Una Nina storica? Forse sì, forse no.

Cos’è la Nina

Da mesi, ormai, nel forum Meteo ricorre una parola: Nina. Forse non è un nome familiare a tutti: si tratta in sostanza di un’anomalia negativa di temperatura che ricorre nell’Oceano Pacifico equatoriale, appena al largo delle coste del Sudamerica, per migliaia di chilometri verso ovest, fino quasi alle coste dell’Australia e della Nuova Guinea. La seguente analisi delle anomalie di temperatura rispetto ad un periodo di riferimento, scelto opportunamente (10 anni almeno), spiega di che cosa si tratti in termini fisici:

 

 

 

Il suo opposto è il Nino, anomalia positiva. Ma ne parleremo quando si verificherà nuovamente, di solito Nino e Nina si alternano, spesso con periodicità circa annuale. Talvolta però (3 volte negli ultimi 60 anni), la periodicità cambia sostanzialmente: ad esempio, ad una Nina può seguire un’altra Nina e magari persino altre due. È proprio quello che si sta verificando ora: la Nina precedente si è conclusa la scorsa primavera e, dopo qualche mese di sostanziale neutralità, è iniziato un altro evento di Nina. In pratica, si può considerare quello in corso come un unico evento, con una breve pausa nel mezzo (primavera-estate 2011), che ha avuto inizio a Maggio 2010 e non si è ancora concluso. Questa è una ragione per cui di questa Nina si parla molto, ma non è l’unica, ce ne sono almeno altre due. Tutte e tre la rendono davvero “speciale”. La prima risiede nella sua intensità. Infatti, si osservi questo grafico:

 

 

L’unità di misura in ordinata è il MEI (Multivariate Enso Index), basato, dice letteralmente il NOAA (l’ente governativo americano di studi oceanici e climatologia) “on the six main observed variables over the tropical Pacific. These six variables are: sea-level pressure (P), zonal (U) and meridional (V) components of the surface wind, sea surface temperature (S), surface air temperature (A), and total cloudiness fraction of the sky (C)” Insomma, non si tratta semplicemente di temperatura, ma di un indice composito, i cui valori tuttavia (curiosamente) non si discostano poi molto dai valori di temperatura.

Il grafico testimonia la forza di questa Nina, rappresentata dall’ultima striscia blu sulla destra. E’ forte tanto quanto quella del 1975 e, almeno finora, poco meno quella del 1955. Ma sembra volerne condividere la durata: quei due eventi durarono ciascuno poco meno di tre anni. Il primo rappresentò in buona misura un cambiamento climatico: dopo gli anni Trenta e Quaranta, relativamente miti, negli anni cinquanta e Sessanta del Ventesimo secolo ci fu un calo delle temperature medie, accompagnato da una maggiore frequenza di inverni rigidi, anche in Europa. Quella Nina ne rappresentò una “spia” e in parte una causa. La Nina del 1975, invece, parve rappresentare il termine di quel periodo: da allora le temperature medie globali ripresero a salire.

 

Nina, PDO e sue peculiarità

Ecco, la Nina attuale è importante perché, forse, rappresenta una nuova svolta, come quella degli anni Cinquanta. Essa è stata accompagnata da un cambio di segno (da + a -) di un altro indice importante, la PDO, analoga come effetti alla Nina (raffredda anch’essa) ma operante su scale temporali ben diverse. Descrivere in dettaglio la PDO non è oggetto di questo articolo; comunque, è la coppia rosso-azzurra sopra la Nina, nell’Oceano Pacifico, nella prima figura. Tuttavia, riporto una frase significativa, riguardante la relazione tra ENSO (ovvero Nina/Nino) e PDO: “….the PDO has a modulating effect on the climate patterns resulting from ENSO. The climate signal of El Niño is likely to be stronger when the PDO is highly positive; conversely the climate signal of La Niña will be stronger when the PDO is highly negative. This does not mean that the PDO physically controls ENSO, but rather that the resulting climate patterns interact with each other.” Insomma, gli effetti della Nina attuale, nonché di quelle future, saranno probabilmente più intensi poiché la PDO è divenuta negativa qualche tempo fa

(fonte: http://ffden-2.phys.uaf.edu/645fall2003_web.dir/Jason_Amundson/enso.htm, Università di Fairbanks, Alaska, facoltà di Fisica). Almeno, questo è quanto gli studi più recenti indicano.

