Archivio mensile:Gennaio 2012

Ultim’ora ….. Sole da non credere ! Grande tempesta magnetica in arrivo sulla Terra, come non si registrava dal 2003

Crollo del flusso solare da 136 a 106 !
http://www.spaceweather.gc.ca/data-donnee/sol_flux/sx-5-flux-eng.php

2012-01-23 22:00:00 2455950.406 2119.515 140.9 136.5 122.8
2012-01-24 18:00:00 2455951.249 2119.546 109.3 105.9 95.3

[Update delle ore 22:00]

Errore del servizio meteorologico spaziale canadase. SF a 131 + Inserito monitor particelle

2012-01-24 18:00:00 2455951.239 2119.546 137.1 132.8 119.5
2012-01-24 20:00:00 2455951.322 2119.549 135.7 131.5 118.3

Il flusso di protoni solari continua ad alti livelli. Dopo l’impatto della CME impattato sulla Terra di questa mattina, ha raggiunto ed addirittura superiore a 6300 PFU ed è ora la tempesta più grande di radiazione dall’ottobre del 2003.

 

http://www.solarham.com/

Aspettiamo l’aggiornamento delle 22:00 UTC

http://www.spaceweather.gc.ca/data-donnee/sol_flux/sx-4-eng.php

 

Michele

Ciclo solare 24 lunghezza e le sue conseguenze di David Archibald

Il ciclo solare 24 è ora arrivato a tre anni e le previsioni sulla data del massimo solare si sono posizionate a metà del 2013.  Jan Janssens ha prodotto questo grafico che predice il massimo a metà del 2013,  cioè 54 mesi dopo il minimo del ciclo solare 23/24, nel dicembre del 2008:

Per tutti quelli che vogliono prevedere il clima,  l’attributo più importante da leggere nel ciclo solare è la sua lunghezza. La maggior parte della curve di proiezione realizzate dalla NASA,  posizionano il successivo minimo tra il 2020 e il 2022. Un minimo solare centrato nel dicembre 2022. Ciclo che  avrebbe una lunghezza di quattordici lunghi anni, che a sua volta renderebbero il clima alle medie latitudini,  nel prossimo ciclo Solare 25, con circa 1,0 ° C più freddo del clima nel ciclo solare 24.

La curva di proiezione della Nasa lascia molto a desiderare, riporto Archibald, ed è anche in ritardo nella progressione del Ciclo Solare 23, la curva ha quindi  una scarsa capacità predittiva.

Richard C Altrock

La curva verde realizzata da Richard C Altrock, http://www.nso.edu/staff/altrock/ sulle emissioni della corona solare suggerisce viceversa che un nuovo strumento predittivo è a nostra disposizione.  L’originale è disponibile qui:
http://www.boulder.swri.edu/ ~ deforest/SPD-sunspot-release/6_altrock_rttp.pdf

Altrock ha osservato che il massimo solare si verifica quando la “corsa ai poli” raggiunge i 76 °. Allora e solo allora i poli magnetici del Sole si invertono nel massimo solare e questa dinamica viene considerata  anche come l’inizio di un nuovo ciclo solare prolungato.
Osserviamo anche che il minimo solare negli ultimi quattro minimi si è verificato quando le emissioni si sono esaurite a 10 °. La latitudine di 10 ° è indicata come la linea rossa sul diagramma. Oltre a ciò,  gli ultimi due cicli solari mostrano che i mesi di minimo possono essere previsti tracciando una linea tra il massimo solare (il punto in cui la corsa ai poli interseca i 76 °) e il punto di esaurimento a 10 °. La maggior parte dell’attività è delimitata da questa linea.


