IL SEGRETO DEGLI INVERNI EUROPEI

Introduzione

Spesso su NIA dibattiamo sulle future (possibili) vicende meteo a lungo e lunghissimo termine: confrontiamo carte di previsione alle varie quote atmosferiche, commentiamo indici teleconnettivi (i famosi AO, NAO, QBO, ecc.), citiamo precedenti storici per ipotizzare i possibili scenari futuri della stagione successiva, oppure del proseguimento di una stagione già iniziata. I risultati di tali sforzi di indagare nelle nebbie, ben al di là dei fatidici 5 o 7 giorni, sono di solito altalenanti, ma non di rado del tutto inutili. Il tempo sembra spesso farsi beffe dei nostri tentativi di interpretarne in anticipo il comportamento, ma soprattutto degli sforzi dei migliori centri meteo internazionali, dotati di mezzi potentissimi e modelli estremamente sofisticati.

Ciò significa che non si può fare più di quanto non si stia già facendo, nel mondo e, ben più umilmente, su NIA? No, forse si può ottenere qualcosa di più. Forse si può scrutare una stagione futura, nei suoi tratti essenziali, con qualche settimana e magari anche qualche mese di anticipo, delineandone le tendenze, con un grado di attendibilità che, vedremo, può essere sorprendente.

Allo stesso modo cerchiamo di comprendere le cause che hanno determinato e che determinano specifiche condizioni meteo sul vecchio continente, non riuscendo ad esprimere spiegazioni plausibili. Ad esempio attualmente ci stiamo chiedendo il perché di un inverno finora deludente in Europa, nel pieno di un lungo minimo solare, dopo un inverno (2009-2010) tanto prodigo di freddo e di neve per le stesse zone? In realtà, una logica c’è, ed in questo articolo cercheremo di illustrarla nel modo più chiaro possibile.

Sappiamo che gli indici teleconnettivi  si possono definire descrittivi (AO, NAO, PNA, ecc…) o predittivi (AMO, PDO, ENSO, ecc…). I primi vengono tratti dalle corse dei modelli, quindi subiscono dei bei ribaltoni, i secondi possono essere impiegati per delineare un quadro previsionale a lunghissimo termine. Ebbene tra tutti gli indici predittivi ce n’è uno che ricopre un ruolo fondamentale per le sorti degli inverni europei: la QBO, o meglio l’accoppiata QBO/ATTIVITA’ SOLARE.   

Ai fini della nostra ricerca abbiamo considerato gli inverni europei (i lettori ci perdoneranno, l’Italia è troppo piccola per costituire un campione di studio significativo), dal 1950 ad oggi. Scorrendo gli archivi delle mappe a 500 ed 850Hpa (sono disponibili, ad esempio, su www.wetterzentrale.de) abbiamo notato sorprendenti correlazioni tra alcuni indici e certe configurazioni bariche e le relative isoterme. In sintesi, dall’esame della QBO a 30mb,  dall’esame dell’andamento del solar flux (ovvero dalla condizione di vicinanza ad un minimo o ad un massimo solare) e del sunspot number, abbiamo tratto alcune importanti conclusioni.

Ad onor del vero, esiste già uno studio in merito, che abbiamo individuato solo in corso di lavorazione del presente articolo, condotto dallo Stratospheric Research Group del FU Berlin . Poco male, ci conferma che l’idea non è affatto campata in aria e comunque non intendevamo concorrere al Premio Nobel…….!

Di seguito riportiamo quanto abbiamo potuto riscontrare, poi trarremo qualche conclusione.

 

Andamento degli inverni oggetto di analisi

  • INVERNO 1952-1953: Gennaio rigido con ondata di gelo intorno a metà mese (il 13 la -10 a 850hpa abbraccia il centro Italia). Febbraio molto freddo con nuova ondata di gelo intorno al 9 con la -10 sul centro Italia e la -15 sul nord-est. Anche marzo prosegue il trend con incursione fredda a metà mese. INDICI: QBO negativa (intorno a -2/-3); attività solare bassa con N. SPOTS MEDIO NEI MESI INVERNALI=18.6 e SOLAR FLUX=76.

 

  • INVERNO 1953-1954: Sia gennaio che febbraio mediamente freddi sull’Europa. Ondata di gelo storica a fine gennaio che colpisce Italia Francia e Spagna (il 1° febbraio la -15 è sulla Spagna!!!). INDICI: QBO negativa (-5/-7); attività solare bassa con N. SPOTS MEDIO NEI MESI INVERNALI= 5.9 e SOLAR FLUX=61.4.

