Archivio mensile:Marzo 2013

Buona Pasqua !

Sono due giorni che sto pensando a che tipo di immagine incollare in home per queste festività…
Ho scelto l’Uovo e il pulcino.
Che ne dite ?
🙂
L’Uovo, perchè rappresenta la nascita o rinascita di una nuova Nia.
Il pulcino perchè secondo me può rappresentare lo spirito della vecchia utenza qui su Nia, tanto piccolo e leggero all’apparenza nei commenti, ma con tanta esperienza e attenzione nel giudicare le vicende climatiche e solari di questi anni.

Cos’altro aggiungere…nient’altro !
Adesso e tempo di silenzio e riflessione.
Non mi resta che augurarvi amici miei, a nome di tutto lo staff, vecchio o nuovo, una felice e serena pasqua a tutti voi. Festività da trascorrere con le persone a voi più care e naturalmente, nel ricordo anche di quelle persone che non ci sono più vicine e/o che non stanno attraversando un periodo positivo nella propria vita.

Michele

P.S.
Ricordo che il nostro ritrovo nella città di Firenze si avvicina.
Sabato 20 Aprile, non mancate !
😉

Indici meteo-climatici di Febbraio 2013 e prospettive meteo-climatiche primaverili

Introduzione

Dopo un’interruzione il mese scorso, dovuta ad impegni di lavoro di chi vi scrive, riprende la consueta rubrica meteo.

Di seguito si riportano i principali indici climatici e se ne discute brevemente il significato e le conseguenze sul tempo e sul clima dell’Europa e dell’Italia.

La legenda relativa ai seguenti (e molti altri) indici è disponibile al link http://www.meteoarcobaleno.com/index.php?option=com_content&view=article&id=227:indici-climatici&catid=3:climatologia&Itemid=3, peraltro già riportato nel forum
Meteo.

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Gli indici: i valori del mese

Tra parentesi sono riportati i valori del mese precedente

ENSO (El Niño Southern Oscillation, ad oggi Niño): (+0,042) -0,163

PDO (Pacific Decadal Oscillation): (-0,14) -0,43

AMO (Atlantic Multidecadal Oscillation): (+0,158) +0,147

QBO30 (quasi Biennal Oscillation alla quota di 30Hpa): (-6,07) -1,23

QBO50 (Quasi Biennal Oscillation alla quota di 50Hpa): (-9,65) -8,66

MJO (Madden-Julian Oscillation): attualmente è in fase 1, ma con intensità davvero ridotta, tanto da essere probabilmente poco significativo.

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Commento indici Febbraio

– l’ENSO a febbraio (ma anche a marzo) permane sostanzialmente in condizione di neutralità in tutto il comparto dell’Oceano
Pacifico equatoriale in cui si l’evento (di Nino o di Nina) si verifica. E’ in condizione di neutralità ormai da circa 6 mesi. Le previsioni NOAA attualmente indicano che la neutralità possa prolungarsi per almeno altri 6 mesi. Si tratta senz’altro di un fenomeno inconsueto, rispetto agli eventi di Nino e di Nina.
Tuttavia, dal 1950 ad oggi, si segnalano almeno quattro precedenti:

  • la neutralità del 2003-2004, durata complessivamente 16 mesi, è stato preceduta e seguita da due eventi di Nino deboli e brevi (PDO positiva);
  • la neutralità tra il 1980 ed il 1982, durata ben 22 mesi, preceduta da un Nino debole e breve e seguita da un altro evento di Nino, ma molto intenso (PDO in prevalenza positiva);
  • la neutralità tra il 1978 ed il 1979, durata 16 mesi, preceduta e seguita da due eventi di Nino deboli e brevi (PDO in prevalenza negativa);
  • la neutralità tra il 1959 ed il 1961, durata addirittura 30 mesi, preceduta da un Nino di discreta intensità e durata e seguita da una Nina debole (PDO in prevalenza negativa).

