L’improvviso “colpo di reni” del Sole: confronto con i precedenti – Parte 1

Introduzione

Il recente forte incremento dell’attività solare mi ha colto di sorpresa, lo ammetto. Immaginavo che il Sole potesse continuare a “sonnecchiare” ancora a lungo. Lo immaginavo anche perché non mi ero ancora preoccupato di confrontare in modo puntuale, fino al dettaglio giornaliero, l’attività verificatasi finora nel corso dell’attuale ciclo 24 con quella dei cicli precedenti (19-23).

Ebbene, è esattamente quello che ho fatto e che descrivo di seguito, utilizzando i grafici relativi al solar flux, disponibili sulla rete, ad esempio sul sito www.solen.info, dal 1954 (anno del primo minimo di cui sono disponibili i dati di solar flux) ad oggi. Per i confronti utilizzo i valori di solar flux misurati; ritengo che la differenza tra questi e quelli normalizzati (adjusted), rispetto alla distanza Sole-Terra, sia abbastanza ridotta da non richiedere di tracciare nuovamente tutti i grafici. Inoltre, evito di confrontare la “ripidezza” dei grafici, a causa della differente scala, ed anche perché mi pare davvero un dettaglio.

Infine, ho considerato 100 il valore di solar flux che rappresenta il limite tra un ciclo ancora “sonnacchioso” ed uno invece in decisa progressione. Dai grafici si osserva che ciò corrisponde abbastanza bene alla realtà dei cicli compresi tra il 19 ed il 23.

Sono consapevole del fatto che l’incremento di attività possa non essere concluso e anzi possa intensificarsi ulteriormente nelle prossime settimane e mesi. Tuttavia, un primo esame, anche “in corsa” credo aiuti a capire qualcosa in più.

In questa Parte 1 esaminiamo i cicli 23, 22 e 21, nella Parte 2, che sarà pubblicata prossimamente, troverete i cicli 20 e 19, oltre ad alcune considerazioni finali.

La situazione attuale, aggiornata al 23 marzo, è la seguente e credo non abbia bisogno di molti commenti:

Mi limito solo a ricordare che i due picchi visibili nel grafico si sono verificati all’improvviso, ben 26 mesi dopo il minimo (dicembre 2008) e senza essere preceduti da altri picchi di intensità superiore a 100.

Di seguito riporto alcuni brevi commenti ai grafici, in corrispondenza dei trend di crescita (primi 2-3 anni dopo il minimo) dei cicli compresi tra il 19 ed il 23, procedendo a ritroso nel tempo.

 

1998 (ciclo 23)

www.solen.info/solar/history/hist1998.html

I grafici mostrano due picchi consecutivi di attività, di intensità e durata non troppo dissimile da quelli attuali, tra il 10 marzo ed il 20 aprile 1998, poco meno di 2 anni dopo il minimo (maggio 1996), sebbene la forma dei picchi sia meno ripida di quelli attuali, specie per quanto riguarda il primo in ordine di tempo.

Peraltro, si osserva come si fossero già verificati alcuni picchi, anche isolati, nel corso del 1997, persino ad appena 1 anno e 4 mesi dopo il minimo (vedere immagini seguenti).

Inoltre, nel corso del 1998 ed anche oltre si ritrovano coppie di picchi (es. quella compresa tra il 5 agosto e la metà di settembre, vedere immagine seguente), anche se di intensità superiore a quella attuale ed a partire da valori base di solar flux ormai costantemente ben superiori a 100 e peraltro già precedute numerosi picchi di intensità superiore a 100.

Pertanto, ritengo non si individui una chiara similitudine con la situazione del ciclo 24.

 

1987-1988 (ciclo 22)

http://www.solen.info/solar/history/hist1987.html

Gli esempi di coppie di picchi di attività sono più d’uno, persino meno di un anno dopo il minimo (settembre 1986): ad esempio è degna di nota la coppia di picchi compresa tra il 16 luglio ed il 30 agosto 1987; tuttavia l’entità dei picchi è un poco inferiore a quella attuale ed è preceduta da due picchi isolati di attività pari ad appena più di 100, occorsi nelle prime settimane del 1987.

L’anno successivo, invece,

http://www.solen.info/solar/history/hist1988.html

risulta abbastanza simile a quella attuale la coppia di picchi compresa tra il 21 maggio ed il 7 luglio, anche se di intensità superiore (il massimo del secondo tocca un valore pari a 200) ed a partire da valori base di solar flux ormai costantemente superiori a 100 e peraltro già preceduti da picchi di intensità superiore a 100.

