Come i “verdi” fanatici stanno distruggendo il pianeta

Immaginate un mondo in cui non hai mai dovuto preoccuparti del riscaldamento globale, dove le calotte polari, le Maldive e gli orsi polari stanno tutti andando molto bene.

Immaginate un mondo in cui la CO2 è  nostro amico, i combustibili fossili sono un miracolo, e la crescita economica ha reso il pianeta più pulito, più sano, più felice e con più spazi aperti.

In realtà, non c’è bisogno di immaginarlo: esiste già. Perché allora così tante persone credono ancora il contrario?
Perché i media continuano a pompare fuori il messaggio che il ‘cambiamento climatico’ è una grave minaccia?

Perché, quando i dati non mostrano il riscaldamento globale dal 1997, stiamo ancora sprecando miliardi di denaro cercando di evitarlo?

Di fusione: 'climategate' Lo scandalo ha dimostrato base instabile della ricerca scientifica dall'uomo riscaldamento globale

Gli ultimi dati rilasciati dal Met Office, sulla base di letture di 30.000 stazioni climatiche, conferma non c’è stato riscaldamento globale da 15 anni.

Ora, con l’attività delle macchie solari (flares solari causate da attività magnetica) che sono al loro livello più basso dai tempi delle fiere del 17 ° secolo sul Tamigi congelato, sembra sempre più probabile che stiamo per entrare in una nuova  mini era fredda. Dovremmo essere disturbati da questo? Naturalmente dovremmo. Non solo questo significa che per il resto della nostra vita saremo probabilmente condannati a vivere inverni più freddi ed estati più fresche, ma questo ci rende  vittime della truffa forse più costosa della storia.
Ice New Age? Brillamenti solari (nella foto) sono al loro livello più basso dal XVII secolo

Nel corso degli ultimi 20 anni in tutto il mondo occidentale, miliardi di dollari e di euro sono stati sprecati da parte dei governi su strampalati schemi per “combattere il cambiamento climatico”.

Le imposte sono state aumentate, le normative sono sempre  esigenti, i voli più costosi, sono state vietate le lampade a incandescenza, i paesaggi sono diventati piú brutti, e abbiamo una bassa crescita economica,  il tutto per diminuire  ciò che si è scoperto essere stato un problema inesistente: CO2. antropica

Ma se il riscaldamento antropogenico non è una minaccia come gli ambientalisti vorrebbero farci credere, perché tante persone ci credeno? E quanti gruppi diversi  dagli ecologisti snob  agli anti capitalisti attivisti di Greenpeace e Friends of the Earth, ai dirigenti delle grandi aziende, ai politici di tutte le tonalità,  gli scienziati della NASA e USa e EU, tutti  stanno lavorando insieme per promuovere questo mito pernicioso?

La risposta è breve  “seguite il denaro.”

A Phil Jones, direttore del Climatic Research Unit alla UEA, che era al centro dello scandalo ‘Climategate’, per esempio, gli è stato graziosamente dato 13.700.000 di sterline in sovvenzioni per il lavoro del suo dipartimento di ricerca, e naturalmente le ONG´s  ambientali e Greenpeace sono salite a bordo, perché l´allarmismo aiuta ad aumentare le entrate dei soldini.

Emotionalising la domanda: risorse per il benessere degli orsi polari, per esempio, aiuta raccogliere il sostegno per l'agenda 'verde' Il benessere degli orsi polari, per esempio, contribuisce ad aumentare le risorse per supportare  i programmi “verdi”

Nessuno  darà i soldi per il progetto Thin Ice se si pensa che l’orso polare sta bene e stará benissimo per altri 10.000 anni, ma si può donare se ti dicono ossessivamente che la specie  è seriamente minacciata.

I politici sono attratti perché per loro, sempre alla ricerca di visibilitá, era un buon modo per essere presente ad affrontare una questione di interesse popolare, e un comodo pretesto per mettere e aumentare le tasse.

Le grandi aziende si sono unite nella frode perché essere “verdi” ha contribuito per diversi anni a pubblicizzare  la propria immagine attraverso campagne appositamente costruite da pubblicitari, e ha fatto sì che tutte le norme ambientali  sarebbero state  un modo pratico per aumentare i prezzi dei propri prodotti (essendo “verdi é normale che i prezzi siano piú alti…. ci hanno bombardato per decenni con questa favola) e mettere fuori le aziende concorrenti più piccole.

Ma il denaro non è l’unica ragione. Se si leggono le e-mail private degli scienziati delClimategate, quello che si scopre  è che la maggior parte di loro credono veramente al pericolo dei cambiamenti climatici.

Ecco perché hanno mentito nascondendo l’evidenza ecco perché  hanno cercato di distruggere le carriere di scienziati  in disaccordo con loro, ecco perché volevano spaventare i politici  prima che il tempo fosse scaduto. Quante volte ci hanno detto che non si puó tornare piú indietro, che il mare ci avrebbe tutti inghiottiti, che le isole coralline sarebbero sparite entro pochissimi anni (sono ancora lá…) quante volte ci hanno detto che il pianeta non poteva sfamare tutti etc etc….

Questa non è scienza, ma in altre parole, attivismo politico puro.

Una simile mentalità ‘il fine giustifica i mezzi “sembra prevalere tra tutti i gruppi di pressione ambientalisti. Essi esagerano o travisano, perché non sono persone cattive. Lo fanno perché vogliono fare che il resto del mondo si preoccupi di questi problemi, proprio come fanno loro.

Controllato: E 'possibile che le fattorie eoliche causare danni ambientali maggiori al fine di evitare E ‘possibile che le fattorie eoliche causano piú  danni ambientali di quelli che si volgliono evitare.

Sentimenti potenti, tuttavia, non sono certo la base per una più sensibile politica globale. Soprattutto quando, come si vede, si basano su un’interpretazione errata dei fatti.

Una delle ironie più ridicole del moderno movimento ambientalista è:  quanto danno è stato fatto al pianeta in nome della sua ‘salvezza’?. I biocarburanti verdi (colture come l’olio di palma coltivato per il carburante) non solo ha portato alla distruzione di milioni di acri di foresta pluviale in Asia, Africa e Sud America, ma ora é stato riconosciuto che  per la loro produzione si inquina e si produce quattro volte più di CO2 rispetto al combustibili fossili.

I parchi eolici, oltre al fatto che  affliggono la vista, distruggendo il suolo e causando un massiccio inquinamento acustico, uccidono circa 400.000 volatili all’anno e questo solo negli Stati Uniti. Gli ambientalisti, infatti, hanno una storia sfortunata quando si tratta di previsioni e di raccomandazioni politiche. Rachel Carson nel suo bestseller del 1962 ha promosso una campagna contro i pesticidi e la loro  possibile  responsabilitá di favorire il cancro.  Questa campagna ha portato al divieto su quasi tutto il mondo del pesticida DDT, condannando milioni di persone nel Terzo mondo a morire di malaria. Se 1000 persone sarebbero FORSE morte di cancro, sicuramente milioni sono morte di malaria…. ma tanto si tratta di morti di malaria in paesi poveri e non di 1 morto di cancro in un paese ricco.

Paul Ehrlich nel 1968 con la propaganda del Population Bomb, a sua volta, ha cercato un altro tema preferito del movimento verde: la sovrappopolazione. Negli anni Settanta e Ottanta, ha avvertito, centinaia di milioni di noi sarebbe morta come le mosche perché non ci sarebbe abbastanza cibo.

Perché  la previsione di Ehrlich non si é avverata? Perché, come la maggior parte degli scenari  “verdi” loro disprezzano  un fattore essenziale: il progresso.

Perché il movimento verde per anni è stato impegnato ideologicamente con l’idea che l’umanità è una maledizione ecologica (“La Terra ha il cancro. Il cancro è l’uomo ‘), e non riescono a capire il ruolo dell´ ingegno umano, la tecnologia e l’adattamento alla sopravvivenza della nostra specie.
Il disastro  della carestia per i popoli è stato scongiurato grazie ad un brillante scienziato americano di nome Norman Borlaug che ha inventato nuovi ceppi mutanti di frumento che hanno triplicato la produzione di cereali nel subcontinente indiano.

Progress: La crescita della popolazione nel subcontinente indiano ha chiesto l'introduzione di ceppi di colture geneticamente modificate La crescita della popolazione nel subcontinente indiano ha richiesto l’introduzione di ceppi di colture geneticamente modificate

Naturalmente, è ancora diffusa la preoccupazione circa l’uso di colture geneticamente modificate, ma gli scienziati sostengono che, con le adeguate garanzie in atto si può effettivamente essere più rispettosi dell’ambiente rispetto alle coltivazioni tradizionali, usando meno acqua e meno pesticidi.

Simili progressi tecnologici si hanno anche nel campo dell’energia. Per decenni gli ambientalisti ci hanno promesso e minacciato che da un anno all´altro  le risorse erano terminate. Questo é accaduto giá con il carbone che sarebbe terminato riportandoci al medio evo, e cosí  è arrivata la rivoluzione del petrolio, e anche se abbiamo ancora un sacco di petrolio giá ora abbiamo il miracolo del gas shale che si trova in abbondanza ovunque e viene rilasciato attraverso esplosioni di fluido ad alta pressione per aprire sacche di gas nelle rocce.

Quando, tra molti decenni, prima che tutto questo si esaurisca inizieremo a raccogliere i clatrati (depositi di metano solidi) sepolti nelle profondità dell’oceano.

Il progresso economico non è il nostro nemico ma il nostro amico. E ‘un fatto storico che le nazioni più ricche, hanno investito adesso più soldi  per garantirsi un ambiente più pulito: confrontate l´ aria relativamente pulita a Londra con lo smog soffocante che avvolge Pechino e New Delhi, guardate dove i peggiori disastri ecologici sono accaduti nel secolo scorso,  da Chernobyl al lago di Aral.

Ma i Verdi si rifiutano di accettarla, perché, secondo la loro dottrina quasi religiosa, la civiltà industriale è una maledizione e  la crescita economica una malattia che può essere curata solo col sacrificio e il razionamento, con un aumento delle tasse e un maggiore controllo statale.

Sono dei fanatici  di colore verde all’esterno, ma in termini politici (marxisti-leninisti-maoisti) nella parte interna, con enormi differenze tra loro e i movimenti e partiti operai della sinistra mondiale che sono  più che altro riformisti e non rivoluzionari come loro. Se solo le loro opinioni non fossero così influenti nelle scuole, nelle università, nei media, nei corridoi del potere, l’economia globale non sarebbe quasi nel caos che è oggi.

Io che avevo abbracciato il movimento ambientalista originario, oggi sono disgustato del modo in cui vengono trattati quelli  che non sono d’accordo con le loro tesi. Noi ambientalisti della prima ora siamo trattati dalle “nuove generazioni di ultra-verdi” come un “negazionista” un egoista, inquinante e anti-scienza.

