Archivio mensile:Febbraio 2013

Un professore di meteorologia tedesco si aspetta un raffreddamento importante nei prossimi decenni

Il Prof. Dr. Horst Malberg in un articolo pubblicato alcuni giorni fa sulla piattaforma dell’istituto europeo per il clima e l’energia (Eike) afferma che : “L’attuale protezione dai cambiamenti climatici è inefficace”

http://www.eike-klima-energie.eu/news-cache/abkuehlung-kommt-fakten-zum-klimawandel-seit-der-kleinen-eiszeit/

e ci avverte che ci dovremmo preparare seriamente al raffreddamento che si verificherà nella prima parte del 21°secolo.

Il professore di meteorologia Dott.Horst Malberg

 

Il Professor Malberg inizia il suo articolo, mostrando e discutendo i vari grafici dell’attività solare e le relazioni con le temperature sul compartimento europeo a partire dal 1671.

La figura 7 mostra i coefficienti di correlazione tra il rapporto temporale fra la variante attività solare (Fig. 3) e la simultanea temperatura europea, per i periodi climatici del secolo scorso. Per il riscaldamento nel 18°secolo dopo la piccola era glaciale, il coefficiente di correlazione calcolato è pari a 0,90 – 0,94.

 

Il Dott.Horst Malberg continua affermando :

Il sole si trova attualmente all’inizio di una fase di quiete della sua attività e probabilmente raggiungerà un valore medio di macchie prossimo a 50, durante il ciclo corrente, o anche inferiore. Dei valori limite, che lo posizionano, tra un periodo di caldo e uno di freddo. Analogamente alle condizioni climatiche che si sono registrate durante il minimo di Dalton di 200 anni fa, dobbiamo quindi aspettarci un raffreddamento del clima per i prossimi decenni.

Solo la “variabilità solare” deciderà la portata generale del raffreddamento previsto e quando la temperatura, inizierà, nuovamente e gradualmente ad aumentare. Quest’utima situazione dovrebbe avvenire nella seconda metà del 21° secolo, quando il sole si riporterà su una fase più attiva.

Sia il ciclo di De Vries di 200 anni che il ciclo di 80-90 anni di Gleissberg dell’attività solare ci proiettano verso  un calo imminente dell’attività solare, calo che avrà conseguenze sia per il clima globale che l’approvvigionamento alimentare.

Lo scienziato russo I. Abdussamatov dell’osservatorio russo Pulkovo vicino a San Pietroburgo (www.eike.eu) ha raggiunto la stessa conclusione. Sempre secondo i suoi risultati, il minimo solare – che corrisponde al picco di raffreddamento – dovrebbe essere raggiunto durante il ciclo di macchie solari, intorno all’anno 2055.

La CO2 non è in grado di mantenere lontano dall’europa, né dal globo, il prossimo raffreddamento. Al massimo, dice il dottore, aiuterà un po’ a mitigare la temperatura.

La temperatura globale non è aumentata negli ultimi 15 anni. Essa è rimasta ferma, e negli ultimi anni ha anche mostrato una tendenza verso il basso – nonostante gli aumenti massicci annuali delle emissioni di CO2. (Perché il pubblico non è stato informato di questo da parte dei media?) Per la motivazione politica, l’IPCC e dei suoi seguaci, è giunto il momento di abbandonare il dogma di una posizione dominante della CO2 sul clima  e di emarginare coloro che hanno una posizione scientifica sul clima differente. Solo perché si appartiene o si segue la linea mainstream non significa automaticamente che si ha una migliore conoscenza della scienza.

La stima di un riscaldamento globale di 4 ° C, con le conseguenze apocalittiche propagandate per il 2100 da parte delle emissioni di CO2, da parte dei modelli climatici (World Bank, PIK) è solo ed esclusivamente un “puro ipotizzando”. Per il semplice motivo che gli effetti solari e le interazioni associati sono sottostimati e gli effetti della CO2 sono esagerati, quindi, nessuna conclusione climatica realistica può essere prevista.

Le analisi precedenti sul clima consentono una sola conclusione da effettuare:

Comparando l’effetto solare sul clima, con tutti i suoi complessi meccanismi interattivi, non lineari (mare, nuvole, albedo, biosfera, i raggi cosmici, …), l’effetto antropico greenhouse/CO2 ha solo un significato secondario. Il tentativo di ricollegare eventi meteorologici singolari ad una influenza antropica, da parte dei media, non ha alcun valore. La storia dimostra che gli uragani, tempeste tropicali, cicloni, siccità e inondazioni si sono verificati e fuori nel corso dei secoli ha causa di costellazioni sinottiche. Tuttavia, a causa della crescita della popolazione a oltre 7 miliardi, sempre più persone e dei loro beni, sono colpiti da catastrofi naturali.