 

  • INVERNO 1957-1958: Dicembre parte subito gelido con discesa fredda che colpisce il centro-sud (addirittura con la -10). Gennaio e febbraio sono contraddistinti da tre ondate di freddo intenso sull’europa (la prima il 22 gennaio, la seconda il 18 febbraio e la terza più intensa il 27-28 febbraio. Anche marzo risulta gelido per l’europa centrale e italia settentrionale. INDICI: QBO positiva (+4/+7); attività solare elevatissima con N. SPOTS MEDIO NEI MESI INVERNALI=200 e SOLAR FLUX=245

 

  • INVERNO 1959-1960: Gennaio storico con ondata di gelo il 9 (che colpisce soprattutto l’europa occidentale) e l’altra il 14 con la – 10 su Roma. Anche febbraio propone 2 avvenzioni gelide con maggior coinvolgimento dell’europa centrale e orientale. INDICI: QBO positiva (+8/+4); attività solare molto elevata con N. SPOTS MEDIO NEI MESI INVERNALI=120 e SOLAR FLUX=170

 

  • INVERNO 1961-1962: Ondata di gelo intensa  sull’italia il 17 dicembre con la -10 che abbraccia quasi tutto il paese. Dicembre propone una nuova avvezione gelida sull’europa il 24 ma l’italia questa volta resta ai margini. Nuova incursione fredda il 31 gennaio con la -10 sul nord italia. Altre ondate fredde rilevanti a febbraio marzo (in particolare il 15 marzo la -10 è ancora sul centro italia). INDICI: QBO positiva (+8/+5); attività solare in calo ma ancora abbastanza elevata con  N. SPOTS MEDIO NEI MESI INVERNALI=44 e con SOLAR FLUX=95 (tenendo conto che siamo in uscita dal ciclo più forte del XX sec.)

 

  • INVERNO 1962-1963: Oltre al celebre gennaio 1963 è da segnalare l’ondata di gelo del Natale 1962. INDICI: QBO negativa (-15/-19); attività solare bassa con N. SPOTS MEDIO NEI MESI INVERNALI=21 e SOLAR FLUX=77.5

 

  • INVERNO 1964-1965: Gelido febbraio 1965 con svariate ondate di gelo che colpiscono l’europa. A Roma cadono 40 cm di neve!!! INDICI: QBO negativa (-2/-3); attività solare ai minimi con N. SPOTS MEDIO NEI MESI INVERNALI=11.8 e con SOLAR FLUX=74.5

 

  • INVERNO 1966-1967: Inverno mediamente freddo con i due mesi invernali per eccellenza gennaio-febbraio costantemente freddi su europa e italia. Due ondate di freddo notevoli: la prima intorno all’8 gennaio con la -10 su firenze, e l’altra il 10 febbraio molto duratura. Freddo sull’italia anche a fine marzo. INDICI: QBO positiva (+13/+10); attività solare elevata con N. SPOTS MEDIO NEI MESI INVERNALI=96.7 e con SOLAR FLUX=141.2

 

  • INVERNO 1970-1971: Inverno molto mite sull’europa fino a fine febbraio-marzo. Ad inizio marzo infatti si registra un ondata di gelo intensa sull’europa e sull’italia (nevica nuovamente in modo copioso a Roma con la -15 sul nord italia il giorno 7). INDICI: QBO che è negativa fino a metà febbraio. Da lì volta su valori positivi; attività solare abbastanza elevata con N. SPOTS MEDIO NEI MESI INVERNALI=78.6 e con SOLAR FLUX=138

 

  • INVERNO 1978-1979: Gennaio storico su parte d’europa ed italia: ad inizio gennaio la -15 è sul nord italia (il 3 la -10 abbraccia quasi tutta l’italia) . Ancora gelo il 17 con nuova discesa polare. INDICI: QBO positiva (+1/+4); attività solare ai massimi con N. SPOTS MEDIO NEI MESI INVERNALI=141.2 e con SOLAR FLUX=187

 