I negazionisti veri sono quelli dell’ideologia verde fanatica che si rifiutano di cercare le prove  e non accettano che le loro buone intenzioni, i loro programmi per rendere il nostro mondo un posto migliore, attualmente, lo hannoreso  più brutto, più povero e meno libero.

SAND-RIO

 

Tratto da James Delingpole : Come gli ambientalisti stanno uccidendo il pianeta, distruggendo l’economia e rubando il futuro dei loro figli  pubblicato da Biteback.

58 pensieri su “Come i “verdi” fanatici stanno distruggendo il pianeta

  1. Siamo alla soglia di un “suicidio demografico collettivo”.

    Se non si capisce che l’uomo va avanti col progresso e non col regresso…
    Le pratiche di controllo demografico saranno la ns. rovina.

    Ovviamente l’uomo dovrà fare sempre più i conti con l’impatto ambientale per le scelte che dovrà fare…tant’è che mi sembra assurdo specare ettari di terra per i biocarburanti.
    Se poi domani anzichè le mucche ci saranno polli mangerò carni bianche. Ma non penso che il problema siano le mucche.

    David

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  2. @Giovanni

    ma tu hai idea di quanto cibo si butta? ma tu lo sai che con una vacca che sono 500kg di carne pulita una persona ci mangia a 900 gr a settimana ogni giorno per un anno!!

    quasi un kg di carne a settimana eh??

    se riesci a farti due conti.. capisci dove sta il problema…

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  3. Abbiamo mandato tutto in vacca! Scusate l’ot ma quando ci vuole ci vuole! Intanto il Giappone continua a tremare, 5,2 alle 22:38

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  4. Territorio — Area in Kmq — Popolazione — Densità x kmq
    Mondo(solo terra) — 134.682.000 — 6.525.170.264 — 48
    Unione europea — 4.324.782 — 486.642.177 — 113
    Belgio — 30.528 — 10.379.067 — 340
    Malta — 316 — 400.214 — 1.267
    Principato di Monaco — 1,95 — 32.543 — 16.689
    (Spero si capisca)
    Dunque, problema sovrappopolazione. Escludiamo subito gli eccessi tipo Montecarlo. Considerando le terre assolutamente inadatte e quelle inagibili e per fare un calcolo prudenziale escludiamo anche Malta.
    Con una densità di 113 (assolutamente normale!) la terra potrebbe tranquillamente contenere più di 15 miliardi di persone. Fate voi il conto con una densità stile Belgio. La terra non è sovrappopolata e la stime sulle capacità produttive dicono che potrebbe sfamare fino a 10-12 miliardi di persone. E a quelle cifre non ci si arriverà tanto presto ma soprattutto non verranno superate perchè le previsioni sul rapporto nascite/morti nel giro di 10/15 anni sarà sotto all’unità.
    Sul DDT stendiamo un velo perchè non c’è uno studio ufficiale che conferma la pericolosità cangerogena.
    Cito “Fatto sta che nel 1971 l’EPA (Environmental Protection Agency), l’agenzia americana per la protezione dell’ambiente, carrozzone pubblico a stelle e strisce molto in voga in quegli anni di contestazione, effettuò diverse verifiche per accertare se il DDT fosse cancerogeno. Nonostante fu accertato che il DDT non era un agente cancerogeno pericoloso per l’uomo, nel 1972 l’amministratore dell’EPA William Ruckelshaus vietò la sostanza, in quanto costituiva un “fattore di rischio del cancro”, citando esperimenti condotti sui topi le cui prove, però, erano vaghe, poiché le dosi di DDT usate erano migliaia di volte più alte di quelle che si potevano ritrovare nella dieta umana. Riguardo al rischio di avvelenamento, poi, secondo il Dr. Pihlip Butler, direttore di uno dei laboratori di ricerca del Fish and Wildlife Service, il 92% del DDT e dei suoi metaboliti scompare dall’ambiente dopo 38 giorni. Sempre Butler sostiene che “il DDT ha salvato almeno due miliardi di persone nel mondo senza costare una sola vita umana per avvelenamento”. Ricordo il caso dello Sri Lanka, i cui casi di malaria crollarono, nel giro di pochi anni, da 2 milioni e 800000 all’anno a 17! Ora si vuole negare lo stesso beneficio alle popolazioni dell’Africa. “Purtroppo, è proprio grazie alle anime belle dell’ambientalismo terzomondista che a pagare di più per il bando del DDT sono i paesi più poveri, in particolare quelli africani. Nel 2000 l’Organizzazione Mondiale della Sanità e altri istituti indipendenti hanno rilevato che la malaria ha infettato più di 300 milioni di persone, uccidendone quasi 2 milioni, soprattutto nell’Africa subsahariana, e più della metà sono bambini. Dal 1972 sono morte più di 50 milioni di persone. Riguardo all’India, il Liberty Institute di New Dehli ha calcolato che la malattia incide sull’economia indiana per 737 milioni di dollari annui, mentre per quanto riguarda l’Africa, il suo prodotto interno lordo annuale ammonterebbe a 400 miliardi di dollari all’anno e non a 300 miliardi, se la malaria fosse stata spazzata via nel 1965, come è accaduto nei paesi sviluppati. L’adozione del DDT da parte dei paesi africani è ostacolata anche da ricatti commerciali, basti pensare che le leggi interne europee e statunitensi vietano l’importazione di prodotti contenenti residui di sostanze chimiche bandite dai rispettivi paesi, fra cui il DDT. I coltivatori di quei paesi sono perciò così costretti a fare uso di insetticidi più costosi (fino a sei volte!) e più tossici per i lavoratori, causando un maggior numero di casi di avvelenamento soprattutto nei paesi poveri dove di norma vengono irrorati a mano. Quei paesi come il Sudafrica e l’Uganda che “osano” impiegare il DDT rischiano di vedersi bandita l’importazione di pesce e prodotti agricoli da parte dei paesi ricchi ed ecologicamente corretti. Per gli ambientalisti il problema della malaria non esiste, perché grazie al DDT è stata bandita nei loro paesi. Cianciano di futuri sostituti del DDT, ma il problema relativo alla morte di decine di milioni di persone è tremendamente presente! Predicano l’uso di zanzariere e l’utilizzo di pesci che mangiano larve di zanzara, senza capire che questi rimedi sono validi soltanto in limitate circostanze. ” http://www.pieroiannelli.com/?p=1190
    Sull’eolico ed il fotovoltaico …. c’è poco da dire, non essendo “continue”, oltre ad essere costose (anche con gli incentivi!) sono relegate ad un ruolo secondario. Basta dare un’occhiata al contributo, spesso ridicolo ma anche scandaloso considerando i costi, del fotovoltaioco nella progredita Germania.
    http://www.sma.de/en/news-information/pv-electricity-produced-in-germany.html
    Per concludere:
    I paesi industriali che investono sull’eolico e sul fotovoltaico sono quelli che producono la maggior parte dell’energia elettrica (oltre il 75%) con nucleare e carbone, il cui ridotto costo consente di compensare gli elevati costi di produzione delle fonti rinnovabili.

    Gli USA hanno in funzione 100.000 MW nucleari e 26.000 MW eolici: i primi producono il 19% dell’energia elettrica statunitense, i secondi solo lo 0,6%.

    La Germania ha in funzione 18.000 MW nucleari e 24.000 MW eolici: i primi producono il 26% dell’energia elettrica tedesca, i secondi solo il 7%. Le sovvenzioni agli impianti eolici sono costate 2,2 miliardi di euro nel solo 2009. Il settimanale Der Spiegel ha definito l’eolico “la forma più sovvenzionata di distruzione dell’ambiente”.

    La Spagna ha in funzione 7.400 MW nucleari e 16.700 MW eolici: i primi producono il 18,3% dell’energia elettrica spagnola, i secondi solo l’8%.

    In Europa il costo di una centrale nucleare è di circa 2.200-2.500 euro/kW.

    Il costo della centrale da 1.600 MW in costruzione a Flamanville (Francia) è valutato a preventivo in circa 3,5 miliardi di euro. Costa quindi

    circa il doppio di un impianto convenzionale di pari capacità produttiva;
    ­ la metà di un parco eolico di pari capacità produttiva;
    ­ un ventesimo di un parco fotovoltaico di pari capacità produttiva.

    Ciò che conta, tuttavia, non è il costo di impianto, ma il costo del kWh prodotto. Secondo gli studi condotti negli ultimi dieci anni in campo internazionale, al variare del costo del denaro fra il 5% e il 10%,

    ­ il costo di produzione del kWh nucleare varia tra 2 e 5 c€;
    ­ il costo del kWh prodotto con il gas varia tra 4 e 6 c€;
    ­ il costo del kWh prodotto con il carbone varia tra 2 e 6 c€.

    ·Secondo uno studio commissionato nel2008 dall’APER (Associazione dei Produttori di Energia Rinnovabile) all’Università di Padova, il costo di produzione del kWh da fonti rinnovabili è il seguente:

    ­ biomasse: 20,5 c€
    ­ combustibile derivato dai rifiuti: 13,5 c€
    ­ biocombustibili: 15,3 c€
    ­ eolico: 9,5-10,5 c€
    ­ idroelettrico: 9,6-17,5 c€
    ­ fotovoltaico: 41-50 c€

    I suddetti studi dimostrano che l’elettricità nucleare è più economica di quella prodotta con le fonti fossili e molto più conveniente di quella prodotta con le fonti rinnovabili.

    Scusate per la lunghezza ma volevo essere il più esaustivo possibile. Sorry.

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  5. @Alberto

    ma il costo kwh nucleare è costo netto o lordo?

    perchè il lordo comprenderebbe il costo della centrale tutta, e del suo smantellamento a fine vita,(non metto in conto i possibili costi ambientali in caso di botto) e poi come ben sappiamo il combustibile non è infinito…

    lasciamo perdere va..

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  6. I costi dello smantellamento dell’impianto a fine vita e della gestione dei rifiuti nucleari.

