Archivi giornalieri: 23 Ottobre 2012

IL POLO NORD SI SCIOGLIE E LA COLPA È SOLO……. (PARTE I)

 

É un dato di fatto, il nostro amato polo nord sta soffrendo molto in questi ultimi anni. I ghiacciai Groenlandesi stanno perdendo pezzi, la banchisa artica estiva è ridotta ad un colabrodo, e la colpa di tutto questo è solo nostra. Ce l’hanno detto in tutte le salse, ce l’hanno ripetuto in moltissime occasioni: il polo nord si scioglie ad una velocità impressionante e la colpa è solo ed esclusivamente del riscaldamento globale di origine antropica . Negli ultimi anni, dopo i proclami degli scienziati e dei giornalisti, sono addirittura intervenute le massime autorità per spiegarci questo facile concetto e per metterci al corrente della delicata situazione. Quindi ad oggi, chi non avesse ancora afferrato la questione, non può che essere una persona “stupida”. E proprio a voi “stupidi” voglio dare un ultima possibilità di “redenzione”, offrendovi, in via del tutto gratuita, un corso accelerato online organizzato e condotto da persone molto preparate in materia:

Allarme scioglimento ghiacci dell’artico

Se neanche ora vi siete convinti, bè allora siete un caso patologico, un po’ come lo sono io. E già perché il sottoscritto, oltre ad essere “stupido” come una cozza, è anche diffidente di natura.
Nel caso in esame, ci sono un paio di cose che non mi ha mai convinto fino in fondo, ed in particolare:
dando per assodato che lo scioglimento dell’artico sia da imputare solo all’azione umana, come è possibile che i ghiacci marini abbiano subito un calo significativo solo negli ultimi 10-15 anni, considerando che il problema dell’effetto serra di origine antropica esiste ormai da svariati decenni? E soprattutto, dando per scontata la stessa ipotesi iniziale, come è stato possibile registrare il vero tracollo della banchisa artica proprio in concomitanza degli anni in cui il global warming subiva una brusca frenata (inserendo anche una leggera retromarcia)?
Ebbene queste perplessità mi hanno spinto ad indagare e ad intraprendere una lunga ricerca che fortunatamente ho avuto la possibilità di condurre insieme all’articolista NIA, nonché mio grande amico, Andrea Zamboni.
Preannuncio che il tema è abbastanza complesso. pertanto, per non dilungarmi troppo e per ottenere la massima comprensione anche da parte dei meno “esperti” , cercherò di sintetizzare e semplificare al massimo i concetti (anche se questo mi porterà a tralasciare aspetti anche importanti).
Procediamo con ordine. Conosciamo un po’ tutti l’andamento storico della banchisa artica. In particolare sappiamo che fino ai primi anni 90 non si era registrato alcun calo “significativo” in termini di minima estiva estiva, in quanto il trend vedeva un andamento “leggermente” e progressivamente decrescente. Un primo calo importante si è registrato solo nel 1995 ed in generale nella seconda metà degli anni 90′. Tuttavia, all’inizio degli anni 2000 la situazione era ancora relativamente buona. In particolare nel 2001 ancora si registrava una discreta estensione estiva dei ghiacci (intorno ai 7 milioni di Kilometri quadrati). Negli anni successivi invece è successo qualcosa che ha interrotto bruscamente l’andamento sino ad allora registrato, portando la banchisa artica estiva a subire gravi perdite. L’altra cosa che sappiamo è che questo “qualcosa” si è manifestato con estrema ferocia a partire dalla seconda metà del primo decennio 2000, quando la banchisa estiva ha subito un tracollo apocalittico, fino ad arrivare a toccare, nell’anno in corso, il valore minimo di 3,4 milioni di Km^2. Detta in soldoni, la banchisa artica estiva si è dimezzata in un tempo record di 10 anni.

 


Figura 1. Serie temporale dei valori di estensione minima annuale della banchisa artica misurati dai satelliti.