Altrock ha notato che la “corsa ai poli” nel Ciclo Solare 24 è molto più debole e molto più lenta che nei precedenti cicli solari. La linea che ha disegnato interseca i 76 ° a metà del 2013,  in linea con le altre previsioni del massimo solare del ciclo 24.
La forma delle regioni e la loro emissioni suggeriscono anche che il ciclo solare 24 sarà abbastanza esteso. La linea blu di delimitazione del ciclo solare 23, massimo 10 ° di latitudine si incrocia nel 2026, rendendo Ciclo Solare 24 di diciotto anni.
Sarebbe un ciclo solare eccezionalmente lungo. Il ciclo più recente che si avvicinava a questa lunghezza è stato di diciassette anni, dal massimo del ciclo solare 4 al massimo del ciclo solare 5. Prima di questo,  il minimo di Maunder aveva alcuni cicli solari molto lunghi, come interpretato dai dati del C 14:

Sembra che il primo ciclo solare del minimo di Maunder fu anche diciotto anni.

Un ciclo solare di 18 anni sarebbe molto significativo, in quanto sarebbe cinque anni e mezzo più lungo del Ciclo Solare 23.  Con un rapporto esistente fra ciclo solare/ temperatura , Stati Uniti-Canada di 0,7 ° C per ogni anno di durata del ciclo solare, ci aspettiamo un raffreddamento di 3,8 ° C per il prossimo decennio.

L’evoluzione che ci viene proposta, di colore verde da Altrock , diagramma delle emissioni della corona sarà uno strumento predittivo interessante che sarà seguito con un certo interesse.

Tornando nel tema principale che riguarda le proiezioni, direi che ancora troppo presto per indicare , chiarire il trend di questo ciclo Solare 24, con quella tecnica.  Il grafico seguente mostra i dati grezzi mensili per ampiezza e il numero di macchie solari per i cicli solari 5 e 6 (minimo di Dalton) con il ciclo solare 24,  fino ad oggi allineati al mese di minimo.  Per il ciclo solare n° 5 ci sono voluti circa quattro anni per andare avanti,  prima che avesse uno scoppio improvviso e terminasse nei successivi dieci anni.

E ‘ancora un po’ troppo presto per essere certi di come il ciclo solare 24 si formerà nella sua salita.

Fonte : http://wattsupwiththat.com/2012/01/08/solar-cycle-24-length-and-its-consequences/

 

Michele

Il clima della Cina centrale durante gli ultimi 1800 anni: il ruolo del Sole

Alcuni di voi forse ricordano questo articolo: http://daltonsminima.altervista.org/?p=11420

Partendo dalla cronaca climatica di una località della Cina centrale, vi si conclude che il ruolo del Sole nel clima di quella località era probabilmente determinante per stabilire il limite settentrionale del monsone estivo. L’articolo originale in inglese risale al 2007. Quest’anno, un altro gruppo di studiosi cinesi ha pubblicato un articolo per certi versi analogo, ma questa volta le ricerche sono estese all’intera regione della Cina centrale, in cui si trova anche Pechino. Il link all’articolo originario è il seguente: http://www.clim-past.net/7/685/2011/cp-7-685-2011.pdf

La regione è quella indicata nella figura 1 a pag.2.

Per ora mi limito a tradurre le conclusioni, che trovo piuttosto interessanti, anche se sintetiche e tutto sommato non completamente nuove per chi aveva già letto l’articolo che ho citato sopra.

Sono state sintetizzate le registrazioni ad elevate risoluzione e a datazione certa delle stalagmiti, nonchè quelle dei documenti storici, provenienti dalla porzione settentrionale della Cina centrale (la zona intorno a Pechino e una porzione di entroterra ad ovest, si veda la mappa nella seconda pagina dell’articolo originario, ndr). Esse ricostruiscono le registrazioni di precipitazioni, con risoluzione decadale, degli ultimi 1800 anni (190-1980). Tali registrazioni sono in accordo con le registrazioni di precipitazione simulata e un’altra registrazione di precipitazioni ricostruita da sedimenti lacustri della medesima regione, indicando così che riflettono bene le variazioni di precipitazione in quella regione.

Tali registrazioni di precipitazione mostrano variazioni coincidenti e significative correlazioni positive con le variazioni di temperatura su scale da secolare a multidecadale. Ciò suggerisce che caldo-umido/freddo-asciutto sia stato il principale andamento climatico degli ultimi 1800 anni nella regione. I confronti mostrano che la precipitazione, durante l’ultimo millennio, sia stata controllata dai contrasti termici tra l’Asia ed il Pacifico settentrionale. Ciò è consistente con i risultati delle moderne osservazioni meteorologiche. L’attività solare può essere la forza dominante che guida le variazioni coordinate (da caldo-umido a freddo-asciutto e viceversa) di temperatura e precipitazione nella regione considerata.