    Per valutare la competitività dei costi dell’energia nucleare, i costi dello smantellamento dell’impianto “decommissioning” e lo smaltimento dei rifiuti sono presi in considerazione, cosa che non avviene totalmente per le altre fonti di energia.
    Per quanto riguarda i costi relativi alla gestione dei rifiuti radioattivi e allo smantellamento dell’impianto al termine della vita utile, in attuazione delle direttive emanate in ambito internazionale, essi sono finanziati attraverso l’accantonamento di una quota parte del ricavato dalla vendita dell’energia elettrica prodotta. Ciò si traduce in un incremento del costo di produzione del kWh da fonte nucleare quantificabile 0,1 c$/kWh per la gestione dei rifiuti radioattivi (5%) e di altri 0,1-0,2 c$/kWh per lo smantellamento dell’impianto a fine vita (10%). Non si tratta quindi di costi particolarmente significativi.
    http://www.assonucleare.it/Documenti%20AIN/Documento%202/paragrafo%202.2.htm

    Per quanto riguarda il combustibile:
    Ovviamente dipende da quanto si è disposti a spendere (come per tutte le cose). Al prezzo attuale, inferiore a 130 $/kg, le valutazione di organizzazioni internazionali (NEA-OECD) forniscono un tempo di almeno 100 anni. Inoltre, mediante l’accordo internazionale tra USA e Russia, “Megaton to Megawatt”, sono state smantellate più di 10.000 bombe atomiche: il loro uranio, arricchito al 95%, è stato “diluito” al 3% per poterlo utilizzare nei reattori. Ne rimangono ancora 10.000 da smantellare! Vi sono enormi quantità di uranio anche nei fosfati e, se finirà l’uranio, vi sarà il torio, molto più abbondante dell’uranio. Nel costo dell’energia elettrica, cioè nel costo del kWh, la voce combustibile incide: per l’80% se si brucia il gas e solo per il 10% se si brucia uranio. Per quest’ultima fonte energetica domina la voce impianto. Questo significa che, se raddoppia il costo del gas, il kWh aumenta dell’80%; se raddoppia il costo dell’uranio, il kWh aumenta solo del 10%. Ricordiamo che in Italia il kWh costa il 60% in più della media europea e il doppio rispetto alla Francia. Se tollerassimo la triplicazione del costo dell’uranio, il che significa l’aumento del 20% del costo del kWh (un affare per noi!), potremmo sfruttare anche l’uranio estratto dall’acqua del mare, dove si trova in quantità illimitate.
    Numerosi studi scientifici sostengono che le riserve di uranio sono destinate a durare a lungo. In particolare l’ultimo rapporto del Mit (Massachusetts Institute of Technology) “The Future of The Nuclear Fuel Cycle” (pubblicato nel settembre 2010) sostiene che le risorse di uranio non limiteranno l’espansione del’energia nucleare nel mondo nel futuro prevedibile: Dice il Rapporto: “Le risorse di uranio non costituiranno una limitazione allo sviluppo del settore per molto tempo. (…) I costi dell’uranio oggi rappresentano tra il 2% e il 4% del costo dell’elettricità (prodotta dal nucleare). La nostra analisi sull’estrazione del minerale uranio in un mondo con dieci volte più reattori ad acqua leggera di oggi, ciascuno operativo per 60 anni, ci porta a prevedere un aumento del prezzo dell’uranio del 50%. Un aumento modesto che non avrà un grande impatto sull’economia del nucleare”.

    Poi ogni tanto ci sono queste notizie!
    http://qn.quotidiano.net/esteri/2011/07/19/546648-scoperta_india_miniera_grande.shtml

    Che faccio lascio perdere?

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  7. si lascia perdere và.. almeno qui qualcuno ha fatto i conti bene sui costi e i ricavi

    tralasciando possibili impatti ambientali devastanti

    http://www.unmondodifferente.com/2011/03/i-miei-conti-sul-nucleare-e-sul-solare.html

    all’Italia servono 320.300 milioni di Kilowatt/ora.
    Tanti, ma neanche una follia considerato che una famiglia media in un anno ne fa fuori circa 4000 solo a casa.

    Ma il GSE ci dice ben di più in una simpatica immagine subito sotto. ci dice come la produciamo e come la usiamo.
    nella fattispecie:

    da fonti rinnovabili:
    1) idroelettrico rinnovabile: 15,2%, 48,6 TWh
    2) Biomasse, biogas e rifiuti: 2,2%, 7,2 TWh
    3) Geotermica: 1,6%, 5,0 TWh
    4) Eolica: 2,0% , 6,5TWh
    5) Solare: 0,2%, 0,7 TWh
    Totale da fonti rinnovabili: 21,2%, 68 TWh

    da fonti non rinnovabili:
    a) Termica tradizionale Solidi: 11,2% 35,9 TWh
    b) Termica tradizionale Gas naturale: 44,7%, 143 TWh
    c) altri combustibili: 7,5%, 24,1 TWh
    sempre non rinnovabile viene considerata l’idroelettrica da pompaggio (il che a me sembra una cavolata visto che si tratta di un modo di accumulare un’energia idroelettrica, ma vabbè, io non sono un’esperto)
    d) Idrica da pompaggio: 1,3 %, 4,3 TWh

    oltre a ciò compriamo dall’estero 45 TWh, pari al 14,1% del nostro fabbisogno di 320,3 TWh… di cui in realtà arrivano a essere consumati 299,9 TWh visto che 20,4 TWh sono “perdite di rete”, che possono magari essere abbattute con forti investimenti in elettrodotti ma non certo eliminate, visto che la fisica ci dice che quando una corrente elettrica passa in un cavo una parte di essa viene dispersa in calore senza possibilità di fare altrimenti (è uno dei simpatici effetti dell’entropia, e per gli elettricisti si chiama “resistenza”, nulla di sconvolgente)

    insomma, per diventare autosufficienti e toglierci dalle balle la termica tradizionale ci serve di produrre 248 TWh in più (203 + 45) di energie alternative

    ok, abbiamo un obbiettivo. ora vediamo come raggiungerlo con i due metodi che ci siamo posti di confrontare.

    Partiamo col nucleare, il metodo che il nostro governo ci ha indicato come via maestra.

    Intanto, sapendo che “nucleare” non vuole dire niente, vediamo CHE TIPO di nucleare ci vogliono fare usare.
    Si tratta di “roba” che dovremmo comprare dalla Francia, e qui ci viene incontro Wikipedia,http://it.wikipedia.org/wiki/Reattore_nucleare_europeo_ad_acqua_pressurizzata , pur avvertendoci che la voce è da controllare in quanto molte parti sono scritte da antinuclearisti fottuti e disfattisti.
    Ma noi andremo a prendere solo i dati tecnici, e ignoreremo bellamente il resto, quindi come fonte di dati ci va bene.

    Insomma, monteremo centrali EPR come quella finlandese di Olkiluoto, dove si sta costruendo il primo reattore EPR al mondo. Tralasciamo pure il fatto che non sembra che i finlandesi ne siano più particolarmente entusiasti (hanno litigato più di una volta frontalmente con la Areva, azienda francese a partecipazione governativa che la sta costruendo per la TVO, azienda finlandese che gestisce la centrale), vediamo i dati di questa centrale, copiaincollando da Wikipedia:

    Caratteristiche generali del progetto base[5]
    Potenza termica 4300MWt
    Potenza elettrica (netta) 1600MWe
    Efficienza elettrica (netta) 37%[6]
    Fattore di carico (stimato) >92%
    Vita operativa (stimata) 60 anni
    Burnup (massimo)[7] >70GWd
    Arricchimento combustibile fino al 5%

    Di molti di questi dati ci interessa poco, quel che ci interessa e’ vedere cosa generi questo “robo”.
    Dice che al massimo fattore di potenza utilizzabile questa centrale genera 1.600 MW, quindi e’ pensabile che a “velocità di crociera” ne generi l’80%, cioè 1.280.
    Moltiplicando per le ore in un anno ( 365 x 24 = 8.760) abbiamo i MWh che possiamo aspettarci di tirarne fuori, 11.212.800. cioè 11.212,8 GWh, cioè 11,2128 TWh.

    A noi servono 248 TWh, quindi di centrali così ce ne servono 248 / 11,2128 = 22,12.
    Considerando complesso costruire un dodicesimo di centrale, arrotondiamo a 23… che sono ben di più delle 10 che ci avevano detto, ma pensiamo pure che facciano differenza tra “reattore” e “centrale” e che quindi avremo centrali da 2 o 3 reattori.

    Ci dicono che la vita stimata di queste centrali sarà di 60 anni, vorrei capire perchè i finlandesi vorrebbero dargli una licenza di funzionamento di 25 anni, ma si sa, quelli sono zucconi e credono alle favole degli antinuclearisti, tanto da costruire centrali a gogo. Quindi scusatemi, ma crederò questa volta a chi dice che la vita di un impianto termonucleare è di 25 anni, anche perchè chi fa questa stima è la signora Adriana Spera dell’ISTAT, che, francamente, dato il posto dove lavora, mi sembra una fonte affidabile.

    I nostri amici della TVO finlandese (proprietaria di Olkiluoto) hanno anche un bel sito da cui trarre un mucchio di bei dati.
    Il primo è quanto tempo prevedono ad oggi di metterci a finire il 3° reattore (quello EPR). Sono partiti a Gennaio 2002, prevedono di andare in produzione nel dicembre 2012, un netto di 10 anni.
    Poi ci dicono quanto hanno previsto di spendere ALLORA: 3 MILIARDI DI EURO in valuta del 2003. Dal loro sito http://www.tvo.fi/www/page/2305/ :
    Commercial operation is expected to start in 2012. The total cost of the project is about EUR 3 billion (in 2003 currency), thus making it the largest single investment in Finnish industrial history so far.

    Considerando che sembra abbia più cause aperte e vinte la TVO contro l’Areva di chissà chi, diamo pure per scontato che LORO spenderanno DAVVERO 3 miliardi di euro per il loro reattore N° 3.

    Il che vuol dire che se saremo bravi come i finlandesi (e chi ci crede… ) per fare i nostri 23 reattori ci serviranno 69 Miliardi di Euro in valuta del 2003.
    l’ISTAT ci disce che negli ultimi 2 anni si e’ perso il 3,6 % del valore dell’euro, non ho trovato dati precisi negli ultimi 10 anni, ma direi che possiamo approssimare e dire 3,6 x 5 = 18%, quindi quei 69 miliardi diventano 81,42 miliardi di euro.

    Ok, eccoci coi dati che cerchiamo. ci servono 23 reattori EPR, ci mettiamo 10 anni a farli, ci costano 81 miliardi e mezzo.
    Per produrre l’impianto.

    Però l’impianto da solo non fa proprio nulla, come ben sappiamo. serve il carburante per farlo andare.
    E a questo punto ci viene utile un altro parametro che abbiamo visto nella tabellina sopra riportata, il Burnup Massimo.
    che cavolo sarebbe questo Burnup?
    Ci viene in aiuto Wikipedia alla pagina http://it.wikipedia.org/wiki/Burnup
    in pratica si tratta di una misura di quanto “consuma” una centrale termonucleare, che qui e’ espresso in GigaWatt al giorno per tonnellata metrica di Uranio.
    per citare wikipedia nel suo esempio illuminante:

    “Ad esempio, considerando una tonnellata di uranio immessa in un reattore nucleare, se allo scaricamento avrà prodotto 240GWh di energia (che poi verrà trasformata in più o meno elettricità in funzione del rendimento dell’impianto), avrà un burnup di 10GWd/MTU . Da questa misura di può risalire al numero di atomi fissionati, considerando che una fissione di un nucleo di Uranio produce all’incirca 200MeV di energia (o equivalentemente 1 g di U235 completamente fissionato produce circa 1 MWd).

