Archivio mensile:Agosto 2011

Ancora 12800BP – 12900BP … non solo CME ma anche impatto extraterrestre — prima parte –

Le prove dalle registrazioni geologiche


In un mio precedente articolo reperibile al seguente indirizzo,

http://daltonsminima.altervista.org/?p=14847

vi ho riportato un recente lavoro redatto dal Dr. Paul La Violette. Il quest’ultima ricerca , il La Violette, sostiene che i tremendi sconvolgimenti naturali registrati nello YD potrebbero aver avuto causa grazie ad alcune straordinarie emissioni/ esplosioni di massa coronale da parte della nostra stella.

Viceversa adesso, andiamo ad analizzare tutta quella serie di dati e/o registrazioni geologiche effettuate da numerosi paleontologi, geologici, chimici etc. che sembrano confermare a chiare lettere l’ipotesi di un’ impatto o più impatti di oggetti di natura extraterrestre (vedi sciame di meteoriti e/o comete).

La testimonianza principale di questi impatti risiede in numerosi strati di carbonio, rinvenuti in più di cinquanta siti geologici. Siti riconosciuti , ben analizzati e documentati dalle organizzazioni ufficiali.

Nel nord-america si trovano dei sottili depositi, che sottoposti ad analisi ci rilevano dei picchi di : grani magnetici di iridio, microsferule magnetiche, carbone, fuliggine, sferule di carbonio, vetro, nano diamanti, fullereni con elio ET ed altre prove ha sostegno di un’ impatto ET con combustione di biomasse.

L’età di questi strati coincide con l’oramai ben noto raffreddamento dello YD e crescenti evidenze suggeriscono che questa dinamica si è verificata improvvisamente ed è stata pronunciata nel nord-america dove 33 generi di mammiferi sono scomparsi.

Sconvolgimento che ha causato una sostanziale diminuzione della popolazione paleo-americana. Le cause di questa estinzione sono molto dibattute e rimangono molto controverse. L’ evidenze geologiche e geochimiche sono ancora insufficienti per la scienza ufficiale. Le due ipotesi principali sono : l’intervento umano o il brusco raffreddamento.

Un certo Toon (1997) Rev Geophys 35:41–78 asserisce che un’ impatto ET capace di lasciare traccie in tutto il continente americano, richiede un’energia pari a 107 megatoni, equivalenti all’impatto di una cometa dal diametro di 4km. Ovvio, che un’ impatto di questo tipo lascia di solito un cratere di grandi dimensioni. Quindi asserisce il Toon , la mancanza di un grande cratere, risalente al pleistocene, può essere dovuta ad un’esplosione di uno o più oggetti ET in molti frammenti nell’ingresso nell’atmosfera terrestre, producendo quindi crateri al suolo ! Viene da ricordare l’evento Tunguska registrato in siberia nel 1908. Nella seconda parte, tornerò in merito a detta questione, riportando delle interessanti immagini.

In sintesi, un vero e proprio scenario apocalittico si sarebbe registrato in quelle ore nel nord america.

Produzione di onde d’urto devastanti con una sovra-pressione e contemporanea creazione di veri e propri venti e vortici di fuoco che avrebbero causato incendi globali , distruggendo foreste, praterie e scorte di cibo per tutti gli erbivori. Diminuzione della fotosintesi per le piante . Fuliggine, fumi tossici e cenere avrebbero completato l’opera oscurando e bloccando la luce solare, producendo l’effetto collaterale più temuto una glaciazione a tempo di record. I feedback li conoscete molto bene, vapore acqueo e ghiaccio nell’alta atmosfera, incremento della nuvolosità ed effetto albedo e blocco della circolazione termoalina nel nord atlantico dovuto all’impatto ET con conseguente scioglimento e frammentazione delle calotte di ghiaccio con abbassamento della salinità dell’oceano.

