L’INVERNO CHE VERRÀ (Parte I)

 
É tempo di inverno, è tempo di freddo, è tempo di previsioni meteo. E già perché, esattamente come all’inizio della primavera, stagione degli amori, anche agli albori della stagione del freddo e dei freddofili , si percepisce nell’ “aria” un grande fermento. É proprio questo infatti il periodo i cui, nei “locali della meteo”, impazzano le discussioni tra chi è smanioso di sapere come sarà l’inverno e chi cerca di rispondere tracciando la “retta via”. Ed è arrivato il momento in cui, anche il popolo di NIA, dica la propria in merito a quello che ad oggi rappresenta ancora “l’inverno che verrà”. E Proprio per ottenere un vostro maggiore coinvolgimento, a differenza dello scorso anno, eviterò di fare un “monologo personale e soggettivo”. L’intento è infatti quello di realizzare una trattazione molto didattica, in maniera tale che tutti possiate avere gli strumenti adatti per riuscire ad “inquadrare” la prossima stagione invernale ed esprimere così un vostro parere. Insomma quest’anno, in vista di inverno potenzialmente interessante, voglio proporre qualcosa di diverso, al fine di costruire insieme a tutti voi una buona previsione.
 
Procediamo quindi con lo studio ed il monitoraggio dei principali fenomeni in grado influenzare l’andamento della stagione invernale sul vecchio continente.

 
ATTIVITÀ SOLARE e QBO
Per quanto riguarda l’attività solare, la situazione è abbastanza in bilico e pertanto di difficile interpretazione. Sappiamo infatti che l’attività del nostro astro, pur trovandosi “nei pressi” della fase di massimo, si mantiene su valori relativamente bassi, con il solar flux che oscilla quasi periodicamente da mesi tra 100 e 140. Per cercare di inquadrare meglio la “situazione sole”, cerchiamo di capire alcuni dei meccanismi attraverso i quali l’attività solare influenza la circolazione atmosferica terrestre, facendo riferimento al top della ricerca mondiale (Durkenton, Hood, Labitzke, Salby e Callaghan ecc..).
La direzione e l’intensità dei venti stratosferici tropo-equatoriali ricoprono un ruolo fondamentale nella modulazione del Vortice Polare invernale (VP), e dunque del clima alle medie latitudini. La testimonianza diretta di ciò deriva dalla Quasi Biennal Oscillation (QBO), che corrisponde proprio ad un’oscillazione periodica dei venti stratosferici nell’ambito della fascia tropicale: l’andamento di questi venti, come ben noto, costituisce uno dei principali “regolatori” d’intensità del VP. Ora, senza entrare troppo nel dettaglio (torneremo a parlare di questi interessanti argomenti in una più appropriata sede), negli ultimissimi anni è stato individuato un meccanismo attraverso il quale l’attività solare riesce ad influenzare l’andamento e la forza dei venti stratosferici equatoriali, interferendo così pesantemente sulla forza del VP. Detto meccanismo si basa sulla variazione delle emissioni dei raggi ultravioletti tra massimo e minimo solare e sulla sua interazione con il ciclo di produzione dell’ozono stratosferico. A questo proposito è necessario chiarire preliminarmente due concetti fondamentali:
 
1) in riferimento alla radiazione solare, l’unica frazione che varia “pesantemente” tra massimo e minimo solare è quella ultravioletta (anche 6-7 punti percentuali), mentre tutte le altre frazioni tendono a variare di quantità nettamente inferiori (il TSI nei cicli del XX secolo al più dello 0.1%).


La presente figura mostra l’intensità delle emissioni ultraviolette (raggi UV) nel corso dei ciclo 22 e 23. Come si vede, tra massimo e minimo solare, si riscontrano variazioni significative (dell’ordine del 6%).