    I reattori LWR di I generazione avevano dei Burnup fino a circa 30GWd, quelli attualmente in funzione di II sono sui 45GWd, mentre i reattori attuali di III Generazione hanno burnup che vanno dai 60 ai 70GWd.”

    in pratica ci stanno dicendo che questi impianti hanno bisogno di 1 tonnellata metrica (metrica per ricordarsi che si fa riferimento al sistema metrico decimale) di uranio ogni 70 Gigawatt/giorni che producono, pari a 70×24 = 1680 Gigawatt/ora, o per trasformare il tutto nella misura su cui stiamo facendo i conti, 1 tonnellata metrica di uranio ogni 1,68 TWh.
    Peccato però che i reattori nucleari non si carichino “a metà” (il fermo di un reattore per cambiare il combustibile ha costi altissimi) e quindi questa volta non potremo fare i conti sui nostri 248 TWh necessari, ma su 1,600 GW x 8760 ore all’anno x 23 reattori x 25 anni di vita della centrale =8.059.200.000 GigaWattOra, o per meglio dire, 8.059.200 TWh.

    bene, per fare generare 8.059,2 TWh nei 25 anni di funzionamento, ci servono quindi 8.059.200 / 1,68 Tonnellate metriche di uranio = 4.797.142,86 Tonnellate metriche di uranio arricchito al 5%

    Dobbiamo quind trovare una fonte di valutazione del prezzo dell’uranio arricchito. la UXC per esempio (http://www.uxc.com/ ) si presenta come “The industry’s leading source of Consulting, Data Services & Publications on the Global Nuclear Fuel Cycle Markets” , e che e’ citata negli studi dell’EMEA, e sono gli estensori dell’indice di riferimento del costo dell’uranio nel mondo, l’UX U3O8 price, usato per esempio negli scambi di materiale fissile tra USA e Russia.
    L’indice e’ impostato ad US$ per Libbra, ed attualmente viaggia intorno ai 60 US$ dopo un picco a 73 US$

    Una libbra sono 453,59237 grammi, quindi in una tonnellata ci sono 1.000.0000 / 453,59237 = 2204,6 libbre, quindi una tonnellata di uranio NON ARRICCHITO costa circa 132.277,00 Dollari, pari a circa (al cambio di oggi, 0.7077 euro per 1 dollaro) 93.612,00 euro.
    Il che significa che le nostre centrali spenderebbero, SE USASSERO URANIO NON ARRICCHITO, 4.797.142,86 Tonnellate metriche di uranio x 93.612,00 euro =449.070.137.142,85 Euro.
    un attimo, traduco questa cifra… 449 Miliardi 70 Milioni 137 mila 142 EURO e OTTANTACINQUE CENTESIMI!
    5 volte e mezzo quel che costa COSTRUIRE le centrali!!!

    E già così fisseremmo il nostro costo per 25 anni di produzione energetica a 449,70 + 81,42 miliardi di euro = 531,12 MILIARDI DI EURO.
    Teniamo già per buona questa cifra, in quanto non sappiamo a quanto e’ arricchito l’uranio dell’UX U3O8 price… ops, a dire il vero,lo sappiamo!
    l’indice infatti dice che e’ il prezzo base per l’uranio raffinato ma non arricchito, l’ossido di uranio, la cosidetta Yellow Cake.
    D’altronde lo dice anche nel nome: prezzo per Uranio 3 Ossigeno 8, aka ossido di uranio, aka yellow cake.

    PECCATO che come abbiamo detto, le nostre centrali invece necessitino di uranio arricchito al 5% .
    E che sarà mai, quanto uranio si butterà via per arricchirlo al 5% ?
    Qui entra in ballo il “QUANTO arricchito”. i questo caso si parla di LEU, uranio a basso arricchimento (in inglese Low-enriched uranium (LEU))
    wikipedia ci viene sempre in aiuto qui
    http://it.wikipedia.org/wiki/Uranio_arricchito#Gradi_di_arricchimento
    e ci dice, in una frase topica:
    “Per esempio, partendo da 100 chilogrammi di uranio naturale, necessitano circa 60 ULS per produrre 10 chilogrammi di uranio a basso arricchimento con contenuto in 235U del 4,5%, con scarti allo 0,3%.

    Il numero di unità di lavoro separativo prodotto dai processi di arricchimento è direttamente correlata all’ammontare di energia che gli stessi processi consumano. I moderni impianti a diffusione gassosa richiedono tipicamente da 2.400 a 2.500 chilowattora (da 8.600 a 9.000 MJ) di elettricità per ULS mentre gli impianti a centrifuga a gas richiedono appena da 50 a 60 chilowattora (da 180 a 220 MJ) di elettricità per ULS.

    Esempio:

    Una grande centrale nucleare con una capacità elettrica netta di 1.300 MW richiede annualmente circa 25.000 kg di LEU con una concentrazione di 235U del 3,75%. Questa quantità di uranio viene prodotta a partire da circa 210.000 kg di uranio naturale utilizzando circa 120.000 ULS. Un impianto di arricchimento con una capacità di 1000 kULS/anno è perciò in grado di produrre l’uranio arricchito necessario all’alimentazione di circa otto grandi impianti nucleari.”

    HEY, ma così i parametri ci cambiano DUE VOLTE.
    1) perche’ ci servono 10 volte tanto l’uranio per avere del LEU, e quindi già di suo quel comustibile nucleare non ci costerebbe più 450 milioni di euro ma 4,5 MILIARDI di euro. in pratica ce ne serve 10 volte tanto.
    2) perche’ per concentrare l’uranio ci serve una centrale in più ogni 8.

    ok, rifacciamo i conti, ora ci servono 23 / 8 centrali in più = 2,85 centrali… stesso discorso di prima, ce ne servono 3. totale 26 centrali.

    1,600 GW x 8760 ore all’anno x 26 reattori x 25 anni di vita della centrale = 9.110.400.000GigaWattOra, o per meglio dire, 9.110.400 TWh. riproviamo il conteggio stavolta.

    (9.110.400 TWh / 1,68 tonnellate di LEU che servono per farli ) x 10 tonnellate di Yellow Cake per ogni tonnellata di LEU = 54.228.571,42 tonnellate di U3O8 aka yellow cake
    a 93.612 euro la tonnellata fanno 5.076.445.028.571,42 euro.
    ‘Speta mi sono un po’ perso con un cifrone che sembra uscire dalla fisica.
    5076 MILIARDI 445 MILIONI 28 MILA 571 euro e 42 centesimi.
    calco la mano sui 42 centesimi, gli altri sono una cifra che sembra impossibile.
    Ma si parla dell’energia usata per 25 anni da una intera nazione che vanta una delle economie più ufficialmente prospere del pianeta… ci sta tutta.

    Però teniamocela a mente.
    il costo di 25 anni di nucleare in italia, SENZA CONSIDERARE L’ELIMINAZIONE DELLE SCORIE E L’EVENTUALE AUMENTO DEL PREZZO DELL’URANIO (inevitabile) sarebbe di OLTRE CINQUEMILA MILIARDI DI EURO.

    Poi ci sono bazzeccole come il fatto che se il Giappone è nel bel mezzo della cintura di fuoco del Pacifico, noi siamo il punto di contatto tra la placca euroasiatica e quella africana, e che quindi cercare zone geologicamente stabili da noi è pura chimera come dimostrano tutti i nostri vulcani, ma questi sono dettagli che NON VOGLIAMO ENTRINO in questa analisi. Il concetto di “rischio” non ci interessa, lo lasciamo agli ambientalisti sfegatati.

    Adesso facciamo i conti del fotovoltaico.
    Non conosco i parametri di un fotovoltaico “da nazione”, ma avendo appena montato i pannelli sul MIO tetto, quelli del fotovoltaico “da casa” ho imparato a conoscerli bene, quindi applicherò quelli, di cui sono certo, e non quelli, che sicuramente ci sono , con rendite ben più alte per le centrali “grosse”.
    Il mio impianto è da 4,32 KWp (kilowatt di picco), e’ costato 19.000 euro iva esclusa, occupa 35 metri quadri, genera minimo (a Modena) 1000 KWh/anno per KWp (siamo MOLTO conservativi visto che la media per l’Emilia Romagna, che sta “abbastanza a nord” in Italia da essere considerata svantaggiata visto che più si va a sud più rende l’impianto, è considerata di 1100 KWh/anno per KWp).

    Ora “generalizziamo” i miei dati.

    1 Metro Quadro di superficie a pannelli genera quindi 4,32 / 35 = 0,12 KWp
    Costa 19.000 / 35 = 542,86 euro posato e finito, compreso le tasse di allacciamento alla rete & so on, che allo stato non interesserebbero visto che le pagherebbe a se stesso.
    genera in un anno (4,32 KWp x 1000 ) / 35 mq = 123,43 KWh
    ha una vita GARANTITA di almeno 25 anni (perchè in realtà nessuno sa quanto durerà davvero, ma la tecnologia ha 25 anni e i primi impianti funzionano ancora, quindi il costruttore me li garantisce per quel tempo).

    ora facciamo i conti di quanti metri quadri ci servono a noi italiani.

    248 TWh = 248.000 GWh = 248.000.000 MWh = 248.000.000.000 KWh
    248.000.000.000 / 123,43 = 2.009.236.005 metri quadri. sembrano veramente tanti, ma le misure quadratiche non sono lineari… infatti si tratta di:
    2.009.236.005 / 10.000 = 200.923,6 ettari = 2009,236 Kilometri Quadri.

    Per intenderci, l’Italia ha una superficie di 301.336 km², la sardegna di 24.090 km². si, stiamo parlando di una superfice pari a 1/12 della Sardegna.
    In pratica, se tappezzassimo di pannelli le sole areee montane sarde, rivolte a sud e con una inclinazione “perfetta” di 20-30 gradi, ci basterebbe e avanzerebbe.
    E stiamo parlando di una regione con 69,44 ab./km², il che vorrebbe dire creare disagio al massimo a 2009,23 x 69,44 = 139.520 abitanti SE i sardi fossero equamente distribuiti su tutta la loro superfice, cosa che sappiamo non essere vera.

    Passiamo ai costi.
    2.009.236.005 metri quadri x 542,86 euro = 1.090.733.857.247,023 euro.
    traduco : 1090 miliardi di euro in valuta attuale.

    PERO’ PERO’… pero’ anche qui c’è la fregatura, perchè, come ci diranno subito, l’energia non si conserva e ci serve anche di notte, quando il fotovoltaico non va.

    Verissimo il fatto che di notte il fotovoltaico non vada, un po’ meno il fatto che non si possa conservare l’energia.
    Al di laà del fatto che lo facciamo da sempre pompando l’acqua in bacini che poi vuotiamo quando serve, diciamo però che nessuno di noi vorrebbe fare il bis del Vajont, che doveva essere proprio uno dei bacini per lo stoccaggio di acqua.
    Oddio, con tutto il rispetto per le vittime del Vajont, temo che se invece di crollare la montagna nel bacino fosse esplosa una centrale nucleare le vittime sarebbero state MOLTE MA MOLTE di più.

    Ma ci sono metodi anche più interessanti.