Sono state inoltre ipotizzate anche vere e proprie onde pandemiche, ma ad oggi, non si sono trovate prove nelle registrazioni del pleistocene. Inoltre, negli ultimi 80’000 anni si sono verificati numerosi episodi di raffreddamento brusco, ma nessuno è noto per essere associato a grandi estinzioni. Questa estinzione è troppo ampia ed ecologicamente profonda ed impulsiva a sostegno ti tali ipotesi.

Si ipotizza perfino una grande esplosione nel nostro nucleo galattico, oppure troviamo ricercatori come un certo Brakenridge che ipotizza l’esplosione di una supernova. Cluber e Napier propongono molteplici incontri con i resti di una cometa o un flusso di meteoriti.

Entriamo adesso nel vivo della trattazione andando a parlare ed analizzare i siti geologici dove sono stati rinvenuti dei sottili strati di sedimenti di uno spessore di soli circa 5 cm. !

Torno a specificare che i numerosi luoghi analizzati sono stati selezionati in base alla loro lunga tradizione archeologica e paleontologica (vedi la cultura clovis), quindi son ben documentati e datati dai ricercatori precedenti. Vedi la tabella sotto riportata.

Tre i siti che confermano l’estinzione della fauna (marcatori con la lettera “K”).

Sette siti presentano il tappetino nero di carbone che sovrasta il confine dello YD ( marcatore con la lettera “B”). Alcuni restanti marcatori “misc.markes” sono per il Carbone la lettera “C“, per il carbone vetrificato la lettera “G”.

L’accuratezza delle analisi al radiocarbonio su questi sedimenti ha permesso di calcolare con estrema precisione la datazione di molti siti. Uno dei siti più noti e documentati è Murray Springs in Arizona.

Otto campionamenti che fanno risalire il tappetino nero ad una datazione pari a 10’890AC al 14Cyr corrispondenti a 12920 anni fa.

Osservate nell’immagine sotto riportata, il deposito (linea scura), dei sedimenti, presente su una parete del sito sopra citato. Appena sotto la rottura litologica (linea scura) troviamo l’iridio, la fuliggine,i fullereni e microsferule che andremo nello specifico a trattare in seguito.

Sia sopra, che sotto sono stati ritrovati sia impronte (scavi condotti da Vance Haynes Jr.), che resti di mammut, che artefatti della civiltà “Clovis”. In particolare l’ottima conservazione degli scheletri dei mammut sembra confermare il rapido interramento dopo l’evento YDB – younger dryas boundary – ( confine dello Younger dryas ).

Di seguito riporto immagine dei siti calibrati (datazione) al confine del periodo dello Younger Dryas YDB . I siti evidenziati con il colore verde sono quelli che presentano un’alta percentuale di Iridio. I siti con valori irrivelanti di Iridio (<0,05 ppb) sono segnalati con il colore marrone. I siti che presentano il famoso depositi o tappetini neri di carbonio riportano un triangolo nero invertito.

Non solo nel nord america , in europa abbiamo il sito di Lommel in Belgio al confine con l’Olanda. In questo luogo, 12940 anni fa, si trovava una grande foresta ai margini di una palude. La striscia di colore nero, datata nuovamente 12,9ka (inizio del dryas recente), contiene tutti quei marcatori , precedentemente accennati, indicatori di un’ impatto extraterrestre (grani magnetici, microsferule magnetiche, carbone etc.). In particolare, da sottolineare l’alta percentuale di Iridio, pari a 117ppb, presente nei grani magnetici. Il carbone suggerisce inoltre combustione diffusa di biomasse.

Comunque in molti altri siti europei si trovano strani simili, datati sempre 12,94ka, come in Gran Bretagna,Francia, Germania, Danimarca e Polonia. Tutto quanto si correla appunto con gli strati YDB in nord america.

Nella seconda parte entreremo nel dettaglio dei veri e propri marcatori rinvenuti nello strato di sedimenti, dimostrando a suon di esami di laboratorio come questi indicatori avvalorino a chiare lettere l’ipotesi di un’ impatto extraterrestre.



