Archivio mensile:Ottobre 2012

Qualcosa sta succedendo al Sole: verso un Maunder’s Minimum?

Leif Svalgaard é uno scienziato  solare molto noto e ha dato sta  una presentazione a Oslo il Lunedi 22 ottobre intitolata Attività solare, Passato Presente e Futuro . L’intera presentazione è piuttosto dettagliata e, a volte complessa, ma é molto interessante lo slide 34, dove Leif menziona la possibilità di un Grande minimo di Maunder nel futuro del sole. La diapositiva 34 è qui sotto, con il suo comentario sotto il grafico.

E qualcosa sta accadendo con il sole. Il flusso F10.7  fin dall’inizio dei dati [nel 1947] ha avuto sempre un rapporto stabile e coerente con il numero di macchie solari, in modo che si potrebbe usare uno come proxy dell’altro [ in Slide 22]. Utilizzando tale relazione possiamo calcolare il numero di macchie solari che possiamo aspettarci per un dato flusso F10.7 e confrontarlo con le osservazioni. Il rapporto tra l’osservato e il numero di macchie e il flusso sono stati sempre coerenti fino a circa il 1990. Da allora in poi, il SSN osservato scende progressivamente al di sotto dei valori previsti. Questo utilizzando sia il SIDC che il NOAA SWPC [] numeri [pannello in alto a sinistra].

L´Osservatorio di Mount Wilson  calcola per ogni giorno la frazione [chiamato Magnetic Plage Strength Index, MPSI] del disco solare coperto con campi magnetici al di fuori dei luoghi con sunspot[le cosiddette “plages ‘]. Tale frazione ha una forte variazione durante il ciclo solare, in media, il SSN è una funzione MPSI: SSN = 55 MPSI. Come per il  F10.7, si può calcolare il SSN previsto per un dato MPSI e formano un rapporto tra l’osservato e i numeri calcolati [pannello inferiore sinistro].

Tale frazione è diminuita in modo significativo durante lo stesso tempo in cui il SSN e F10.7 hanno deviato dal 1990. Inoltre il numero di Wolf che sempre ha avuto in media 10 sunspot per ogni area.  Questa è la ragione per i 10 che compaiono nel numero delle macchie solari SSN formula = 10 * Gruppi + Spot. Nel corso degli ultimi due cicli il numero di spot per ogni gruppo è sceso di circa un terzo,  con i gruppi o aree magnetiche che così stanno perdendo le macchie più piccole.

Livingston e Penn hanno osservato il campo magnetico nel punto più scuro in tutte le macchie solari  e hanno scoperto  che il campo magnetico medio è diminuito del 20% rispetto allo stesso tempo come gli altri effetti che abbiamo descritto. Il ‘bottom’ della distribuzione sembra essere tagliato a 1500 Gauss, sotto la quale le macchie solari non sembrano formarsi.

Tutti questi effetti sono senza precedenti nei dati osservativi e ci dice che il Sole sta cambiando in modi mai visti prima. O lo abbiamo visto prima? Durante il minimo di Maunder i raggi cosmici erano ancora modulati, la ‘foresta’ di spicule nella cromosfera non era ancora osservata,  ma alcune macchie anche durante il Maunder  erano visibili indicando che il campo magnetico continuava anche se a bassi livelli. Le stesse tendenze sembrano che si stanno verificando di nuovo adesso nel Sole.

La presentazione completa degli slides è disponibile QUI .

 

SAND-RIO

IL POLO NORD SI SCIOGLIE E LA COLPA È SOLO……. (PARTE III)

 

Nell’appuntamento precedente abbiamo imparato a conoscere questo nuovo schema circolatorio, caratterizzato da una struttura dipolare e noto per questo come pattern Artctic Dipole. Questo è misurato attraverso un indice che corrisponde al gradiente pressorio tra la fascia artica siberiana (con centro sul Mar di Kara) e la zona Canadese-Groenlandese (DA index). In breve, quando si verifica un forte episodio DA+, la circolazione sul polo (in generale su tutto l’emisfero boreale), subisce un cambiamento radicale, con una forte accelerazione dei venti meridionali di provenienza pacifica ed un incremento dei venti settentrionali sul settore atlantico-europeo. Tale circostanza determina un fortissimo aumento dei flussi di calore pacifici direttamente sul polo, con conseguente accelerazione della velocità di fusione estiva della banchisa artica. Abbiamo infine visto i risultati di studi sperimentali (modello PIOMA in primis), in quali dimostrano inequivocabilmente che l’orientamento e l’entità del pattern DA+ sono la chiave per capire e prevedere la diminuzione di ghiaccio marino nel bacino artico.