    Nel 1830 circa un pirla (tal Michael Faraday, o a scelta tal Carlo Matteucci) formalizzò infatti le 2 leggi sull’elettrolisi, con la quale si separa l’idrogeno dall’ossigeno dell’acqua.
    Con l’idrogeno si fanno girare benissimo svariati motori che generano altrettanto bene corrente elettrica. motori strani, visto che si chiamano Fuel Cell, o celle a combustibile, e hanno un rendimento proprio buonino con un costo proprio bassino.
    Questo però ha ovviamente un costo energetico, che ho visto stimare nel 18% dell’energia da svariati faciloni, ma che visto che una cella a combustibile degna del suo nome ha una resa del 60%-70% (ce ne sono dichiarate al 75-77%), ma “qualcosa” si perde pure nell’elettrolisi , per stare tranquillo conteggero’ nel 50%.

    Questo vuol dire che dobbiamo produrre 248 + 50% = 310 TWh e gestire stoccaggio e distribuzione dell’idrogeno, gas DECISAMENTE pericoloso come scoprirono sull’Hindenburg.
    rifacciamo i conti:

    310 TWh = 372.000 GWh = 372.000.000 MWh = 372.000.000.000 KWh
    372.000.000.000 / 123,43 = 3.013.854.006,32 metri quadri. aka 301.385,5 ettari = 3013,85 Kilometri Quadri.
    3.013.854.006 metri quadri x 542,86 euro = 1.636.100.785.697,16 euro.
    traduco : 1.636 miliardi di euro in valuta attuale.

    Poi servono gli impianti per l’elettrolisi, le condotte, i sistemi di stoccaggio… tutte cose PERICOLOSISSIME mi dicono in quanto l’idrogeno va conservato o liquido a una temperatura prossima allo 0 assoluto (mi sembra esagerino un po’ ma vabbè) o a ben 200 atmosfere. Terrificante, vero?

    PECCATO CHE QUEGLI IMPIANTI CE LI ABBIAMO GIA’.
    si chiamano METANODOTTI, da cui già attualmente, come abbiamo visto nel rapporto del GRE, generiamo ORA il 44,7% della nostra energia.
    Il metano, come sa bene chi ha una macchina a metano, viene distribuito alle pompe a 240 atmosfere, trasportato allo stato liquido in impianti che funzionano benissimo tanto da farci investire nei famigerati RIGASSIFICATORI, che sono impianti dove viene preso allo stato liquido dai metanodotti e ritrasformato in Compressed Natural Gas, o CNG per gli amici, a 240 atmosfere.

    Se poi si considera che il metano i chimici lo chiamano tetraidruro di carbonio, formula chimica CH4, sembra che non sia poi particolarmente complesso generare direttamente metano PURO avendo l’idrogeno.
    L’ENEA, che di energia se ne intende, ci ha pure fatto un progetto sopra, il progetto Prometeo, a cura del Dott. Capriccioli, il quale nella sua relazione scaricabile QUI
    http://www.enea.it/produzione_scientifica/pdf_brief/Capriccioli_IdroMetano.pdf
    ci dice, schiaffato lì in prima pagina :

    “PROCESSO, APPLICAZIONI, STATO DELLA TECNOLOGIA – Il progetto Prometeo si propone di utilizzare “eccedenze” di energia elettrica da fonti rinnovabili (prodotte in ore di ridotta domanda) per produrre idrogeno elettrolitico (H2) che, reagendo con anidride carbonica (CO2), viene poi convertito in metano (CH4). Al momento della combustione, il metano così prodotto restituisce all’ambiente la CO2 assorbita nel processo dando luogo ad un ciclo virtualmente esente da emissioni di CO2. Esso può essere immesso in rete, usato per alimentare veicoli ad “emissioni zero”, accumulato per successivi utilizzi o anche utilizzato in celle a combustibile di tipo MCFC o SOFC. Il sistema si comporta come un volano energetico ad emissioni zero e si basa su tecnologie mature di immediata disponibilità quali l’elettrolisi e il processo di metanazione. La CO2 proviene da processi industriali, impianti chimici, impianti di gassificazione del carbone, o anche da impianti di separazione della CO2 (questi ultimi ancora in fase di sviluppo) installati in impianti termoelettrici.
    PRESTAZIONI & COSTI – Rispetto alla semplice produzione di idrogeno elettrolitico, il processo Prometeo consente, con modesto aggravio di costo dovuto al reattore di metanazione, di assorbire CO2 e produrre metano che, oltre ad essere ad emissioni zero, può essere utilizzato in dispositivi di uso corrente e non richiede necessariamente, a differenza dell’idrogeno, l’uso di tecnologie avanzate e costose, come ad esempio le celle a combustibile. Il processo utilizza energia elettrica a basso costo (eccedenze notturne) e potrebbe beneficiare dei meccanismi di incentivazione in essere (e.g., certificati verdi) in riconoscimento della produzione di metano ad emissioni zero. Utilizzando ad esempio la produzione notturna di un generatore eolico da 100 kW, il processo è in grado di assorbire 5 Nm3/h di CO2 producendo 5 Nm3 di metano per ogni ora di esercizio dell’impianto, capaci di alimentare un piccolo autobus a metano (16 passeggeri) per circa 120 km. Considerando il costo dell’elettrolizzatore, l’analisi economica fornisce costi piuttosto elevati del metano prodotto (un minimo di 2 €/m3).
    Tuttavia, l’aggravio di costi rispetto alla sola produzione di idrogeno è modesto e la valenza economica dell’idea alla base del progetto va valutata tenendo conto degli aspetti di flessibilità e diversificazioni legati al processo di accumulo energetico.”

    Insomma, pensate un po, le tecnologie esistono, le abbiamo studiate, rischiano di essere molto migliori di quelle che ho considerato qui, molto meno dispendiose (abbassando quindi i costi che ho considerato), ed oltretutto LE ABBIAMO INVENTATE NOI ITALIANI !!!!

    E visto che le centrali a metano non solo ce le abbiamo già ma sono ad oggi la spina dorsale della nostra produzione energetica, che lo portiamo in giro , ci alimentiamo le auto, ci scaldiamo le case E ci facciamo energia elettrica sembrerebbe proprio che la tecnologia per gestirlo la conosciamo bene, no?

    Ora, io sono un pirla e non valgo niente. ma due conti mi sembra di saperli fare.

    PER LO STESSO RISULTATO (toglierci dalle balle la dipendenza da fonti fossili), col fotovoltaico, si spenderebbe 1/5 del nucleare. e avrebbe dei simpatici risvolti, come potere produrre metano chimicamente puro. E sarebbe realizzabile in tempi INCREDIBILMENTE più brevi del nucleare.

    In più, se proprio dobbiamo pensarci, niente scorie.
    I rischi ci sono? certo, l’idrogeno e’ esplosivo, il metano brucia.
    Ma una volta che è esploso , è esploso. Puoi ricostruire.
    Una volta che è esplosa una centrale, aspetti un’era geologica per ricostruire.

    Insomma, al di là delle considerazioni ambientali, ma CONVIENE investire in nucleare?
    Secondo me, conti alla mano… no. e come vedete, il rischio nuceare non c’entra nulla.

    E ho fatto i conti col fotovoltaico. L’eolico funziona anche di notte e sembrerebbe costare meno al KWh…

      (Quote)  (Reply)

  8. Ascolta, i conti li avevo già postati prima e non li ho presi a casaccio ma sono quelli degli studi ufficiali che hanno commissionato i vari paesi che hanno una politica nucleare, per capire se, come e quando conviene. 440 reattori sparsi nel mondo + 60 in costruzione dicono che i i tuoi conti non tornano. Altrimenti ammettiamo che tutti i paesi che hanno delle centrali e ne costruiscono di nuove si divertono a farlo in perdita. Ok. Tutto il mondo nucleare lavora in perdita per il gusto di pagare l’energia di più! Mah…

    Il costo di produzione del kWh di fonte nucleare è stato valutato fra il 1997 e il 2007 nei seguenti studi nazionali e internazionali.
    ― 1997: Studio condotto dall’industria elettrica europea (UNIPEDE)
    ― 1999: Studio svolto da Siemens, oggi Framatome ANP (Germania)
    ― 2000: Studio dell’Institute for Public Policy, Rice University (USA)
    ― 2000: Studio della Lappeenranta University of Technology (Finlandia, aggiornato nel 2003)
    ― 2002: Studio della UK Performance and Innovation Unit (Regno Unito)
    ― 2002: Studio svolto da Scully Capital (USA)
    ― 2003: Studio della Lappeenranta University of Technology (Finlandia)
    ― 2003: Studio del Segretariato all’Energia (Francia)
    ― 2003: Studio del MIT – Massachusetts Institute of Technology (USA)
    ― 2004: Studio della Royal Academy of Engineers (Regno Unito)
    ― 2004: Studio della University of Chicago, finanziato dall’US-DOE (USA)
    ― 2004: Studio del CERI – Canadian Energy Research Institute (Canada)
    ― 2005: Studio congiunto OCSE-NEA / ONU-IAEA
    ― 2005: Business Case for Early Orders of New Nuclear Reactors, OXERA
    ― 2006: Studio OCSE-NEA
    ― 2007: Studio della Commissione Europea
    ― 2007: Studio del World Energy Council

    Lo studio OCSE 2006 è uno studio comparativo su nucleare, carbone e gas che fa riferimento alle condizioni locali in una quindicina di paesi, prendendo in considerazione i costi dei combustibili 2004..
    Considerando un tasso di sconto pari al 5% (condizioni più favorevoli al nucleare, caratterizzato da alti costi di investimento) e le tre principali componenti di costo (impianto, esercizio e manutenzione, combustibile), i costi di produzione sono i seguenti (l’intervallo di variazione è legato alle particolari condizioni del mercato locale):

    ― nucleare: 2,3-3,6 c$/kWh
    ― carbone: 2,2-4,8 c$/kWh
    ― gas (ciclo combinato): 3,9-5,7 c$/kWh

    Considerando un tasso di sconto del 10% (condizione più sfavorevole al nucleare) i costi di produzione si modificano come segue:

    ― nucleare: 3,1-5,4 c$/kWh
    ― carbone: 2,7-5,9 c$/kWh
    ― gas (ciclo combinato): 4,3-6,0 c$/kWh

    Dalle valutazioni dell’OCSE emerge una sostanziale equivalenza del costo del chilowattora nucleare rispetto a quello prodotto con centrali a carbone o a gas a ciclo combinato (che sono le più economiche fra le centrali termoelettriche). Ma la competitività del nucleare si accentua ancora una volta se si considerano gli effetti della “carbon tax” e gli aumenti del costo delle fonti fossili intervenuti dal 2004 ad oggi.

