i sostenitori di questa tesi c’è anche chi la pensa in maniera leggermente diversa, asserisce cioè la presenza di fenomeni naturali che concorrono a variare il clima terrestre nel breve termine, ma solo nel breve termine, e che la CO2 diventi fondamentale solo nel “rumore di fondo” e che quindi il lungo termine alla fine debba sottostare alla CO2.

Ovviamente non sappiamo cosa queste persone intendano per breve termine, alcuni intendono cicli annuali o quinquennali, altri decennali, altri ancora trentennali, ed infine chi pensa anche che ci siano cicli molto più lunghi.

Non sto a scrivere cosa ne pensi di questa teoria, perché è sicuramente il punto di partenza con cui “collaborare” con chi pensa che sia tutta colpa dell’uomo.

Capite infatti che se già risulta difficile capire il senso di questa teoria è ancora più improbabile riuscire a capire persone che pensano nella totale dipendenza del clima della CO2 e che per di negare il raffreddamento del periodo 41-80 circa porta in causa fenomeni che dire che esistano è forse già tanto.

Prendiamo quindi come base il fatto che l’AGW per alcuni si basa solo sul lungo termine, che su una cosa siamo certi, è di almeno 100, visto che le serie storiche più lunghe superano tale soglia, anche se sono solo pochissime.

Ed è proprio qui che entra in gioco una forzante che esclude fenomeni importanti sul breve termine, ovvero il Sole che ha bisogno si almeno 20-30 anni per portare forzanti notevoli al clima.

Come vedete quindi entrambe le teorie dicono che il breve termine deriva da fattori interni alla terra ( anche se solo la 2° ne spiega un dipendenza dalla causa primaria, l’AGW infatti non si è mai posto il problema di capire da cosa derivino i cicli oceanici ).

Andiamo indietro nel tempo, analizziamo gli ultimi mille anni, il periodo su cui abbiamo molte certezze anche se la quasi totale mancanza di dati.

Sappiamo infatti che fino al 1200-1300 circa la terra viveva un periodo caldo, mentre dal 1400 al 1850 circa fosse sotto un periodo particolarmente freddo, chiamato Piccola Era Glaciale, probabilmente il più freddo dall’ultima glaciazione.

Prendiamo ora l’emivita del C14, perché proprio questo indicatore è il più fedele possibile alla reale attività solare ( che non dipende da macchie, regioni attive o strumentazioni e osservazioni non oggettive, ma dipendenti dal giudizio umano ), l’emivita del C14 è assunta costante nel tempo, ma è sempre dipesa dall’attività solare, infatti l’equilibrio naturale della concentrazione di tale isotopo dipende dai raggi cosmici che colpiscono l’atmosfera, essi come ben sappiamo grazie a NIA, sono sensibilissimi alle variazioni solari, e durante la fasi di minimo la loro concentrazione è massima.

Si capisce subito guardando il grafico che l’attività solare è stata molto intensa fino al 1250 circa, quando ha incominciato a calare, subendo l’effetto di 3 grandissimi minimi, si cui solo l’ultimo è stato direttamente misurato con degli strumenti, stiamo parlando infatti di:

Minimo di Wolf: circa 1280 – circa 1350
Minimo di Spoerer: circa 1450 – circa 1550
Minimo di Maunder: circa 1645 – circa 1715

A questi 3 grandi minimi va aggiunto il famoso Minimo di Dalton ( circa 1790 – circa 1820 ) e un minimo secondario, che più che altro fu sinonimo di bassa attività pur continuando a registrare cicli un decennali ben definiti, ovvero il Minimo di Damon ( circa 1850 – circa 1910 )

Dopo tutti questi minimi l’attività solare è cresciuta tantissimo fino a raggiungere i picchi massimi da mille anni, infatti circa dal 1940-50 stiamo vivendo una fase intensissima di attività solare.

