Il rapido riscaldamento globale del pianeta durante il paleocene ha causato una esplosione della biodiversitá.

Una delle previsioni spaventose fatte circa l’impatto del riscaldamento globale è l’estinzione di molte specie viventi che porterebbe ad una crisi della biodiversitá.

Come la maggior parte degli effetti speculativi sul riscaldamento globale, questa previsione non solo è senza fondamento scientifico, è proprio arretrata.  Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Science, studiando l’impatto del rapido riscaldamento globale nel periodo limite tra  Paleocene-Eocene, dimostra che si é verficata una rapida diversificazione della foresta tropicale, senza nessuna estinzione delle piante. Inoltre, la diversità sembrava aumentare con temperature più elevate, contraddicendo precedenti ipotesi che la flora tropicale dovrebbe soccombere se le temperature diventano eccessive. La foresta pluviale tropicale era in grado di fiorire sotto temperature elevate e alti livelli di biossido di carbonio atmosferico, in contrasto alla speculazione che gli ecosistemi tropicali siano stati gravemente danneggiati dal calore.

Il Paleocene-Eocene Thermal massima (PETM) di 56.300 mila anni fa è stato un episodio unico di rapido riscaldamento globale (~ 5 ° C). Questo caldo periodo del lontano passato é spesso usato come un paragone analogico per il futuro del clima globale da parte di coloro che amano e vendono i cambiamenti climatici catastrofici futuri.  Anche se ci sono poche possibilità che le emissioni umane di CO2 possano causare un tale evento  i sostenitore dell´effetto serra catastrofico minacciano che é “sicuro” che un secondo periodo PETM possa accadere e lo fanno per sostenere la loro agenda socioeconomica per il mondo.  Presumibilmente, un replay della PETM porterebbe con sé ogni sorta di conseguenze ambientali disastrose.

Ora, un certo numero di queste terribili previsioni sulla devatazione della natura  fatte dagli allarmisti del riscaldamento globale si sono rivelate come scienza spazzatura. In un nuovo studio pubblicato, “ Effects of Rapid Global Warming at the Paleocene-Eocene Boundary on Neotropical Vegetation ,” Carlos Jaramillo et al. presentano le loro analisi sugli effetti   del rapido riscaldamento globale nel corso del Paleocene-Eocene Thermal  Maximum (PETM) di  56,3 milioni anni fa. Ecco come hanno introdotto il loro lavoro :

Abbiamo studiato la risposta di questa foresta tropicale al rapido riscaldamento, valutando le registrazioni palinologiche di tre sezioni stratigrafiche nella parte orientale della Colombia e Venezuela occidentale. Abbiamo osservato un rapido e distinto aumento  nella diversità delle piante  originali con una serie di nuove specie, per lo più angiosperme, che si sono sommati allo stock esistente di flora nel Paleocene.  Non vi è alcuna prova di un rafforzamento dell´ aridità nella zona  neotropicale settentrionale.  La foresta pluviale tropicale è stata in grado di persistere in presenza di temperature elevate e alti livelli di biossido di carbonio atmosferico, in contrasto alle speculazioni che gli ecosistemi tropicali sono state gravemente compromessi da stress da calore.

I promotori del cambiamento climatico catastrofico hanno spesso messo in guardia che l’aumento della temperatura globale potrebbe decimare il mondo naturale, abbattendo specie animali e della flora, lasciando la diversità biologica del mondo pericolosamente impoverita. Sono stati presi in considerazione i più vulnerabili habitat e cioé le foreste pluviali del mondo, quelle calde umide,  veri bastioni di diversitá della  vita della giungla. Ci hanno detto per anni che se le piogge diminuissero a causa del AGW  le foreste sarebbero morte e con loro gli animali indigeni di queste zone. Ora sappiamo che ciò è ancora un´ altra favola degli allarmisti climatici.


Le foreste pluviali del mondo sono serbatoi di diversità.

“Gli sforzi per comprendere l’impatto dei cambiamenti climatici sugli ambienti terrestri si sono concentrati su località di media e alta latitudine, ma poco si sa degli ecosistemi tropicali nel corso del PETM,” scrivono gli autori. “Il cambiamento di temperatura tropicale è scarsamente vincolante, ma, data l’entità della variazione di temperatura  in altre zone, si pensa che gli ecosistemi tropicali  possano aver subito ampiamente un impatto  perché le temperature medie si suppone abbiano superato la tolleranza al caldo degli ecosistemi ‘.” Ma secondo i dettagli dello studio, questo non é certamente avvenuto.