Dunque ora conosciamo almeno quattro ragioni per cui questa Nina è assolutamente degna di nota:

 

1)           è composta da (almeno) due eventi di Nina consecutivi, come nel 1973-1976 e nel 1954-1957;

2)           è intensa come quella degli anni Settanta e poco meno (finora) di quella degli anni Cinquanta;

3)           il ciclo PDO condiziona il ciclo ENSO, ovvero lo modula, come studi recenti hanno evidenziato; in sintesi, in fase PDO+ gli eventi di Nino risultano più intensi; viceversa, durante una fase PDO- gli eventi di Nina risultano a loro volta più intensi;

4)           il ciclo PDO ha una durata piu’ o meno decennale, pertanto è ragionevole supporre che da oggi al 2020 si verificheranno più eventi di Nina e mediamente più intensi rispetto al recente passato, con conseguente riduzione progressiva delle temperature globali.

 

Ma c’è almeno un’altra ragione, per ora solo probabile, per la quale questa Nina potrebbe divenire “storica”: le previsioni NOAA (in passato rivelatesi le più attendibili, sebbene un po’ approssimate per eccesso) per i prossimi mesi disegnano scenari da record.

A tale proposito, si osservino i seguenti due grafici:

Il primo è il più recente modello di previsione del NOAA, il secondo è quello “storico”. Entrambi si riferiscono alla zona 3.4, il cuore dell’ENSO (della Nina, in tal caso), nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico.

La linea nera continua testimonia le anomalie effettive di temperatura, quella tratteggiata le previsioni. Le altre linee costituiscono i vari “membri” previsionali. Si tratta infatti di una “ensemble”, ovvero la linea tratteggiata in grassetto è il risultato di una “famiglia” di previsioni, ciascuna ottenuta cambiando leggermente i  parametri in gioco.

In ogni caso, entrambi i modelli testimoniano di un evento di Nina che potrebbe essere epocale.

 

Gli effetti della Nina 

Un possibile evento epocale, dunque, mai visto negli ultimi 60 anni e forse persino oltre. Roba da brividi, e letteralmente da brividi, visto che l’effetto più noto della Nina è quello di abbassare le temperature del nostro pianeta. Va bene, ma di quanto? Beh, la prima parte della Nina attuale, quella conclusa la scorsa primavera, ha ridotto le temperature di circa mezzo grado. Questa seconda parte potrebbe fare persino di più.

La Nina però ha anche effetti specifici, diversi in zone diverse del nostro pianeta: ad esempio compatta e rafforza il Vortice Polare, ma favorisce lo spostamento dell’anticiclone delle Aleutine a ridosso delle coste nordamericane dell’Oceano Pacifico, rendendo probabili discese fredde sul suo bordo orientale, in inverno. In Europa produce quello che stiamo osservando da molti mesi ormai, perlomeno dal mese di gennaio: ostinata persistenza dell’alta pressione, estrema difficoltà da parte delle perturbazioni atlantiche di aprirsi la strada verso il Mediterraneo. Dunque siccità, anche temperature sopramedia ma soprattutto forti escursioni termiche man mano che la stagione avanza e le notti si allungano. E poi, man mano che la Nina (come pare) crescerà, che cosa dovremo attenderci? L’abbiamo già visto in un articolo pubblicato qualche giorno addietro, qui: http://daltonsminima.altervista.org/?p=16413 non aggiungo altro, è già tutto scritto, sono conclusioni tratte dalla storia degli eventi di Nina dei decenni passati.

 

Per concludere, quanto detto a proposito delle previsioni NOAA sottintende che queste siano sostanzialmente corrette. L’anno scorso, come accennato prima, sovrastimarono un po l’intensità della Nina al suo massimo. Ma sarà così anche stavolta? Lo vedremo, mese dopo mese. Non perdetevi il prossimo aggiornamento!

 

Infine, un doveroso ringraziamento a Giorgio per aver rivisto attentamente l’articolo ed avermi segnalato errori e possibili miglioramenti di merito.

 

FabioDue

68 pensieri su “Una Nina storica? Forse sì, forse no.