Questo il grafico del C14:

Mentre in questa pagina di Wikipedia trovate alcune informazioni basilari sull’emivita del C14: http://it.wikipedia.org/wiki/Metodo_del_carbonio-14

Come abbiamo detto l’attività solare nel breve termine, ovvero i Minimi e Massimi relativi un decennali non influiscono abbastanza sulla terra per potersene accorgere di eventuali cambiamenti, l’attività solare ha bisogno infatti di almeno 20-30 per influire sul clima, solo per dire, ma noi ci troviamo da circa 60-70 anni con un’attività solare che è la più forte da chissà quanto tempo, visto che il recente massimo assoluto avvenuto 1000 anni fa è stato inferiore.

Se confrontiamo la storia climatica terrestre, andando a prendere come considerazione si nota subito come il sole spieghi perfettamente tutti i cambiamenti subiti dalla terra e che il tutto si vede con un leggero ritardo, proprio come teorizzato prima.

Dall’altro lato delle ipotesi la CO2 non è in gradi di spiegare tali mutamenti, anche perché, gli unici dati a nostra disposizione ( ammesso che siano corretti ) vedono la CO2 molto costante per cominciare a salire solo alla fine del 1800 in concomitanza con la 2° rivoluzione industriale e divenire molto significativo solo negli anni 60 con il boom economico seguito dalla 2° guerra mondiale.

Come si può intuire pare strano che la CO2 abbia influito il clima solo per gli ultimi 30-40 anni, mentre prima no, eppure c’è chi dice che il lungo termine dipende da essa, e tralasciando le scoperte che indicano la CO2 come dipendente dalla temperatura e non il contrario come sostengono i fautori dell’AGW, diviene molto difficile credere che ci siano informazioni a sufficienza sulla CO2 per definirla come unico motore del clima terrestre.

Ma torniamo al discorso Sole, la mia interpretazione qui diviene fondamentale, infatti secondo me il Sole non deve essere visto come un indice ( o un gas ) che anche la sua più piccola variazione può modificare gli scenari atmosferici, il Sole infatti è una gigantesca palla di fuoco, assomiglia molto più ad una lampadina o ad un forno, se è acceso scalda l’ambiente, se è spento l’ambiente torna alla temperatura ambientale.

In sintesi massima:

il sole si accende e si spegne ogni 11 anni, ma è talmente veloce tale variazione che non si sente.
se sta acceso per un periodo di almeno 20-30 anni la temperatura sale, se sta spento scende.

Sarà anche un ragionamento da bambini, ma così facendo si spiegano tutte le variazioni sul lungo periodo ( lo stesso sui cui ci si dibatte per la CO2 ) subite dalla terra negli ultimi 1000anni ( gli unici effettivamente valutabili ).

E proprio sul fatto che il sole preclude ogni forma di influenza sul breve periodo che la teoria ( talmente banale che neanche dovrebbe essere una teoria ) del sole come motore principale del clima terrestre è molto più credibile di quella della CO2 ( ma badate prendiamo in considerazione solo quella che vede la CO2 nel lungo periodo, perché tutte le altre sono talmente assurde che sono scienza ).

FABIO

L’equazione delle Palle

E dagli con i titoli strambi…

Questa volta facciamo due conti per vedere cosa significa inventare un modello e cercare di applicarlo ad un caso reale…

Prendiamo due palle, distanti tra di loro, messe in mezzo all’universo vuoto (che tristezza)

Facciamo che la prima sfera abbia un qualche meccanismo interno che ne mantiene la temperatura superficiale costante. La seconda sfera invece e’ li, abbandonata a se stessa. Sarete tutti d’accordo che secondo l’equazione di Stefan-Boltzman accadra’ che

Dove con W indico la potenza emessa totale (La U dell’equazione di S.B. e’ la potenza per unita’ di superficie radiante) . I termini Epsilon (qualla specie di simbolino che assomiglia a quello dell’euro, per chi, come me,  non avesse fatto il classico) viene introdotto per far vedere che le due palle non sono corpi neri, ma corpi “reali” (grigi … sic…). Facciamo conto che le due palle siano molto distanti (d>> R1,R2)  e la palla calda sia molto calda (T1>>T2) … In questa approssimazione possiamo proseguire il ragionamento .