Nella terza ed ultima parte del presente lavoro cerchiamo di individuare i fenomeni che regolano l’evoluzione e l’intensità del DA pattern, e di conseguenza dei ghiacci marini artici estivi.
A tale scopo partiamo facendo delle considerazioni a carattere prettamente intuitivo, basandoci sulla seguente immagine che ritrae l’andamento del DA index dal 1980 ad oggi:

 

 

Guardando a questo grafico infatti, c’è una cosa che balza subito all’occhio: il mutamento più radicale della circolazione sul polo lo si è avuto a partire dal 2005-2006. Questo ci suggerisce di pensare che anche il fenomeno che regola il DA pattern (e dunque la circolazione sul polo) abbia subito un cambiamento consistente proprio a partire da quel periodo. Ora, tra tutti i (pochi) fenomeni in grado di forzare pesantemente la circolazione atmosferica a scala emisferica (e dunque polare), ce n’è uno in particolare che ha subito un pesante stravolgimento nel periodo di riferimento: l’attività solare. Questo fattore potrebbe indurci a pensare che il principale attore in “questa commedia” sia il sole. Vediamo ora se riusciamo a trovare delle prove in grado di supportare l’ipotesi dettata dall’intuizione.
Anzi tutto, facendo ancora riferimento al medesimo grafico, possiamo osservare come il trend al rialzo del DA sia iniziato, in maniera lenta e graduale, a partire dalla seconda metà degli anni 90. Se guardiamo ora alla storia recente del sole, ci accorgiamo che un primo calo dell’attività si sia registrato proprio nel medesimo periodo, a causa di un ciclo solare (ciclo 23) sottotono rispetto ai precedenti:

 

 

Altre prove a favore della nostra tesi derivano dalla ricerca scientifica mondiale. Difatti sono moltissimi gli studi condotti dai più autorevoli centri di ricerca che dimostrano come la bassa attività solare sia in grado di apportare, anche a breve termine, mutamenti significativi negli schemi circolatori più importanti. Nello specifico è stato in più occasioni dimostrato come la bassa attività solare porta le figura bariche dominanti ad assumere anomale posizioni in grado di accentuare fortemente gli scambi meridiani tra medie ed alte latitudini. Ad esempio è stato ampiamente verificato che, quando il sole si mantiene su bassi livelli attività, tende ad aumentare considerevolmente la frequenza di notevoli episodi da pattern NAO–. Ora, per chi non l’avesse ancora capito, il pattern NAO– risulta strettamente correlato con il pattern DA+.
Per riassumere, la scienza ufficiale ha correlato, in diverse occasioni e con successo, la bassa attività solare con i più famosi pattern favorevoli ad un rafforzamento degli scambi meridiani tra le medie e le alte latitudini (AO– NAO– ecc..). Il fatto che non si sia ancora fatto esplicito riferimento (almeno secondo le nostre conoscenze) al legame bassa attività solare-pattern DA+, potrebbe risiedere semplicemente nel fatto che, proprio il pattern DA+ , è stato individuato solo di recente (ma non si escludono altre motivazioni …..).
Al contrario, sebbene sia comprovata la capacità delle emissioni antropiche (gas serra) di alterare le temperature globali, non esistono studi rilevanti che hanno trovato dei rapporti di causa-effetto tra emissioni di gas serra ed andamento dei più importanti pattern atmosferici (come pattern AO, NAO ecc..). Solo i clorofluorocarburi (CFC) possono influire sulla circolazione polare per via della loro efficacia nella deplezione dell’ozono stratosferico. In questo caso però si parla di un rafforzamento del Vortice Polare (si tratta dunque dell’effetto opposto). Infine, sempre a questo proposito, ammesso per assurdo che esista una debole correlazione tra quantità di emissioni di gas serra e “tipologia” di circolazione sul polo, per giustificare lo stravolgimento circolatorio registrato tra il 2004 ed il 2007, si dovrebbe ammettere che nell’arco di questo triennio le emissioni inquinanti siano aumentate di svariati ordini di grandezza.
Fino ad ora dunque tutti gli “indizi” portano a pensare che sia proprio l’attività solare a guidare l’evoluzione del DA pattern (e dunque dei ghiacci marini artici). Tuttavia manca ancora quella prova schiacciante, in grado di eliminare qualsiasi dubbio. In attesa che la “scienza ufficiale” arrivi a fornircela, noi abbiamo pensato di giocare in anticipo. Di seguito vi mostriamo i risultati di una ricerca da noi condotta in merito appunto alla presumibile relazione tra attività solare e DA pattern.