In estrema sintesi, gli studiosi hanno individuato comportamenti ben correlati di precipitazioni, temperatura ed attività solare (la Total Solar Irradiance, in particolare), nel citato arco di 1800 anni: quando l’attività solare mostrava un trend calante, anche temperature e precipitazioni si comportavano complessivamente allo stesso modo, e viceversa; a tale proposito si veda nell’articolo originario la figura 6 a pagina 5.

Per concludere, mi chiedo se esistano studi analoghi relativi a regioni europee o americane. Finora non li ho trovati.

FabioDue

Tempeste magnetiche SC23 vs Tempeste magnetiche SC24

E ….nowcasting arrivo CME

Nella serata di Giovedì 19 Gennaio 2011, dalla regione solare dove si trovano le macchie AR1401,1402,1405 e 1407 si è generato un importante brillamento solare, con associata una notevole esplosione di massa coronale.

Di seguito riporto l’elaborazione sviluppata “Goddard Space Weather Lab”. Impatto previsto per la tarda serata di oggi, sabato 21 Gennaio, con una finestra temporale di +/- 7h.

CME che a detta di tutti i principali siti web, che monitorano ora dopo ora l’evolversi di questo ciclo solare è considerata essere una fra le più intense e di lunga durata di questo ciclo. Solarham.com di Kevin riportava Giovedì, in una preliminare analisi, che l’onda si stava allontanando ad una velocità di 933Km/s.

Nel corso di questi anni, mesi, qui su Nia stiamo testimoniando attraverso grafici, analisi numeriche e altre ricerche realizzate, da professori, ricercatori e appassionati nel settore che la vera e propria forza elettromagnetica della nostra stella sta scendendo nel medio lungo termine  assumendo dei comportamenti a dir poco bizzarri nel breve periodo. Vedi l’alternarsi di breve fasi nella quali abbiamo delle importanti accelerazioni  (vedi Marzo 2011 & Ottobre 2011) e fasi di scarsa e bassissima attività EM. Questi andamenti altalenanti sono giorno dopo giorno testimoniati dagli indici solari più conosciuti come il flusso solare e il vento solare.
Le recenti CME e l’attuale ( in corso ) , in confronto/analisi a quelle del passato ciclo SC23, possono essere quindi un ottimo indicatore dell’attuale salute della nostra stella.
Sono  quindi andato a cercarmi le principali esplosioni di massa coronale registrate nel passato ciclo. Di seguito riporto immagine elaborata dall’università del Maryland. Immagine che riporta i cinque eventi (flare-CME) più significativi in termini energetici del passato ciclo.

http://umtof.umd.edu/pm/flare/flare_figs.html

In particolare è di fondamentale importanza visionare i collegamenti  che riportano la registrazione dello “shock” o impatto vero e proprio delle onde,  reperibili sempre nel precedente link. Registrazioni effettuate dalla sonda Soho e successivamente elaborate.  Nell’immagine sotto riportata ponete particolare attenzione su due indicazioni e confrontate (visivamente) le registrazioni degli impatti delle CME del passato ciclo solare con le attuali.
Il “typical solar wind” e il vero e proprio transitorio di passaggio “shock passage”.

A campione ho ripreso l’evento verificatosi il 4 Novembre del 2001.

http://spaceweather.com/archive.php?view=1&day=04&month=11&year=2001
Di seguito riporto animazione onda che si propaga nel sistema solare e registrazione impatto (vento solare, protoni etc..)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Abbiamo un salto del vento solare da 400/500Km/s. a 700Km/s. Incremento dei protoni fino ad un massimo di 60 p/cm3.  Riportiamo adesso alcune registrazioni (print screen) del corrente ciclo riprese da questa risorsa disponibile in rete : http://www.spacew.com/plots.php
Eccovi un’immagine che raccoglie alcune, fra le principali CME che hanno impattato sulla Terra rispettivamente il 25 Ottobre,4 Giugno, 17 Settembre 2011 .