I ricercatori hanno esaminato i dati provenienti da tre siti terrestri tropicali PETM dalla Colombia e Venezuela.  La mappa sottostante mostra la posizione nel tardo Paleocene delle sezioni studiate (mappa dopo CR Scotese). Si noti che le Ande del nord non si erano ancora sollevate e la maggior parte dell’America centrale era ancora sott’acqua.


Localizzazione geografica delle sezioni studiate.

Nei due dei luoghi, etichettati Mar 2X e Riecito Mache, la diversità vegetale è stata dedotta da antichi pollini. Questi dati mostrano la diversità della flora relativamente bassa durante il tardo Paleocene, seguito da un aumento significativo durante il PETM. La poca diversitá della flora nel Paleocene seguita da  un aumento della diversità nell´inizio dell´ Eocene era stato precedentemente osservato in varie zone tropicale del Sud America, ma i tempi dei cambiamenti e la diversità non erano  stati stabiliti con precisione.

Mentre le specie hanno continuato ad  estinguersi durante il PETM, come hanno fatto fin dall’inizio della vita sulla Terra, non c’era nulla di straordinario nella misura  di estinzione rispetto ai periodi di tempo vicini.  E mentre il tasso di estinzione è rimasto abbastanza costante,  si é verificato l’aggiunta di nuova specie, denominata  tasso di origine,  durante il calore improvviso della PETM.  I tassi di estinzione e della nascita di nuove specie sono riportate nella figura qui sotto, tratte dalla relazione.


Extinction and origination rates. Estinzione e tassi di origine.

Gli autori fanno notare: “Molti hanno sostenuto che le comunità tropicali vivono vicino alle loro  ottimali situazioni climatiche e che temperature più alte potrebbero essere nocive per la salute degli ecosistemi tropicali. Infatti, il riscaldamento tropicale durante il PETM si ipotizza che abbia   prodotto condizioni intollerabili per gli ecosistemi tropicali, anche se da 31 ° a 34 ° C è ancora entro il limite di tolleranza di temperatura delle foglie di alcune piante tropicali. ”

Tali convinzioni largamente diffuse sono state definitivamente smontate.  Naturalmente, questa notizia non è una sorpresa per molti scienziati, in particolare per coloro che effettivamente studiano gli effetti della temperatura e di anidride carbonica per le piante. Jon Lloyd and Graham D Farquhar hanno osservato in  Philosophical Transactions of the Royal Society B ,  ” Non abbiamo trovato nessuna  evidenza, per le foreste tropicali attualmente esistenti,  che esse siano ‘pericolosamente’ lontane dalla loro  fascia  di temperatura ottimale.”

“Esperimenti in serra hanno dimostrato che alti livelli di CO 2, insieme con alti livelli di umidità del suolo e temperature elevate, migliorano le prestazioni degli impianti,  ed è possibile che l’aumento nel Paleogene dei livelli di CO 2 hanno contribuito al loro successo”, nota Jaramillo et al.  Questo il modello ecologico che diverse autorità hanno sottolineato in passato: la CO 2 è il cibo per le piante.  Finché non vi è insufficiente precipitazione, e lo studio ha rilevato che le precipitazioni non si sono attenuate, le piante possono stare molto bene con elevati livelli di anidride carbonica.

Questa conclusione non è sorprendente, dal momento che l’autore principale Jarmillo, scrivendo con Milton J. Rueda e Germán Mora, aveva in precedenza riferito che esiste “una buona correlazione tra le fluttuazioni della diversità e i cambiamenti della temperatura globale, il che suggerisce che il cambiamento climatico tropicale può essere direttamente la guida del modello delle diversità osservate. “Questa correlazione è stata conosciuta dai paleobiologi da molto tempo (vedi” Cenozoico Plant Diversità nel neotropicale “nel 31 marzo 2006, numero di Science) Naturalmente, with fluctuating temperatures come fluctuating CO 2 levels .


Il calore del PETM ha aiutato le orchidee a fiorire.

Questo nuovo studio su Science conclude: “La diversità complessiva e l´analisi della composizione suggeriscono che l’insorgenza del PETM è concomitante con un aumento della diversità  con l’aggiunta di molte specie (e con alcune nuove famiglie) rispetto alle  specie  preesistenti nel  Paleocene”. Infine per di piú :  “Questo cambiamento nella diversità fu permanente e non transitorio, come è documentato dalle temperature del Nord America.” Non fu  un fuoco di paglia, e  l’improvviso aumento delle temperature durante il PETM ha effettivamente causato un incremento duraturo nella diversità.

Come al solito, gli allarmisti climatici non solo hanno sbagliato ma hanno  torto marcio. Temperature più elevate a livello mondiale ed elevati livelli di CO 2 sono state buone per la natura 50 milioni di anni fa e di certo non danneggia la natura oggi. Infatti, uno degli effetti del riscaldamento osservato nella PETM è stata la diffusione delle orchidee.  Forse l’IPCC odia segretamente i fiori….

