Archivi giornalieri: 28 Marzo 2011

Il Picco del Petrolio -Ultima Parte-

p) L’abbondanza dell’isotopo C12 nel metano varia con la profondità.

Il Carbonio ha due isotopi stabili, il C12 e il C13. In genere, il C12 e’ 100 volte più diffuso del C13.

Le piante usano la CO2, e non e’ chiaro perche’ ma tendono ad usare leggermente di piu’ la CO2 in cui sia presente il C12 invece della CO2 in cui e’ presente il C13.

In genere si considera che se c’e’ il 2% in meno di C13 rispetto alla distribuzione media (ripetiamo, circa 100 a 1; quindi la frase va letta: “se il C13 e’ meno dello 0,98%) allora quell’idrocarburo ha un origine organica. Ma questo argomento non e’ decisivo: il Carbonio presente nelle condriti carboniose, ad esempio (che ripetiamo, sono meteoriti), presenta una concentrazione di C13 piuttosto variabile, con un “impoverimento” che va dal -2% al +11%.

E nello spazio non ci sono processi biologici (noti).

Inoltre i dati indicano che il metano ha meno C13 man mano che si avvicina alla superficie.

Gold spiega cio’ sostenendo che, nell’attraversare le rocce porose, le molecole che presentano il C12, essendo piu’ leggere, sono avvantaggiate rispetto alle molecole con il C13, quindi piu’ roccia il metano deve attraversare, maggiore sara’ l’impoverimento in C13.

E in effetti ci sono 3 dati reali che suffragano le tesi di Gold (e di altri prima di lui; ripeto che Gold ha il merito non tanto di aver elaborato questa teoria quanto di averla sposata, arricchita, e portata sotto i riflettori in occidente): il primo, il fatto che il tasso di impoverimento del C13 sia nel metano 10 volte superiore che nel petrolio, per cui il meccanismo della diffusione gassosa sembra spiegare questo fatto meglio che non l’origine biologica; se petrolio e metano hanno origine biologica il tasso di impoverimento di C13 dovrebbe essere lo stesso tra i due.

Il secondo, il dato gia’ visto che il metano piu’ profondo ha un tasso di impoverimento meno marcato, e anche questo dato viene spiegato bene dal modello della diffusione gassosa.

Terzo, come abbiamo gia’ detto il metano presenta un tasso di impoverimento di C13 superiore a quello imputabile ai soli processi biologici, e questo vale anche per il metano proveniente dai giacimenti piu’ profondi. Il che e’ spiegabile, nel modello della diffusione gassose, assumendo che il metano venga da fonti ancora piu’ profonde.

Abbiamo visto i vari punti citati da Gold a sostegno della sua teoria, relativamente all’origine del petrolio e del metano.

E il carbone?

Almeno il carbone, sarebbe di origine vegetale?

Secondo Gold, no.

Un pezzo di carbone.

O per meglio dire i carboni neri, antracite e carbone bituminoso, hanno origine inorganica.

E qui i geologi obiettano che nei giacimenti di carbone si trovano spesso resti organici di vegetali.

Come si possono spiegare questi resti (legno, spore, ecc.) ?

Gold ribalta l’argomentazione, sostenendo che proprio questi resti organici fossili sono una prova dell’origina non biologica del petrolio.

Infatti, dice Gold, i fossili presenti nel carbone sono piuttosto compressi ma non presentano nessuna deformazione a livello cellulare. Come e’ possibile spiegare questo fatto, argomenta Gold, se non assumendo che i fossili in questione siano dapprima stati penetrati da un idrocarburo liquido, che successivamente si e’ pietrificato in carbone?

Non solo, ma talvolta si rinvengono nel carbone foglie o ramoscelli intatti. E se il carbone deriva da vegetali, come e’ possibile che il processo di fossilizzazione abbia fossilizzato alcuni ramoscelli separatamente, mentre tutto il resto e’ diventato una massa informe?

Inoltre alcuni metalli rari, come Uranio, Cadmio e Mercurio sono presenti in quantità troppo elevata in alcuni carboni per poter pensare ad un’origine vegetale.

Ma se il carbone si formasse per solidificazione di idrocarburi liquidi o gassosi che provengono dal profondo del mantello, allora tali metalli potrebbero essere stati “catturati” da questi idrocarburi nel corso della loro risalita.

Inoltre spesso giacimenti di Carbone, Petrolio e Metano si trovano associati geograficamente; se il carbone derivasse da organismi vegetali e il petrolio da organismi marini, come sostiene la teoria “ufficiale”, l’ultima cosa che ci si aspetterebbe e’ di trovarli associati.

Per cui, secondo Gold (ripeto: continuo a dire Gold ma la teoria in questione ha molti sostenitori, anche precedenti a Gold, soprattutto russi), mentre risalgono in superficie dal profondo idrocarburi liquidi si arricchiscono progressivamente di Carbonio mentre si impoveriscono di idrogeno che si lega con l’ossigeno incontrato lungo la risalita, e percio’ spesso strati di carbone si incontrano sopra giacimenti di petrolio e gas naturale.

Ma qui c’e’ un problema, pero’.

Ci sono depositi di Carbone sopra sabbie altamente porose che non presentano nessuna traccia di petrolio o gas naturale.

Gold ammette che i carboni “bruni”, torba e lignite, possano avere un’origine vegetale.