Naturalmente l’analisi è possibile effettuarla prendendo come termine di confronto gli altri passati eventi registarati nel ciclo solare SC23.
E’ quindi facile osservare che, mentre nelle esplosioni di massa coronale del passato ciclo assistevamo ad un rapida crescita dei protoni, con valori sempre superiore ai 40-50pcm3, adesso viceversa non riusciamo a superare i 20 p/cm3. Per non parlare del vento solare, che mentre nel passato ciclo, si manteneva in media intorno ai 400Km/s.,  per poi saltare istantaneamente (shock) a  600/700 Km/s. o valori superiori.
Bisogna tuttavia precisare che ogni eruzione solare da parte della nostra e diretta verso il nostro pianeta riveste non solo in termini energetici (categoria e caratteristiche evento flare Cat.M,X) ma anche angolazione, forma, dinamiche di impatto caratteristiche differenti e peculiari e specifiche l’una dall’altra.
Partiamo quindi adesso con questo nowcasting-incomig CME !
http://umtof.umd.edu/pm/latest2day.gif


E che lo spettacolo delle Aurore boreali o australi colori il nostro pianeta.

Michele

Global Warming? No, cambiamenti climatici naturali e prevedibili di Nicola Scafetta

Uno studio esteso, pubblicato lo scorso dicembre nella Journal of Atmospheric and Solar-Terrestrial Physics indica che i cambiamenti climatici osservati dal 1850 ad oggi sono legati a cicliche, prevedibili e naturali eventi presenti nel sistema solare della Terra con l’aiuto di un piccolo e limitato contributo da parte nostra. La ricerca è stata condotta da Nicola Scafetta, uno scienziato della Duke University presso l’Active Cavity Radiometer Solar Monitor Lab (ACRIM), associato con il Jet Propulsion Laboratory della NASA in California. In questa ricerca si contestano le metodologie applicate dal Gruppo intergovernativo di esperti delle Nazioni Unite per i Cambiamenti Climatici (IPCC) e  l’utilizzo di un “modello generale climatico di circolazione” (GCM) che,  ignorando queste influenze importanti, si trovano a non riprodurre l’osservato ciclo climatico decennale e multi-decennale.

Come sottolineato nel documento, i modelli IPCC non riescono ad incorporare gli effetti di modulazione dei cambiamenti del clima, come le nuvole. Nuvole che si formano sotto l’influenza dei raggi cosmici durante i periodi di ridotta attività delle macchie solari. Infatti e risaputo che più nubi tendono a rendere le condizioni più fresche. Situazione testimoniata dal “minimo di Maunder” del 17° secolo scorso. Mentre meno nuvole, spesso causano il riscaldamento. Almeno il 50-70% del riscaldamento osservato del 20 ° secolo potrebbe essere associato ad un aumento dell’attività solare. Nel suo studio il Dr. Scafetta ha applicato un modello astronomico di base, che ricostruisce e mette in relazione il riscaldamento, note le fasi di raffreddamento, con i decennali e multi-decennali cicli, influenze dei moti planetari e più in particolare con quelli di Giove e Saturno.

Questo “modello astronomico di armoniche” è stato usato per affrontare vari cicli e lunghi periodi della durata di 9,1 ; 10-10,5 ; 20-21 e 60-62. Il ciclo di 9,1 anni ha dimostrato essere probabilmente dovuto alla solare/lunare oscillazioni di marea nella decade, mentre quelli di dieci anni e di più lunga durata si riferisce ai movimenti planetari sul Sole che possono avere influenze solari che modulano le proprietà elettromagnetiche dell’ alta atmosfera terrestre, che può regolare il sistema delle nubi.

