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ENERGIE ALTERNATIVE: UN’ALTRA STANGATA PER MOLTI RISPARMIATORI CHE CI HANNO CREDUTO

Questo articolo non l´ho scritto io, ma é quello che da tempo dico…. buona lettura:

13 SETTEMBRE 2012 BY SALVATORE GAZIANO

Questo articolo è stato pubblicato come contributo anche sul sito RobinHood.it

«Chist’è ‘o paese d’ ‘o sole, chist’è ‘o paese d’ ‘o mare…» recita una famosa canzone napoletana. Un motivo che devono conoscere bene anche i manager della Suntech, il colosso cinese primo produttore mondiale di pannelli solari che negli scorsi anni ha deciso di investire massicciamente sull’Italia, decidendo di acquisire e/o impiantarsi soprattutto in Puglia e Sicilia. Una notizia presentata in pompa magna dai giornali italiani nell’autunno del 2010: un buon segno per il nostro Belpaese se il gigante del sole decide di impiantare direttamente i propri campi fotovoltaici con un investimento da centinaia e centinaia di milioni di euro.

Con quali soldi? Grazie a un mega finanziamento erogato dalla Repubblica Popolare cinese tramite il braccio operativo China Development Bank che dà disco verde e concede a Puglia Solar II (società veicolo che fa capo a Suntech  tramite  il Suntech Global Solar Fund (Gsf) dove Suntech è l’azionista di maggioranza per investire su aziende che gestiscono o sviluppano “solar farm”) un finanziamento agevolato da 554 milioni di euro. A sua volta la banca pubblica cinese chiede delle garanzie a Suntech e i manager europei promotori dell’iniziativa (guidati dallo spagnolo Javier Romero) hanno la soluzione. Un bel pacco di titoli di stato tedeschi dal controvalore di 554 milioni di euro. Quale garanzia migliore dei bund? Peccato che ora si scopre che questi titoli a garanzia, come nella più classica delle truffe, sono completamente falsi. Carta straccia.

Uno scandalo internazionale con conseguenze anche a Wall Street dove il titolo Suntech è quotato e ha raggiunto in queste settimane i nuovi minimi.

Ci vorrà del tempo per capire chi sono i truffatori perché al momento attuale tutti se ne tirano fuori. La Suntech che comunque ha accettato nelle scorse settimane le dimissioni diJavier Romero; lo spagnolo Javier Romero, socio di minoranza dell’iniziativa e considerato il vero artefice dello sbarco massiccio di Suntech in Puglia e responsabile dei “progetti speciali”. Proprio il manager che guidava le grandi operazioni in Italia e colui che aveva “trovato” attraverso un’altra società i titoli a garanzia.

Alberto Forchielli

Qualcuno che aveva visto qualcosa di storto in questa vicenda c’è ed è Alberto Forchielli (nella foto sopra) , il titolare del fondo di private equity Mandarin Capital Partners, al quale la China Development Bank si era rivolta chiedendogli di partecipare al progetto di Solar Puglia. In un’intervista all’agenzia Reuters ha raccontato di avere ripetutamente avvertito la banca – sua socia in numerosi progetti – che in quel’affare pugliese lui sentiva odore di truffa: «Ci è venuto il sospetto perché era citata una serie di nomi importanti di società, banche, consulenti legali legati al progetto, secondo una tattica normalmente adottata dai truffatori».  Fra le altre cose Forchielli spiega anche gli altri dubbi che aveva sollevato su questa operazione e non sono certo un bella fotografia per l’Italia.

 

Fra le ragioni per cui non partecipava come socia a questa iniziativa il fondo di private equity italo-cinese, Mandarin Capital Partners (che ha come principali investitori proprio China Development Bank insieme a Export-Import Bank of China e Intesa Sanpaolo), ha detto di avere scritto alcune mail alla China Development Bank almeno tre anni fa, mettendo in guardia Suntech dall’investire nel Sud Italia anche a causa delle frodi che stavano emergendo nel settore delle rinnovabili e di essere anche scettica sull’iniziativa di espansione in Italia a causa dei rischi legati a possibili infiltrazioni con la criminalità.

I cinesi ora danno la colpa allo “spagnolo”. Che nega tutto…Suntech è vittima, colpevole o complice di questa brutta storia che ha danneggiato gli investitori di mezzo mondo che hanno visto in questi anni crollare il titolo? Non è facile capire bene la dinamica di queste cose in Italia, figuriamoci quando l’affaire diventa così internazionale con derivazioni in mezzo mondo. Intanto in una conference call dello scorso 30 luglio, Suntech ha accusatoil manager del Fondo Gsf, lo spagnolo Javier Romero, di possibile frode. E i cinesi hanno annunciato di avere ottenuto il blocco di tutti gli asset dell’azienda dello spagnolo Romero. Che ha fatto sapere di essere sotto inchiesta per sospette irregolarità in relazione alla richiesta di bond ma smentisce “qualunque illecito ed è fiducioso che sarà esonerato dal processo”.

Insomma, anche per colui che ha procurato i bund tedeschi per 570 milioni di euro tutta la stangata sarebbe avvenuta “a sua insaputa”.  Una storiella che noi italiani siamo già da tempo abituati a sentire e che ora esportiamo in tutto il mondo…

 

Energie alternative: il grande crollo in Borsa.