Invece di puntare su una attuale protezione del clima inefficace e sopravvalutata, tutti gli sforzi dovrebbero concentrarsi sulla tutela globale dell’ambiente: l’aria pulita, l’acqua pulita, un suolo incontaminato e un ecosistema intatto, tutti diritti fondamentali delle persone. Le misure per ridurre le emissioni di CO2 possono essere giustificate solo con le risorse limitate di combustibili fossili e l’inquinamento che proviene dai processi locali di combustione. La cosiddetta protezione del clima è, invece, la misura minore e meno efficace di tutte.

Non c’è mai stato un clima stabile nel corso della storia, e non ci sarà in futuro.

 

 Fonte : http://notrickszone.com/2013/02/13/german-meteorology-professor-expects-cooling-for-the-decades-ahead-climate-protection-is-ineffective/

 

Michele

Stasera arriva l’asteroide 2012DA14… pensiero italiano Vs pensiero Russo, diventa anche tu….

Secondo l’esperto di meccanica celeste Andrea Milani, dell’università di Pisa e responsabile del gruppo di ricerca NeoDyS, specializzato nel calcolare le orbite degli asteroidi più vicini alla Terra.  “Non c’é nessun legame tra la pioggia di meteoriti in Russia e il passaggio ravvicinato dell’asteroide 2012 DA14.  Tra i due eventi – ha detto – non c’é alcuna relazione”.

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/scienza/2013/02/15/PIOGGIA-METEORITI-RUSSIA-OLTRE-250-FERITI_8251651.html

I 45 metri di lunghezza asteroide del peso di 130.000 tonnellate, che si avvicinano alla Terra questa sera, 15 febbraio, è circondato da una “nuvola” di detriti rocciosi. Uno di loro è caduto questa mattina vicino a Chelyabinsk. Molti altri meteoriti cadde nel pomeriggio di Venerdì in Kazakistan. Molti russi dicono eventi che oggi li ricordano il film “Armageddon”.

Quanto è grave il pericolo per il nostro pianeta? Pravda.Ru consultato un osservatore della cosmonautica Notizie rivista, Igor Lisov.

“Quando l’asteroide sta per raggiungere il punto più vicino alla Terra?  

“Accadrà a circa 23,40 ora di Mosca.

“E ‘cambiato qualcosa in relazione con l’incidente Chelyabinsk, in termini di probabilità di una collisione con il nostro pianeta?”

“No, non è cambiato nulla, e nulla potrebbe cambiare in merito che, anche se si suppone che questi corpi appartengono a una sola e stessa nube, la roccia di 2-3 metri di diametro che è entrato nell’atmosfera sopra Chelyabinsk e il principale 45. – metri di lunghezza asteroide in volo tutto da soli e non si influenzano a vicenda. “

http://english.pravda.ru/hotspots/disasters/15-02-2013/123807-meteorite_asteroid-0/

 

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A questo punto della situazione di la tua, anche perchè secondo il Meloni non c’è legame…viceversa per Igor Lisov..

…..diventa anche tu per un giorno esperto di meccanica celeste…

 

🙂

Michele

I campi elettromagnetici ambientali influiscono sul comportamento ?

Questa recente carta redatta nel 2005, è un’ulteriore documento scientifico a sostegno della tesi che lega le disfunzioni o alterazioni neurobiologiche umane alle variazioni elettromagnetiche di natura ambientale. Legame già evidenziato in questa precedente lavoro a titolo :

Effetti delle variazioni dell’attività geomagnetica sullo stato fisiologico e psicologico, su soggetti funzionalmente sani : alcuni risultati di studi in Azerbaijan

http://daltonsminima.altervista.org/?p=22823

 

Una dimostrazione del rapporto tra le tempeste geomagnetiche e il suicidio

Autori: Berk M, Dodd S, Henry M.

Fonte: Dipartimento e clinica di scienze biomediche – Barwon Health, Università di Melbourne, Geelong, Australia.

Il rapporto tra i campi elettromagnetici ambientali e l’umore e il comportamento umano è di grande interesse per la salute pubblica. In questo studio è stato studiato il rapporto tra gli indici Ap delle tempeste geomagnetiche e le statistiche dei suicidi nazionali in Australia, tra il 1968 ed il 2002. I dati dell’indice Ap sono stati normalizzati in modo da essere omogenei a livello internazionale e hanno dato una misura dell’attività magnetica delle tempeste per ogni giorno. Un evento di tempesta geomagnetica è stato definito come un giorno in cui l’indice Ap era pari o superiore i 100 nT. I dati sui suicidi sono un conteggio nazionale di dati relativi alle morti  quotidiane maschili e femminili in cui il suicidio era stato documentato come la causa della morte. Un totale di 51 845 uomini e 16 327 donne sono state incluse. Il numero medio di suicidi è stato maggiore in primavera per maschi e femmine, e il più basso in autunno per i maschi ed in estate per le femmine (Fig.1,2). Il suicidio tra le femmine è aumentato significativamente in autunno durante i periodi concomitanti le tempeste geomagnetiche (Fig.3). Questo schema non è stato osservato nei maschi (p = 0,16). Ciò suggerisce, che l’impatto ambientale delle perturbazioni del campo elettromagnetico, sulle attività comportamentali, è clinicamente significativo. Lo studio solleva inoltre questioni relative ad altre fonti di campi elettromagnetici vaganti e il loro effetto sulla salute mentale.