Secondo lui chiamiamo con lo stesso nome, Carbone, sostanze completamente diverse che non presentano continuita’ tra l’una e l’altra.

Torba e lignite sono una cosa; l’antracite e il carbone bituminoso un’altra. E non esistono altre forme di carbone che presentano caratteristiche intermedie tra questi due estremi.

Lignite.

Ma Gold ha ragione?

Esistono ulteriori prove a sostegno di questa teoria, che lui ha esposto per la prima volta in occidente nel 1992 con l’articolo “The Deep Hot Biosphere” pubblicato da PNAS, forse la piu’ importante rivista scientifica americana (questa informazione viene da wikipedia; onestamente non sono riuscito a trovare tale articolo, forse l’autore della voce di wikipedia si confonde con un libro di Gold con lo stesso titolo)?

Beh, nell’articolo del 2001  “The Constraints of the Laws of Thermodynamics upon the Evolution of Hydrocarbons. The Prohibition of the Hydrocarbon Genesis at Low Pressures. – Energia 22/3, 18-23” di Kenney, J. F., Karpov, I. K. et al, viene dimostrato come le leggi della termodinamica proibiscano la trasformazione a basse pressioni di carboidrati o di qualunque materiale biologico (in decomposizione o no) in lunghe catene di idrocarburi o in carbonio puro (per un motivo legato ai potenziali chimici) .

E’ un articolo molto interessante, ma un po’ troppo complicato per me :-).

Se siete interessati, comunque, lo potete trovare qui. http://www.gasresources.net/ThrmcCnstrnts.htm

Se dunque il petrolio, il carbone (almeno quello nero), e il metano non sono di origine biologica, e Gold ha ragione, si aprono interessanti prospettive geopolitiche.

Controllare i giacimenti piu’ economicamente sfruttabili di queste materie prime permette di controllare le economie dipendenti da questi idrocarburi.

E soprattutto, se il petrolio e’ una fonte “rinnovabile”, per cosi’ dire, chi controlla il petrolio (gli USA) o il gas naturale (la Russia) non ha nessun interesse a sviluppare tecnologie energetiche alternative, men che meno tecnologie realmente rinnovabili, come potrebbe essere la fusione a bassa energia.

Forse la Cina un domani cerchera’ un’indipendenza energetica che prescinda dal petrolio, chissa’…

Comunque Gold e’ andato ancora piu’ in la’ con la sua teoria.

Sostiene ad esempio che rilasci improvvisi di gas dalle profondita’ della terra nell’atmosfera possano essere responsabili di disastri aerei e/o navali. In genere, dice Gold, tali rilasci avvengono in mare, ma possono avvenire anche sulla terra.

Cita ad esempio il caso di una nuvola a forma di fungo, larga piu’ di 200 miglia, alta circa 17.000 metri, osservata da alcuni piloti il 9 Aprile 1984 nel nord-est del Giappone.

E secondo lui, le luci che spesso accompagnano i terremoti, sono dovute proprio a questi gas, principalmente idrogeno e metano, rilasciati nell’atmosfera in concomitanza dei fenomeni sismici.

Sempre secondo lui, e’ sottostimato il ruolo che i gas sotterranei giocano nei terremoti: improvvisi rilasci di gas o esplosioni sotterranee sono fenomeni che ritiene andrebbero investigati piu’ a  fondo.

Per chi fosse interessato, in questa pagina:

http://origeminorganicadopetroleo.blogspot.com/2011/01/thomas-gold-professional-papers.html sono presenti tutti i lavori di Gold, anche quelli sui terremoti (verso il fondo della pagina).

Ma chi era questo Thomas Gold?

Nato nel 1920 e morto nel 2004, Gold e’ stato un astrofisico austriaco, uno dei piu’ importanti astrofisici del secolo scorso.

Professore di astronomia alla Cornell University, membro della US National Academy of Sciences, e membro della Royal Society di Londra e’ lui che ha  coniato il termine “magnetosfera” per il campo magnetico della Terra. Assieme a Bondi, ha sviluppato la Teoria dello stato stazionario, ora semidimenticata. Poco dopo la scoperta delle pulsar nel 1968, Gold e Hoyle identificarono correttamente questi oggetti come stelle di neutroni rotanti con forti campi magnetici.

In ambito scientifico ha spesso difeso idee all’apparenza astruse, che pero’ poi si sono rivelate esatte: in particolare una teoria sui meccanismi dell’udito, quella gia’ citata sulla natura delle pulsar, e una sull’asse di rotazione della terra.

Insomma, uno scienziato affascinante, interdisciplinare, che non aveva paura di sfidare il comune sentire, se riteneva fosse sbagliato.

Uno scienziato di quelli che piacciono a me.

Fonti:

http://www.eniscuola.net/getpage.aspx?id=4615&sec=1778&lang=ita&padre=2363&sez=Biologia&app=3226&idpadre=4613

http://it.wikipedia.org/wiki/Origine_abiotica_del_petrolio

http://www.stampalibera.com/?p=21245

http://www.pianetamarte.net/petrolio2.htm

http://www.coscienza.org/scienza/uranium.htm

http://energierinnovabili.forumcommunity.net/?t=9539177

http://www.oralchelation.com/faq/wsj4.htm

http://www.scienzeascuola.it/joomla/le-lezioni/2-lezioni/471-le-rocce-sedimentarie

-FINE-

Pierluigi