Ma vi è un altro aspetto in questa vicenda che merita uno spunto di riflessione per un investitore. Ed è il crollo del settore delle energie rinnovabili. E che non riguarda solo Suntech vittima magari anche di frodi e investimenti discutibili. Basta osservare il grafico sottostante di un Etf quotato a Piazza Affari e che rappresenta il settore delle energie alternative per farsene un’idea. Si tratta di un fondo indice che investe sulle migliori società del pianeta che operano nelle settore dell’energia pulita e rinnovabile: eolico, idroelettrico, solare…

L’andamento di un Etf quotato a Piazza Affari che investe sulle energie rinnovabili

Fino a pochi anni fa non c’era società di gestione, articolo di rivista o guru che non spiegava l’importanza di investire in questo comparto dalle incredibili opportunità. Risultato: alcune società del settore sono addirittura fallite o stanno oggi portando i libri in Tribunale; i margini si sono ridotti come gli incentivi pagati dai governi e alcuni produttori(tipo i soliti cinesi) hanno perfino fatto dumping sul mercato per buttare fuori tutti. E chi aveva puntato su questo settore in modo statico tramite fondi o Etf ha visto il proprio capitale scendere mediamente del 72%.

Come bene ha scritto Pietro Saccò su L’Avvenire “l’industria cinese dei pannelli solari è un mondo affollato di colossi morenti. Sono aziende cresciute a dismisura per ragioni più politiche che di mercato: il governo di Pechino anni fa ha deciso che la Cina doveva dominare il mercato mondiale delle energie alternative e non ha badato ha spese per raggiungere questo obiettivo. Solo nel 2010 la Repubblica Popolare ha finanziato le aziende del fotovoltaico con 25 miliardi di dollari. Inondate di denaro, le fabbriche si sono messe a produrre pannelli in quantità esagerate, finché il mercato non ha raggiunto un dimensione spaventosamente sproporzionata. Nel mondo oggi si producono il doppio dei pannelli solari che si comprano. In Cina – spiegava a gennaio Zhang Longenn, di JinkoSolar Holding – l’eccesso di produzione è del 75%: c’è mercato per 20 gigawatt di energia solare ma si producono pannelli per 75 GW. Ovviamente in questa situazione i colossi del solare cinese bruciano soldi alla velocità della luce”. La truffa a Suntech, il più grande produttore di pannelli solari del pianeta, non è quindi (come peraltro illustra bene il grafico del titolo come del settore) un fulmine a ciel sereno ma il quadro “malato” di un settore su cui era stata costruita un’altra bolla, vendendo agli investitori di bocca buona la solita storiella fatta di crescita senza sosta, investimenti “sicuri”, redditività in forte ascesa, necessità di diversificare con aziende del settore, broker, stampa e guru pronti a saper confezionare il solito “pacco” con fondi ed Etf specializzati, Ipo e spin off. Insomma il solito armamentario che nell’ultimo anno è stato utilizzato per accompagnare in Borsa i social network e il cui crollo incredibile come proporzioni e rapidità di Facebook ne è l’ultimissimo esempio (in attesa del prossimo).

 

Peraltro, per restare in Europa anche il colosso dell’eolico, la danese Vestas Wind System, nonostante un portafoglio ordini ai massimi storici ha raggiunto in queste settimane i prezzi minimi di Borsa. Colpa anche qui dell’elevata concorrenza dei prezzi e dei costi di produzione giudicati troppo sostenuti insieme a un forte livello di indebitamento di Vestas che dovrebbe aumentare il capitale ma in queste condizioni di mercato non è una mossa facile. E tutto questo avviene in un mercato come quello americano la cui domanda è in caduta,in Europa la crisi sta azzerando gli investimenti e dove i soliti cinesi hanno creato anche in questo comparto un eccesso di offerta in un mercato condizionato anche dai bassi prezzi del gas naturale che ha reso meno competitiva la produzione di energia alternativa in un quadro economico globale che sta vedendo da parte di tutti gli Stati il taglio delle politiche agli incentivi. E così il titolo Vestas è sceso da una quotazione di 93 del 2008 agli attuali 4,4 mentre le obbligazioni emesse da questa società hanno superato rendimenti del 20%: segno che il mercato inizia a temere perfino l’insolvenza.

La brutta parabola (borsistica) del settore delle energie alternative non si può quindi descrivere come una storia “sfortunata” o “isolata”. La storia dei mercati (truffe comprese) ci dice che si è passati spesso da una bolla all’altra.

Da quella della borsa giapponese a quella dell’oro, da quella della new economy a quella dei paesi emergenti, da quella dei titoli biotecnologici a quella delle materie prime, da quella delle “terre rare” a quella dei social network…

Quello che è stato “trendy” nel passato e ha messo a segno performance molto positive non è assolutamente detto che continui a salire e comportarsi bene all’infinito (come qualcuno vuole farvi credere).

E’ importante quindi stare attenti agli incantatori di serpenti (e il mondo della finanza ne è pieno come i loro prezzolati megafoni) ed avere come risparmiatori sempre non solo una strategia di entrata (vi cercheranno sempre di consigliarvi di investire sull’ultimo “treno”) ma soprattutto una di uscita. Come insegna la storia di Suntech (di cui potete vedere sotto il grafico). Il sole brilla. Ma può anche bruciare. Irrimediabilmente.