Michele

La Rubrica di NIA: Agosto 1943, Caldo record al Nord

Ci Apprestiamo a vivere una seconda parte del mese di Agosto veramente bollente, purtroppo diversamente dalle previsioni che ci avevano fatto sperare ci toccherà accontentarci della solita Estate lunga e sopra-media tipica degli ultimi anni.

Ed è proprio li che voglio andare a parare, perché se è vero che le Estati molto lunghe con ondate di caldo molto forti anche a fine Agosto sono state la norma negli ultimi anni (anche se in anni come 2005 e 2006 l’estate è finita decisamente presto) questo non significa che una volta non capitassero, anzi, durante gli anni 40 la situazione era molto simile a quella odierna, almeno per il Nord Italia a cui faccio riferimento in questo articolo.

Voglio quindi analizzare il periodo che delinea la seconda parte del mese di Agosto del 1943 mese che risulta tra i più caldi di sempre, e che per i dati dell’osservatorio di Milano Brera risulta il 2° più caldo dalla fine del 1700, anno nel quale iniziano i dati, però a differenza di quasi tutti i mesi di Agosto molto caldi il periodo peggiore avvenne verso fine mese, cosa alquanto anomala.

Se non ci fosse stato il mostro irripetibile del 2003 questo sarebbe ricordato come l’Agosto più anomalo di sempre.

Le mappe che seguiranno sono delle renalisi fatte su grafica di Wetterzentrale, purtroppo alcune non sono molto precise e sovrastimano di un po’ le temperature in quota.

Partiamo con il mostrare la situazione il giorno di Ferragosto

Vediamo una situazione dominata di un ibrido Azzorre-Sub Tropicale che porta spesso condizioni di caldo molto forte al Nord.

Nei 2 giorni successivi i geopotenziali di alzano a causa della spinta del cammello.

Intanto la +20 abbraccia tutta l’Italia

Nei giorni successivi avviene una nuova spinta sub-tropicale, stavolta in una situazione che favorisce le massime elevate al Nord

Ed è proprio in queste condizioni che il Nord durante i giorni 19-20-21 di Agosto mette a segno delle massime molto alte, che in molte zone rappresentano i record tutt’ora imbattuti per la 3° decade di Agosto (nelle stazioni la cui massima fu il 21 Agosto)

Concludiamo il mese

Nei giorni successivi fu sempre il cammello a dominare

Mettiamo ora qualche Temperatura

Milano: massima di +36.0°C il 20, media massime del mese: +31.3°C, la minima il giorno 18 si fermò a +25.4°C

Novara: la massima fu solo di +35.0°C il 20 ma la media massime del mese a +32.0°C è quasi storica

Udine: massima di +35.9°C il 19, media massime del mese: +30.9°C

Belluno: massima di +37.8°C il 19, ma anche una massima di +36.1°C il 22, media massime del mese: +31.0°C

Padova: massima di +38.0°C il 19, media massime del mese: +32.2°C

Rovigo: massima di +38.0°C il 19, media massime del mese: +33.1°C

Trento: massima di +37.4°C il 20, media massime del mese: +31.8°C

Bolzano: massima di +38.1°C il 18, ma anche massima di +36.8°C il 22, media massime del mese: +31.7°C

Castelfranco Veneto: massima di +37.0°C il 21, media massime del mese: +32.7°C

Parma: massima di +38.0°C il 19 e 20 di Agosto, media massime del mese: +33.8°C

Bologna: massima di +37.1°C il 21, media massime del mese: +33.3°C, minima il giorno 18 che si fermò a +28.1°C, un valore più alto di quello toccato nel Giugno 1935 (mese che detiene quasi tutti i record di minima più alta del Nord)

Imola: massima di +37.6°C il 21, media massime mensile di +34.0°C

Ravenna: massima di +38.2°C il 21 (record per la 3° decade ancora imbattuto), media massime del mese: +32.8°C