  • INVERNO 1980-1981: Gennaio gelido sull’italia con due avvenzioni fredde notevolissime: la prima è la più intensa con la -10 su tutto il centro italia il 9 gennaio, la seconda il 28. INDICI: QBO positiva  (+9/+7); attività solare ancora elevatissima con N. SPOTS MEDIO NEI MESI INVERNALI=141.3 e con SOLAR FLUX=197

 

  • INVERNO 1984-1985: Inverno forse più famoso del XX sec. per la possente ondata di gelo verificatasi la prima decade di gennaio. INDICI: QBO negativa (-8 a dicembre e -0.37 a gennaio. Da febbraio svolta su valori positivi); attività solare ai minimi con N. SPOTS MEDIO NEI MESI INVERNALI=17 e con SOLAR FLUX=72.5

 

  • INVERNO 1986-1987:  Celebre, il Gennaio 1987. In zone come Scandinavia, Paesi Baltici, Polonia è fra i mesi più freddi di tutti i tempi e all’ondata di gelo di inizio gennaio di quell’anno appartengono più della metà dei record assoluti di quelle zone; l’Italia fu solo sfiorata dal grosso del gelo, ma al Centro-Nord riuscì comunque a nevicare copiosamente a metà mese. Freddissimo anche Febbraio in Europa, prima che scoppiasse il mese di marzo più freddo del secolo in Italia e zone come i Balcani: l’ondata di gelo del marzo 1987 durò oltre 15 giorni e fu eccezionale in zone come la Puglia, per durata e picchi, un’ondata di gelo che sarebbe stata eccezionale anche se fosse capitata a gennaio. INDICI: QBO negativa (-10/-14); attività solare bassissima con N. SPOTS MEDIO NEI MESI INVERNALI= 8.5 e con SOLAR FLUX=71

 

  • INVERNO 1990-1991: E’ entrato nella storia il gelido febbraio 1991 per l’Europa ed italia (si registrano  punte di -15-18° in Pianura Padana). INDICI: QBO positiva (+10/+8); attività solare ai massimi con N. SPOTS MEDIO NEI MESI INVERNALI=144 e con SOLAR FLUX=221 (con picco proprio a febbraio)

 

  • INVERNO 1992-1993: Ondata di gelo epocale sull’italia a gennaio 93. Il 3 la -15 è sul nord italia e la -10 sul centro: INDICI: QBO positiva (+8/+11); attività solare ancora alta con N. SPOTS MEDIO NEI MESI INVERNALI=75.6 e con SOLAR FLUX=139

 

  • INVERNO 1996-1997: Si registra una delle ondate di gelo siberiano più forti del secolo (il 27 dicembre la -15 tocca il centro italia). INDICI: QBO negativa (-12/-16); attività solare ai minimi con N. SPOTS MEDIO NEI MESI INVERNALI=8.8 e con SOLAR FLUX=72.9

 

  • INVERNO 2001-2002: Dicembre 2001 (prima al Centro-Nord, il famoso blizzard di S. Lucia, poi al Sud) e Gennaio 2002, ultimo inverno in cui siano gelati per più giorni (ovvero settimane) gran parte della Laguna Veneta, alcuni tratti fluviali del Nord Italia e laghi come quello Trasimeno. INDICI: QBO positiva (+1.5/+9); attività solare molto elevata con N. SPOTS MEDIO NEI MESI INVERNALI=113 e con SOLAR FLUX=206

 

  • INVERNO 2005-2006: inverno 2005/2006, che ha limitato il suo gelo in Russia (a Mosca si è scesi sotto i -30° dopo quasi 20 anni, dal gennaio 1987), ma è stato freddo anche in Italia con medie invernali di molto inferiori a quelle delle annate precedenti e col freddo da fine novembre a metà marzo. Spicca una nevicata superiore ai 50-80 centimetri sul Nordovest e sul Veneto alla fine di gennaio. INDICI: QBO negativa (-25/-0.38); attività solare bassa con N. SPOTS MEDIO NEI MESI INVERNALI=18 e con SOLAR FLUX=78.

 

  • INVERNO 2009-2010: Gelido in tutta la sua durata su gran parte d’Europa e sul Nord Italia come non accadeva da anni. INDICI: QBO negativa (-15/-19); attività solare bassissima con N. SPOTS MEDIO NEI MESI INVERNALI=14.55 e con SOLAR FLUX=79.5

 

Tutti gli altri inverni non citati risultano essere stati miti, o perlomeno non contraddistinti da incursioni fredde rilevanti. Le eccezioni, poche ma degne di nota, sono riportate di seguito in un paragrafo specifico.