Lo studio è nato quasi per caso quando, guardando ai valori assunti negli ultimi 54 anni (dal 1959 in avanti) dall’indice DA, ci siamo accorti di una possibile relazione con l’andamento assunto dall’attività solare nel medesimo periodo. Si tratta dunque di uno studio a carattere statistico finalizzato alla valutazione di una potenziale correlazione tra andamento dell’attività solare ed il trend assunto dal DA pattern nel periodo di riferimento (come grandezza rappresentativa dell’attività solare si è fatto riferimento al Sunspot Number)
Per valutare gli andamenti complessivi dei due fenomeni (DA pattern ed attività solare), si è fatto ricorso ai metodi di interpolazione polinomiale. Nello specifico sono state utilizzate delle funzioni interpolanti polinomiali del medesimo ordine (polinomi del IV ordine). Di seguito vengono mostrati i grafici che rappresentano i risultati del processo di interpolazione:

 

DA- PATTERN TREND

 

SOLAR ACTIVITY TREND

 

Notate la perfetta corrispondenza tra la linea rossa, rappresentante il trend del DA pattern) e la linea verde, che invece esprime l’andamento dell’attività solare. Ovviamente, poiché le due funzioni sono in antifase (quando una cresce l’altra diminuisce e viceversa), al fine di visualizzare meglio corrispondenza, il grafico relativo all’attività solare è stato ribaltato.
Sebbene la sola analisi visiva tra le due interpolanti dia risultati più che confortanti, per ottenere una prova certa ed inconfutabile è necessario procedere con uno studio più raffinato, basato sui metodi dell’inferenza statistica. Nel caso in esame, per stabilire il grado di correlazione tra le due grandezze, si è proceduto calcolando, per il parco dati a disposizione (periodo di riferimento), la covarianza e dunque l’indice di correlazione di Pearson.
Brevemente, l’indice di correlazione di Pearson (o di Bravais-Pearson) consente di valutare il grado di correlazione tra due variabili aleatorie e dunque il loro rapporto di causa ed effetto, ammesso che non si tratti di una correlazione spuria (non è questo il nostro caso). Nello specifico, date due variabili aleatorie x ed y, l’indice di Pearson è definito come il rapporto tra la loro covarianza ed il prodotto delle deviazioni standard delle due variabili:

 

 

L’indice di Pearson può assumere valori compresi tra -1 ed 1. Ovviamente valori negativi indicano una correlazione inversa (come nel nostro caso), mentre valori positivi si ottengono per correlazioni dirette. Inoltre ambedue i valori estremi dell’intervallo rappresentano relazioni perfette tra le variabili, mentre il valore 0 si ottiene in assenza di relazione. Ovviamente nei casi pratici non si ottengono mai precisamente i valori estremali ed il valore 0. In generale, quando si ottengono valori bassi (vicini a zero) la correlazione è debole, mentre per valori superiori a 0.7 la correlazione comincia a divenire forte. Infine, per valori superiori a 0.9 la correlazione è fortissima per divenire perfetta quando si supera la soglia dello 0,95 (ovviamente lo stesso identico discorso vale per i valori negativi dell’indice).
Ora, senza girarci troppo attorno, eseguendo i calcoli sul parco dati a nostra disposizione, è venuto fuori un valore dell’indice di correlazione di Pearson che ci ha lasciato praticamente spiazzati: stiamo parlando di un valore prossimo a -0.97. In altre parole abbiamo riscontrato analiticamente una correlazione perfetta tra andamento dell’attività solare e DA pattern.