Pisa: massima di +39.5°C il 19 e 20, media massime del mese: +32.6°C

Firenze (Idrografico): massima di +37.8°C il 20, media massime del mese: +33.0°C

Pistoia: massima di +42.8°C il 20, media massime del mese: +35.8°C

Grosseto: massima di +41.5°C il 20, media massime del mese: +35.3°C

Per quanto riguarda la situazione al di fuori dell’Italia andare a cercare i dati è un po’ un casino visto che c’era la guerra in quel periodo, ho trovato però il dato di Monaco di Baviera, al di la della Alpi, la massima arrivò a +35.0°C in 2 occasioni, il 19 e il 21 di Agosto e rappresenta tutt’ora il record assoluto per Agosto.

FABIO

Michele, ci hai preso ancora una volta…Terremoto: due forti scosse di magnitudo 7.5 e 7.0 a largo delle Vanuatu (Pacifico)

Vi ricordate l’articolo di Michele di alcuni giorni fa:

http://daltonsminima.altervista.org/?p=15437

Ed ecco qui:

Una potente scossa di terremoto di magnitudo 7,5 Richter è stata registrata nell’Oceano Pacifico nella regione delle Isole Vanuatu. Lo conferma l’istituto geosismico statunitense (Usgs). L’epicentro è stato localizzato in mare a 60 km a sud-est della capitale dell’arcipelago, Port-Vila, a 40,5 km sotto la crosta terrestre, alle ore 03:55 locali (le 18:55 italiane).
Una replica di magnitudo 7.0 è stata registrata alle ore 20:19 italiane.
Dalle notizie diramate, nessun allarme tsunami è stato al momento diffuso.

Fonte: http://www.6aprile.it/featured/2011/08/21/terremoto-due-forti-scosse-di-magnitudo-7-5-e-7-0-a-largo-delle-vanuatu-pacifico.html

Vortici aperti, vortici chiusi

E’ un pò che ci penso e mi pare che anche qui nel blog si stiano esprimendo per lo più opinioni personali …

La domanda che pongo e’ : per far aumentare i ghiacci polari (le banchise, intendo) conviene molto freddo assai concentrato (Vortice polare chiuso) oppure e’ meglio che il freddo , seppur di minore intensità, sia sparso su di un’area superiore ?

L’unico modo per rispondere, a mio avviso e’ fare due conti .

E come al solito ve li propongo sulla carta di formaggio.  Mi scuso in anticipo se ho dovuto usare un pelo di calcolo integrale ma… chi non lo conosce dovrà fidarsi e chi lo conosce, per favore controlli i conti….

Cominciamo con il modelino :

  • Mettiamo dell’acqua a zero gradi (Mare)
  • Mettiamoci sopra del ghiaccio (che poi andrà a tendere a zero ma per ora mettiamocelo)
  • Mettiamo sopra il ghiaccio dell’aria fredda.

Usando formule ottocentesche si trova che il “calore” fluirà verso l’esterno ostacolato dalla “Resistenza termica” del ghiaccio. Più e’ spesso il ghiaccio e meno calore fluisce, più e’ grande la superficie e maggior calore fluisce.

Altre formule ottocentesche ci dicono che per far “gelare” l’acqua occorre sottrargli una certa quantità di calore .

Nel primo foglio vedete i conti che portano a ricavare la “velocità di congelamento” di una colonna d’acqua :

Come si vede la velocità di congelamento e’ inversamente proporzionale allo spessore deh ghiaccio. Ciò significa che lo spessore aumenta nel tempo con legge LOGARITMICA (quindi pian piano la formazione rallenta, senza per altro fermarsi mai… vedi grafico del logaritmo preso da wikipedia , la parte che ci interessa e’, ovviamente, quella positiva del grafico in quanto ghiaccio con spessore negativo non ha molto senso fisico… )

Ora però voglio essere più cattivo. Supponiamo che la temperatura sia differente man mano che ci allontaniamo dal centro del cilindro (ma resti costante lungo la circonferenza) .