  1. @Gianluigi
    Secondo me no perchè il canale di Panama è chiuso nel senso che è regolato da paratie che, all’interno di appositi bacini, innalzano acque e navi al loro interno per valicare le zone collinari.
    Per cui non si genera una corrente tra pacifico e atlantico, vi è uno scambio di acque tra i due oceani che secondo me è ininfluente

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  2. L’articolo in effetti ha sicuramente un difetto: manca un minimo di descrizione della PDO.
    La trovate qui: a parte l’inglese, guardate le due figure in altro, rendono l’idea più di ogni spiegazione.
    http://jisao.washington.edu/pdo/
    Per la cronaca, la condizione in cui ci troviamo ora, è quella descritta nella figura a destra (Cool phase), come potete notare dalla prima figura dell’articolo (la coppia di anomalie calda, rossa, e fredda, azzura, nell’Oceano Pacifico settentrionale, poco sotto lo Stretto di Bering).

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  3. GRANDE!! Finalmente ho capito qualcosa in modo semplice e chiaro su termini stile “ensemble” e Nina- Nino (anche se avevo già letto altrove) e MEI.
    Grazie, buon articolo.
    Anche se temo un Inverno come quello passato. Qua ad Empoli il 17/12 nevicò come non mai (ne ricordo una, forse maggiore, 25 anni fa). Dopo però di freddo ne venne poco.
    Ed io ho voglia di tenere il camino che mi sono fatto costruire acceso… con una fiamma vivave…

    David

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  4. Ed io che avevo chiesto una paginetta per parlare di questa grande Ninà.
    I miei complimenti, gran bel pezzo. Semplice,chiaro ed efficace (nella spiegazione dei cicli Enso) per tutta quella utenza che si affaccia al blog per la prima volta.

    Parlando di vasche che si raffreddando, che dire anche il basso atlantico non scherza…
    Abbiamo un prolungamento della Nina.

    Ma il pianeta si sta scaldando ed i ghiacci si stanno sciogliendo.
    🙂

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  5. Paolo :ottimo articolo.
    Peccato che disegni i contorni di un brutto quadro, almeno per quelli che come me vivono al nord dove la scarsità di precipitazioni comincia a preoccupare.I laghi sono sotto di almeno un metro senza considerare i fiumi dove scorre un rivolo d’acqua.

    Non mi preoccuperei più di tanto, anche nell’85 eravamo in fase di Nina (non così forte come è prevista questa però!) ma ricordo che a Gennaio nevicò abbondantemente e fece pure parecchio freddo! Sarà l’eccezione che conferma la regola ma sperare non costa nulla!

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  6. @max63
    A gennaio 1985 c’era una Nina molto debole (MEI minore di 1).
    E poi si era vicini al minimo solare (del 1986) e la QBO a 50mb era ampiamente negativa (-8) e proveniva da un lungo periodo di negatività.
    Insomma, tutto congiurava a favore di possibili forti riscaldamenti stratosferici (stratwarming), precondizione per ondate di freddo memorabili sull’Europa e sull’Italia.
    E infatti, a dicembre 1984 lo stratwarming si verificò: +70 gradi. Il risultato fu la formazione di un enorme anticiclone, esteso dal Mediterraneo occidentale fino al Circolo Polare Artico ed oltre.
    Potete immaginare (o ricordare) quali siano stati gli effetti: Laguna Veneta gelata, temperature minime ampiamente sotto i -10 in Pianura Padana, con massime comunque sottozero, raffica di record di gelo, neve abbondante a Roma, lungo tutta la costa adriatica, morìa di alberi di ulivo in varie parti della Penisola…..e alla fine dell’evento, nevicata record in Pianura Padana, con 80cm a Bologna, altrettanti o quasi a Milano e fino a 1 metro nei dintorni di Novara.

    Ora la QBO è nettamente positiva (+10, speriamo scenda rapidamente), la Nina sta progredendo (vedremo) verso un massimo che potrebbe essere notevole e in più gli effetti della Nina 2010-2011 si vedono ancora, il ciclo solare si sta allontandando dal minimo (3 anni fa ormai), sia pure faticosamente.

    Insomma, non so se stavolta ci siano tutte le condizioni per un evento freddo memorabile, e nemmeno per un evento freddo decente.
    Ci riaggiorniamo quando la situazione sarà più chiara.

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  7. @Michele
    In effetti c’ é qualcosa che non funziona … In teoria il calore dovrebbe essere immagazzinato negli oceani. Anni di riscaldamento globale avrebbero dovuto scaldare ben bene gli oceani e quindi le anomalie termiche positive avrebbero dovuto essere nel Pacifico e nell’ Atlantico. Sembra invece il contrario, il calore (si fa per dire ) é tutto nell’ emisfero Nord … ovvero la riserva di caldo (acqua meno fredda del normale) sembra essere localizzata sotto i ghiacci Artici e non vuole raffreddarsi. Forse é tutto normale ovvero i ghiacci fanno il loro sporco lavoro aumentando l’ albedo isolando l’acqua più calda in questo modo il processo formazione dei ghiacci rallenta e l’ acqua di congela a ritmi più lenti del normale.