 

Le tre regole

A nostro avviso, è possibile enunciare almeno tre regole, valide nella grande maggioranza degli inverni, dal 1950 ad oggi, in cui abbiamo riscontrato forti ondate di freddo su buona parte dell’Europa:

  • in presenza di QBO positiva, specie se ampiamente positiva, si verificano ondate di freddo, di origine artica o continentale, solo se il ciclo solare è al suo massimo o prossimo ad esso (solar flux e sunspot number prossimi ai valori massimi del ciclo in corso);

 

  • viceversa, in presenza di QBO negativa, specie se ampiamente negativa, le ondate di freddo sono molto spesso associate a situazioni di minimo solare o prossime ad esso (solar flux e sunspot number prossimi ai valori minimi del ciclo in corso);

 

  • infine, se si verifica un’accoppiata QBO-ciclo solare diversa dalle prime due, osserviamo tipicamente un “non inverno”, caratterizzato da zonalità, alta pressione distesa in prevalenza sui paralleli, nessuna irruzione artica nè alcuna retrogressione fredda continentale di rilievo, ecc.

 

Ulteriori considerazioni

La storia degli inverni europei  sembra ora limpida e di facile lettura. Prendiamo ad esempio in considerazione la serie degli inverni che parte dal 1957-58, inverni collocati  in un periodo di elevatissima attività solare. Si può constatare che da qui parte la famosa secuenza di un inverno freddo ogni due: inverno 57-58 gelido, causa QBO+; inverno 58-59 mitissimo causa QBO-, inverno 59-60 di nuovo freddo causa QBO+; inverno 60-61 anonimo causa QBO-;inverno 61-62 di nuovo gelido causa QBO+. Di quì si interrompe la sequenza uno ogni due, risultando l’inverno 62-63 storico per il gelo. La causa? Inizia il minimo solare  e gli inverni buoni si presentano in concomitanza  con la QBO-. Non a caso l’inverno 63-64 fu mite causa QBO+; 64-65 di nuovo gelido causa QBO-;e così via…..

A tal proposito ci piace farvi notare come entrambi gli inverni 1988-1989, 1989-1990, famosi per la loro straordinaria mitezza sono stati caratterizzati da condizioni di elevatissima attività solare e QBO- (in quel frangente si è riscontrata una QBO rimasta in campo negativo per un periodo anomalo). Il disaccoppiamento tra attività solare e QBO è stato anche causa del mitissimo inverno 2006-2007.

Ci siamo chiesti quale possa essere la spiegazione fisica, almeno di massima, di tale regola. Riportiamo testualmente quella descritta nell’articolo citato nell’introduzione, ci è parsa abbastanza chiara:

“…….Tra queste, forse la più importante, è quella che correla la frequenza di MMW al segno della QBO e all’intensità del ciclo solare.

Prendendo come riferimento il segno della QBO a 30hpa in entrata alla stagione invernale e l’intensità del Solar Flux, si è scoperto che episodi di Stratwarming e, in particolare, di MMW, sono più frequenti durante gli anni dominati da QBO+ e massimo solare e da QBO– e minimo solare. Al contrario QBO+ e minimo solare, così come QBO– e massimo solare, tendono a favorire la modalità positiva del Northern Annular Mode.
Tale relazione ha conseguenze pure nei confronti della Brewer-Dobson Circulation (BDC), la circolazione che descrive le modalità di trasporto di ozono dai tropici verso le regioni polari. La maggior parte dell’ozono è infatti prodotto a latitudini tropicali, come effetto della fotolisi dell’ossigeno che viene sollevato fino ad entrare nella stratosfera. La continua produzione di ozono sospinge quello degli strati superiori della stratosfera tropicale a muoversi verso le alte latitudini, dove le molecole di ozono si accumulano, risultando quindi quantitativamente maggiori rispetto al volume di molecole presente ai tropici.

Il processo sopra descritto avviene in tempi molto lunghi alle latitudini tropicali, basti pensare che una particella di aria impiega 4-5 mesi per passare da un’altezza di 16km ad un’altezza di 20 km e venire coinvolta nei processi che porteranno alla trasformazione in ozono.