Tale circostanza ha portato i maggiori centri di ricerca mondiale a focalizzare l’attenzione sulla radiazione ultravioletta per spiegare i mutamenti climatici a brevissimo termine che si verificano nell’emisfero boreale negli anni caratterizzati da bassa attività solare (come accaduto negli ultimi anni);
 
2) la maggior parte della produzione di ozono si verifica nella stratosfera tropicale, dove è più forte ed è sempre presente la radiazione solare. L’ozono è creato in questa regione in quanto è qui che il sole, presente tutto il giorno e per l’intero anno, è più intenso: i flussi solari (raggi UV) rompono le molecole di ossigeno (O2) in atomi di ossigeno (O), che reagiscono rapidamente con altre molecole di O2 per formare l’ozono (O3). Tutte queste reazioni, che sono altamente esotermiche, portano al riscaldamento radiativo dell’alta stratosfera tropicale, laddove si trova la principale zona di formazione dell’ozono. La conseguenza principale del riscaldamento radiativo è il gradiente termico positivo all’aumentare dell’altezza (a differenza di quanto avviene in troposfera), e dunque un aumento della stabilità della stratosfera stessa.

In definitiva, la riduzione della quantità di radiazione ultravioletta che si verifica negli anni di bassa attività solare, è causa di un riduzione del riscaldamento radiativo: ciò rende la stratosfera più fredda ed instabile (si riduce il gradiente termico positivo all’aumentare dell’altezza). Tale circostanza, attraverso il legame col vento termico, produce un indebolimento del vento zonale (U) nella mesosfera-alta stratosfera tropicale, andando ad interagire con il regime westerly della SAO (semi annual-wind oscillation), che proprio nei mesi in cui si forma il vortice polare stratosferico raggiunge il suo massimo valore (ottobre-novembre). L’anomalo indebolimento della SAO è molto importante per le seguenti ragioni:

è stato osservato che l’indebolimento dei venti stratosferici zonali nell’ alta stratosfera tropicale è associato ad un indebolimento dei venti zonali in seno al Vortice Polare Stratosferico (VPS), proprio durante il periodo in cui si registra il loro massimo (solstizio d’inverno). In altre parole è stato osservato statisticamente che, quando i venti zonali nella mesosfera/alta stratosfera tropicale sono meno intensi, il VPS tende ad essere più debole nella prima parte dell’inverno;

esiste una relazione tra il regime della SAO e quello della QBO. Nello specifico, negli anni di QBO negativa, l’indebolimento della SAO produce, sull’intera colonna stratosferica, venti easterly di maggiore intensità (valore assoluto della QBO più elevato) con conseguente aumento della durata della fase. Non è un caso che tutti gli episodi di QBO fortemente negativa (valori inferiori a -23/-24) sono stati registrati solo negli anni di bassa attività solare. Queste circostanze (aumento di intensità e di durata) sono fondamentali, vista l’importanza che ricopre la QBO negativa nell’azione di disturbo ai danni del futuro Vortice Polare Stratosferico. A questo proposito si ricorda che, quando il regime dei venti stratosferici tropicale è orientale, gli easterlies tropicali tendono a restringere la larghezza della planetary wave-guide nella bassa stratosfera extratropicale, favorendone una maggiore ampiezza d’onda ed una minore velocità di fase. Il risultano è un aumento della propagazione d’onda nella stratosfera con conseguente riscaldamento e rallentamento del VPS.
 
La scoperta di queste dinamiche, nonostante costituisca un grosso passo in avanti nella comprensione dei fenomeni di “trasmissione” del segnale solare , non consente ancora di spiegare a pieno il reale meccanismo di accoppiamento tra alta stratosfera tropicale, bassa stratosfera-troposfera tropicale e stratosfera polare. Non è un caso che i modelli di simulazione (“GCM simulations”), pur mostrando risultati coerenti alle previsioni teoriche, presentano ancora delle sostanziali divergenze con le misurazioni sperimentali. Ciò induce a ritenere che vi siano ulteriori fenomeni retroattivi in grado di amplificare fortemente la risposta dell’atmosfera nei riguardi del primario segnale “fotochimico” indotto dalla varabile solare, svolgendo così un importante un ruolo di accoppiamento: tra questi figura sicuramente la Brewer-Dobson circolation (BDC).
In passato abbiamo già avuto modo di parlare di questa “affascinante” circolazione meridiana. Brevemente ricordiamo che la BDC, così chiamata per i suoi scopritori Brewer e Dobson, è una lenta circolazione emisferica agente a quote stratosferiche e disposta lungo i meridiani. Tale circolazione è responsabile del movimento di particelle d’aria dalle regioni equatoriali sino alle regioni polari ed è maggiormente attiva nell’emisfero nord. In particolare detta circolazione è caratterizzata da moti ascendenti nelle regioni equatoriali e da moti discendenti nelle zone extratropicali (soprattutto polari nell’emisfero boreale). L’azione della BDC produce alcuni effetti fondamentali:
 