Indipendentemente da ciò, il mito che più elevati livelli di CO 2 e di alte temperature distruggono le foreste pluviali tropicali ha dimostrato di essere l´ennesima bufala e la solita disinformazione degli allarmisti climatici.

SAND-RIO

Tratto da: http://theresilientearth.com/?q=content/rapid-paleocene-global-warming-caused-diversity-explosion

12 pensieri su “Il rapido riscaldamento globale del pianeta durante il paleocene ha causato una esplosione della biodiversitá.

  1. A parte le solite fesserie degli ecoterroristi, ma perchè 56.000 anni faceva più caldo di oggi di 5°C??????

    e per di più fu un riscaldamento anche rapido…

    Forse non è che il clima terrestre è sempre variato e sempre lo farà?

    Mi immagino gli Al Gore dell’epoca su cosa avrebbero potuto speculare e soprattutto con chi… 😉

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  2. che un clima più caldo favorisca lo sviluppo della vita è evidente

    è anche evidente che ad un cambiamento del clima così forte, corrisponderebbero anche delle esigenze, come quella di emigrazioni di massa, che con i miliardi di persone che popolano attualmente la terra forse non potremmo permetterci, a meno che non cambi proprio la nostra cultura in maniera radicale (tutto questo discorso ovviamente imho)
    il problema più che altro sta lì, non nell’aumento della temperatura in sè stesso, che anzi in generale sarebbe favorevole
    ma comunque sia è un discorso abbastanza inutile, come dice Simon il clima terrestre è sempre cambiato e sempre cambierà, anche in maniera molto repentina, quando accadrà di nuovo starà a noi adattarci a questi cambiamenti, se non saremo in grado di farlo ci aspetterà l’estinzione, come da sempre accade nella natura

    comunque sia, se questo discorso è giusto per un cambiamento forte della temperatura verso l’alto, con un cambiamento altrettanto forte ma verso il basso oltre ai problemi di cui ho parlato all’inizio del post, si aggiungerebbero delle condizioni più sfavorevoli alla vita a livello globale (a livello italiano no, anzi forse saremmo pure avvantaggiati dal cambiamento, ma qui si fa un’analisi globale)
    quindi secondo me è senza dubbio da temere maggiormente una forte diminuzione delle temperature globali rispetto ad un corrispondente cambiamento ma verso l’alto

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  3. un plauso come sempre a questi articoli. Faccio i miei soliti commenti
    1) Studi ( non ho qui le referenze) hanno dimostrato che nei periodi glaciali si ha una diminuzione dell livello deglio oceani ( – acqua e +ghiaccio) una diminuzione dell’evaporazione e quindi una conseguente diminuzione delle precipitazioni, portando in media ad un clima più freddo e secco. Quindi + freddo = +siccità, avanzata delle zone desertiche e avanzata delle zone ricoperte dai ghiacci.
    2)riallacciandomi @garbino Gli allarmismi l’AWG e simili nascono semplicemente dalla concezione antropocentrica dei fenomeni naturali e dal fatto che indubbiamente la nostra società (globale) fatica già a sopravvivere di suo e di conseguenza non è in grado di sopportare alcun cambiamento tantomeno climatico.
    3) riallacciandomi @ ice2020. Che il clima cambi in maniera ciclico-frattalica è un dato di fatto studiato documentato provato. Che poi nessuno lo sappia è un’altro problema. Mi ripeto l’America è sempre esistita, Colombo non l’ha scoperta, ma noi parliamo di scoperta dell’America…….fa parte forse della nostra cultura europea (antropocentrica) di pensare che le cose esistano solo in funzione di noi stessi e non indipendentemente da noi.?!Mi ripeto2 come geologo fa parte delle fondamenta della mia formazione e del mio modo di pensare il fatto che la terra evolva continuamente da tutti i punti di vista ( geologici, tettonici, climatici, magmatici ecc.ecc.) Basta farsi un giro a vedere un po di roccce e sedimenti in qualsiasi parte del mondo per avere sotto gli occhi la testimoniana e l’evidenza di questi continui cambiamenti. Quello che mi irrita e mi fa arrabbiare della fazione AGW è proprio questa superbia per cui (come Colombo) pensano di aver “scoperto” i cambiamenti climatici e come l’uomo europeo ( nella storia) rispetto agli indiani , agli africani gli orientali pensano di essere loro i detentori della saggezza della verità e della conoscenza.
    3) discutevo un po di tempo fa con un collega ingegnere su questi argomenti e mi ha raccontato come in val d’Aosta abbai letto dei registri storici dell ‘epoca della piccola era glaciale ( intorno al 1750) in cui si riportava come nel giro di 20 anni le nevi perenni si fossero abbassate fino al fondovalle obbligando molti valligiani ad abbandonare le abitazioni e producendo uno spopolamento piuttosto repentino e massiccio della valle. Negli stessi annali è riportato il successivo incremento di temperatura (anche questo a carattere pluridecennale) con ripopolazioni soprattutto da parte di vallesani ( provenienti dalla vicina svizzera) piu abiutati a condizioni di clima comunque piu rigido.