La BDC, oltre ad essere modulata dalla variazione di intensità dell’attività convettiva in sede tropicale (MJO), come conseguenza di un innalzamento o abbassamento della tropopausa, trae influenza dai diversi abbinamenti QBO/ciclo solare che si vengono a creare. Com’è facilmente intuibile, durante QBO+ e massimo solare o QBO– e minimo solare, si ha un rafforzamento della BDC, con conseguente maggior trasporto di ozono ai poli. L’opposto accade con le altre due combinazioni, quando si ha un indebolimento della BDC e di riflesso un minor trasporto di ozono verso le latitudini polari”.

La motivazione risulta dunque essere abbastanza chiara: l’ozono viene prodotto in presenza di irradiamento solare. Dunque la maggior quantità di ozono stratosferico si dovrebbe riscontrare lungo l’equatore poiché lì la radiazione solare è maggiore. Ma non è affatto così poiché l’ozono è un gas che viene trasportato dai forti venti stratosferici verso i poli per compensare il deficit termico indotto da un minore soleggiamento. Il risultato è che la maggior concentrazione dell’ozono stratosferico si riscontra sopra i poli anziché sopra l’equatore. Un’accoppiata favorevole QBO/ATTIVITA’ SOLARE comporta un indice BDC maggiore, dunque una circolazione dell’ozono più forte. In questo caso si possono avere concentrazioni di ozono maggiori sopra i poli, favorendo di conseguenza situazioni di Stratwarming.

A sua volta la stratosfera ha un ruolo fondamentale per le sorti degli inverni europei. Per avere ondate di gelo rilevanti sulla “mite” europea è di fondamentale importanza che la stratosfera prenda le redini dell’inverno, esattamente come accaduto nella scorsa stagione invernale. In altre parole con una stratosfera fredda difficilmente si riscontrano situazioni eclatanti sul “vecchio continente”.

 

Le eccezioni: il ruolo della Nina

A tal proposito si può osservare che i soli inverni che rappresentano un eccezione  rispetto all’ipotesi da noi formulata sono stati contraddistinti da condizioni di NINA STRONG. Infatti gli inverni 74-75 e 76-77 che sono stati caratterizzati da QBO- e bassa attività solare, avrebbero dovuto portare gran freddo in Europa, ed invece entrambi sono risultati incredibilmente “miti”. La spiegazione va ricercata appunto nella NINA che, non favorendo l’intensificazione della East Asian Low, fondamentale per lo sviluppo dei fenomeni di Stratwarming, riduce le probabilità che si verifichino grossi disturbi in sede polare . Lo stesso discorso vale per il recente inverno 2007-2008, anch’esso trascorso in condizioni di minimo solare e QBO negativa ma con NINA STRONG.

E’ però d’obbligo una nota specifica sull’inverno 1955-1956. Apparentemente rappresenta l’anomalia per eccellenza: fu contraddistinto da condizioni di elevata attività solare, QBO lievemente negativa (a febbraio) e NINA STRONG; eppure è ricordato come un’inverno “storico” per il freddo e la neve, sull’Italia e su buona parte dell’Europa. In realtà, il freddo e la neve sono concentrati unicamente nelle prime tre settimane di febbraio, mentre il resto dell’inverno, in particolare dicembre e gennaio, è trascorso in modo sostanzialmente anonimo.

 

Il ruolo dell’attuale bassa attività solare

Infine è d’obbligo una considerazione in rapporto al profondo minimo solare che stiamo vivendo in questi anni. Tutti gli anni da noi presi in considerazione per la nostra indagine (dal 1950 ad oggi) fanno riferimento ad un periodo complessivamente di elevata attività solare, vale a dire che un profondo minimo di notevole durata, come si sta manifestando quello attuale, rappresenta un fattore del tutto inedito. Riteniamo possa essere in grado di cambiare del tutto le carte in tavola. Vale a dire una vera e propria variabile aleatoria. Ora abbiamo visto come gli episodi più eclatanti in Europa si sono avuti in coincidenza di minimo solare e QBO negativa (1963 e 1985), dettati da potenti fenomeni di riscaldamento stratosferico in sede polare con conseguente rottura del vortice polare stratosferico, e di conseguenza anche di quello troposferico. Quello che ci aspettiamo da un grande minimo solare (se tale sarà quello attuale), soprattutto nel lungo termine, è un ulteriore indebolimento del VP ed una sua maggiore vulnerabilità e dunque una propensione a situazioni che innescano eventi eclatanti sui lidi europei. Inoltre, in condizioni di minimo permanente l’accoppiata migliore (QBO-/BASSA ATTIVITA SOLARE) si presenterebbe circa una volta ogni due anni, a differenza dei periodi caratterizzati da cicli solari fortissimi (come sono stati gli ultimi) in cui tale accoppiata, per ovvii motivi, si riscontrava una volta ogni 10-11 anni. In altre parole non sarebbe necessario attendere ogni volta 10 o addirittura 20 anni per registrare episodi epocali in Europa. Quest’ultima condizione corrisponde proprio a quanto accadde nei decenni scorsi, quando, a causa della NINA STRONG del 75, per assistere nuovamente a condizioni di gelo estremo dettato “dall’accoppiata migliore”, si è dovuto attendere dal 1963 al 1985, esattamente 22 anni, cioè ben 2 cicli solari completi!!