Chi ha un po’ di dimestichezza nella disciplina statistica sa bene che il coefficiente di correlazione di Pearson non misura l’intensità di una relazione qualunque, ma di una particolare relazione: stiamo parlando del tipo di correlazione più desiderata dagli studiosi, ovvero della relazione lineare tra due variabili.In altre parole, quando si ottengono valori molto elevati dell’indice di Pearson (come nel nostro caso), vuol dire che esiste una forte relazione di tipo lineare tra le due variabili. A questo punto, certi di un riscontro positivo e facendo ricorso al metodo dei minimi quadrati, abbiamo calcolato l’equazione della retta che esprime il legame tra attività solare ed indice DA.
In questo caso, per semplicità di calcolo, abbiamo eseguito lo studio su intervalli regolari di ampiezza prefissata (a livello concettuale non fa alcuna differenza):

 

 

Come si vede, ciascun intervallo temporale di riferimento va all’incirca dal massimo di un ciclo solare al massimo del ciclo successivo. Per ciascuno degli intervalli sono stati calcolati i valori medi del sunspot number e dell’indice DA:

 

Senza alcuna sorpresa si riscontra che i punti sperimentali (della tabella) si dispongono lungo una retta:

 

 

Utilizzando il metodo dei minimi quadrati è stata dedotta l’equazione analitica della suddetta retta:
y=ax+b
dove:
a=-8.22
b=38.86

Si può dunque concludere che:

1) l’arctic dipole pattern (DA) è la chiave fondamentale per capire e prevedere la diminuzione di ghiaccio marino nel bacino artico;

2) l’andamento medio dell’attività solare è perfettamente correlato con l’andamento del DA pattern; ciò implica che tra i due fenomeni esiste uno stretta relazione di causa ed effetto;
3) tale relazione è di tipo lineare;

4) poiché come detto, dall’andamento medio del DA pattern dipende l’andamento dell’estensione estiva della banchisa artica, si conclude che l’attività solare gioca un ruolo fondamentale nella modulazione dei ghiacci marini artici;

5) il presente studio non esclude in alcun modo l’influenza del riscaldamento globale di origine antropica nel processo di fusione dei ghiacci artici; quello che è stato inequivocabilmente dimostrato è che l’attività solare, modulando pesantemente la circolazione atmosferica sul polo, gioca un ruolo primario nell’evoluzione dell’estensione dei ghiacci marini artici (con riferimento al periodo estivo); per le stesse ragioni, è assolutamente indiscutibile che il crollo dell’attività solare (ciclo 24) abbia contribuito pesantemente nella decurtazione della banchisa artica avvenuto negli ultimi 7-8 anni.

Infine,nella presente trattazione il DA pattern è stato utilizzato per spiegare l’anomalo andamento dei ghiacci marini artici. Tuttavia, come già accennato, il cambiamento di questo indice corrisponde ad un mutamento generale della circolazione boreale sia in inverno che in estate, con notevole accentuazione degli scambi meridiani e conseguente raffreddamento delle medie latitudini. Pertanto, nel prossimo futuro, al fine do prevedere i cambiamenti climatici che interesseranno il continente europeo, risulterà fondamentale approfondire i meccanismi legati a questo tipo di circolazione nonché i suoi (certi) legami con l’attività solare.

 

Riccardo e Zambo

Terremoto in Canada M7.7 con allerta tsunami – Articolo aggiornato con situazione solare nei commenti (michele)

Buona Domenica a tutti. Mi permetto di inserire questo breaking news prima dell’articolo consueto sul sole in quanto questa notte si è verificato in Canada un terremoto di magnitudo 7.7 ad una profondità di 17 Km.

