È NATO PRIMA L’UOVO O LA GALLINA ?

Un saluto a voi, popolo di NIA.
Molti di voi quest’oggi aprendo la home del blog si saranno sicuramente chiesti chi degli articolisti NIA ama molto bere vino. E forse vi sarete ancor più stupiti nel costatare che l’alcolista è il ““meteorologo”” di fiducia.
Scherzi a parte, anche se è vero che adoro il vino, ho aperto l’articolo usando il paradosso dell’uovo e della gallina, perché oggi vorrei discutere con voi di un altro paradosso, sicuramente meno famoso, ma di certo più in tema con il nostro amato blog: sto parlando del paradosso delle SSTA atlantiche. Quante volte, leggendo articoli meteo, vi sarà capitato di leggere frasi del tipo :“le cose non cambieranno finchè quell’anomalia negativa stazionerà in pieno atlantico…”; o ancora: “le anomalie positive a nord favoriranno la formazione di anticicloni di blocco..”.
Per farla breve, in tutti i siti meteo si continuano a riempire pagine e pagine di articoli in cui vengono effettuate previsioni o tracciate linee di tendenza sulla base della sola analisi delle anomalie atlantiche, senza spiegare in alcun modo quali fenomeni siano alla base di dette anomalie. E la cosa più grave è che in alcuni casi si tende a spacciare la dislocazione di tali anomalie come causa unica delle dinamiche circolatorie che influenzano il vecchio continente.
Ebbene, è inutile che vi dica che si tratta di un approccio del tutto errato: nella quasi totalità dei casi, la disposizione delle SSTA è conseguenza diretta di specifici pattern atmosferici che caratterizzano la circolazione emisferica e dunque anche quella europea. Detta più semplicemente, tanto le anomalie atlantiche quanto le vicissitudini meteo europee (comprese ovviamente quelle di casa nostra) sono figlie della stessa causa: da qui nasce il paradosso delle SSTA. Facciamo un esempio per chiarire meglio la questione.
Torniamo indietro di qualche mese, e precisamente alla prima metà dell’estate 2012 (inizio giugno-20 luglio). Ricorderete tutti cosa accadde in quei mesi a livello meteo sull’Europa. Brevemente, il vecchio continente europeo si è trovato costantemente diviso in due, con l’Europa centro settentrionale (Regno unito in primis) sferzata di da correnti fresche e piovose e con le regioni più meridionali continuamente sotto il tiro dell’aria calda africana. Contemporaneamente l’Atlantico, nella sua porzione centro orientale, si presentava insolitamente freddo, a causa di un estesa anomalia negativa i cui minimi erano posizionati proprio al centro dell’oceano:

Ora vi chiedo con tutta onestà: quante volte di quei tempi avete sentito dire che la causa del continuo passaggio delle basse pressioni in pieno atlantico e della conseguente risalita africana sulle regioni centro-meridionali italiane, era da ricercare nella presenza di quell’anomalia negativa in pieno atlantico, in quanto le anomalie negative richiamano le basse pressioni ecc ecc…? Ebbene si tratta di una grandissima cavolata, in quanto le cose stanno all’esatto contrario: la presenza di quell’anomalia così pronunciata era la conseguenza diretta di un flusso perturbato insolitamente basso e forte, e non la causa. Insomma, sia la configurazione delle SSTA sia le condizioni a livello meteo-climatico sull’Europa erano entrambi conseguenza di un particolare pattern atmosferico, che ha insistito con decisione e per lunghissimo tempo (addirittura da aprile-maggio fino alla fine delle seconda decade di luglio): sto parlando del pattern NAO– associato ad un vortice polare molto debole.
Non è assolutamente questa la sede adatta per discutere dettagliatamente della NAO (Nord Atlantic Oscillation). Diciamo solo brevemente che, quando si hanno periodi molto lunghi governati dallo schema circolatorio NAO–, un figura di alta pressione tende a stazionare in modo anomalo sull’Islanda-Groenlandia meridionale. In queste condizioni il flusso zonale si vede costretto a transitare molto più in basso del normale e l’alta pressione delle azzorre, molto debole, viene ricacciata ancora più in basso. La posizione molto più meridionale di un ramo dello jet-stream determina la formazione di forti anomalie negative in pieno atlantico. Per rendere meglio l’idea, vi mostro un immagine molto carina che schematizza il pattern NAO–:

Ora giochiamo al gioco delle somiglianze con questa carta delle SSTA relativa a fine giugno 2012:

Come si vede, l’immagine schematica con quella reale delle SSTA sono praticamente coincidenti. A tal proposito, l’aumento dei forti venti occidentali connessi al deciso abbassamento del getto, determina l’approfondirsi delle anomalie negative in Atlantico. Nello specifico le anomalie negative tendono a svilupparsi lungo la linea che connette il golfo del Messico e l’Europa occidentale che è la linea immaginaria lungo cui scorrono i fronti perturbati connessi ad una forte circolazione westerly. Al contrario, a latitudini più elevate (Islanda-Groenlandia e Canada) prendono piede anomalie di segno +, a causa del duraturo aumento pressorio.
L’unica vera differenza, percepibile solo da un occhio particolarmente attento, è che nella prima carta (quella schematica) il canale freddo (e perturbato) è meno inclinato, nel senso che questo tende ad “attraccare” più a sud (Iberia) rispetto alla carta reale. In quest’ultima infatti il canale freddo approda in Europa a partire dal Regno Unito, mentre sulla penisola iberica prevalgono anomalie positive. Tale differenza è dovuta semplicemente al fatto che lo schema fa riferimento ad una situazione invernale, in cui il flusso zonale è di qualche grado più basso. Ecco come si presenta l’atlantico quando questo schema circolatorio si presenta in inverno:
• marzo 2010: siamo alla fine di un inverno caratterizzato per quasi tutta la sua durata da un pattern NAO–:


• dicembre 2010: siamo alla fine di un mese storico e di una fase caratterizzata da circa 40 giorni consecutivi di NAO pesantemente negativa:

In entrambi i casi fu addirittura scomodata la storiella del blocco della CDG (ma questo è un altro paradosso, forse anche più esilarante).
Tornando a parlare dell’estate appena conclusa, è chiaro che un simile pattern circolatorio anormalmente persistente, abbia causato, oltre che la distribuzione delle SSTA appena analizzata, una prima metà della stagione estiva molto fredda per diverse regioni dell’Europa occidentale. Le marcate anomalie positive presenti nel bacino del mediterraneo sono invece state causate da un anticiclone africano molto tenace in zona italica: anche in questo caso le SSTA sono una conseguenza e in nessun modo una causa. Le vere cause di detto trend climatico sono ben altre (purtroppo non è questa l’occasione giusta per analizzarle).

In conclusione, ribadisco quanto sin qui esposto: è assolutamente sbagliato pensare di poter tracciare una linea di tendenza dell’evoluzione meteo sulla base della sola disposizione delle SSTA atlantiche. Queste infatti, oltre a mutare con grande rapidità, sono causate dalle stesse dinamiche atmosferiche che finiscono per determinare gli scenari meteo anzidetti.
Con questo non voglio assolutamente dire che lo studio delle anomalie termiche atlantiche non ha valore. Anzi un attenta analisi della disposizione delle SSTA è molto utile per due principali ragioni:

1) anzi tutto perché, proprio per quanto detto sino ad ora, le anomalie atlantiche sono una vera e propria cartina da tornasole per individuare e dimostrare l’azione di uno schema circolatorio. In altre parole la disposizione delle SSTA ritrae in maniera limpida e chiara (almeno per chi le sa leggere) le dinamiche atmosferiche dominanti in azione. A tal proposito, in mancanza dei modelli e dei moderni strumenti di calcolo, l’analisi delle SSTA resta comunque lo strumento più valido e sicuro per individuare il pattern atmosferico dominante;

2) le anomalie possono indurre fenomeni di feedback positivo, i quali possono in qualche modo accentuare e/o prolungare l’assetto barico dominante (ad esempio un anomalia negativa in pieno atlantico può favorire lo stazionamento più duraturo di una bassa pressione in quella zona).

Purtroppo però sulla rete si continuerà a fare uso improprio di questo strumento da parte dei guru della meteo, i quali continueranno a giustificare e a prevedere la disposizione futura delle principali figure bariche sulla base della dislocazione attuale delle SSTA atlantiche. D’altronde, se dopo svariati millenni in molti ancora si stanno chiedendo se è nato prima l’uovo o la gallina, altrettanti millenni ci vorranno per riuscire a risolvere il più complicato enigma: nascono prima i movimenti atmosferici o le anomalie termiche atlantiche?