Bioelettromagnetismo. (c) 2005 Wiley-Liss, Inc.

Fig. 1. Media di suicidi al giorno per le femmine in primavera e estate, rettificati per l'anno.
Fig. 1. Media di suicidi al giorno per le femmine in primavera e estate, rettificati per l'anno.
Fig. 2. Media di suicidi al giorno per i maschi per la primavera e l'autunno, rettificati per l'anno.
Fig. 2. Media di suicidi al giorno per i maschi per la primavera e l'autunno, rettificati per l'anno
Fig.3 Il numero medio di suicidi per le femmine in autunno è maggiore nei giorni in cui l'indice planetario Ap è maggiore di 100, rispetto alla media dei suicidi nelle restanti stagioni
Fig.3 Il numero medio di suicidi per le femmine in autunno è maggiore nei giorni in cui l'indice planetario Ap è maggiore di 100, rispetto alla media dei suicidi nelle restanti stagioni

CONCLUSIONI

Questo studio mostra risultati simili ai precedenti studi che l’attività geomagnetica ha un sottile impatto, ma comunque misurabile, sull’incidenza del suicidio delle donne. Questi risultati supportano l’ipotesi che lo stato d’animo può essere in effetti, influenzato da perturbazioni del campo elettromagnetico del nostro ambiente e che può avere un impatto negativo sulla salute mentale.
La modulazione dell’umore e del comportamento è probabilmente da attribuire, ad un effetto diretto di perturbazioni del campo elettromagnetico ambientale sulla neurobiologia, forse interrompe la regolazione del sonno, e la pineale funzione o permeabilità della membrana cellulare. La natura delle perturbazioni elettromagnetiche a bassa intensità, in termini di intensità, durata e altri descrittori, necessari per influenzare l’umore e il comportamento, sono per ora sconosciuti, come lo è l’interindividuale suscettibilità.
Questi risultati suggeriscono che potrebbe essere possibile che l’umore e il comportamento umano possono essere influenzati da altri fattori EM artificiali, le perturbazioni ambientali elettromagnetiche di campo, come quelle causate dal potere delle reti di distribuzione elettrica.

Ulteriori ricerche sono necessarie per determinare l’impatto sulla salute mentale umana, di queste negative perturbazioni.

 

Fonte : http://www.avaate.org/IMG/pdf/suicide_geomagnetic_pdf_early_view.pdf

Il ciclo di 60 anni – 1°parte –

Fin da piccoli, ci è stato insegnato, che nell’arco di una rotazione intorno al Sole, le stagioni che ciclicamente vive il nostro pianeta sono quattro. L’Inverno, la primavera, l’estate e l’Autunno. Fin qui, nulla di nuovo, tutto viene dato per scontato. Se non, l’evidenza, che  il nostro pianeta,  negli ultimi anni,  sta attraversando dei violenti e veloci cambiamenti climatici. Cambiamenti, che stanno letteralmente, alterando, storpiando le quattro stagioni. Scopo di questo mio lavoro, strettamente scientifico, sarà quello di riportare una serie di recenti carte, che elaborate da numerosi ricercatori, sembrano evidenziare al loro interno, una comune ciclicità.

Ciclicità, che interesserebbe i principali tassi di cambiamento o variazioni, dei più noti indici climatici del  pianeta e che avrebbe una tipica ricorrenza di circa 60 anni.

Di seguito, in questa prima parte un veloce riepilogo delle principali referenze scientifiche che evidenziano tale ciclicità :

–          Ciclicità di 60 anni presente nell’AMO.

Knudsen et al (“Tracking the Atlantic Multidecadal Oscillation through the last 8,000 years”, Nature Communications, 2011 http://www.nature.com/ncomms/journal/v2/n2/full/ncomms1186.html

“……La natura e l’origine del AMO è incerta, e rimane sconosciuta se rappresenta un fattore persistente periodico nel sistema climatico, o semplicemente una funzione transitoria. Qui, si mostrano che distinte oscillazioni di circa 55 – 70 anni caratterizzano la variabilità del Nord Atlantico del sistema oceano-atmosfera, nel corso degli ultimi 8000 anni….”