Magnitude Mw 7.7
Region QUEEN CHARLOTTE ISLANDS REGION
Date time 2012-10-28 03:04:10.0 UTC
Location 52.77 N ; 131.93 W
Depth 17 km
Distances 727 km NW Vancouver (pop 1,837,969 ; local time 20:04:10.7 2012-10-27)
203 km SW Prince rupert (pop 14,708 ; local time 20:04:10.7 2012-10-27)

Ecco l’articolo apparso sul sito di Repubblica:

http://www.repubblica.it/esteri/2012/10/28/news/terremoto_canada-45417619/?ref=HRER1-1

E’ stato lanciato un allerta tsunami per le isole Hawaii riporto testualmente dall’articolo:

Una scossa di terremoto di magnitudo 7.7 è stata registrata nell’estremo ovest del Paese. E ora il centro tsunami parla del rischio di un’onda anomala distruttiva sulle coste dello stato delle Hawaii. L’arrivo è previsto alle 9.28 ora italiana

Volevo anche attirare la vostra attenzione sulla previsione fatta da Michele poco tempo fa sulle date da tenere in considerazione per probabili eventi significativi; Ebbene aveva indicato nel suo articolo i giorni 27 e 28 Ottobre!!!!

Chiedo a a Michele, Simone, Fabio e tutti di integrare questa mia veloce breaking news e chiedo scusa se mi sono inserito prima della rubrica sul sole ma mi sembrava importante segnalare a tutti la notizia e dare il giusto risalto agli sforzi fatti da Michele per l’individuazione delle “finestre pericolose” per eventi significativi.

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Aggiornamento di Michele ore 10:00 del 28-10-2012

Sarò breve è sintetico, riportandovi due immagini. La prima immagine evidenzia l’incrocio planetario che si è realizzato in questi 3,4 giorni, dalla M5 sul Pollino a questa scarica. La seconda di stampo didattico e che dedico a tutte quelle persone che hanno ancora dubbi o che non sono ancora del tutto convinte che le dinamiche EM e mareali del sistema solare plasmano di continuo la geologia terrestre.

Adesso, le mie referenze scientifiche redatte da ricercatori passati, presenti o futuri…. spari per tutto il mondo.

Indici meteo-climatici del mese di Settembre 2012 e prospettive meteo-climatiche

Introduzione

Di seguito si riportano i principali indici climatici e se ne discute brevemente il significato e le conseguenze sul tempo e sul clima dell’Europa e dell’Italia.

La legenda relativa ai seguenti (e molti altri) indici è disponibile al link http://www.meteoarcobaleno.com/index.php?option=com_content&view=article&id=227:indici-climatici&catid=3:climatologia&Itemid=3,  peraltro già riportato nel forum Meteo.

Gli indici: i valori del mese

ENSO (El Niño Southern Oscillation, ad oggi Niño): +0,271

PDO (Pacific Decadal Oscillation): -2,21

AMO (Atlantic Multidecadal Oscillation):   0,487

QBO30 (quasi Biennal Oscillation alla quota di 30Hpa): -26,61

QBO50 (Quasi Biennal Oscillation alla quota di 50Hpa): -11,42

MJO (Madden-Julian Oscillation): non riportata per il semestre caldo, in quanto di dubbia interpretazione. A tale proposito, si rimanda a specifici articoli di approfondimento.

 

Commento indici Settembre

– il Nino (ENSO) a settembre (ma ancor più ad ottobre) è ormai azzerato (neutrale) nella sua porzione orientale (zone 1+2 e 3) e comunque estremamente debole anche nella porzione centro-occidentale (zone 3.4 e 4).

– La PDO permane nettamente negativa, come da comportamento ciclico (è divenuta negativa qualche anno addietro e resterà tale per diversi anni); attualmente è in fase di rafforzamento e sta confermando il suo ruolo “moderatore” nei confronti dell’evento di Nino in corso. Al link seguente è riportato il grafico storico della PDO: http://jisao.washington.edu/pdo/img/pdo_latest.jpeg

– L’AMO si conferma e si rafforza in territorio positivo, ad ulteriore conferma della conclusione dell’escursione in territorio negativo. Al link seguente è riportato il grafico storico dell’AMO http://wattsupwiththat.files.wordpress.com/2011/12/november_2011_amo.jpg Tale indice risulta di dubbia interpretazione in termini climatici, se non nel lungo termine (decenni) a fronte di un suo cambio di segno.