Imponiamo il bilancio energetico per la palla numero due …

L’energia che la raggiunge deve essere pari a quella che essa riemette… (C’e’ una semplice proporzionalità tra le superfici della sfera di raggio d e la superficie del cerchio di raggio R2)… Ecco i conti finali…

Et voilà il nostro modellino e’ pronto .. e vedrete che e’ piu’ efficente di quanto sembri…. (ah… se le immagini sono un po’ piccole, cliccateci sopra…)

Cominciamo ad applicare il modello… La palla 1 e’ chiaramente il sole, la palla 2 puo’ essere un qualunque pianeta (che non abbia esagerate fonti di energia al suo interno…)

Intanto cosa possiamo notare ?

Ho appositamente suddiviso il risultato in quattro termini, per poterli discutere uno alla volta…

1) Le temperature sono proporzionali. Se non varia nulla negli altri parametri , un incremento percentuale della temperatura del “sole” originerà un pari aumento percentuale sul pianeta (le percentuali si calcolano dallo zero assoluto, eh!) … Elegante vero?

2) La radice di due, pur essendo un numero mistico e mitico… la lasciamo li perche’ non ci dice nulla, a parte che vale circa 1.4142 … per tutti i secoli dei secoli…

3) Le dimensioni e la distanza dal sole ovviamente influenzano la temperatura del nostro pianeta ma… OCCHIO! non linearmente, bensi’ in forma di radice quadrata (e’ una dipendenza piu’ blanda… se quadruplico la distanza, la temperatura diventa “solo” la metà)… Stupiti?  anche questo e’ un risultato simpatico…

4) Per ultimo arriva il termine piu’ sfizioso ( che furbastro, l’ho lasciato per ultimo apposta…) . Il termine comprende il rapporto tra le correzioni delle emissività dei due corpi.  E qui si apre un mondo! Infatti sono buoni tutti a fare i conti mettendo ad uno quel rapporto.

Solo che i conti non tornano!!!

E i pianeti risultano piu’ caldi di quanto dovrebbero essere…. (Sia quelli con atmosfera che quelli senza) .

Ma perchè e’ difficile calcolare quel rapporto?

Be… diciamo che sia la superficie di un plasma (sole) che la superficie di un pianeta (soprattutto se coperta in modo variabile con nuvole e magari – che bastardo!- in rotazione…) sono tutto fuorchè un corpo nero…

Voi direte … Che bello, abbiamo trovato un modo per verificare i modelli climatici: Per essere validati dovrebbero darci modo di calcolare in modo teorico l’emissività della Terra….  Si OK… Ma il sole? C’e’ anche la SUA di epsilon … E sono abbastanza sicuro che vari parecchio tra  condizioni di massimo e quelle  di minimo.

(Ma guarda tu.. non e’ solo una questione di mera temperatura del sole!!!)

Ma ci vogliamo spingere oltre? Cerchiamo i limiti del modello.

Tutto il bel castello si basa sul fatto che stiamo ragionando in condizioni di EQUILIBRIO. Ma cosa succede se, in modo abbastanza rapido (relativamente alla risposta del sistema…) qualche parametro varia?  Oppure se la temperatura dei due corpi non e’ uniforme?

Non c’e’ risposta… Il modello cade e dobbiamo cercarcene un’altro….

Idem se le palle sono abbastanza vicine da permettere alla seconda di “riemettere” in modo consistente sulla prima (in questo caso le equazioni si complicano e invece della tempertura elevata alla quarta ci sarebbe stata la differenza delle temperature elevate alla quarta e tuto avrebbe preso una strada diversa.

Spero di non avervi tediato troppo e di non aver inanellato troppe sciocchezze

Alla prossima

Luca Nitopi