– La PDO permane negativa, come da comportamento ciclico (è divenuta negativa qualche anno addietro e resterà tale per diversi anni) ed oscilla, talvolta aumentando (come adesso), talvolta diminuendo (come adesso, dopo qualche mese di incremento); sta più che mai confermando il suo ruolo “moderatore”; lo si è osservato nel caso dell’evento di Nino conclusosi “prematuramente” all’inizio dello scorso autunno. Al link seguente è riportato il grafico storico della PDO:

http://jisao.washington.edu/pdo/img/pdo_latest.jpeg

– L’AMO si conferma in territorio positivo, ad ulteriore conferma della conclusione dell’escursione in territorio negativo. Al link seguente è riportato il grafico storico dell’AMO http://wattsupwiththat.files.wordpress.com/2011/12/november_2011_amo.jpg Tale indice risulta di dubbia interpretazione in termini climatici, se non nel lungo termine (decenni) a fronte di un suo cambio di segno.

– La QBO30 è in netta ripresa e presto tornerà in territorio positivo, forse già nel corso di marzo.

– La QBO50, dopo il valore minimo di dicembre, sta lentamente risalendo.

Come detto in precedenza, in base alle osservazioni ENSO NOAA, ormai da 6 mesi si è in condizione di neutralità, in tutto il comparto oceanico equatoriale. Le anomalie sottosuperficiali di temperatura possono fornire una prima valida indicazione di quanto probabilmente accadrà nel prossimo futuro. La figura successiva si può reperire al seguente link http://www.bom.gov.au/cgi-bin/wrap_fwo.pl?IDYOC007.gif ,

Rispetto ai mesi precedenti (dicembre, gennaio e febbraio), si nota una persistenza di anomalie negative di rilievo nel comparto
oceanico centro-orientale. Invece, in quello occidentale, le anomalie positive, tuttora presenti, si sono parzialmente ritratte verso ovest ed indebolite.
Occorre tuttavia attendere conferme nel corso del mese di aprile. Solo allora si capirà meglio se sia davvero l’inizio di un evento di Nina, oppure semplicemente una modesta variazione nell’ambito di un persistente equilibrio tra anomalie di segno diverso.

Si nota, inoltre, che le anomalie negative, così come quelle positive, presentano una minore propensione all’emersione. Tale fenomeno trova riscontro nell’immagine successiva, quella relativa alle anomalie di temperatura superficiale nell’Oceano Atlantico.

Si osserva, infatti, da est ad ovest, un’alternanza tra anomalie negative e positive, le prime presenti all’estremo est (zona 1+2) e ad ovest (zona 4), le altre soprattutto nel comparto centrale (zone 3 e 3.4).

http://www.ospo.noaa.gov/Products/ocean/sst/anomaly/index.html

 

 

 

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La primavera 2013

I prossimi giorni

I giorni che precedono la Pasqua e, in misura minore, quelli immediatamente seguenti, vedranno un tempo variabile, a tratti piovoso, con temperature inferiori alla media al Nord, più in linea altrove, con qualche sopramedia al Sud.

Tale situazione è ben riassunta dalla seguente previsione di temperatura ad 850Hpa (1400-1500 metri di quota), relativa a metà giornata di venerdì 29:

 

 

Si nota perfettamente la direttrice principale delle correnti, alle nostre latitudini, da ovest verso est, dal medio Atlantico verso
l’Europa Occidentale. Si osserva, a nord e ad est dell’Europa, il freddo, che presto si ritirerà verso nordest. Che cosa accadrà sull’Italia, a cavallo delle festività pasquali? Si assisterà ad un lieve aumento delle temperature, specie al Nord, ma in un quadro meteorologico, come si diceva, improntato ad una variabilità a tratti perturbata.

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Possibile evoluzione successiva (aprile)

AO in risalita verso la neutralità, così come la NAO, pur con una certa dispersione dei membri previsionali a lungo termine. Tale
configurazione, se confermata, sarebbe favorevole perlomeno ad una discesa fredda artica, una sorta di estremo “colpo di coda” dell’inverno ormai concluso, entro la fine della settimana dopo Pasqua. Naturalmente, si vedrà se e dove una tale discesa fredda potrà colpire.

 

 

E poi? Verso i 7 giorni, si osserva una tendenza del Vortice Polare (quello troposferico, a 500Hpa) a compattarsi parzialmente,
senza più l’anticiclone polare che ne agevola la frantumazione. Inoltre, si osserva come il Vortice Polare Stratosferico, tra fine marzo ed inizio aprile, secondo le previsioni resista e anzi si approfondisca lievemente, anziché indebolirsi vistosamente, come invece accade di solito in primavera.