 

A questo punto ci chiediamo: che tipo di fenomeno può aver indotto istantaneamente un incremento della velocità di fusione pari al 350%, portando la banchisa estiva quasi a scomparire in pochissimo tempo e proprio negli anni in cui il riscaldamento globale ha smesso di salire? É possibile che si tratti dello stesso fenomeno (effetto serra di origine antropica), che presumibilmente ha causato uno scioglimento lento e graduale per svariati decenni?
Io che sono una persona estremamente “stupida” dico di no: è evidente che si tratta di un fenomeno a se stante, subentrato nell’ultimo decennio (anche se ha fatto un prima timida apparizione qualche anno prima), e che è stato in grado di accelerare in maniera mostruosa il processo di fusione che era già in atto. Ma di cosa si tratta?
Nel corso delle nostre ricerche ci siamo da subito imbattuti in qualcosa di molto interessante: abbiamo scoperto che Stati Uniti e Russia stanno collaborando da diversi anni in una campagna di monitoraggio dello Stretto di Bering. In queste spedizioni, attraverso l’ausilio di particolari sonde, vengono costantemente monitorati i flussi d’acqua entranti ed uscenti dal bacino artico attraverso lo stretto di Bering nel corso dell’intera stagione estiva.

 


Fig.2. La foto ritrae una delle navi russe utilizzate nella campagna di monitoraggio. Nello specifico si tratta della nave di ricerca guidata dal Professor Khromov.

 

Ebbene da queste ricerche sperimentali è emerso un dato molto particolare: a partire dal 2001 si è cominciato a registrare un anomalo e progressivo aumento dei flussi di acqua calda pacifica entranti nel bacino artico attraverso la porta di Bering. Tale situazione è ben rappresentata dal seguente diagramma:

 


Fig.3. Andamento della portata media annua di acqua calda pacifica entrante nel bacino artico attraverso lo stretto di Bering (nel corso della stagione estiva). L’unità di misura adottata è lo Svedrup (1Sv=10^6*m^3/s)

 

Come ben si vede dal grafico, a partire dal 2001, i flussi d’acqua calda pacifica entranti nel polo sono aumentati vertiginosamente ed in maniera abbastanza continua. Un primo record si è registrato nel 2004, ma al 2007 spetta il record di sempre (da quando ovviamente si effettuano le misure) . Potrete poi notare come, proprio a partire dal 2007, i flussi entranti si sono mantenuti sempre su livelli molto elevati senza subire alcuna deflessione, fino ad arrivare all’estate 2011, quando si è sfiorato il record segnato quattro anni prima. Manca ancora il dato ufficiale del 2012, ma non è difficile pensare che si sia registrato un nuovo record storico. In conclusione, in soli 10 anni, la quantità d’acqua calda di provenienza pacifica entrante nel polo attraverso lo stretto di Bering è praticamente raddoppiata. Ciò vuol dire che, al dimezzamento della banchisa artica è corrisposto, nello stesso periodo, un raddoppiamento dei flussi di calore entranti nel bacino artico. Ed inoltre, proprio negli anni in cui si sono registrati i picchi assoluti dei flussi di calore entranti, l’estensione estiva della banchisa artica ha fatto registrare i minimi storici (2007, 2011 e molto probabilmente 2012).
A questo punto è doveroso porsi due fondamentali domande:

• quale fenomeno può aver indotto uno stravolgimento così importante ed improvviso della circolazione oceanica interna e limitrofa al bacino artico?

• detto stravolgimento della circolazione oceanica può da solo spiegare il rapido scioglimento dei ghiacci artici? Oppure l’incremento dei flussi d’acqua calda entranti nel bacino artico contribuisce, insieme ad altri fattori, al processo di riduzione della banchisa artica?

Nella parte che segue cercheremo di dare risposta a questi due interrogativi.

 

Riccardo e Zambo