La scoperta del Dr.Scafetta contraddice il modello dell’IPCC. Modello che sostiene che tutto il riscaldamento osservato dal 1970-2000 è stato di origine umana “man-made” (“antropiche induzioni”) basato su modelli che escludono il ciclico e naturale  contributo climatico dei 20 e 60 anni. Questi cicli sono stati chiaramente individuati in tutte le registrazioni della temperatura globale della superficie di entrambi gli emisferi, dal 1850 e sono evidenti anche in numerose registrazioni astronomiche. Il ciclo di 60 anni è particolarmente facile da osservare nei massimi significativi della temperatura superficiale, che si è verificata nel 1880-1881, 1940-1941 e 2000-2001. Questi periodi più caldi sono momentaneamente coincisi  con i momenti in cui le posizioni orbitali di Giove e Saturno erano relativamente vicino al Sole e la Terra.

Il ciclo di modulazione di 60 anni corrisponde anche al riscaldamento / raffreddamento indotto sulla superficie dell’oceano che sembra essere correlato con la frequenza degli uragani atlantici più importanti, ed è visto anche nell’ aumento del livello del mare dal 1700 così come non solo nel mare ma anche in numerose registrazioni terrestri risalenti a quei  secoli.Ad ulteriore prova del ciclo di 60 anni, si fa riferimento negli antichi testi sanscriti e nei cicli osservati delle piogge monsoniche. Scafetta ritiene che un naturale ciclo climatico di 60 anni è associabile e può anche spiegare i calendari adottati nel tradizionale nella civiltà cinese, tamil e tibetana, dal momento che tutte le maggiori civiltà antiche erano a conoscenza dei cicli di 20 anni e 60 anni di Giove e Saturno. Infatti, Scafetta mi ha fatto notare che nella tradizione indù, il ciclo di 60 anni è conosciuto come il ciclo di Brihaspati, il nome di Giove, e che speciali cerimonie  sono celebrate da alcune popolazioni ogni 60 anni, come la cerimonia Sigui tra la popolazione africana dei Dogon.

Appropriate e corrette ricostruzioni naturali sui cicli di 20 anni e 60 anni, insieme ad altri studi indipendenti, indicano che l’IPCC ha seriamente sopravvalutato il contributo umano sul clima. Per esempio,  secondo tutte le simulazioni GCM, l’aumento della concentrazione di CO2 avrebbero dovuto produrre una tendenza maggiore al riscaldamento tropicale con l’altitudine, dinamica che viceversa è il contrario di quanto i palloni sonda e le osservazioni satellitari effettivamente ci mostrano.

 

L’interpretazioni del modello GCM inoltre affermano che l’attività dei vulcani può avere contribuito con una compensazione con un’influenza di 0,1-0,2 gradi nel raffreddamento tra 1970-2000. Tuttavia, tale conclusione appare sopravvalutare notevolmente il segnale vulcano perché i modelli prevedono picchi di raffreddamento profondi e legati con l’eruzioni che sono osservate essere molto più piccole nelle registrazioni della temperatura globale della superficie. Di conseguenza, questo suggerisce anche che l’effetto del  riscaldamento tra il 1970-2000 attribuito alle influenze antropiche deve essere ridotto.  Inoltre, alcuni degli 0,5 gradi osservati nel riscaldamento e registrati dalle stazioni di rilevamento sulla superficie, durante il periodo 1970-2000 e  che i modelli dell’IPCC associano alle emissioni umane di gas a effetto serra, possono essere spiegati come l’effetto urbano correttamente denominato “isola di calore”  e le altre influenze o cambiamenti di uso del suolo.

Infine le tre grandi sorgenti di registrazioni disponibili sulla temperatura globale superficiale segnalano un costante evoluzione al raffreddamento dal 2001. Queste misurazioni contraddicono il forte riscaldamento previsto da tutti i modelli dell’IPCC durante lo stesso periodo che sono attribuiti principalmente ad un continuo aumento delle emissioni di CO2. Infatti, solo una registrazione della temperatura superficie globale mostra un leggero aumento della temperatura dal 2001.  Ciò è avvenuto perché mancano i dati della temperatura che dovevano essere regolati o compilati per completare le registrazioni.