– La QBO30 appare aver superato, almeno per il momento, il minimo di agosto, e si è lievemente ripresa, pur restando vicina ai propri minimi storici.

– La QBO50 è calata ulteriormente sotto quota -10 e fa segnare il nuovo minimo di questa fase, anche se non ha ancora raggiunto i minimi storici; potrebbe aver raggiunto il minimo di questa fase, oppure potrebbe scendere ulteriormente.

In base alle osservazioni ENSO NOAA è presente una condizione di neutralità (né Nina né Nino) nel comparto est, come detto, e dal mese di agosto anche in quello centro/ovest il Nino è sceso a livello così deboli da potersi considerare ormai pressoché neutrale. Le previsioni NOAA vedono al momento per i prossimi mesi una sostanziale situazione di neutralità, con forse una Nina debole nel comparto est. Dunque l’evento di Nino pare sia concluso.

Per quanto riguarda le anomalie sottosuperficiali di temperatura, il grafico al seguente link http://www.bom.gov.au/cgi-bin/wrap_fwo.pl?IDYOC007.gif,

 

 

da giugno ad oggi si è verificato un netto indebolimento delle anomalie positive in tutto il comparto oceanico. Tuttavia, tra settembre ed ottobre, nel comparto est sembrano affermarsi anomalie negative, mentre nel comparto centro-ovest resiste qualche debole anomalia positiva. Sembra proprio l’annuncio dell’avvio di una nuova Nina ma, almeno per ora, solo nel settore oceanico orientale.

Per quanto riguarda, invece, le anomalie di temperatura superficiale nell’Oceano Atlantico, prevalgono tuttora anomalie positive appena al largo delle coste occidentali europee e nordafricane. Permane una consistente, sia pure circoscritta anomalia negativa in aperto oceano, appena a sudovset delle Isole Azzorre, in pratica dove normalmente risiederebbe l’omonimo anticiclone. Tra parentesi, anche per questa ragione (sebbene sia una causa ultima e non prima) l’Alta delle Azzorre in questo periodo è decisamente fuori posto e sta favorendo un primo deciso (anche se non precoce, tutto sommato) affondo freddo artico.

http://www.osdpd.noaa.gov/data/sst/anomaly/2012/anomnight.10.22.2012.gif

 

 

 

Considerazioni sull’autunno-inverno 2012/2013: Nino, QBO e ciclo solare

Da ora, progressivamente, le considerazioni di natura storico/statistica lasceranno spazio a qualche elemento più concreto in merito alla stagione in corso ed alla prossima stagione invernale europea (limitarsi all’Italia, così piccola, non è davvero possibile). Naturalmente, tutte le considerazioni sono affette da un certo grado di approssimazione, che dipende in parte dalla distanza temporale (nel caso della stagione invernale), dalla oggettiva difficoltà per chiunque ad essere molto preciso con grande anticipo e……..dai limiti dell’autore della presente rubrica.

La stagione autunnale ormai in pieno corso, almeno secondo il calendario, promette imminenti (anzi, in corso) sviluppi freddi. Tuttavia, ciò non deve trarre in inganno: il recente cedimento del Nino, specie in zona est, favorirà certo un maggiore dinamismo della stagione, ma più probabilmente nel lungo termine (presumibilmente nel giro di 1-2 mesi), quando si esauriranno i suoi effetti residui. Fino ad allora, lo scenario che ad oggi appare più probabile sull’Europa meridionale è quello di una circolazione ancora in buona misura anticiclonica. Questa potrà essere interrotta da qualche perturbazione atlantica e qualche sporadico affondo artico (più presenti nella porzione centro-settentrionale del continente), che potranno essere anche intensi, seppur temporanei. Dunque l’avvio tardo-estivo del trimestre autunnale a sud pare sì in buona misura archiviato, ma è probabile non sarà completamente stravolto.