Dunque, anche in questo caso, ritengo che la similitudine con la situazione dell’attuale ciclo 24 sia problematica.

 

1977-1978 (ciclo 21)

http://www.solen.info/solar/history/hist1977.html

http://www.solen.info/solar/history/hist1978.html

Si individua una coppia di picchi, compresa tra il 21 dicembre 1977 ed il 15 febbraio 1978, a poco meno di due anni dal minimo (marzo 1976), la quale segna un’accelerazione del ciclo 24. Ma, già prima di questa coppia, si osservano diversi picchi isolati d’intensità superiore a 100, segno che il ciclo era già in piena progressione a poco più di 1 anno dal minimo e che dunque la coppia di picchi non ne ha segnato il primo “cambio di passo”.

Pertanto, anche in questo caso, a mio modesto avviso, non si individua una chiara similitudine con il ciclo attuale.

FINE PRIMA PARTE

FabioDue 

 

19 pensieri su “L’improvviso “colpo di reni” del Sole: confronto con i precedenti – Parte 1

  1. Quello che bisogna considerare è anche la grandezza delle spot…

    Ad esempio la nuova impennata che stiamo vivendo proprio in sti giorni nn ha prodotto macchie di dimensione e coalescenza di particolare importanza, anzi…

    infatti nn solo il solar flux, ma anche gli X-rax nn ne hanno particolarmente risentito.

    simon

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  2. Ed anche qualora sia gli X-ray che il solar flux fossero cresciuti a livello dei precedenti cicli, la dimensione delle macchie resterebbe pur sempre minore…

    ennesima riprova che la legge di L&P possa essere valida.

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  3. Vero, ho considerato un solo aspetto, ma ce ne sono diversi da prendere in considerazione.
    Lascio ad altri, più competenti, il compito di fare la sintesi e trarre le dovute conclusioni.

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  4. FabioDue :

    Vero, ho considerato un solo aspetto, ma ce ne sono diversi da prendere in considerazione.
    Lascio ad altri, più competenti, il compito di fare la sintesi e trarre le dovute conclusioni.

    Ma guard, mancava credo solo la mia riflessione che cmq nulla toglie all’ottimo lavoro che hai fatto…la conclusione è che questo ciclo è più debole degli altri, e che seguisse il conteggio del nia’s sarebbe ancora a tutti gli effetti un minimo di Dalton se nn più basso!

    Simon

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  5. @ice2020

    In realtà, nel mio intento, questo articolo (compresa la seconda parte) intenderebbe essere solo l’inizio (magari un po frettoloso) di un ciclo di monitoraggio, con articoli successivi che scriverei a fronte di elementi degni di nota: es. una progressione normale e fisiologica di questo ciclo in partenza così anomalo, oppure viceversa evidenti ulteriori anomalie.

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  6. Non so se sono OT, ma vorrei far notare questo articolo relativo ai minimi di Gleissberg (non so se se ne è già parlato su NIA) che, secondo me, è interessante perchè non farebbe altro che confermare quello che stiamo cominciando a vivere in questi anni: sembrerebbe che, oltre a questo ciclo 24, anche almeno altri 2 cicli dovrebbero essere di bassa o bassissima attività solare e addirittura verso il 2030 ci dovremmo aspettare una situazione simile al periodo del minimo di Maunder:

    http://www.meteoscienze.it/new-little-ice-age/179-previsione-di-un-profondo-minimo-di-gleissberg-e-raffreddamento-climatico-attorno-al-2030-e-2200

    Cosa ne pensate?

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  7. @Carlo
    Che per i prossimi decenni in effetti ci si aspetta un’attività solare abbastanza debole. Che poi questa possa condurre ad un grande minimo come quello di Maunder, o ad una successione di cicli solo un po deboli, lo vedremo.

    Per il momento quella di Landscheidt è una teoria ancora da dimostrare. Aspettiamo, basta avere un po di pazienza, il 2030 non è lontano.

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  8. @FabioDue
    Insomma, non è lontano…. se tutto andasse “bene”, avrei 60 anni nel 2030… però è vero che il “freddo” conserva meglio del caldo.

    Scusate l’OT

    David

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  9. Adolfo Giurfa :
    Vedere il primo grafico qui sopra….
    Sai cos è successo nel 11 di Marzo del 2011?