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  8. guardando il planisfero in testa all’articolo, e confrontandolo con uno medesimo ma con evento nino, sembra che tutto parta dalle coste a cavallo tra il Perù e l’Ecuador e poi, per effetto della rotazione terrestre si crei la “scia” che si propaga nel pacifico…
    come se si aprisse regolarmente il tappo della crosta terrestre ed uscisse tutto il calore sottostante…

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  9. enzor :

    OT solare: Ho guardato il magnetogramma di oggi è mi son saltate all’occhio subito le due macchie presenti nell’emisfero sud, per intenderci la macchia 1317 e la nuova macchia che verrà numerata oggi come 1329. Non notate niente di strano?
    Non vi sembrano a polarità inverse? :-o

    http://www.solarham.com/pictures/regions2.jpg

    Una ha cambiato di polarità nel suo percorso, l’altra alla fine è da ciclo 24…ancora dobbiamo aspettare per macchie a polarità invertita…

    Simon

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  10. @Paolo
    In effetti sembra sia così, ma partendo da una certa profondità (perlomeno alcune centinaia di metri). Poi la scia emerge in superficie. Da dove provenga, in realtà, non è molto chiaro, non a me almeno. Dalle profondità dell’oceano? C’è qualcosa poco al largo delle coste equatoriali del Sudamerica che vale la pena indagare? E’ il risultato di una convergenza di correnti sottomarine? Mistero…….

    Anche stavolta ci sono forti anomalie negative (una larga porzione è a 4 gradi ed oltre sotto la norma) poco sotto la superficie, per questo si spiegano le previsioni record del NOAA.
    In sostanza, loro scommettono su una emersione di gran parte di queste anomalie, da cui deriverebbe una Nina record.

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  11. ice2020 :

    enzor :
    OT solare: Ho guardato il magnetogramma di oggi è mi son saltate all’occhio subito le due macchie presenti nell’emisfero sud, per intenderci la macchia 1317 e la nuova macchia che verrà numerata oggi come 1329. Non notate niente di strano?Non vi sembrano a polarità inverse?
    http://www.solarham.com/pictures/regions2.jpg

    Una ha cambiato di polarità nel suo percorso, l’altra alla fine è da ciclo 24…ancora dobbiamo aspettare per macchie a polarità invertita…
    Simon

    Grazie Simon, allora attendiamo 😉

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  12. @Luci0
    La concentrazione delle anomalie positive sul nord atlantico che sono la causa della lenta espansione dei ghiacci polari e’ la conseguenza della correlazione tra i cicli ENSO– e AMO+.A questa accoppiata dobbiamo aggiungere anche un’ulteriore surriscaldamento per effetto di maggiori scambi meridiani,scambi meridiani che in questio ultimi anni sono stati favoriti da una debolezza strutturale del VP.