–          Ciclicità di 60 anni presente nella PDO.

Recent High Frequency Variability in the PDO: Impacts on the California Current Ecosystem and Salmon” NOAA Fisheries, Northwest Fisheries Science Center, Seattle, WA & Newport, OR, USA Ed Casillas http://www.nwr.noaa.gov/Salmon-Hydropower/Columbia-Snake-Basin/upload/Briefings_3_08.ppt

“…..La figura seguente è stata ripresa da uno studio del NOAA, sull’impatto della variabilità PDO sull’ecosistema in California e mostra un ciclo di circa 60 anni della PDO e i corrispondenti regimi di temperatura dell’Oceano del nord Pacifico ……”

–          Ciclo di siccità di 60 anni negli Stati Uniti sud occidentali.

 “….La durata del ciclo è di circa 64 anni, con massimi (piovoso) intorno al 1918 e il 1982 e un minimo (secco) nel 1955….”

 

–          Ciclo di 60 anni nella lunghezza del giorno e nell’ indice di circolazione atmosferica

Climate Change and Long-Term Fluctuation of Commercial Catches, 2001

“……Analisi spettrali delle serie storiche di dT, ACI e della lunghezza del giorno (LOD) stimate da osservazioni dirette (in 110-150 anni) hanno dimostrato una chiara periodicità di 55-65 anni. Analisi spettrale delle serie storiche ricostruite dalle temperature superficiali dell’aria per gli ultimi 1500 anni suggeriscono una simile (55-60 anni) periodicità. Analisi delle serie storiche ricostruite lungo 1600 anni dalle sardine e acciughe in risalita in california hanno rivelato una normale fluttuazione di 50-70 anni. Analisi spettrale delle statistiche sulle catture delle principali specie commerciali per gli ultimi 50-100 anni ha anche mostrato fluttuazioni cicliche di circa 55 anni…..”

ftp://ftp.fao.org/docrep/fao/005/y2787e/y2787e01.pdf

–          Variazioni cicliche di 60 anni del clima e dei principali stock commerciali nel mare di Barents

Cyclic changes of climate and major commercial stocks of the Barents Sea”, Marine Biology Research, Vol.5, 2009

“E’ stata eseguita un’attenta analisi spettrale, su 100 anni, sulle serie storiche della temperatura della superficie artica (Arctic dT), e sulla temperatura media di 200 m di colonna d’acqua lungo il meridiano di Kola e anomalie della superficie della temperatura globale (Global dT). E ‘dimostrato che gli indici climatici della regione artica sono sottoposti nel lungo termine a oscillazioni di 50-70-anni, simili alle fluttuazioni delle temperature globali dT e nell’artico, per l’ultimo periodo di 1500 anni e nelle ricostruite delle misure sperimentali degli ultimi 140 anni. Cambiamenti nella deposizione delle uova delle aringhe in primavera nell’atlantico e il commercio del meluzzo bianco nel nord-est artico mostrano delle fluttuazioni di 50-70 anni che sono in sincronia con le fluttuazioni di indici climatici.”

http://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/17451000802512283

 

–          Ciclo di 60 anni della circolazione termolina THC

Climate change: Driven by the ocean – not humans. The Steamboat Institute Conference, Steamboat Springs, Colorado, August 29, 2009.

“….William Gray esperto di uragani e professore di Scienze dell’Atmosfera presso la Colorado State University ha pubblicato la figura seguente: http://www.appinsys.com/GlobalWarming/SixtyYearCycle_files/image012.jpg Figura che mostra un ciclo di 60 anni nella circolazione termoalina del Nord Atlantico …..”

 

–          Ciclo di 60 anni che emerge anche nei cicli ENSO

Interdecadal changes in eastern Pacific ITCZ variability and its influence on the Atlantic ITCZ

 

” L’analsi considera gli eventi Nino3AM nella regione Nino 3 ( indice di aprile-maggio ) e l’indice di precipitazione relativa CPI nel Brasile. La correlazione tra questi due (linea spessa) mostra un ciclo di 60 anni, così come il numero di eventi Nino al di sopra i 28 gradi in 21 anni (barre verticali)….”

http://www.appinsys.com/GlobalWarming/SixtyYearCycle_files/image013.jpg

http://shadow.eas.gatech.edu/~kcobb/seminar/chiang00.pdf

Qui mi fermo, non voglio appesantire ulteriormente il lavoro, riportando anche tutta quella serie di ricerche, sulle temperature locali o regionali nelle quali sembra emerge tale ciclicità.

Comunque, nella seconda parte, tornero a parlare della ciclicità di 60 anni, riportando  ulteriori carte scientifiche , di recente uscita. Chiariremo poi, una volta per tutte, la vera origine ( o causa ) di tale variabilità naturale.