Per quanto concerne le prospettive invernali, si è già detto molto nei precedenti numeri della rubrica sulla debolezza del ciclo solare e sull’abbinamento ad una QBO a 50mb che a settembre ha raggiunto il valore di ben -11 e non è escluso possa scendere ancora ed è probabile resti negativa ancora per diversi mesi. Si è anche detto più volte del carattere freddo, ed eventualmente anche nevoso, delle stagioni invernali caratterizzate da debole attività solare, QBO a 50mb negativa ed assenza di altri parametri che potessero interferire sull’azione di tale accoppiata (es. una forte Nina, oppure un Nino orientale insistente). Ebbene, ad oggi si confermano prospettive interessanti per la prossima stagione invernale, Sole permettendo (ovvero se non ci regalerà un’inaspettata e forte ripresa proprio nell’arco dei prossimi mesi). Sarà più Artico o più Siberia? E’ presto per dirlo; molto dipenderà dagli eventuali riscaldamenti stratosferici (stratwarming), di solito più frequenti nella seconda metà dell’inverno. Certo, nelle ultime settimane, la persistenza di un’alta pressione sull’Europa orientale e sulla Russia ha impedito alle perturbazioni atlantiche di dirigersi verso est, favorendo un raffreddamento del comparto siberiano. Ora è in atto un certo “rimescolamento di carte” dovuto proprio alla discesa artica in Europa. Comunque, per la formazione dell’anticiclone siberiano è ancora presto, bisogna attendere perlomeno il mese di novembre inoltrato.

In sintesi, dunque, Sole debole e QBO a 50mb negativa storicamente favoriscono inverni freddi, per le ragioni ben spiegate da Riccardo in un recente articolo.

Solo una netta ripresa dell’attività solare (possibile, ma difficile da prevedere), oppure un evento di Nina in rapida progressione e di notevole intensità (improbabile per ora, che tra l’altro inibirebbe gli stratwarming e ricompatterebbe il Vortice Polare), potrebbero ridisegnare il carattere della prossima stagione invernale europea. Per l’Europa mediterranea, in particolare, deve essere considerata anche la possibile debolezza a sud dell’Anticiclone delle Azzorre, che potrebbe favorire ingressi perturbati atlantici da noi, mentre il resto dell’Europa batterebbe i denti.

Prospettive meteo-climatiche – autunno

Attualmente, è in atto un primo importante cambio circolatorio: l’anticiclone delle Azzorre è confinato sul vicino Atlantico e si è anche proteso verso nord; come conseguenza di ciò, correnti fredde di natura artica hanno preso possesso dell’Europa centro-occidentale, fino a parte del Mediterraneo. Se tale cambio sia temporaneo, e poi tutto tornerà come prima (almeno qui da noi), o invece lascerà tracce indelebili anche sul tempo del mediterraneo, lo vedremo.

Le indicazioni di massima dei principali modelli per le prossime 2-3 settimane disegnano un quadro prima improntato ad una notevole dinamicità, con qualche consistente passaggio perturbato anche sull’Italia, prima di matrice artica, poi di matrice atlantica. Nel lungo termine, invece, si intravvede una nuova possibile stabilità anticiclonica, anche se figlia di un equilibrio dinamico e, per questo, precario. Tale tendenza è testimoniata dalle previsioni dell’indice AO (se negativo, alte pressioni a nord dell’Europa; altrimenti a sud), che è visto in netta risalita nel lungo termine verso valori positivi. Anche il NAO (se negativo, alte pressioni sul Nord Atlantico, altrimenti a sud) è previsto in netta risalita. Insomma, per vedere discese artiche in serie, come accade a dicembre, pare sia ancora presto e ciò, a fine ottobre, appare abbastanza normale.

In sintesi, il brusco passaggio artico attuale costituisce uno spartiacque, perlomeno ideale, tra una fase (tardo estiva) ed un’altra (più avanzata) della stagione autunnale europea. Ma, dopo, l’autunno potrà mostrare (e probabilmente lo farà) un volto più freddo e perturbato sull’Europa centro-settentrionale e più mite e stabile sull’Europa meridionale, almeno fino a quando non si esauriranno gli effetti del Nino calante.

FabioDue