Infine, non è nemmeno da escludere che nel pieno di un minimo solare eclatante (tipo Maunder o Dalton) la QBO si mantenga negativa per più anni consecutivi, generando condizioni favorevoli al freddo in Europa ogni inverno o quasi.

 

FabioDue e Riccardo

50 pensieri su “IL SEGRETO DEGLI INVERNI EUROPEI

  1. Due spiegazioni sul rapporto ozono-stratwarming le trovi qui, in italiano:

    http://www.meteogelo.com/il-blog-di-flavio-scolari/importanza-dellozonosfera/
    http://www.climateobserver.it/home/39/572-introduzione-allo-stratwarming-forcing-tropo-stratosferico-epf-bdc-coupling.html

    In sintesi, l’ozono incamera energia, oltre a proteggere l’atmosfera dai raggi ultravioletti (che altrimenti avrebbero un potente effetto riscaldante).
    Tale energia viene rilasciata quando l’ozono si scompone (per le ragioni indicate nei due link e legate alla QBO) e torna ad essere ossigeno. Questo produce degli stratwarming, di cui conosciamo bene le possibili conseguenze, se si propagano verso il basso……

    Per qualche dettaglio sulla QBO vedete anche il seguente link
    http://www.climatemonitor.it/?tag=quasi-biennal-oscillation
    L’articolo è più generale, ma se cliccate su “Quasi biennal oscillation” vi apre una popup con una spiegazione fatta di più pagine.

    Francamente, che mi sia tutto chiaro, devo dire che non lo è. E mi pare non sia chiaro nemmeno agli studiosi del settore, almeno a leggere gli articoli che ne parlano.

    Tuttavia, è interessante notare come la QBO- sia circa il doppio della QBO+, per cui l’effetto delle easterlies (QBO-) è più intenso delle westerlies (QBO+) e questo forse spiega come mai si possano avere potenti stratwarming anche con QBO- e Sole al minimo (oltre che con QBO+ e Sole al massimo).

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  2. Ad onor del vero, l’idea è di Riccardo, lui ha fatto la ricerca sui vari inverni.
    Io l’ho aiutato a trovare i dati necessari e ho curato la stesura dell’articolo, che poi abbiamo condiviso.

    Come avete notato, l’analisi è puramente qualitativa.
    La vera sfida sarebbe quella di renderla, almeno in parte, quantitativa, ovvero scoprire correlazioni interessanti in base a quanto la QBO sia positiva o negativa e a quanto il minimo solare sia profondo o il massimo intenso.

    Non è facile, abbiamo solo 60 anni di dati, o poco più.
    Inoltre si tratta di un periodo caratterizzato da un’attività solare quasi costantemente intensa.
    Però ci proviamo…..

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  3. Volevo suggerirlo, ma non volevo essere invadente 8)

    Si dovrebbe trovare un parametro che sintetizzi la “durezza dell’inverno” o delle configurazioni bariche…. Anche un parametro composito che integri, che so, temperature minime, cumulativo della neve caduta, giorni di vento da Nord … (giusto per buttare li… senza pretesa di avere l’idea risolutiva…)

    Ciao
    Luca

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  4. @nitopi

    Secondo me occorre qualcosa di più “macro”, su scala perlomeno continentale:
    ad esempio valori delle temperature ad 850Hp ad una certa latitudine, durata delle situazioni di blocco anticiclonico, ecc..