Non CO2  o effetto serra, ma ….

Nella seconda parte però signori miei ….

🙂

 

Michele

 

Rubrica Sole Dicembre 2012

Introduzione

Sono passati oltre 4 anni dal minimo del dicembre 2008; anche a detta degli Esperti stiamo attraversando quella fase del ciclo che dovrebbe corrispondere al massimo o quantomeno essere in prossimità di quest’ultimo ma in realtà il livello generale di attività del sole risulta essere, con l’esclusione di alcuni brevi periodi, molto molto basso, decisamente più simile ad una fase di minimo solare. Da circa un anno ormai, il Sole mostra un’attività non particolarmente intensa, contrassegnata dalla regolare alternanza di periodi moderatamente attivi e fasi di “stanca” con valori degli indici di riferimento da pieno minimo ed un solo picco di rilievo (ma comunque sempre molto relativo), all’inizio di Luglio, come si nota nel grafico seguente.

Questo, anche grazie al basso livello generale mostrato dal nostro astro anche nelle cosiddette fasi “attive”, ha fatto si che a marzo scorso per la prima volta dal minimo, la progressione del SSN (fonte SIDC) si è interrotta ed invertita, continuando a calare sensibilmente nei mesi seguenti; infatti il SSN ha fatto segnare per Luglio 2012 un valore ulteriormente inferiore rispetto a quello del mese precedente, ovvero 57,7 contro il picco massimo di 66,9 registrato a Febbraio 2012. Se questa tendenza non si invertirà nuovamente e nettamente, il massimo relativo raggiunto nel mese di febbraio scorso diverrà un serio candidato al massimo assoluto di questo ciclo. Condizione affinché il massimo dello scorso Febbraio sia effettivamente il massimo assoluto è che l’attività solare non manifesti una ripresa duratura su livelli paragonabili o superiori a quelli dell’autunno 2011, prima che l’inversione magnetica dell’emisfero Sud si compia. Dopo, in base alle nostre conoscenze attuali e con le dovute cautele, il massimo del ciclo potrà considerarsi avvenuto.

E’ una possibilità reale: i quattro mesi caratterizzati da una più intensa attività fino ad ora ( Settembre – Dicembre 2011) sono somparsi dalla media mobile che determina il SSN (smoothed sunspot number), indicatore principale dello stato del ciclo. Nel momento in cui scriviamo il sole sembra attraversare una nuova fase di “riposo” dopo la fiammata (se così la si può definire) della prima metà del mese appena trascorso: si è trattato di un ennesimo “fuoco di paglia” e pertanto, in mancanza di nuove e consistenti impennate dell’attività andremmo incontro alla conferma del declino del SSN. Anche se il trascorrere del tempo rende sempre remota una possibile ripresa in grande stile dell’attività, la prudenza è sempre e comunque d’obbligo in questi casi, anche perché la nostra stella ha tutte le potenzialità per smentire qualunque previsione: Hathaway, NASA & C. lo sanno forse meglio di chiunque altro… 😉 . L’avvio del declino del ciclo e dunque la conclusione della (o forse meglio di questa) fase di massimo sembrano comunque essere la più probabile delle ipotesi.

Ad onor di cronaca va rimarcato che il conteggio del NIA’s risulta ancora lievemente difforme rispetto a quelli ufficiali del SIDC, in quanto il mese del massimo relativo risulterebbe essere Marzo 2012 anziché Febbraio. Bisogna comunque attendere l’uscita dei dati definitivi del NIA’s relativi all’ultimo semestre, attualmente caratterizzati da valori provvisori, per avere un quadro più preciso e fare quindi paragoni più attendibili.

Comunque anche per il “nostro” conteggio la fase di crescita sembrerebbe essere terminata e la curva della media “smoothed”, con le dovute proporzioni, sembra ricalcare l’andamento di quello che per la Scienza ufficiale è e rimane l’unico conteggio valido, ovvero quello del SIDC.

Non bisogna però sottovalutare la possibilità che quello di Febbraio 2012 sia solo uno dei (due o più) massimi, più o meno come accadde per alcuni cicli deboli del passato (come il ciclo 12 o il ciclo 14) e che quindi l’attività solare possa in futuro essere caratterizzata da fasi più intense, tali da far risalire il valore del SSN e fasi di relativo riposo, dove il suddetto valore ritornerebbe a scendere verso un nuovo minimo.

Ci ripetiamo ma di certo il ciclo 24 si conferma come “fuori dagli schemi” rispetto a quelli immediatamente precedenti, checché ne dicano taluni autorevoli personaggi del mondo scientifico (ad onor del vero, ultimamente sembra che qualcuno di questi cominci a “ritrattare” le proprie dichiarazioni in merito!). Questo ciclo davvero non vuole farci annoiare, fornendoci sempre nuovi elementi per i quali sorprenderci e sui quali discutere.