L’Università di Duke e gli studi condotti dalla JPL della NASA stimano che,  fino a 0,3 gradi di riscaldamento registrati tra il 1970-2000 potrebbero essere stati indotti naturalmente da i 60 anni di modulazione durante la fase di riscaldamento, pari ad almeno il 43-60% dei 0,5-0,7 gradi, presumibilmente causati da emissioni di gas serra umani.  L’Ulteriore riscaldamento naturale può essere spiegato con un aumento dell’attività solare nel corso degli ultimi quattro secoli,  così come semplicemente far parte di una ripresa del riscaldamento naturale e persistente dalla fine della Piccola Era Glaciale dal 1300 al 1900.

Nicola Scaletta conclude che il metodo scientifico richiede che un modello fisico soddisfi due condizioni … deve essere in grado di ricostruire e prevedere (o previsione) dalle dirette osservazioni fisiche. Qui, egli sostiene che tutti i modelli climatici usati dall’IPCC non possono fare nessuna delle due. ” Non riescono a ricostruire correttamente anche le grandi multi-decennali oscillazioni che ricostruiscono la temperatura superficiale globale e che hanno apportato un significativo cambiamento climatico. Di conseguenza delle proiezioni IPCC per il 21 ° secolo non ci si può fidare. Infatti, egli sostiene che nel ricostruire adeguatamente i cicli di 20 anni e 60 anni del cambiamento naturale, abbiamo scoperto che il GCM IPCC hanno seriamente sovrastimato anche l’entità antropica, contributo al riscaldamento recente. “

A differenza delle attuali modelli dell’IPCC, il modello astronomico armonico può avere un reale valore di previsione del clima. Combinando le informazioni attuali e le tendenze con il modello ciclico naturale, Scafetta è convinto che la temperatura globale “non può aumentare significativamente durante i prossimi 30 anni, soprattutto a causa della fase negativa del ciclo di 60 anni.” Egli continua dicendo: “Se  i plurisecolari cicli naturali (che secondo alcuni autori hanno contribuito sensibilmente al riscaldamento osservato dal 1700-2010 e possono contribuire ad un ulteriore raffreddamento naturale entro il 2100) venissero ignorati, le stesse emissioni causate, implicherebbe un riscaldamento globale di circa 0,3-1,2 ° C entro 2100, in contrasto con la proiezione al riscaldamento di 1,0-3,6 ° C IPCC  ”

Hulum et al. (2011), http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0921818111001457

Il progetto-modello adottato da Scafetta ci riferisce che il clima globale potrebbe rimanere stabile fino a circa 2030-2040 (come è stato osservato dal 1940 al 1970) perché il ciclo di 60 anni è entrato nella sua fase attuale di raffreddamento intorno al 2000-2003. In realtà l’attuale periodo caldo potrebbe essere la cima di un ciclo naturale millenario come già avvenuto in epoca romana e medievale.

Quando ho chiesto a Nicola quanta fiducia egli avesse nella sua prognosi, mi ha risposto: ” Ovviamente c’è la necessità di aspettare e vedere, e come ho detto nel documento, cicli addizionali possono essere necessari per una migliore previsione. Dopo tutto, le maree oceaniche sono attualmente previste su 30-40 costituenti astronomiche armoniche, mentre nel modello proposto ho usato solo quattro armoniche. Tuttavia, nel documento che ho realizzato, si dimostra che una volta che il modello proposto è stato calibrato tra il 1850-1950, questo è stato in grado di riprodurre la modulazione decennale e multi-decennale della temperatura osservata tra 1950-2011, e viceversa. Dal 2000 il modello ha ben catturato il trend costante al raffreddamento mostrato dai dati della temperatura, mentre tutti i GCM dell’IPCC hanno fallito la prognosi, prevedendo un riscaldamento costante. “
Così, come la vecchia espressione cita … il tempo lo dirà..

E assumendo che il suo modello di previsione si rivelerà corretto, godiamoci il crogiolarsi al tepore finché dura.

Fonti :

http://www.forbes.com/sites/larrybell/2012/01/10/global-warming-no-natural-predictable-climate-change/

http://wattsupwiththat.com/2012/01/09/scaffeta-on-his-latest-paper-harmonic-climate-model-versus-the-ipcc-general-circulation-climate-models/

 

 

michele