    Per il fotovoltaico potevi risparmiarti anche solo il primo rigo perchè tutti i conti del mondo non servono a nulla di fronte all’evidenza : http://www.sma.de/en/news-information/pv-electricity-produced-in-germany.html
    Tanto per capirci, nell’estate del 2011, Giugno, Luglio, Agosto … ecco persino in quel periodo molti giorni hanno dato contributi ridicoli. C’è poi da considerare che anche nei giorni top, quelli in cui si sfruttano al massimo i 24,83GW installati, si ha una potenza effettiva, quando va bene, tra il 50 ed il 60%. Quando va eccezionalmente bene si sfiora il 75% (pochi giorni all’anno!!). Ma poi c’è l’inconveniente tipo oggi. Verso le 13 c’è stato un tonfo improvviso verso il basso come se avessero oscurato il sole. Poi è ripartito ma chiunque capisce che è impresentabile come fonte energetica. Ultima nota: anche quando siamo al 60/70% non c’è da sorridere perchè si parla ovviamente delle ore centrali!!

    Quindi fotovoltaico scartato.

    Vuoi parlare dell’eolico che funziona anche di notte? Sicuro? Perchè Ti fai più male che con quello precedente!
    Nel maggio 2004 Greenpeace propose al Governo argentino di utilizzare 480 milioni di dollari che erano destinati alla costruzione della parte rimanente della centrale nucleare di Atucha II (centrale bloccata dal 95 e che il governo aveva deciso di ultimare) per promuovere un piano a breve termine per la generazione eolica di elettricità. Tale piano avrebbe dovuto avere come obiettivo la realizzazione di impianti eolici per 300 MW entro il 2007 e 3000 MW per il 2013.
    Come è riportato in seguito, anche in una regione come la Patagonia, in cui i venti sono favorevoli alla generazione di energia elettrica con turbine a vento, secondo uno studio di Eduardo Ferreyra, riportato nel libro Ecologia: Mitos e Foudes FARC , l’energia eolica non è competitiva con l’energia prodotta nuclearmente.

    Dal libro di Eduardo Ferreyra, Ecologia: Mitos y Fraudes, FARC
    “Le centrali nucleari argentine di Atucha Atucha I e II (da 350 e 692 MWh rispettivamente) sono estremamente più competitive del parco eolico proposto da Greenpace Argentina.
    Queste due centrali occupano un’area di 20 ettari, e dovrebbero produrre circa 1.000 MW per 24 ore, giorno e notte, tutto l’anno (con pause di 30 a 40 giorni per la manutenzione ogni 18 mesi). Utilizzando turbine eoliche, e considerando che la loro capacità è ridotta del 30% a causa della natura fluttuante della generazione eolica, sarebbero necessarie ben 3555 turbine da 750 kW, o 2666 turbine da 1 MW ciascuna, o 1.333 turbine eoliche da 2 MW, per produrre la stessa quantità di energia elettrica di Atucha I e II. Qualunque siano le turbine scelte per il progetto: da 3555 turbine, da 2666 o 1333, il degrado del paesaggio sarebbe notevole. Si tratta di strutture da 30 a 50 metri di altezza da impiantare su un’area molto vasta. Un “parco eolico” contiene in media 50 turbine. Per produrre la stessa quantità di elettricità dei reattori Atucha I-II, sarebbero necessari quindi da 26 a 71 parchi eolici di 50 turbine ciascuno, a seconda del tipo turbina utilizzata. Le turbine eoliche moderne sono disponibili in una vasta gamma di dimensioni; da piccole unità di 100 watt progettato per fornire energia a case e fattorie, fino a turbine giganti con pale con più di 50 metri di diametro, che producono da 1 a 2 megawatt di energia elettrica. La stragrande maggioranza delle turbine oggi sono del tipo a tre pale con asse orizzontale, il diametro delle pale va da 15 a 40 metri, ogni turbina produce da 50 a 350 KW di energia elettrica. La posizione delle turbine a terra è un fattore molto importante perchè la velocità del vento aumenta con l’altezza. Questo è il motivo per cui le turbine sono montate su una torre a un’altezza che va da 30 a 45 metri. Nei “parchi eolici” le turbine devono essere intervallate. Tra due turbine ci deve essere una distanza tra le 5 e le 15 volte il diametro delle pale, questa distanza è nota come area o spazio di “swept “, che è in pratica l’area del terreno intorno alla turbina che deve essere lasciata libera. Questo spazio è essenziale per evitare che la turbolenza di una turbina influenzi il flusso di aria delle turbine eoliche vicine il che produrrebbe una perdita notevole di efficienza. Ciò significa che ogni parco proposto da Greenpace in sostituzione delle centrali di Atucha I-II occuperebbe 2.826 miglia quadrate di territorio. Moltiplicando queste 2826 miglia quadrate per 71, il territorio occupate dalle turbine sarebbe di 200.646 km2, una superficie equivalente a un terzo della Repubblica del Cile. E questo sarebbe solo il territorio necessario per produrre con le turbine eoliche l’energia che sarebbe fornita dai reattori Atucha I e II che ricordiamo occupano 20 ettari di terreno.
    Non è un caso che il più grande produttore di turbine a vento del mondo, la Danimarca, che ha sviluppato l’industria attraverso sovvenzioni e sussidi statali, nel 2003 ha sospeso queste sovvenzioni perchè aveva verificato la scarsa efficienza di questo tecnologia che aumentava il costo dell’energia elettrica per gli utenti”.

    Quindi eolico scartato.

    l rischi di un incidente nucleare
    Diversi incidenti sono avvenuti nei reattori sparsi in tutto il mondo. In questi incidenti la radioattività del reattore è stata sempre contenuta dalle spesse mura dell’edificio che lo contiene. Il risultato più importante di questi incidenti è stato quello di dimostrare che i sistemi di sicurezza delle centrali nucleari hanno lavorato molto meglio del previsto. Non è stata danneggiata alcuna creatura vivente dall’incidente, ne si sono avuti danni per l’ambiente. Ci sono stati ovviamente danni materiali al reattore e all’edificio. Gli incidenti sono costosi, ma solo in denaro. Negli ultimi anni sono stati fatti enormi progressi tecnologici nella progettazione, il funzionamento e la sicurezza degli impianti nucleari. Per fare un esempio, il reattore nucleare EPR (European Pressurized Reactor) da 1600 MW in costrizione a Framaville in Francia, uno dei più moderni e all’avanguardia nei sistemi di scurezza, prevede molteplici sistemi di protezione sia attivi che passivi contro vari tipi di incidente :
    *quattro sistemi indipendenti di refrigerazione d’emergenza, ognuno capace da solo di refrigerare il nocciolo del reattore dopo il suo spegnimento;
    *un contenimento metallico attorno al reattore, a tenuta per le eventuali fuoriuscite di materiale radioattivo in caso di incidente con rottura del circuito primario;
    *un contenitore (core catcher) ed un’area di raffreddamento passivo del materiale fuso, nell’improbabile evento che il nocciolo di combustibile nucleare radioattivo fuso possa fuoriuscire dal recipiente in pressione (vedere edificio di contenimento);
    *doppia parete esterna in calcestruzzo armato, con uno spessore totale di 2,6 metri, progettata per resistere all’impatto diretto di un grosso aereo di linea.

    Malgrado tutti i sistemi di sicurezza è possibile immaginare un incidente nucleare, il più grave possibile. Un incidente in cui tutto assolutamente va storto: si blocca il primo sistema di raffreddamento del nocciolo, si blocca anche il secondo, e anche un terzo e un quarto (come nel caso dell’EPR), si rompe contemporaneamente il contenitore di acciaio che contiene il reattore, si fessurano contemporaneamente anche le spesse pareti in calcestruzzo dell’edificio della centrale (calcolate per reggere l’urto di un aereo di linea), le sostanze radioattive fuoriescono quindi all’esterno in forma gassosa in una nuvola di vapore (il caso peggiore) in un’area che deve essere pure densamente popolata (10 milioni di persone). Le probabilità che ciò accada sono 1 su 1000 milioni di anni di funzionamento del reattore. Il Prof. L.Bernard Cohen, che abbiamo gia citato e che è uno dei più importanti esperti in analisi dei rischi al mondo, ha detto che : “nessuno, sano di mente potrebbe preoccuparsi di eventi tatto improbabili “. Riportiamo di seguito una sua analisi del rischio di un simile incidente.

    The Nuclear Energy Option
    Cap. 4 – The fearsome reactor meltdown accident
    Prof. Bernard L. Cohen,
    Dept. of Physics, University of Pittsburgh, Pittsburgh, PA 15260
    Telephone: (412)624-9245 , Fax: (412)624-9163, e-mail: [email protected]

    Diversi studi furono fatti per calcolare la probabilità che avvengano diversi tipi di incidenti in una centrale nucleare, tra cui quello più grave possibile, la fusione del nocciolo del reattore,. Lo studio più importante fu fatto sull’argomento da un team di specialisti diretto dal Dr. Norman Rasmussen, del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston e sponsorizzato dalla US Nuclear Regulatory Commission (NRC). Questo studio durò diversi anni con un costo di 4 milioni di dollari e vi lavorarono dozzine di ingegneri, fisici e matematici. Il rapporto finale fu pubblicato nel 1975 con la sigla WASH-1400 e il titolo “Reactor Safety Study” (RSS). Lo studio è una tipica analisi probabilistica dei rischi “probabilistic risk analysis” (PRA) basata sul metodo dei “diagrammi ad albero” che era stato sviluppato nell’industria aerospaziale. In seguito la Union of Concerned Scientists (UCS) pubblicò una critica di questo rapporto, con una controanalisi dei rischi. La RNC commissionò allora uno studio indipendete diretto dal Prof Harold Lewis della University della California per analizzare i due studi precedenti. Le conclusioni di Lewis furono che le incertezze nelle probabilità della RSS erano più grandi di quelle affermate originariamente, ma che non vi era ragione di credere che le probabilità riportate dal rapporto RSS fossero più grandi o più piccole. La NRC accettò le conclusioni dello studio di Lewis nel 1979. In seguito ci sono stati altri studi realizzati in Germania e in Svezia basati sugli stessi metodi del rapporto RSS, ottenendo gli stessi risultati. I movimenti antinucleari hanno sempre contesto il rapporto RSS e i media lo hanno sempre presentato come “controverso”. In seguito l’NRC ha continuato a finanziare gli studi sui reattori nucleari con la metodologia PRA; più di 12 studi furono fatti sui reattori PWR e BWR. Le nuove tecnologie e i nuovi componenti che man mano sono stati perfezionati e migliorati sono stati così valutati nelle successive analisi PRA
    Procedendo in questo modo la stessa definizione di incidente nucleare con la “fusione del nocciolo” fu sostituita con la denominazione più generale “danneggiamento del nocciolo”, ci sono stati molti miglioramenti rispetto al primo studio RSS anche se l’impostazione non è mutata.
    Lo studio RSS stimava che la fusione del nocciolo del reattore poteva avvenire 1 volta su 20.000 anni di funzionamento del reattore. Per 100 reattori in funzione sarebbe avvenuto quindi un incidente con fusione del nocciolo una volta ogni 200 anni. La contraoanalisi dell’Union of Concerned Scientists (UCS), stimava invece che ci sarebbe stata la fusione del nocciolo di un reattore 1 volta su 2000 anni di funzionamento del reattore. Considerando i reattori commerciali come quelli americani del 1990, per reattori di questo tipo ci sono già stati più di 2000 anni di funzionamento complessivi in tutto il mondo, a cui aggiungere più di 4000 anni di funzionamento dei reattori nucleari nella Marina Americana. Incidenti gravi con la fusione del nocciolo non si sono avuti. Se la stima della Union of Concerned Scientists (UCS) fosse stata corretta avremmo dovuto avere almeno tre incidenti con la fusione del nocciolo mentre secondo le stime del rapporto RSS la probabilità che accadesse un simile incidente era solo del 30%.