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  13. @FabioDue
    La PDO ha un ciclo decennale o pluridecennale.Il ciclo PDO condiziona pesantemente anche l’ENSO,nel senso che gli anni o meglio decenni che sono stati caratterizzati da cicli PDO-,si sono verificati con maggior frequenza eventi NINA.Al contrario negli anni o decenni di positivita’ del PDO,si sono avuti con maggior frequeza eventi NINO rispetto ad eventi NINA.Quindi e’ ovvio supporre che il PDO funge da indicatore di un periodo di GW o di un periodo di GC.Ora siamo in fase di GC.A riprova di cio’ che scrivo vi metto a disposizione la tabella del PDO,dove risulta evidente la connessione tra PDO- caratterizzate da GC e fasi PDO+,caratterizzate da GW. Ecco il periodo 1950.1975 caratterizzato da GC 1950 -2.13 -2.91 -1.13 -1.20 -2.23 -1.77 -2.93 -0.70 -2.14 -1.36 -2.46 -0.76
    1951 -1.54 -1.06 -1.90 -0.36 -0.25 -1.09 0.70 -1.37 -0.08 -0.32 -0.28 -1.68
    1952 -2.01 -0.46 -0.63 -1.05 -1.00 -1.43 -1.25 -0.60 -0.89 -0.35 -0.76 0.04
    1953 -0.57 -0.07 -1.12 0.05 0.43 0.29 0.74 0.05 -0.63 -1.09 -0.03 0.07
    1954 -1.32 -1.61 -0.52 -1.33 0.01 0.97 0.43 0.08 -0.94 0.52 0.72 -0.50
    1955 0.20 -1.52 -1.26 -1.97 -1.21 -2.44 -2.35 -2.25 -1.95 -2.80 -3.08 -2.75
    1956 -2.48 -2.74 -2.56 -2.17 -1.41 -1.70 -1.03 -1.16 -0.71 -2.30 -2.11 -1.28
    1957 -1.82 -0.68 0.03 -0.58 0.57 1.76 0.72 0.51 1.59 1.50 -0.32 -0.55
    1958 0.25 0.62 0.25 1.06 1.28 1.33 0.89 1.06 0.29 0.01 -0.18 0.86
    1959 0.69 -0.43 -0.95 -0.02 0.23 0.44 -0.50 -0.62 -0.85 0.52 1.11 0.06
    1960 0.30 0.52 -0.21 0.09 0.91 0.64 -0.27 -0.38 -0.94 0.09 -0.23 0.17
    1961 1.18 0.43 0.09 0.34 -0.06 -0.61 -1.22 -1.13 -2.01 -2.28 -1.85 -2.69
    1962 -1.29 -1.15 -1.42 -0.80 -1.22 -1.62 -1.46 -0.48 -1.58 -1.55 -0.37 -0.96
    1963 -0.33 -0.16 -0.54 -0.41 -0.65 -0.88 -1.00 -1.03 0.45 -0.52 -2.08 -1.08
    1964 0.01 -0.21 -0.87 -1.03 -1.91 -0.32 -0.51 -1.03 -0.68 -0.37 -0.80 -1.52
    1965 -1.24 -1.16 0.04 0.62 -0.66 -0.80 -0.47 0.20 0.59 -0.36 -0.59 0.06
    1966 -0.82 -0.03 -1.29 0.06 -0.53 0.16 0.26 -0.35 -0.33 -1.17 -1.15 -0.32
    1967 -0.20 -0.18 -1.20 -0.89 -1.24 -1.16 -0.89 -1.24 -0.72 -0.64 -0.05 -0.40
    1968 -0.95 -0.40 -0.31 -1.03 -0.53 -0.35 0.53 0.19 0.06 -0.34 -0.44 -1.27
    1969 -1.26 -0.95 -0.50 -0.44 -0.20 0.89 0.10 -0.81 -0.66 1.12 0.15 1.38
    1970 0.61 0.43 1.33 0.43 -0.49 0.06 -0.68 -1.63 -1.67 -1.39 -0.80 -0.97
    1971 -1.90 -1.74 -1.68 -1.59 -1.55 -1.55 -2.20 -0.15 0.21 -0.22 -1.25 -1.87
    1972 -1.99 -1.83 -2.09 -1.65 -1.57 -1.87 -0.83 0.25 0.17 0.11 0.57 -0.33
    1973 -0.46 -0.61 -0.50 -0.69 -0.76 -0.97 -0.57 -1.14 -0.51 -0.87 -1.81 -0.76
    1974 -1.22 -1.65 -0.90 -0.52 -0.28 -0.31 -0.08 0.27 0.44 -0.10 0.43 -0.12
    1975 -0.84 -0.71 -0.51 -1.30 -1.02 -1.16 -0.40 -1.07 -1.23 -1.29 -2.08 -1.61