• grazie al trasporto verticale e meridionale delle specie chimiche, tra cui principalmente l’ozono, la BDC influenza enormemente la chimica dell’atmosfera polare. Il trasporto di ozono verso il polo nord ricompre, tra le altre cose, una grande importanza per le sorti della seconda parte dell’inverno (metà gennaio in avanti), in quanto, con l’arrivo sul polo della prima radiazione solare, l’ozono presente assorbe la maggior parte della radiazione solare ultravioletta e la restituisce sotto forma di calore, favorendo lo sviluppo di fenomeni di stratwarming e rendendo il VPS più debole;

i moti verticali associati alla BDC hanno conseguenze importanti nella distribuzione delle temperature nella stratosfera. Addirittura, a causa dell’azione della BDC, la tropopausa tropicale è la regione più fredda nella troposfera e stratosfera. Questo perché l’aria in risalita ai tropici si raffredda per espansione adiabatica, portando le temperature tropicali della bassa stratosfera ben al di sotto della temperatura di equilibrio radiativo locale. A tal proposito, poiché la BDC è più forte durante l’inverno boreale, la forza della risalita d’aria (upwelling) nei tropici, e quindi la bassa temperatura della tropopausa tropo-equatoriale, presenta un ciclo annuale, con valori record durante l’inverno boreale. Al contrario, nella regione polare, l’aria discendente si riscalda per compressione adiabatica, portando le temperature nella stratosfera polare a diverse decine di gradi sopra l’equilibrio radiativo locale. Quest’ultima circostanza favorisce il riscaldamento ed una maggiore “instabilità” della stratosfera polare anche nelle prime fasi dell’inverno.
 

La figura costituisce una schematizzazione della BDC.
 
Lo schema di funzionamento della BDC è abbastanza complesso. In prima analisi ci si potrebbe aspettare un meccanismo tipo cella di Hadley, nel quale la circolazione trae origine dal riscaldamento solare ai tropici ed il raffreddamento nella regione polare ed è caratterizzato da un grande trasporto di aria calda ascendente (tropicale) verso le regioni più fredde (nelle quali l’aria ridiscende). In realtà la BDC risultata strettamente correlata all’azione delle onde planetarie (onde di Rossby) nella stratosfera extratropicale. Difatti, quando un’onda stazionaria planetaria raggiunge la stratosfera, deposita il suo momento esterly, decelerando la corrente a getto stratosferica invernale che è westerly. In queste occasioni il vortice polare rallenta e può anche essere spostato. La deposizione di quantità di moto est nella stratosfera polare ed il conseguente rallentamento del getto polare invernale è conosciuto come “breaking wave”. Tale circostanza produce per attrito il fenomeno del riscaldamento stratosferico improvviso. Il risultato è una situazione che è termodinamicamente squilibrata. A questo punto, per ripristinare l’equilibrio radiativo, a partire dall’alta stratosfera inizia rapidamente un processo di raffreddamento. Il raffreddamento dell’aria è accompagnato da movimenti di affondamento, dal momento che l’aria più fredda è più densa ed affonda. Ed è proprio questo movimento che stabilisce il movimento d’aria lungo i meridiani dall’equatore al polo nell’emisfero invernale. Infatti l’aria discendente nella regione polare deve essere bilanciato da un flusso di aria verso i in movimento verso i poli. Per requisiti di continuità di massa, questa aria deve venire dai tropici. La BDC costituisce dunque quella cella circolazione in cui l’aria tropicale muove verso i poli per sostituire l’aria discendente ai poli.