    Nella maggior parte degli incidenti con la fusione del nocciolo ci si aspetta (in senso probabilistico) che le strutture di contenimento del nocciolo del reattore rimangano integre per il tempo necessario all’evacuazione dell’impianto e dell’area circostante, cosi che non ci siano direttamente dei morti. E’ calcolata la probabilità che 1/5 incidenti con fusione del nocciolo comporti la morte di 1000 persone, in 1/100 incidenti confusione del nocciolo si avranno 10.000 morti, e in 1/100.000 incidenti 50.000 morti. (il numero di morti annuali negli USA per incidenti automobilistici). La media di questi tre tipi di incidenti con fusione del nocciolo comporta 400 casi di morte per incidente nucleare di questo tipo, la stima dell’UCS è invece di 5000 casi di morte.
    Il numero di morti sembra alto, ma ricordiamo che stiamo considerando delle probabilità, per far un paragone negli USA si stima che l’utilizzo del carbone nelle centrali termiche produca un inquinamento che causa 30.000 morti all’anno, per uguagliare questo rischio si dovrebbero verificare negli USA 30.000/400=71 incidenti nucleari con fusione del nocciolo ogni anno, uno ogni 5 giorni (stime RSS), mentre secondo le stime dell’UCS si dovrebbe avere una incidente di questo tipo ogni 2 mesi.
    Si potrebbe arguire che i morti per l’inquinamento dell’aria non ci allarmano perchè sono difficilmente distinguibili dai casi di morte in generale. Questo è però vero anche per il nucleare. I decessi probabilmente causati dal nucleare provengono dall’aumento dei casi di cancro in un vasto strato della popolazione esposto alle radiazioni dovute all’incidente. Nel caso del peggiore incidente preso in considerazione nel rapporto dalla RSS, la cui probabilità di avvenire è 1/100.000 incidenti con fusione del nocciolo, ci sarebbe un aumento di 45.000 casi di cancro su una popolazione di 10 milioni di persone, in pratica un aumento dello 0,5% del rischio di morte per cancro per ciascuno. Il rischio normale di morire di cancro per una persona è del 20-20,5%, le radiazioni assorbite nel peggiore incidente possibile aumenterebbero quindi tale rischio di molto poco, anche nelle stime dell’UCS solo del 5%. Il rischio normale di morire di cancro varia molto negli USA da stato a stato dal 17% del Colorado al 24% in Connecticut e Rhode Island, una variazione dello 0,5% si perde in queste variazioni di fondo.
    Da un punto di vista teorico non ci sono limiti al danno che è possibile fare considerando un incidente che avvenga con qualsiasi tecnologia. Ovviamente più il danno è grave più sono richieste circostanze improbabili, così la probabilità dell’evento diventa sempre più piccola. L’incidente più grande possibile quindi in realtà è solo correlato ad una probabilità molto bassa di avvenire.
    Come per ogni tecnologia questo è vero anche per il nucleare. Il peggiore incidente causato dal nucleare considerato dalla RSS dovrebbe causare 50.000 mila morti. Poiché un incidente con fusione del nocciolo, secondo il rapporto RSS è stimato avvenire 1 volta su 20.000 anni di funzionamento del reattore, e poiché la probabilità che un incidente di questo tipo causi la morte di di 50.000, sempre secondo il rapporto RSS, è stimata essere 1 volta su 100.000 incidenti con fusione del nocciolo. La probabilità che avvenga in una centrale nucleare un incidente che causi la morte di 50.000 persone è stimata, in modo conservativo dal rapporto RSS, essere 1 volta su 1 miliardo di anni di funzionamento del reattore (uno su mille milioni di anni di funzionamento del reattore). Una probabilità bassissima, 20.000 volte minore della probabilità che una persona rimanga uccisa da un fulmine e 1000 volte meno della probabilità che sia uccisa da un aereo che cade sulla sua casa.

    Possiamo quindi dire che l’energia nucleare è molto più sicura di quella prodotta con il carbone, il petrolio e altri idrocarburi.

    Un’ultima nota per capire che spesso discutiamo di argomenti che non conosciamo del tutto.

    Due rapporti (Onu del 2005 e Oms del 2006) , siglati da centinaia di scienziati di numerose agenzie internazionali indipendenti, certificavano che le vittime accertate di Chernobyl erano state circa 65. L’impatto più rilevante dell’incidente è costituito da circa 6.000 tumori alla tiroide, con una mortalità assai bassa (compresa nei 65 decessi). In tutte le regioni contaminate non è stato rilevato né alcun aumento delle leucemie, né alcuna mutazione genetica, né aumenti del numero dei bambini malformati. Gli scienziati valutano (secondo i loro calcoli probabilistici) che negli ottant’anni dopo l’incidente (quindi tra il 1986 e il 2066) ci saranno circa 30 mila “morti precoci” nei territori colpiti dalle radiazioni, ma sarà impossibile osservare oscillazioni statistiche, perché si tratta di variazioni troppo piccole. L’altro grave effetto della tragedia è stato l’evacuazione di molte decine di migliaia di cittadini e la creazione di un’area off limits: un enorme stress per le popolazioni locali.
    MA ATTENZIONE
    Secondo l’Ocse (Environmental Outlook, 2008. Pagina 257) le polveri sottili in larga misura prodotte dai combustibili fossili provocano ogni anno 960 mila “morti precoci” nel mondo, con quasi 10 milioni di anni di vita perduti. Pensate a quanti sono 960 mila morti all’anno. È come se ogni anno, a causa dei combustibili fossili che bruciamo, si verificassero quattro-cinque catastrofi come Hiroshima e Nagasaki. Fate la somma: sono 50 milioni di decessi dovuti ai combustibili fossili negli ultimi 50 anni E in questo mezzo secolo quanti disastri hanno prodotto le centrali nucleari? Uno solo: Chernobyl, con 65 morti accertati e altri 30 mila presunti nei prossimi 80 anni

    Credo di essere stato chiaro.

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  9. @Alberto

    Alberto,
    innanzitutto insisto sul fatto che lo spazio per l’essere umano c’è!

    Ma il problema è che consumiamo TROPPO per lo meno noi Europei e Occidentali RISPETTO A QUANTO TERRITORIO ABBIAMO A DISPOSIZIONE!

    Se tutto il mondo VUOLE DIVENTARE “OCCIDENTALIZZATO” e arrivare a standard di vita e consumi simili ai nostri allora non ci siamo più!

    Per ora il baraccone regge PERCHE RUBIAMO (LETTERALMENTE R U B I A M O) risorse e territori coltivabili a paesi che abbiamo ridotto in povertà!!!

    Nel mio intervento ho detto che se vuoi essere AUTOSUFFICIENTE dovresti avere una FATTORIA DI CENTINAIA DI ETTARI per ricavarci legno, frutta, ortaggi, avena , orzi, grano, riso…

    Invece siccome viviamo stipati in citta di migliaia se non milioni di abitanti dove al massimo ci sono i parchi per portarci i cani a pisciare LE CITTA SONO SOVRAPPOPOLATE.

    Il tuo ragionamento (vostro) regge se e solo se cambiamo il nostro stile di vita abbassando i consumi DELLA MINORANZA DELLA POPOLAZIONE MONDIALE e RENDENDO DECENTI QUELLI DELLA MAGGIORANZA TENUTA VOLONTARIAMENTE IN ASSOLUTA POVERTA e DENUTRIMENTO.

    Allora 10 o 15 miliardi di persone potrebbero avere lo spazio per vivere DIVIDENDOSI EQUAMENTE LE RISORSE

    se prescindiamo da questo e continuiamo a dire che va bene cosi che anzi c’è ancora piu spazio quando poi LO SPAZIO CE LO RUBIAMONOI significa essere (scusate la saccenza e presunzione) assolutamente MIOPI s non mi spngo oltre!

    Attualmente mi trovo in Brasile.
    Nelle città di qualche milione di abitanti RICCHE ormai piu di quelle europee (veramente ricche) ci sono favelas sterminate di gente POVERA senza neanche il cibo.

    Accanto le città (su territori cmq sconfinati dove le distanze sono per noi enormi) esistono paesini che sono delle OASI dove la gente campa di pesca, riso e fagioli e ottima e abbondante carne. Questi ultimi vengono considerati ERRONEAMENTE POVERI perchè non hanno il becco di un quattrino ma MAI ho visto situazioni di denutrizione come nelle favelas. CIbo abbondante e sano. Basta buttare una rete a mare e prendi KILI di pesce. Polli liberi per strada e vacche libere nei territori sconfinati di cui parlavo prima.

    Ora…. fai diventare ogni singola persona come l’impiegato normale che c’è nelle città E SALTA TUTTO.

    Il sistema regge perhcè i RICCHI CITTADINI hanno i soldi tanti soldi. I poveri nella favelas non hanno NULLA e gli altri hanno il necessario per vivere e sono LA MAGGIORANZA.

    TOrnare tutti a vivere con l’essenziale e allora c’è spazio per tutti.

    Cosi EVIDENTEMENTE (cioè con tutta evidenza) non è!

    Ciao

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  10. Mah. non ho ben capito cosa tu vorresti succedesse veramente ma credo sinceramente non potrà mai succedere. Il progresso e l’evoluzione ci ha spinto verso città sempre più grandi, con vite sempre più frenetiche. Cosa diversa anche solo dalla vita degli anni ’60. D’altra parte già allora si viveva in maniera molto diversa che nell’800 e così via ….. Ogni epoca ha il suo stile di vita, può piacere oppure no ma da qui a cercare di cambiarlo ….
    E poi ho imparato a non fare previsioni a lunga scadenza quando una delle variabili è l’uomo! E’ sì capace di cose grandiose ma allo stesso tempo è talmente ottuso e prepotente e orgoglioso da scatenare 2 guerre mondiali nel giro di 25 anni!! Prendendo con le pinze le proiezioni sull’andamento demografico sembrerebbe che la crescita della popolazione possa continuare fino ad arrivare a circa 10-12 miliardi. Questo semplicemente perchè, dicono, per allora (2060?) le popolazioni povere saranno ad un livello economico abbastanza vicino al nostro attuale. Infatti la prima conseguenza dell’uscita dalla povertà e dell’occidentalizzazione (che brutta parola) pare sia proprio quello che capita a noi oggi: sempre meno figli. Pare abbastanza evidente che con il progresso attuale anche se rimanesse costante senza improvvise scoperte miracolose, per allora tra OGM, nuove colture, nuovi tipi di allevamenti e nuovi spazi dove coltivare venuti buoni con le nuove tecnologie, la terra sfamerà abbondantemente tutti. Le riserve di petrolio per allora saranno in diminuzione, almeno quelle meno costose, ma comunque avremo già macchine elettriche VERE a go go e già a regime da almeno un decennio il nucleare di 4ta generazione che, incredibile ma vero, brucerà tutti i rifiuti delle attuali centrali!!
    Purtroppo, e qui hai ragione su tutta la linea, continueranno le enormi differenze fra i ricchi e gli emarginati. E’ sempre stato così e lo sarà sempre, perchè l’uomo non è perfetto e non può pensare di costruire la società perfetta. Sarebbe però un enorme passo avanti rispetto ad oggi se i poveri di questo domani stessero quasi come noi oggi!! Non trovi? E magari ci fossero meno guerre nel mondo. Scusa per l’inguaribile ottimismo ma riesco sempre a vedere il bicchiere mezzo pieno.