    Inoltre, noi ci siamo riferiti agli inverni europei sia perchè ci riguardano da vicino, sia perchè quelli nordamericani sono guidati più direttamente dall’ENSO (vedi quest’inverno) e perchè quelli asiatici davvero non li conosciamo.
    Ma gli stratwarming ed i blocchi anticiclonici funzionano qui da noi, come in Nordamerica e in Asia, questo è chiaro.

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  5. Salve ragazzi
    A proposito delle vicende attuali…leggendo l’articolo si capisce chiaramente cosa c’è alla base di questo orrendo inverno 2010-2011…ebbene un simile andamento è del tutto normale ed era facilmente prevedibile già da settembre/ottobre, in quanto l’attività solare ai minimi in presenza di QBO positiva,non è soltanto ininfluente, bensì ha addirittura un effetto negativo sulle sorti dell’inverno europeo….volevo fare una precisazione….le eccezioni che abbiamo riportato nell’articolo, che sono le uniche avute negli ultimi 60 anni, riguardano solo ed esclusivamente inverni in cui, nonostante l’accoppiata QBO/ att. solare favorevole, non si sono registrate ondate di gelo in europa…mentre ad eccezione del solo inverno del 56 NON SI E’ MAI registrato un inverno freddo con QBO ed attività solare disaccoppiati….questa sottile differenza è fondamentale, perchè se è vero che dato un accoppiamento favorevole (soprattutto del tipo QBO- e ATTIVITA SOL. BASSA) ci sono buonissime possibilità che l’europa venga investita da ondate di gelo (diciamo 80-85%), è altrettanto vero che dato un accoppiamento sfavorevole di partenza (ad esempio come quest’anno QBO+/BASSA ATTIVITA) le probabilità che l’europa viva un inverno mitissimo sono talmente elevate che si avvicinano alla certezza (ARRIVO FINO AD UN 95%)…..per questo vi dico che a già in autunno si poteva prevedere questo schifo, come qualcuno che si intende assai delle vicente stratosferiche ha fatto…approposito mi piacerebbe che questo qualcuno dica la sua……

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  6. @ Fabio Due
    No la differenza è radicale Fabio….l’america e l’asia non hanno bisogno di grandi performance stratosferiche per assistere ad episodi eclatanti, anzi….l’europa è caso a se, visto il suo clima mite di partenza necessita di avvenimenti particolari, avvenimenti che durante la PEG erano all’ordine del giorno e che di quì in avanti saranno sempre più frequenti…..

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  7. L’articolo è ottimo e dispone di solide basi scientifiche. Due piccoli appunti:
    1) La QBO la considererei alla quota di 45-50 Hpa (come fa l’Universita’ di berlino)
    2) Attenzione ai casi singoli…..a Gennaio del 1977 ci fu un potente MMW con annesso ESEs che si propago’ alla bassa troposfera ! Altro che scarso disturbo…….
    Poi il gelo colpi’ gli States ma l’episodio fu intenso

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  8. @Max

    Grazie per le osservazioni, sempre gradite, specie se così puntuali.

    1) ci abbiamo pensato ma la QBO a 50mb è disponibile solo dal 1979. Ci è parso un intervallo di tempo (e un campione di dati) troppo piccolo per trarre conclusioni così nette. Comunque potrà essere oggetto di indagini successive.

    2) i casi singoli, cioè le eccezioni, vanno esaminati uno per volta.

    Finora l’analisi è stata di natura qualitativa, prettamente statistica (correlazioni tra indici ed eventi) quindi basata sul confronto tra mappe ad 850Hpa, dal 1950 ad oggi, e comportamento della QBO e cicli solari.

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  9. @Riccardo

    Come dicevo prima, per quanto ho capito, l’inverno in Nordamerica dipende molto di più del nostro dal comportamento dell’ENSO.
    Dell’Asia davvero non so dire di preciso.

    Però di stratwarming che producono anticicloni di blocco ne abbiamo visti anche relativi agli altri continenti dell’emisfero nord, o sbaglio? Che poi il freddo scenda di latitudine anche per meccanismi meno “estremi”, sono d’accordo, basti vedere cosa accade in USA e Canada con la Nina, anche meno intensa di questa.

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  10. Comunque, a metà anno, in base al comportamento della QBO e al suo probabile andamento successivo, potremo prevedere il carattere dell’inverno 2011-2012 con una elevata probabilità di azzeccare il pronostico.