Ci preme sottolineare che il “fuori dagli schemi” è sempre e comunque da intendersi in modo relativo, a causa della limitata conoscenza di cui disponiamo circa il comportamento del Sole. Questa dipende anche e soprattutto dal brevissimo intervallo di tempo (50-60 anni), rispetto alla vita del Sole (5 miliardi di anni!), durante il quale la nostra stella è stata oggetto di osservazioni e di studi, da Terra e tramite satelliti, con gli strumenti più sofisticati oggi a disposizione.

Vediamo in dettaglio cosa ci ha riservato il primo mese di questo 2013:

Questo grafico, basato sulle medie mensili delle aree del disco solare coperte da sunspot (in rosso la smoothed) è abbastanza eloquente: l’attuale ciclo 24 per ora non riesce a tenere nemmeno il passo dei deboli cicli di fine ‘800 – primi ‘900.

In dettaglio, Gennaio è tornato a far segnare un andamento “a due facce” ovvero si sono avute due distinte fasi, una di forte (almeno per quanto possibile per questo ciclo) attività, con il solar flux che ha raggiunto i valori di picco già realizzati nel secondo “massimo” dello scorso luglio e una di bassa attività, a partire dalla seconda metà del mese e che, al momento, non sembra voler lasciare subito il passo ad una nuova crescita dell’attività, come abitualmente accade da circa un anno a questa parte. Come accennato anche in precedenti “uscite” della rubrica, sembra essere sempre più evidente che l’attività solare è sempre più contrassegnata da oscillazioni regolari con valore del solar flux compreso tra 90/100 e 140/150: una sorta di “battito” che di fatto rispecchia la realtà di un sole “a due facce”, una più attiva ed una in completo stand-by.

Tale situazione potrebbe, il condizionale è d’obbligo, essere anche la diretta conseguenza di un sole con uno dei poli magnetici in fase di transizione, mentre l’altro “annaspa” per trovare l’energia necessaria per fare lo stesso…

In virtù di quanto sopra esposto, il valore medio mensile di solar flux (aggiustato), nonostante la forte spinta della prima metà del mese, è rimasto su valori assolutamente sovrapponibili alla media degli ultimi 12 mesi, risalendo dal 104,87 del mese scorso fino ad un comunque modesto a 122,78, sempre ben lontano dal 142 di luglio e dal 150 di novembre 2011, finora massimo mensile. Parallelamente il sunspot number ha registrato una sensibile crescita rispetto a Dicembre, passando da 40,8 a 62,9, valore che, anche in questo caso, risulta essere tipico di questa fase del ciclo solare: tutto questo conferma ancora una volta l’ipotesi che il ciclo possa davvero essere giunto al suo massimo e che questa incapacità di sovvertire una tendenza abbastanza netta al ribasso degli indici e non riuscire a produrre più di quanto fatto vedere fino ad ora, di fatto possa decretare l’inizio del declino effettivo dello stesso. L’andamento dei prossimi mesi, perlomeno fino a primavera inoltrata è, a nostro modesto avviso, da monitorare con molta attenzione, per verificare se vi sarà o meno una (sempre più meno probabile) ripresa più decisa dell’attività. In caso contrario e a meno di colpi di scena clamorosi, potremmo sbilanciarci a dire che il massimo solare è, con tutta probabilità, ormai alle nostre spalle.

I valori del NIA’s di agosto (35,3) settembre (34,4), ottobre (30,5), novembre (36,6) dicembre 2012 (24,7)  e gennaio 2013 (33,5) sono provvisori e in attesa di validazione.

Non è da escludere che comunque possa verificarsi un eventuale nuovo picco di attività, probabilmente relativo al picco dell’emisfero sud che al momento sembra essere ancora “latitante” in questo ciclo 24, picco non improbabile stante la previsione NASA (massimo nella prima metà del 2013) e la relativa precocità del primo massimo (Novembre 2011) rispetto al minimo del 2008 . Nel grafico è ben evidente il raggiungimento del massimo a primavera e l’iniziale declino delle curve del SSN.

 

Solar flux

Il solar flux testimonia in modo eloquente le difficoltà che il ciclo 24 incontra nella sua progressione.

Dal grafico risulta ancor più evidente negli ultimi mesi la netta suddivisione dell’attività solare in due distinte fasi, spinta e riposo, la prima con valori relativamente elevati di Solar Flux e Sunspot Number, la seconda con detti indici più vicini a valori da minimo che da massimo.