Ora che abbiamo più chiaro uno dei meccanismi principali con cui l’attività solare, insieme alla QBO, modula l’intensità del getto polare, siamo sicuramente in grado di inquadrare meglio la situazione attuale. Infatti abbiamo capito che, per riuscire a decifrare l’attuale “rebus solare”, il parametro che bisogna monitorare con particolare attenzione è l’intensità della radiazione ultravioletta in arrivo sulla terra. Per far questo consideriamo i flussi a frequenze d’onda pari al 205 nm, in quanto sono quelli che riescono a penetrare fino alla quota di 30 km, ovvero fino alla zona di confine tra la mesosfera e l’alta stratosfera tropicale (è questa la quota dove si registra la massima produzione di ozono).
Di seguito si riporta quindi un grafico dal quale è possibile desumere l’andamento dei raggi UV in riferimento all’ultimo anno:
 

 
Per riuscire a “quantificare” l’intensità attuale dei flussi, utilizziamo come raffronto l’andamento dei raggi UV registrato durante il minimo solare a cavallo tra i cicli 22 e 23 (1995-1996):
 

 
Come si può ben vedere siamo praticamente sugli stessi livelli, pertanto possiamo affermare con discreta sicurezza che la situazione attuale può essere considerata più da minimo che da massimo solare.
In risposta a tale andamento dei raggi UV, la QBO sta facendo segnare dei valori negativi di tutto rispetto. Nello specifico, in riferimento alla quota di 30 hPa, per due mesi consecutivi (luglio ed agosto) è stato segnato un valore quasi da record (-28), mentre nella fase successiva (settembre-ottobre), nonostante il superamento del picco, la QBO si è mantenuta comunque su livelli molto bassi (intorno a -25). E’ probabile inoltre che l’attuale ciclo della QBO negativa risulti particolarmente lungo. Infatti, sempre in riferimento alla quota di 30 hPa, se il cambio di segno si avrà a febbraio (come è lecito aspettarsi), l’attuale ciclo risulterà composto da ben 18 mesi consecutivi di regime easterly (QBO-). Per quanto riguarda invece la QBO alla quota di 50hPa, è cosa praticamente certa che il cambio di segno avverrà ad inverno ultimato. Quindi possiamo concludere che, anche per quanto riguarda la QBO, la situazione in vista dell’inverno risulta decisamente positiva.
Infine, sempre in riferimento alla QBO, ci tenevo a farvi notare che la situazione attuale è molto simile a quella avuta nel biennio 1984-1985. Anche in quel frangente la QBO a 30hpa faceva segnare un picco significativo (ancora -28) al termine dell’estate (in quel caso nel mese di settembre). Ovviamente non possiamo considerare questa informazione come indicativa circa l’andamento del prossimo inverno, ma sicuramente si tratta di una “coincidenza” da tenere d’occhio, considerando soprattutto che anche in quel periodo l’attività solare si presentava debole.

Termina qui la prima parte dello studio teleconnettivo per l’inverno 2012-2013. Nella parte seguente procederemo analizzando altri fondamentali indici predittivi (tra cui il ciclo ENSO), in modo tale da avere una più completa visione in merito all’inverno che verrà.

 

Riccardo e Zambo

32 pensieri su “L’INVERNO CHE VERRÀ (Parte I)

  1. ice2020 :

    E’ uscita la previsione invernale del famoso clover, lui ritiene molto probabile se nn certo il superamento del nam nella terza decade di novembre, quindi fino alla seconda emtà di gennaio nisba…poi però si scatenerebbe il finimondo….

    A questo punto possiamo passare all’analisi della stagione Invernale 2012/’13, partendo dall’analisi di FINE NOVEMBRE che vedrà un vero e proprio terremoto troposferico grazie alla convergenza delle 2 onde planetarie:

    Questa dinamica andrà a condizionare il tempo anche sulla nostra penisola nell’ultima parte del mese,con una fase instabile-perturbata e poi anche un pò di freddo con nevicate a bassa quota che non posso escludere.
    Se non fossero sopraggiunte complicazioni stratosferiche, la barica della carta postata sarebbe stata probabilmente la dinamica caratterizzante del DICEMBRE 2012. Ma non è così invece che dovrebbe andare.

    Il grafico sopra illustra un ESE cold, vale a dire un evento stratosferico estremo caratterizzato da un netto rinforzo e raffreddamento del VP su tutta la colonna isobarica.
    Il superamento della famosa soglia del NAM di +1.5 (che fisicamente finisce per favorire la discesa dell’H dei GPT del VPS sino in troposfera), si dovrebbe realizzare a cavallo della 3^ decade del mese, e caratterizzerà la prima parte dell’Inverno.