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  11. Complimenti x l’articolo. molto interessante!
    Al di là della teoria dei raggi cosmici,questo mette in luce l’aspetto che più mi interessa: ossia l’interazione della bassa attività solare con la formazione dei campi barici, che poi è la causa più diretta e immediata di eventi gelidi eclatanti in Europa.

    Anch’io,pur non avendo letto nulla al riguardo ho l’impressione che il clima del Nord america sia maggiormente legato all’ENSO, considerato, inoltre che gode di una maggior continentalità e permette orograficamente al gelo di fiondarsi quasi ovunque.
    Inoltre la conformazione del continente è tale per cui il gelo si propaga seguendo la zonalità legata al movimento del lobo canadese del VP, quindi è anche più semplice.
    Qui, noi abbiamo bisogno di antizonalità, retrogressioni etcc… tutte condizioni più eccezionali che normali dal punto di vista barico. Conditio sine qua non un VP disturbato.

    Infine, mi puoi spiegare come potrebbero in futuro capitare episodi di QBO- più frequenti?
    Sempre a causa del minimo solare? O altre cause?

    Ciao, grazie

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  12. @Emanuele
    Quella più che altro è una provocazione…infatti ho specificato che è solo un ipotesi….tuttavia ti posso dire che dal 1948 al 1956 la QBO è stata costantemente negativa…e si veniva nel complesso da un periodo di più bassa attività solare rispetto a quello successivo (dal 1955 in poi)….ad esempio attualmente mi aspetto un calo repentino della QBO con rapido rientro in condizioni negative( calo che si sta già manifestando in modo evidente)…vedremo se ci prenderò…..

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  13. Certo se la correlazione QBO- con minimo solare funziona… speriamo in un Maunder!
    Però.. non è forse vero che tutti ora si attendono un passaggio a PDO- con un sempre più frequente numero di episodi di NINA a dispetto del NINO?
    E ciò non può inibire un pò il discorso?
    Per farla breve, nei prox 2-3 anni, in teoria ci si attende un’attività solare bassa ma in crescita, più frequenti episodi di NINA, QBO che può variare…
    Risulta una minestra dai difficili risvolti previsivi.. un pò nè carne nè pesce.. che dite?
    Certo se poi dopo il 2013 il sole sprofonda.. avremo non più una variabile ma una “costante”!
    E allora il discorso “un inverno buono su due” potrebbe valere.. NINA permettendo…

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  14. @Riccardo

    No, non sbagli, sono proprio diversi.
    il sito NOAA dice che gli indici QBO riportati sono”the zonally averaged winds at 30 and 50MB and taken from over the equator.”

    Può essere che si tratti di misure prese in punti diversi, da enti diversi, boh…..anche il cambio di segno non avviene sempre nello stesso mese…..

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  15. Emanuele :Certo se la correlazione QBO- con minimo solare funziona… speriamo in un Maunder!Però.. non è forse vero che tutti ora si attendono un passaggio a PDO- con un sempre più frequente numero di episodi di NINA a dispetto del NINO?E ciò non può inibire un pò il discorso?Per farla breve, nei prox 2-3 anni, in teoria ci si attende un’attività solare bassa ma in crescita, più frequenti episodi di NINA, QBO che può variare…Risulta una minestra dai difficili risvolti previsivi.. un pò nè carne nè pesce.. che dite?Certo se poi dopo il 2013 il sole sprofonda.. avremo non più una variabile ma una “costante”!E allora il discorso “un inverno buono su due” potrebbe valere.. NINA permettendo…

    Sì certo , Nina permettendo, però direi di limitarci ad esaminare il prossimo inverno, per il momento.

    Ad oggi, con una Nina che si indebolisce, ma senza passare bruscamente a Nino (pare), una prolungata debolezza dell’attività solare (se continua e se il Sole non parte a manetta) e una QBO che nei prossimi mesi diventerà negativa, il prossimo inverno si prospetterebbe interessante……ma, ripeto, è presto. Tra 4-5 mesi facciamo il punto e vediamo se le condizioni sono mutate o meno.

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  16. Purtroppo non possono essere presi in considerazione…..

    FabioDue :
    @Riccardo
    No, non sbagli, sono proprio diversi.
    il sito NOAA dice che gli indici QBO riportati sono”the zonally averaged winds at 30 and 50MB and taken from over the equator.”
    Può essere che si tratti di misure prese in punti diversi, da enti diversi, boh…..anche il cambio di segno non avviene sempre nello stesso mese…..

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