Riccardo

44 pensieri su “È NATO PRIMA L’UOVO O LA GALLINA ?

  1. Concordo in parte con l’autore dell’articolo ma mi sorge spontaneo solo un dubbio.

    Quasi sicuramente le anomalie superficiali vengono generate dalla circolazione atmosferica, le SSTA hanno comunque dei tempi di “assorbimento o dispersione” più lunghi di quelli atmosferici, non a caso termicamente parlando le stagioni marine raggiungono i loro massimi con un mese di ritardo rispetto l’atmosfera. Purtroppo l’acqua e l’aria sono due fluidi differenti che hanno tempi e modi differenti di risposta alle perturbazioni. Quindi secondo me è un cane che si morde la coda. L’Atmosfera influenza l’Oceano che a sua volta torna ad influenzare l’atmosfera.

    Voglio fare un esempio diquanto appena detto, che seppur di mesoscala rende bene l’idea:

    Immaginiamo di essere nelle condizioni ideali per la formazione di nebbie da avvezione in cui l’aria umida passa sopra una superficie marina e viene raffreddata fino a raggiungere la condensazione. Una volta che la nebbia si è formata non permette il normale irraggiamento dei terreni o delle porzioni di mare che ricopre determinando cosi un raffreddamento della zona in cui si trova.
    In questo modo l’atmosfera determina inizialmente la differenza di temperatura tra l’acqua e l’aria che poi andrà a scorrerci sopra, l’acqua avendo dei tempi più lunghi risulterà più fredda, in questo modo l’oceano o mare che sia torna ad influenzare l’atmosfera generando un raffreddamento della stessa attraverso il fenomeno della nebbia. So che stiamo parlando di fenomeni a scala ben più grande, ma noi non conosciamo tutti i meccanismi che avvengono e partendo magari da quelli a scale inferiori più facili da studiare, magari un giorno saremo capaci di comprendere meglio il sistema caotico dell’Atmosfera/oceano.
    Inoltre citando questo commento di @Riccardo:
    (parliamo di cella di Ferrel, e non dell’atlantico tropicale dove li le retroazioni indotte dalle SSTA sono molto più forti e certe).

    Scusami ma non credo sia corretto isolare determinate zone e dire qui è le SSTA influiscono e qui no, il sistema climatico è composto da molti meccanismi che sono tutti collegati tra loro, inoltre per ora non siamo in grado di dimostrare il contrario. Anzi sappiamo attraverso studi e pubblicazioni che le anomalie dell’atlantico, pacifico ecc.. influenzano in maniera meno diretta anche il clima delle nostre latitudini.

    Ti chiedo scusa anticipatamente se ho frainteso il tuo messaggio, ma leggendo l’articolo mi è sembrato che non volessi attribuire alcuna valenza alle SSTA Atlantiche e in genere, generare il dubbio nei lettori e portarli a informarsi è cosa lecita e intelligente ma prendere una posizione così rigida non lo trovo troppo corretto. A mio parere lo sarebbe stato se si fosse semplicemente evidenziato che osservando stagionalmente le anomalie atlantiche si notava una una minore influenza rispetto a quanto gli si attribuisce.