Dovremo procedere ad una integrazione “a cipolla” considerando cilindretti infinitesimi.

Seguite il ragionamento riportato nel foglio seguente (cliccateci sopra se non vedete bene)… oppure fidatevi (male!)

Miracolosamente risulta che la dipendenza dello spessore  di ciascun cilindretto dal tempo e’ sempre logaritmica ma dipende anche dal “differenziale di temperatura” che si verifica localmente.

A questo punto facciamo il conto che ci interessa: il volume totale.  Per vostra delizia devo integrare di nuovo (e vi confesso che la probabilità che, su tre integrazioni, abbia fatto un errore e’ prossima all’unità) supponendo una distribuzione di temperatura sulla nostra calotta simulata. Per non farmi problemi ulteriori suppongo che vada da 0°C ai bordi del noostro cilindrone (cioè, più in la non si forma ghiaccio) a T0 del centro (la nostra temperatura del Polo Nord).

Seguite ( e chi sa controlli i conti, mi raccomando) e troverete che…

Il Volume totale di ghiaccio formato e’ sempre logaritmico nel tempo ma solo DIRETTAMENTE PROPORZIONALE ALLA TEMPERATURA PIU’ FREDDA mentre e’ PROPORZIONALE AL QUADRATO ( e dico quadrato!!!) della distanza a cui la temperatura scende a zero gradi   (Appalusi)

(Nell’ultima formula l’R al cubo al numeratore dovrebbe essere un R’, e quindi si semplifica con il denominatore… Visto che bravo? Mi sono trovato da solo un errore! Solo che oltre ad essere distratto sono anche pigro e non ho voglia di scannerizzare di nuovo il foglio… Inoltre la T va inseita con valore positivo… intesa come differenza tra zero e la T negativa)

Ho provato a plottare l’andamento della funzione (ovviamewnte solo per vedere come si comporta, senza pretesa di mettere dei valori reali … questo lo lascio a chi ha i numeri per farlo) ed ecco il risultato :

La traccia blu e’ stata relizzata con T=10 e R=10.

Poi ho dimezzato T e raddoppiato R (Traccia viola) e viceversa(Traccia gialla). La differenza e’ impressionante. Per avere più o meno lo stesso risultato della traccia gialla , con R=20  sono dovuto scendere a una delta T ridicolo di 1.5 (traccia azzurra)!

Chiarmente il tutto vale con le approssimazioni del caso… ad es. non e’ vero che tutta l’acqua sia li pronta a congelarsi quando siamo sul bordo della banchisa, non ho tenuto conto della conducibilità “trasversale” nel ghiaccio, non ho la minima idea di come si abbassino le temperature se il vortice si “spappola” ecc. ecc. Però sarei propenso a sbilanciarmi sul fatto che e’ molto meglio un vortice polare “tiepidino e spappolato” di uno freddissimo ma “chiuso a riccio”

Ma penso che un’idea ve la possiate essere fatta…

Luca Nitopi

Ghiacci Marini Antartici – Situazione Luglio 2011

Estensione:

Anomalia Concentrazione:

 

Area:

 

Trend Anomalia Estensione:

 

Curiosità:

Rispetto a 10 anni fa abbiamo 0.1milioni di kmq di estensione in più e 0.3 in meno di area.

Rispetto a 20 anni fa abbiamo 0.1milioni di kmq di estensione in più e 0.1 in più di area.

Rispetto a 30 anni fa abbiamo 0.3milioni di kmq di estensione in meno e 0.5 in meno di area.

Durante la Stagione Invernale l’estensione dei ghiacci Marini Antartici è talmente elevata che le percentuali di anomalia risultano piccole e il grafico non può essere confrontato con quello di altri mesi

 

FABIO