In termini generali, il grafico conferma la peculiarità del ciclo 24, rispetto a quelli immediatamente precedenti: è un ciclo “pigro”, con le “marce lunghe”, è l’unico degli ultimi 6 cicli (dal ciclo 19, cioè da quando si misura il solar flux) che non sia ancora riuscito a raggiungere la soglia (di picco) di 200, ampiamente superata da tutti quelli precedenti. Inoltre, si nota chiaramente la brusca frenata dopo il massimo, per ora relativo, comunque tutt’altro che eccezionale, nonché il tentativo di “ripresa” e lo stallo degli ultimi mesi, con conseguente nuovo aumento della “distanza” con i cicli precedenti.

Più in dettaglio, nell’ultimo mese il valore medio del flusso “aggiustato” (ore 20) è stato pari a 122,78 (contro 104,87 di Dicembre) mentre la “forbice” tra il valore minimo e quello massimo è rimasta compresa tra 92,5, valore più da minimo (ore 22 del 29/01) e 169,5,  (ore 18 del 10/01. Nell’ultima decade (dal 20 al 31 compresi) la media è stata pari a 98,84(valori delle ore 20), valore molto basso che ha portato, nonostante la spinta iniziale, la media mensile ad essere in linea con quella media dell’ultimo periodo. Si osserva ancora quindi un’estrema variabilità di questo indice, dettata forse dall’avvenuta inversione magnetica dell’emisfero nord e che si manifesta con le oscillazioni regolari, con cadenza di circa 20/25 giorni, di cui abbiamo parlato in precedenza.

 

Altri diagrammi

Il cosiddetto “butterfly diagram”, per quanto ancora incompleto nella rappresentazione del ciclo 24 è eloquente: http://solarscience.msfc.nasa.gov/images/bfly.gif

Il ciclo 24 risulta paragonabile ai cicli più deboli, perlomeno dal 1880 in poi, in termini di numerosità delle macchie, in rapporto alla loro estensione (in sostanza la colorazione del grafico “a farfalla”). Risulta addirittura inferiore a tutti i cicli rappresentati, in termini di estensione delle macchie (ultimo grafico in basso).

Per quanto concerne lo stato di avanzamento dell’inversione dei poli solari (o, per meglio dire, il tentativo di inversione), l’ultimo dato disponibile (17 gennaio) su http://wso.stanford.edu/Polar.html#latest evidenzia un valore “filtrato” per l’Emisfero Nord pari a +7, ovvero in lenta e progressiva crescita rispetto alla rilevazione di luglio (mese dell’inversione). Dunque il cambio di polarità dell’emisfero Nord è avvenuto. Per l’Emisfero Sud il momento dell’inversione si sta avvicinando: infatti i valori degli ultimi 5/6 mesi hanno fatto segnare una sensibile discesa (da +30 a +13). E’ bene precisare che tali valori sono soggetti, nel breve termine, a variazioni considerevoli, come si può osservare nei grafici proposti di seguito e dai valori “non filtrati” disponibili. Meglio quindi aspettare ancora un poco per avere maggiori e più sicuri elementi a disposizione. In ogni caso, occorreranno ancora diversi mesi prima che l’inversione si verifichi. Storicamente, negli ultimi 30 anni, le inversioni sono avvenute a distanza di pochi mesi o al massimo di poco più di un anno. Ma, come testimoniato al link precedente, in nessun caso un emisfero si era trovato così distante dall’inversione e in progressione antitetica, mentre l’altro l’aveva appena effettuata, tant’è che la media dei due emisferi, pur in progressiva netta diminuzione, rimane tuttora abbastanza distante dalla neutralità.

Per una più immediata comprensione dello stato di avanzamento del fenomeno, si vedano i seguenti grafici, tratti dal sito di Leif Svalgaard: http://www.leif.org/research/WSO-Polar-Fields-since-2003.png, andamento dei due emisferi dal 2003 e http://www.leif.org/research/Solar-Polar-Fields-1966-now.png, andamento complessivo dal 1966. Per ulteriori informazioni in merito, si veda anche l’articolo http://solar-b.nao.ac.jp/news/120419PressRelease/index_e.shtml.

Le ultime immagini “Stereo Behind”, sembrerebbero manifestare una possibile fase di stallo dell’attività solare nelle prossime settimane: le regioni attive sono decisamente poche in questa fase e tendono a formarsi più volentieri  nell’Emisfero Nord che nell’ultimo periodo è stato anche l’emisfero più attivo; nell’emisfero sud al momento l’attività è davvero scarsa ma, come sempre, i conti vanno fatti alla fine (in questo caso a fine mese 😀 ). Risulta sempre valida quindi la regola che occorre attendere ancora qualche mese per poter avere un quadro complessivo della situazione solare. Intanto abbiamo raggiunto l’inizio del 2013, quando secondo le previsioni NASA si avrebbe il massimo del ciclo! E’ soprattutto essenziale comprendere se e quando vi sarà spazio per ulteriori massimi, prima del fisiologico declino del ciclo. L’estrema debolezza e variabilità di questo ciclo non lasciano ancora spazio ad interpretazioni univoche.