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  2. Luca :
    Concordo in parte con l’autore dell’articolo ma mi sorge spontaneo solo un dubbio.
    Quasi sicuramente le anomalie superficiali vengono generate dalla circolazione atmosferica, le SSTA hanno comunque dei tempi di “assorbimento o dispersione” più lunghi di quelli atmosferici, non a caso termicamente parlando le stagioni marine raggiungono i loro massimi con un mese di ritardo rispetto l’atmosfera. Purtroppo l’acqua e l’aria sono due fluidi differenti che hanno tempi e modi differenti di risposta alle perturbazioni. Quindi secondo me è un cane che si morde la coda. L’Atmosfera influenza l’Oceano che a sua volta torna ad influenzare l’atmosfera.
    Voglio fare un esempio diquanto appena detto, che seppur di mesoscala rende bene l’idea:
    Immaginiamo di essere nelle condizioni ideali per la formazione di nebbie da avvezione in cui l’aria umida passa sopra una superficie marina e viene raffreddata fino a raggiungere la condensazione. Una volta che la nebbia si è formata non permette il normale irraggiamento dei terreni o delle porzioni di mare che ricopre determinando cosi un raffreddamento della zona in cui si trova.
    In questo modo l’atmosfera determina inizialmente la differenza di temperatura tra l’acqua e l’aria che poi andrà a scorrerci sopra, l’acqua avendo dei tempi più lunghi risulterà più fredda, in questo modo l’oceano o mare che sia torna ad influenzare l’atmosfera generando un raffreddamento della stessa attraverso il fenomeno della nebbia. So che stiamo parlando di fenomeni a scala ben più grande, ma noi non conosciamo tutti i meccanismi che avvengono e partendo magari da quelli a scale inferiori più facili da studiare, magari un giorno saremo capaci di comprendere meglio il sistema caotico dell’Atmosfera/oceano.
    Inoltre citando questo commento di @Riccardo:
    (parliamo di cella di Ferrel, e non dell’atlantico tropicale dove li le retroazioni indotte dalle SSTA sono molto più forti e certe).
    Scusami ma non credo sia corretto isolare determinate zone e dire qui è le SSTA influiscono e qui no, il sistema climatico è composto da molti meccanismi che sono tutti collegati tra loro, inoltre per ora non siamo in grado di dimostrare il contrario. Anzi sappiamo attraverso studi e pubblicazioni che le anomalie dell’atlantico, pacifico ecc.. influenzano in maniera meno diretta anche il clima delle nostre latitudini.
    Ti chiedo scusa anticipatamente se ho frainteso il tuo messaggio, ma leggendo l’articolo mi è sembrato che non volessi attribuire alcuna valenza alle SSTA Atlantiche e in genere, generare il dubbio nei lettori e portarli a informarsi è cosa lecita e intelligente ma prendere una posizione così rigida non lo trovo troppo corretto. A mio parere lo sarebbe stato se si fosse semplicemente evidenziato che osservando stagionalmente le anomalie atlantiche si notava una una minore influenza rispetto a quanto gli si attribuisce.

    Giusto.
    Bisognerebbe allora negare il feed back dell’atmosfera rispetto non alle anomalìe (il sistema non legge le anomalìe) ma alla maggior immissione di calore rispetto la norma.
    Personalmente ritengo sia errato “fare previsioni” con le SSTa ma è indubbio che queste non possano essere meramente inerti nei confronti del sistema.
    Un modo più corretto e meno da palcoscenico di affrontare il tema poteva nascere ponendosi alcuni quesiti ovvero:
    1. dove va a finire il maggiore calore immesso dalle anomalìe positive oceaniche e quali eventuali effetti può produrre (qualora li produca)?
    2 il sistema terra – oceano – atmosfera risponde sempre in egual modo in ogni stagione?
    3 quali le differenze di comportamento delle SSTA alle medie latitudini, alle latitudini polari, e a quelle tropico-equatoriali?
    4. Se è indubbio che la distribuzione delle anomalìe sia decisamente condizionata dalla circolazione atmosferica, siamo sicuri che sia corretto leggere come perfetta ed esaustiva tale equazione?
    Non è forse il caso di tenere presenti altri ulteriori fattori quali per esempio le comprovate e diverse modalità di scorrimento delle acque superficiali rispetto quelle più profonde nonchè di altri fattori quali la salinità, gli effetti dei minimi/massimi solari, nonchè le relazioni con ulteriori forzanti?
    Beh….vorrei dare tempo all’autore di riflettere permettendomi di consigliare lui una maggior prudenza nella trattazione di tematiche ancora piuttosto dibattute nel mondo scientifico.

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  3. L’attuale anomalia è che la coltre nevosa sul circolo polare artico non è uniforme anzi pressoché assente sopra l’arco Alaska – Nunavut. Mentre stessa latitudine in russia abbiamo copertura nevosa.
    Vediamo i primi di novembre…
    il discorso riguarda la distribuzione dei campi anticlonici e itcz
    Qui dalle nostre parti anticloni ballerini fanno il giro giro attorno…
    Sono 3. Azzorre Africano Europeo.

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  4. … è nata prima la gallina!
    Sicuramente. Seguendo un filo logico non avrebbe senso creare prima un uovo da cui poi farci nascere una gallina che a sua volta avrebbe creato altre uova, quindi dal mio punto di vista il dilemma non esiste, non è mai esistito.
    Ok, adesso salterà fuori il solito che strilla: E LA GALLINA CHI L’HA CREATA? – Semplice: NON LO SO!!! Ma la domanda primaria era: E’ NATO PRIMA L’UOVO O LA GALLINA?

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