    Quindi il forte regime ondulatorio di fine mese dovrebbe essere rapidamente sostituito ad inizio DICEMBRE dal seguente WEATHER REGIME:

    Questa carta evidenzia un VP molto forte e chiuso , una tipica situazione da AO+ . Tuttavia non posso escludere occasionali rallentamenti del getto, con la genesi di onde mobili che potrebbero innescare temporanee fasi in EA-.
    Durante queste fasi la nostra penisola potrebbe essere attraversata da discese di aria artica da N/O verso S/E , senza escludere la formazione di Cut-Off sull’Europa Sud-orientale che potrebbero impegnare in special modo il basso versante adriatico con anche delle nevicate a bassa quota che non posso escludere.
    Tuttavia mancherà la caratteristica di stazionarietà dell’ onda, che quindi sfavorirà episodi di gelo consistenti.

    Mi preme rimarcare che si instaurerà una vera e propria lotta tropo-stratosferica, se i più esperti mi passano la similitudine sarà un pò come rinchiudere un cane rabbioso in una piccola gabbia, con la netta sensazione che questa sia sempre troppo fragile

    La troposfera lavorerà ai fianchi il VPS, non gli darà tregua, ed è per questo che ritengo poco probabile una chiusura in 1^ armonica delle isoipse, mentre valuterei l’ipotesi che possa permanere una sorta di debole ellitticizzazione dello stesso in graduale EVOLUZIONE,che non gli permetterà tra l’altro di raggiungere velocità zonali considerevoli permettendo maggior dinamicità troposferica:

    Un VP approfondito e tenuto insieme grazie al calo dei GPT e all’aumento dei venti zonali, ma con una voglia pazzesca di splittare alla 1^ vera occasione.

    FINE DICEMBRE-INIZIO GENNAIO

    Ci sono elevate probabilità che anche la seconda parte invernale sia fortemente influenzata dalla stratosfera, con un’anomalia del NAM negativa che in questo caso potrebbe invece favorire un ESE di tipo warm, vale a dire un Vortice Polare molto debole e disturbato.
    La particolare disposizione teleconnettiva nonchè la dinamica di quest’ultima frazione d’Autunno , potrebbero vedere iniziali Upper warming proprio dalla seconda metà di Dicembre, che potrebbero sfociare in un MMW anche di tipo Split nel corso del mese di GENNAIO.

    Ecco che dopo una prima decade(valori indicativi) di Gennaio piuttosto anonima,potrebbe aumentare sensibilmente il wave number pattern del VP sino a produrre ondulazioni corpose:

    A questo punto l’evoluzione sarebbe molto rapida , con un VPS già parzialmente ellitticizzato:

    Una fase di tempo molto perturbato e freddo su gran parte d’Europa, anche a causa del gelo immagazzinato nella regione artica e Siberiana a Novembre/ Dicembre e dei bassi geopotenziali/temperature in media troposfera generate dalla precedente anomalia straosferica.

    Nella fase successiva ritengo plausibile un’estremizzazione del pattern:

    Che potrebbe favorire forti nevicate specie al Nord, Nord/Ovest (ipotesi indicative).

    Mentre per FEBBRAIO potremmo avere un recrudescenza del freddo e della neve anche al centro-sud:

    *******BUON INVERNO A TUTTI COMUNQUE VADA!*******

    Cloover

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  2. Ho già letto l’analisi del grande Cloover, e devo dire che mi trova abbastanza d’accordo, soprattutto sul fatto che, anche in questo inverno, avremo modo di assistere a qualcosa di molto interessante (questa cosa emergerà meglio nella seconda parte del nostro articolo)…..tuttavia, sempre in riferimento alla sua previsione, mantengo ancora delle riserve in merito al mese di dicembre-inizio gennaio…a questo proposito riporto un mio commento in risposta al suo thread.