 

Conclusioni

Questo ciclo è sicuramente una grande occasione per il mondo scientifico in quanto ci offre la possibilità di studiare “in diretta” situazioni che fino ad ora avevamo potuto solamente immaginare o “ricostruire” attraverso simulazioni, dati proxy e modelli matematici: molto probabilmente, e non siamo solo noi a dirlo, ci troveremo ad affrontare un periodo (forse anche relativamente “lungo”) di attività solare molto più bassa rispetto a quella a cui, in qualche modo, eravamo abituati. Ovviamente la prudenza ci impone di attendere conferme che necessiteranno, inevitabilmente, di parecchio tempo anche perché, non ci stancheremo mai di ripeterlo, il sole è assolutamente in grado di smentire in un baleno anche la previsione dei più “quotati” esperti di fama mondiale, e anche loro ne sono pienamente consapevoli. Che questo ciclo fosse lontano da quella presupposta “normalità” di cui abbiamo più volte parlato ne avevamo sentore già da prima che il profondo ultimo minimo solare terminasse, la parvenza di “normalità” dello scorso autunno, quando la progressione era parsa netta e, per la prima volta dal minimo, continua per qualche mese consecutivo aveva dato l’illusione che il ciclo 24 potesse essere solo un poco più debole di altri precedenti ma comunque “normale”. Gennaio ed in particolare Febbraio hanno fatto segnare un crollo difficilmente pronosticabile che ha di fatto minato l’ipotesi di un proseguimento “normale”, anche se contraddistinto da un debolezza di fondo. Il recente massimo di Luglio, pur inaspettato, ha avuto il carattere di episodio isolato, come quello di novembre 2011 e dunque non ha modificato il quadro complessivo. Da Agosto a Novembre abbiamo assistito a mesi interlocutori, senza “acuti”, pur con la novità del netto calo del SSN. Il mese di Dicembre potrebbe (il condizionale è sempre d’obbligo!) dare il “colpo di grazia” a questo ciclo: valori degli indici di riferimento nuovamente così bassi possono voler dire che il sole non riesce a dare di più di quanto non sia riuscito a fare nel corso degli ultimi 4 anni e anche una eventuale e forte ripresa dell’attività potrebbe non essere sufficiente a far cambiare “piega” alle cose.  Ciò avvalora ancor di più la possibilità che i due massimi trascorsi possano persino essere quelli assoluti del ciclo. Certo, non si può escludere ve ne sia qualche altro nei prossimi mesi o nel 2013, come indicato nelle previsioni NASA. La modesta attività degli ultimi mesi, tra i due massimi e da luglio in poi, è ben poca cosa se confrontata con quanto accadeva al Sole negli approcci al massimo dei passati cicli e non è in grado di sovvertire quanto sopra scritto. Solo in caso di una forte ripresa nei prossimi mesi si potrebbe riaprire il discorso circa la natura del ciclo 24. Attualmente sembra proseguire una fase di  maggiore spinta relativa proprio nell’emisfero Nord che, teoricamente, dovrebbe invece andare verso un fisiologico calo dopo il massimo raggiunto a settembre 2011 (SSN emisferico 41,29) mentre l’emisfero Sud, dopo aver apparentemente iniziato una decisa fase di crescita, al momento risulta essere in completo stand-by. Si tratta quindi di una fase al ribasso, almeno per ora. Che cosa ci riserverà il ciclo nei prossimi mesi? Un pronostico risulta comunque complicato ma, volendosi sbilanciare un tantino, la sensazione è che difficilmente riusciremo a vedere un Sole più attivo di quanto non lo sia stato nell’autunno scorso e l’andamento dell’ultimo mese di Gennaio avvalora ancora di più la nostra ipotesi. E’ più probabile magari un relativo picco di attività dell’emisfero sud, magari coincidente con la probabile prossima inversione magnetica.

Vi lasciamo con un grafico che evidenzia l’andamento dell’attività solare in base al SSN: in blu la curva relativa al sole nel suo complesso, in rosso ed in verde lo stesso indice preso in considerazione rispettivamente per emisfero Nord e Sud; nonostante l’aumento di attività dell’ultimo periodo, è evidente il tracollo dell’attività dell’emisfero Nord mentre il Sud, che, come detto,  negli ultimi mesi ha drasticamente ridotto la sua già scarsa “spinta”  sembra apparentemente entrato in una fase di stallo…..e la curva del SSN emisferico ha iniziato a scendere dopo il “picco” di aprile 2012 (SSN emisferico 30,09).

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Apuano 70 e FabioDue