    Ho guardato velocemente i grafici… ma ho comunque avuto l’impressione che vi siano delle regolarita’. Insomma… bisognerebbe confrontare quei grafici con i terremoti e gli allineamenti planetari!

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  10. @Bernardo Mattiucci
    La NASA sta studiando dal 1998 la bassa velocita’ del vento solare.Fattore tra i piu’ importanti nei cambiamenti climatici,nel senso che la diminuzione della pressione delle particelle sull’atmosfera tende a raffreddare il pianeta.Inoltre la bassa velocita’ del solar wind favorisce il flusso dei raggi cosmici (mai stato cosi’ alto da 60 anni).Raggi cosmici che a loro volta favoriscono la formazione di nuvole.E maggior copertura nuvolosa significa maggior riflessione dei raggi solari,e consegunte raffreddamento del pianeta.Io sono convinto che LORO hanno tutti i mezzi per sapere..ma continuano a burlarsi dell’umanita’ raccontandoci solo delle pippe.

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  11. Questa mattina (mentre aspetto che qualcuno liberi il bagnoooooo) controllo i valori del vento solare dal solito sito e che trovo?

    Velocity (km/s): 363.4
    Density (protons/cm3): 0.6

    La densita’ e’ nuovamente crollata.
    Ora…

    …sono giorni che monitoro quasi costantemente quel sito (lo trovo ricco di info utili) e vi posso assicurare che in 1 mese circa il massimo che avevo notato io era una densita’ di 3 o 4… non di piu’!
    Per quanto riguarda la velocita’ il massimo e’ stato intorno ai 500 o 600 km/s.
    Normalmente comunque la densita’ resta com’e’ ora… 0.6… al massimo 1 e qualcosa (quando c’e’ stato il terremoto in giappone era 1.7) e velocita’ piu’ o meno simile ad oggi… anche se spesso scende ancora.

    Cosa sta succedendo?
    Il sole e’ in affanno totale… ogni tanto… per qualche motivo…. sputa fuori qualcosa di piu’ grosso. Ma quello che abbiamo visto ieri sera in termini di densita’… e’ strano.
    Cioe’…
    il problema non e’ il “picco” che raggiunge… ma la “costanza” dei relativi valori.
    Il fatto che di tanto in tanto…. molto occasionalmente… vediamo un 30 di densita’ e un 600 di velocita’…. per poi tornare quasi a zero, significa che la forza di mantenere costanti quei valori il Sole non ce l’ha piu’. E questo accade per qualcosa di esterno… cioe’… c’e’ qualcosa che lo “disturba”.

    Ora pensiamo a cosa accade alla Terra… che viene influenzata nel suo “clima” dall’attivita’ solare.
    Se considerassimo il clima terrestre come un’indice dell’attivita’ del nostro pianeta, ecco che potremmo individuare la causa del variare di questa attivita’ nel Sole.
    E per l’attivita’ del Sole dovremmo individuarne la causa in qualcosa di esterno al sistema solare.
    Ma cosa?

    Qui si ritorna alle fanta-ipotesi.
    # Una compagna che periodicamente si avvicina e lo disturba negativamente?
    Se fosse cosi’ ci sarebbe un ciclo individuabile con 2 picchi alternati…. uno negativo ed uno positivo.

    # Una zona di galassia particolarmente densa?
    Se fosse cosi’ il ciclo sarebbe di circa 200 milioni di anni… cioe’… il Sole con il suo sistema planetario, ci si ritroverebbe in mezzo ad ogni giro… che dura parecchio…

    # Una concomitanza di allineamenti interstellari?
    Questa potrebbe essere una valida idea.
    La rappresentazione dell’orbita solare sul piano galattico somiglia ad una sinusoide che lo porta a salire sopra il piano galattico e a scendere sotto di esso con una frequenza ben precisa.Forse la spiegazione della ciclicita’ del Sole va ricercata a questi livelli.
    Ma senza le conoscenze della NASA non penso sia facile.
    Possiamo individuarne la ciclicita’… e magari tornare indietro nel tempo, ricostruendo i cicli solari e valutare se teoricamente ai “supposti” minimi ricorrenti corrispondono delle condizioni climatiche che l’archeologia ha gia’ individuato. Allora… forse… si potrebbe capire meglio qualcosa!

      (Quote)  (Reply)

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