    “Grandissima analisi Cloover, ben impostata e valida anche sotto un profilo didattico….anche se ancora non mi sento ancora di sposare la tua tesi circa il prossimo mese di dicembre (e sai bene perchè)…..
    Detto ciò, la buona notizia di oggi è questa…:

    GFS che si avvicina ad ECMWF, come dimostra anche il run serale…..
    E’ fondamentale che il VPT non subisca quello split paventato a lungo da GFS e per il quale molti gioiscono….
    è chiaro che il problema attuale, a differenza della passata stagione, risiede in un numero di onde in azione elevato…quindi quello split non farebbe altro che approfondire il disaccoppiamento strato-tropo, con conseguente isolamento del medio-alto (e poi anche basso) VPS…e di questo ne pagheremmo scotto almeno per l’intero dicembre….
    se invece il VPT dovesse tenere discretamente……bhè, torniamo al discorso di even, circa l’elliticizzazione di fine mese, con NAM borderline e…..spumante a capodanno…!!!”

    in sostanza, ritengo fondamentale la tenuta del vortice polare troposferico (VPT) per la fine del mese (l’AO non deve scendere troppo)…..

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  3. La previsione di Cloover assomiglia in parte allo svolgimento dell’inverno 2011-2012, in quanto il grande freddo arriverebbe nella seconda parte dell’inverno.
    Però potrebbero esserci delle differenze a dicembre.

    In effetti, a ben vedere, se il Sole non avesse impennate violente tra dicembre e gennaio, potremmo assistere persino ad un intero inverno interessante, un po come il 2005-2006.

      (Quote)  (Reply)

  4. FabioDue :
    La previsione di Cloover assomiglia in parte allo svolgimento dell’inverno 2011-2012, in quanto il grande freddo arriverebbe nella seconda parte dell’inverno.
    Però potrebbero esserci delle differenze a dicembre.
    In effetti, a ben vedere, se il Sole non avesse impennate violente tra dicembre e gennaio, potremmo assistere persino ad un intero inverno interessante, un po come il 2005-2006.

    Si la previsione di Cloover assomiglia a quella dell’anno scorso anche se il quadro teleconnettivo di partenza è totalmente opposto….la cosa sembra strana, ma può essere fattibile in quanto le cause che porterebbero all’isolamento del medio-alto VPS (NAM++ in grado di condizionare i 30-40 giorni successivi), sarebbero molto diverse…in quel caso (l’anno scorso) si trattava di mancanza completa di forzanti troposferiche (vedi Nina strong ecc…)…quest’anno, la causa potrebbe essere un disaccoppiamento iniziale tra tropo e strato, con le forzanti tropo che non riuscirebbero a propagarsi in strato per via di un nymero di onde in azione troppo elevato (ricordiamo che la velocità critica di Rossby Uc cresce al diminuire del wavenumber)…insomma, nonostante una troposfera molto irrequieta, il risultato potrebbe essere lo stesso, con VPS in progressivo isolamento….per questo ieri sera parlavo dell’importanza della tenuta del VPT a fine novembre, se andasse in porto lo split saremmo fritti, con totale decoupling tropo-strato e wave number che continuerebbe ad essere troppo elevato…..
    buona giornata ragazzi….

    Riccardo

      (Quote)  (Reply)

  5. Ricordiamoci sempre che, a parte enormi ESEs cold specie quando occorrono in periodi ben definiti dell’anno, è sempre la troposfera a condizionare la stratosfera e non il contrario. I flussi di calore e le waves principali (specie 1 e 2) sono le artefici della “salute” del VPS. Difficile che sia il VPS a dettare le sorti del VPT anche per un fatto prettamente logico. Quindi quando si parla di scarsità di forzanti troposferiche nell’inverno scorso non posso che essere daccordo ed aggiungo che l’esasperazione portata da un flusso polare troppo elevato di latitudine e decentrato ad ovest ha fatto sì che si potessero realizzare i presupposti della sberla siberiana vissuta i primi di febbraio. Quest’anno sarà diverso, su questo non ci sono dubbi.

    Ciao.
    F.

    Riccardo :

    FabioDue :
    La previsione di Cloover assomiglia in parte allo svolgimento dell’inverno 2011-2012, in quanto il grande freddo arriverebbe nella seconda parte dell’inverno.
    Però potrebbero esserci delle differenze a dicembre.
    In effetti, a ben vedere, se il Sole non avesse impennate violente tra dicembre e gennaio, potremmo assistere persino ad un intero inverno interessante, un po come il 2005-2006.