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  4. Bel pezzo Sandr…
    Sempre più ricercatori si stanno accorgendo del “tarocco” propagando dalle varie lobby di poter del nostro pianeta !

    http://climaterealists.com/index.php?id=6645

    This article also shows how the theory of Anthropogenic Global Warming (AGW) has failed to account for the various real world observations that have been accumulating since the late 1990s.

    How The Sun Could Control Earth’s Temperature” by Stephen Wilde.
    http://climaterealists.com/attachments/ftp/How%20The%20Sun%20Could%20Control%20Earths%20Temperature.pdf

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  5. questa, come tante altre teorie del GW che distrugge il pianeta serve solo per nascondere i veri problemi e deresponsabilizzare determinate attività umane, molto dirette, che sono esse che in realtà distruggo gli ecosistemi, vedi deforestazione e bracconaggio in primis.
    ma potrei citare un’infinità di attività umane che distruggono in maniera netta e diretta la natura.
    ma ovviamente si da la colpa al riscaldamento globale, quindi se le foreste diminuiscono non è perchè l’uomo taglia gli alberi e non li ripianta, ma è colpa di quelli che vanno in macchina, di queli che usano il riscaldamento d’inverno, cioè, della gente comune.

    questo fa tutto parte del piano di deresponsabilizzazione delle multinazionali

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  6. @Fabio Nintendo
    quoto 100% quello che hai scritto il punto è che è piu facile trovare una colpa generica, che in ogni caso ricade “genericamente” sui cittadini, piuttosto che scovare problemi reali precisi e puntuali dei quali si potrebbero conoscere gli artefici ( in genere lobby, troppo potenti e scomode per far pagar loro il prezzo delle loro nefandezze. Cito ad esempio il consumo di acqua mondiale. Sembra che i dati indichino come agricoltura e industria siano responabili di circa il 90% dei consumi, mentre solo il 10% è legato ad attvità della popolazione. Questo vuol dire che se noi cittadini chiudessimo tutti i rubinetti di case e uffici riusciremo al massimo a ridurre il consumo di acqua del 10%
    Pero poi i messaggi che passano sono che la colpa della scarsità d’acqua è tua cittadino comune perchè tiri losciacquone e non chiudi il rubinetto quando ti lavi i denti…..
    http://www.go-green.com/node/170
    http://www.georgetuggle.com/Graphics/Worldwater.htm

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  7. @giovanni geologo
    beh dai chiudilo sto rubinetto, portare l’acqua costa, in più la natura ci insegna a risparmiare, lo fa in ogni suo processo. Detto questo penso anche io che quella dell’estinzione sia una boiata galattica, però penso anche che con 5°C in più non si scia più d’inverno,e questo si che sarebbe catastrofico

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  8. @gerrard8
    con questo non volevo dire che scialacquo e spreco acqua anzi personalmente dove vivo raccogliamo anche l’acqua piovana per irrigare i campi e il giardino e l’acqua della lavatrice x lo sciacquone….
    volevo dire che la società ti fa sentire in colpa per delle inezie e chiude gli occhi di fronte a sperperi che a confronto sono colossali ( ex le perdite della rete idrica).
    Poi come giustamente si diceva un po di tempo fa l’acqua non si consuma, semplicemente si trasferisce da un luogo all’altro artificialmente e la si inquina.
    Ciao e buona lavata di denti

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  9. Basti pensare che:

    1) Le piante necessitano di molta acqua, soprattutto nella fascia tropicale. Se aumenta l’umidità stanno solo meglio.

    2) Le piante sfruttano l’anidride carbonica per effettuare la fotosintesi e produrre zuccheri, quindi maggiore anidride carbonica vuol dire soltanto maggiore energia immagazzinata dai vegetali.

    3) Le piante mi sembra che (ad occhio) stiano meglio d’estate che d’inverno (d’estate sono rigogliose, d’inverno muoiono le foglie…) quindi direi che la sopprotazione del caldo sia molto migliore della sopportazione del freddo… se potessero scegliere penso che tiferebbero per il GW piuttosto del GC…..

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