    Una lunghissima fase di PDO-,caratterizzata dal GC.Ora il periodo che va dal 1976 al 1998 1976 -1.14 -1.85 -0.96 -0.89 -0.68 -0.67 0.61 1.28 0.82 1.11 1.25 1.22
    1977 1.65 1.11 0.72 0.30 0.31 0.42 0.19 0.64 -0.55 -0.61 -0.72 -0.69
    1978 0.34 1.45 1.34 1.29 0.90 0.15 -1.24 -0.56 -0.44 0.10 -0.07 -0.43
    1979 -0.58 -1.33 0.30 0.89 1.09 0.17 0.84 0.52 1.00 1.06 0.48 -0.42
    1980 -0.11 1.32 1.09 1.49 1.20 -0.22 0.23 0.51 0.10 1.35 0.37 -0.10
    1981 0.59 1.46 0.99 1.45 1.75 1.69 0.84 0.18 0.42 0.18 0.80 0.67
    1982 0.34 0.20 0.19 -0.19 -0.58 -0.78 0.58 0.39 0.84 0.37 -0.25 0.26
    1983 0.56 1.14 2.11 1.87 1.80 2.36 3.51 1.85 0.91 0.96 1.02 1.69
    1984 1.50 1.21 1.77 1.52 1.30 0.18 -0.18 -0.03 0.67 0.58 0.71 0.82
    1985 1.27 0.94 0.57 0.19 0.00 0.18 1.07 0.81 0.44 0.29 -0.75 0.38
    1986 1.12 1.61 2.18 1.55 1.16 0.89 1.38 0.22 0.22 1.00 1.77 1.77
    1987 1.88 1.75 2.10 2.16 1.85 0.73 2.01 2.83 2.44 1.36 1.47 1.27
    1988 0.93 1.24 1.42 0.94 1.20 0.74 0.64 0.19 -0.37 -0.10 -0.02 -0.43
    1989 -0.95 -1.02 -0.83 -0.32 0.47 0.36 0.83 0.09 0.05 -0.12 -0.50 -0.21
    1990 -0.30 -0.65 -0.62 0.27 0.44 0.44 0.27 0.11 0.38 -0.69 -1.69 -2.23
    1991 -2.02 -1.19 -0.74 -1.01 -0.51 -1.47 -0.10 0.36 0.65 0.49 0.42 0.09
    1992 0.05 0.31 0.67 0.75 1.54 1.26 1.90 1.44 0.83 0.93 0.93 0.53
    1993 0.05 0.19 0.76 1.21 2.13 2.34 2.35 2.69 1.56 1.41 1.24 1.07
    1994 1.21 0.59 0.80 1.05 1.23 0.46 0.06 -0.79 -1.36 -1.32 -1.96 -1.79
    1995 -0.49 0.46 0.75 0.83 1.46 1.27 1.71 0.21 1.16 0.47 -0.28 0.16
    1996 0.59 0.75 1.01 1.46 2.18 1.10 0.77 -0.14 0.24 -0.33 0.09 -0.03
    1997 0.23 0.28 0.65 1.05 1.83 2.76 2.35 2.79 2.19 1.61 1.12 0.67
    1998 0.83 1.56 2.01 1.27 0.70 0.40 -0.04 -0.22 -1.21 -1.39 -0.52 -0.44 un ciclo lungo di PDO positivo caratterizzato da GW. Ora l’ultimo decennio.. 999 -0.32 -0.66 -0.33 -0.41 -0.68 -1.30 -0.66 -0.96 -1.53 -2.23 -2.05 -1.63
    2000 -2.00 -0.83 0.29 0.35 -0.05 -0.44 -0.66 -1.19 -1.24 -1.30 -0.53 0.52
    2001 .60 .29 0.45 -0.31 -0.30 -0.47 -1.31 -0.77 -1.37 -1.37 -1.26 -0.93
    2002** 0.27 -0.64 -0.43 -0.32 -0.63 -0.35 -0.31 0.60 0.43 0.42 1.51 2.10
    2003** 2.09 1.75 1.51 1.18 0.89 0.68 0.96 0.88 0.01 0.83 0.52 0.33
    2004** 0.43 0.48 0.61 0.57 0.88 0.04 0.44 0.85 0.75 -0.11 -0.63 -0.17
    2005** 0.44 0.81 1.36 1.03 1.86 1.17 0.66 0.25 -0.46 -1.32 -1.50 0.20
    2006** 1.03 0.66 0.05 0.40 0.48 1.04 0.35 -0.65 -0.94 -0.05 -0.22 0.14
    2007** 0.01 0.04 -0.36 0.16 -0.10 0.09 0.78 0.50 -0.36 -1.45 -1.08 -0.58
    2008** -1.00 -0.77 -0.71 -1.52 -1.37 -1.34 -1.67 -1.70 -1.55 -1.76 -1.25 -0.87
    2009** -1.40 -1.55 -1.59 -1.65 -0.88 -0.31 -0.53 0.09 0.52 0.27 -0.40 0.08
    2010** 0.83 0.82 0.44 0.78 0.62 -0.22 -1.05 -1.27 -1.61 -1.06 -0.82 -1.21
    2011** -0.92 -0.83 -0.69 -0.42 -0.37 -0.69 -1.86 -1.76
    come si puo’ notare:siamo tornati in fase di PDO negativo.

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