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  11. @Alberto

    Perfettamente daccordo con cio che scrivi.

    E’ solo che sono “un sognatore” e mi piacerebbe che il PROGRESSO non fosse tanto come quello che abbiamo avuto che se da un lato ha portato enormi vantaggi a tutti, basti pensare la chirurgia, in parte la farmacologia quando nn si sostituisce PER SOLDI alle cure naturali, la tecnica etc dall’altro lato ha allontanato l’uomo dalla VITA.

    Per cui il PROGRESSO ha INCISTATO in noi degli stili di vita PIU CHE DISCUTIBILI direi veramente ORRENDI tristi e malati.

    Effettivamente manca quella parte di PROGRESSO che dovrebbe portare a svuotare le città di automobili (tanto per dire la cosa piu banale) che dovrebbe portare a SMETTERE DI LAVORARE 8 ORE AL GIORNO PER 30ANNI.

    E qui aggiungo una parentesi:

    LE antiche e prime società si sono evolute nel momento in cui si riusciva con l’agricoltura ad avere bastante cibo affinchè una parte della popolazione non impegnata DIRETTAMENTE nella produzione di cibo si elevasse a FILOSOFEGGIARE creando quindi le prime società articolate ed evolute.

    Guardate adesso!!!
    Il fatto che la tecnologia e il progresso ci ha portato a poter ROBOTIZZARE moltissime PRODUZIONI di beni materiali e alimentari NON E’ PIU UN VANTAGGIO ma uno SVANTAGGIO per la collettività perchè sennò BANALMENTE si resta senza LAVOROdunque senza soldi ovvero senza CARTA FILIGRANATA !!!

    Non posso credere che delle società veramente PROGREDITE non possano avere produzioni autmoatizzate per la collettività e non necessariamente di privati che usano la maggior parte dei guadagno per fini personali (LUCRO). A quel punto si potrebbe tutti lavorare meno, EVOLVERCI realmente e smette di fare lavori assurdi (penso sempre al casellante che mi da il resto al casello piuttosto che l’operaio INCATENATO alla catena di montaggio con tutto il rispetto) per la maggior parte della nostra vita.

    Purtroppo l’andamento è esattamente OPPOSTO e il privato si sta sostituendo al pubblico sempre piu con la scusa che il pubblico è poco efficiente e che IL COMUNISMO E’ FINITO e con gli sviluppi recenti delle PSEUDOCRISI economiche secondo cui all’improvviso manca la carta filigranata e si va tutti a gambe per aria (ahahahah) vere crisi di risorse e di riequilibri di potere.

    E COSI CI HANNO FREGATO (o ci siamo autofregati) allontanando IL VERO PROGRESSO tenendo imbrigliata la maggioranza della popolazione di una società CON PROBLEMI DI VITA ASSURDI non degni appunto del progresso raggiunto, come DOVER CERCARE DISPERATAMENTE DEI SOLDI PER POTER MANGIARE!!! (era meglio dover cercare disperatamente il cibo direttamente e non quella carta maledetta che ha distrutto tutto ciò che ci poteva essere di buono nell’umanità)

    Smetto sennò si scade in quella brutta e lurida cosa che è la POLITICA.

    Scambi sempre costruttivi! 🙂

    saluti

      (Quote)  (Reply)

  12. @alessandro

    Hai ragione. La mucca e’ cattiva e devi ucciderla. Gia’ che ci sei e’ meglio che mangi la sua carne per non buttarla.
    Ma se sei coerente devi far nascere al posto suo dei bufali o degli Uro o altri bovini tipici del luogo. I quali mangiano ancora piu’ erba e fanno piu’ puzzette della mucca di allevamento.

    Oppure: uccidi la mucca (che fa le puzzette) Uccidi i carnivori che mangiano le mucche. Bruci l’erba che e’ cibo delle mucche. Gia’ che ci sei seppellisci gli alberi che sono contenitori di Co2

      (Quote)  (Reply)

  13. CharlyNonFasurf :
    @Donato
    Aggiungo l’abstract dal “Playing the field: Geomagnetic storm and the stock market” della Federal Reserve bank of Atlanta”:
    Abstract: Explaining movements in daily stock prices is one of the most difficult tasks in modern finance. This paper contributes to the existing literature by documenting the impact of geomagnetic storms on daily stock market returns. A large body of psychological research has shown that geomagnetic storms have a profound effect on people’s moods, and, in turn, people’s moods have been found to be related to human behavior,
    judgments and decisions about risk. An important finding of this literature is that people often attribute their feelings and emotions to the wrong source, leading to incorrect judgments. Specifically, people affected by geomagnetic storms may be more inclined to sell stocks on stormy days because they incorrectly attribute their bad mood to negative economic prospects rather than bad environmental conditions. Misattribution of mood and pessimistic choices can translate into a relatively higher demand for riskless assets, causing the price of
    risky assets to fall or to rise less quickly than otherwise. The authors find strong empirical support in favor of a geomagnetic-storm effect in stock returns after controlling for market seasonals and other environmental and behavioral factors. Unusually high levels of geomagnetic activity have a negative, statistically and economically significant effect on the following week’s stock returns for all U.S. stock market indices. Finally, this paper provides evidence of substantially higher returns around the world during periods of quiet geomagnetic
    activity…

    mah mi sembrano teorie decisamente bislacche…

      (Quote)  (Reply)

  14. @Giovanni

    Non darei la colpa al progresso. Quello c’è e va avanti, non è ne buono ne cattivo. Ci sono scoperte fantastiche ma costosissime ed altre più abbordabili di cui beneficiamo dopo pochi anni. E’ palese che dove servono molti soldi, nel senso di risorse, per fare o sviluppare … da qualche parte devono arrivare ma nessuno, li da gratis, a parte qualche filantropo.
    Il discorso è talmente complesso che dubito di riuscire a farne un quadro. Anche perchè un secondo dopo ci si mettono di mezzo le competizioni per avere il controllo, c’è il mercato, lo spionaggio industriale, ci sono interessi militari che nel bene o nel male servono per non ricadere in terzo conflitto mondiale, o per lo meno provarci. Fare delle azioni riprovevoli in uno stato dell’africa, o dell’asia per poter magari evitare scontri diplomatici stile guerra fredda o peggio … purtroppo ci saranno sempre: di solito si sceglie il male minore!! Non è cinismo è realtà. Al mondo non siamo tutti uguali anzi. Vi sono popoli e stati con differenze sostanziali che a mio modo di vedere difficilmente potranno essere appianate perchè sono secolari se non di millenni. E nessuno vuole rinunciarci. Quindi ci si fa vedere grossi ed inc@zz@ti in modo che l’altro ci pensi bene: si vis pacem parabellum (La sapevano lunga!)
    Poi c’è il problema delle diverse velocità di sviluppo. Alcuni decenni fa la Cina era terzo mondo!! Tra qualche altro diventerà la più grande delle superpotenze, senza però dimenticarsi che anche sul piano delle libertà e condizioni lavorative dovrà fare gli stessi progressi fatti nell’economia!
    Poi ci sono i signorotti della guerra nei vari stati del terzo mondo che, quasi tutti dittatori o simili, non fanno nulla per la gente e pensano solo a diventare più ricchi e potenti del loro nemico della porta accanto.
    Non parliamo poi dei dispetti che si fanno le cosi dette nazioni progredite: importazioni, dazi, multe, embarghi, politiche economiche assurde e vincoli di ogni genere.
    Io non credo che in mezzo a tutto sto casino, il progresso abbia delle colpe. E’ si sfruttato a volte in maniera sbagliata ma come già detto quando di mezzo c’è la natura umana, anche una donazione o una missione umanitaria, possono nascondere più di un secondo fine.
    Ci vorrebbe più socialismo? Si ma quello buono, il comunismo non ha dato grandi prove nel secolo scorso!!
    Ci vorrebbe meno capitalismo? Se ci riferiamo ai giochini finanziari delle banche, all’assurdità di questa crisi che paghiamo noi pur essendo una partita finanziaria finita male, bèh certo che si.
    Il capitalismo, teorico, doveva essere la panacea per tutti i mali.
    Quello reale esaperato che ogni tanto vediamo sui giornali non fa molti meno danni, dal punto di vista economico, del socialismo reale. La sostanziale differenza fra i due, per nostra fortuna, è che il primo è associato a una qualche forma di democrazia, il secondo era per lo più legato ad una ideologia.
    Tant’è che se non fosse stato per l’intervento degli stati con sostanziose iniezioni di denaro ora saremmo alla guerra civile!!
    Come al solito gli estremismi non portano da nessuna parte.
    Direi che siamo in quella fase della storia dove sta fallendo l’estremismo capitalistico, dopo che nel secolo scorso era fallito l’altro. Solo che il mondo è grande e pieno di contrasti, vedi sopra, quindi riuscire ad ottenere quell’equilibrio tra sociale, ovvero aiuto ai più deboli e sfortunati, e finanza/mercati, ovvero la possibilità di fare soldi e acquisire potere si spera meritatamente, di cui parli e che è molto vicino anche alla mia idea di futuro, bèh ci vorrà tanto, tanto, tanto tempo.
    Ma essendo ottimista in maniera sfacciata, penso che dopo aver sconfitto innumerevoli nemici, carestie e pestilenze, guerre mondiali (sperando di non essere smentito dalla terza!!), crisi economiche planetarie, come l’ultima, l’uomo riuscirà a concentrarsi su come ottenere quell’equilibrio. Farà un sacco di altri errori, speriamo tutti piccoli; ma se anche qualcuno fosse grande come una casa, se ci porterà quel futuro bèh ne sarà valsa la pena.
    Spero solo di esserci per vedere quel nuovo bellissimo mondo.

    Concordo per gli scambi costruttivi. 🙂

    p.s. per allora spero che la politica sia diventata un’accessorio, una cosa secondaria, necessaria per evitare l’anarchia, ma con vincoli netti, vissuta alla luce del giorno per evitare i soliti furbetti!

      (Quote)  (Reply)

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