    Si la previsione di Cloover assomiglia a quella dell’anno scorso anche se il quadro teleconnettivo di partenza è totalmente opposto….la cosa sembra strana, ma può essere fattibile in quanto le cause che porterebbero all’isolamento del medio-alto VPS (NAM++ in grado di condizionare i 30-40 giorni successivi), sarebbero molto diverse…in quel caso (l’anno scorso) si trattava di mancanza completa di forzanti troposferiche (vedi Nina strong ecc…)…quest’anno, la causa potrebbe essere un disaccoppiamento iniziale tra tropo e strato, con le forzanti tropo che non riuscirebbero a propagarsi in strato per via di un nymero di onde in azione troppo elevato (ricordiamo che la velocità critica di Rossby Uc cresce al diminuire del wavenumber)…insomma, nonostante una troposfera molto irrequieta, il risultato potrebbe essere lo stesso, con VPS in progressivo isolamento….per questo ieri sera parlavo dell’importanza della tenuta del VPT a fine novembre, se andasse in porto lo split saremmo fritti, con totale decoupling tropo-strato e wave number che continuerebbe ad essere troppo elevato…..
    buona giornata ragazzi….
    Riccardo

      (Quote)  (Reply)

  6. Beppe :

    questa e’ interessante
    come al solito conferme
    sule varie menzogne a
    livello mondiale sul gw .

    http://www.climatemonitor.it/?p=28537

    Bello questo passo…

    “………..Si è capito perché la Bbc non avesse voluto rivelarlo: dei ventotto “specialisti” presenti appena tre erano scienziati, e di questi soltanto uno si occupava di clima. Tutti gli altri erano attivisti o giornalisti. Tra questi, due membri di Greenpeace, uno dell’associazione ambientalista Stop Climate Chaos, un altro dell’associazione Tearfund, il direttore di “Television for environment”, dirigenti di imprese che investono nell’energia verde e persino un membro dell’ambasciata americana (particolare non indifferente, dato che si parla di tv di stato inglese)……..”

    Che geometria…mi ricorda un cubo…
    no….
    una sfera…
    no….
    allora cosa ?
    Ah ….

      (Quote)  (Reply)

  7. @ Simon
    Riporto la risposta di Cloover, che in vista degli ultimi aggiornamenti comincia ad aprire un piccolo spiraglio anche in prospettiva dicembre…:

    “Devo dire che Even e anche Ricky qualche messaggio fa hanno spiegato ottimamente la questione, l’elevato wave number pattern va a provocare un azzeramento dei flussi di calore e momento con raffreddamento ed approfondimento del VPS,un pò quello che è accaduto a Ottobre e Novembre .

    Nell’OUTLOOK ho specificato che l’approfondimento del VPS non è ancora giunto al termine,è previsto un ulteriore approfondimento come si vede anche dal forecast Reading:

    Questo perchè intorno alle 144h il VPS subirà un disturbo ed una contrazione con lieve ellitticizzazione ma con asse sfavorevole:

    Intorno a fine mese raggiungeremo il massimo approfondimento:

    A questo punto nel mio OUTLOOK ipotizzo un forcing stratosferico che vada a provocare una netta divergenza dell’E-P flux, ma non è ancora detta che vada così

    Qual’ora infatti la troposfera reagisse in maniera “spettacolare” con un accentuatato 2wave number pattern, potrebbe addirittura verificarsi un MMW di tipo split intorno alla prima metà di DICEMBRE, e nella mia proiezione andrebbero anticipate tutte le date (Quest’ipotesi se non sbaglio credo sia un pò quella di Ricky ed Even… ).

    Riguardo alla durata dello stratcooling dagli ultimi anni si è evidenziata una minor durata dei precondizionamenti che adesso sono classificati in un range di circa 30/45gg.
    In un anno come siamo adesso,con una troposfera così reattiva, potrebbero essere ancora meno…..”

    Cloover

    P.S.
    Il Ricky a cui si riferisce sono io mentre l’altro (even) è il ragazzo che è venuto a farci visita su NIA l’altro ieri….

      (Quote)  (Reply)

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