Anche per questo, nel lungo termine, è ragionevole attendersi un primo periodo di tempo anticiclonico, mite e soleggiato su tutta
l’Italia. Si ritiene, tuttavia, che la perdurante neutralità dell’ENSO non deponga a favore di ondate di caldo rilevanti né durature.

In sostanza, al momento possiamo ragionevolmente confidare in un decorso stagionale fisiologico, normale, senza troppi eccessi,
almeno per quanto concerne il mese di aprile.

FabioDue

La Rubrica di NIA: Controllo previsivo Inverno 2012/13

Come ben sapete anche per questo inverno ho tentato di costruire una previsione dell’inverno sulla base del solo indice ENSO.

Dopo il discreto fallimento dello scorso anno decretato da un Febbraio storico quest’anno devo dire che la performance è stata notevole, segno che questo indice non è affatto da sottovalutare nelle dinamiche atmosferiche europee.

Ed è evidente come quest’anno la differenza sia stata fatta proprio dalle dinamiche di neutralità delle anomalie pacifiche tropicali.

 

Rimando all’articolo pubblicato in Dicembre per chi se lo fosse perso

http://daltonsminima.altervista.org/?p=23937

 

Ora passiamo alla verifica di tale previsione.

 

Anomalie Geopotenziale a 500hPa, Inv12/13

 

 

 

Si nota subito che la distribuzione delle anomalie non è ovviamente identica, ma presenta lo stesso pattern in maniera, quasi, incredibile.

Infatti il minimo di geopotenziale si trova proprio tra la Germania ed il Nord Italia, è presente l’anomalia maggiore in sede groenlandese-islandese così come si note la presenza di una “lingua” di anomalia che prosegue verso l’oceano all’altezza delle Isole Britanniche.

NB: le maggiori anomalie del polo sono da ascrivere ai valori meno estesi dei ghiacci artici rispetto agli anni che sono stati usati per fare la previsione ed al graduale aumento che la zona polare ha subito nell’ultimo decennio

 

 

Anomalie Temperature al Suolo, Inv12/13

 

 

Anche per le temperature le anomalie non sono distribuite in maniera esatta ma la zona più fredda dell’inverno è stata certamente la zona scandinava comprese le tre repubbliche baltiche.

Anche le anomalie positive sono state inquadrate abbastanza bene infatti i Balcani e la penisola anatolica risultano aver visto un inverno con temperature più elevate della norma.

Come avevo scritto sotto alla terza mappa (che mostrerò subito dopo) le anomalie al suolo su mia sensazione sarebbero state più occidentali di quanto mostrasse la mappa di sintesi ed infatti anche questo andamento risulta esserci stato con maggiore interessamento della zona Alpina.

 

 

Proprio per questo motivo le temperature in quota risultano tanto diverse da quelle previste.

Per via della maggiore accidentalità delle dinamiche circolative.

NB: lo stesso discorso fatto per le zone polari a 500hPa vale sia per le temperature al suolo che per quelle a 850hPa

 

 

Anomalie Temperature a 850hPa, Inv12/13

 

 

A differenza della previsione che vedeva il massimo del freddo in scandinavia anche in quota in questo inverno il massimo delle termiche “fredde” si è visto in Danimarca e nel nord della Germania.

Nonostante questo si vede come in quota, a differenza che al suolo, il coinvolgimento del Mediterraneo sia stato più forte come mostravano le mappe di sintesi, così come si possa notare che le anomalie maggiori a 850hPa si siano avute nella regione del Caucaso.

 

 

Per quanto riguarda le conclusioni possiamo dire che questo inverno è stato determinato in maniera quasi unica dall’indice ENSO e questo rende lecita l’ipotesi che si possano fare analisi long-range per quanto riguarda l’inverno anche utilizzando un solo indice.

L’anno scorso questa correlazione non c’è stata, ma potrebbe essere dovuto all’avvenimento di una condizione talmente eccezionale che era impossibile da inquadrare con analisi a lunga gittata.

Sicuramente il prossimo inverno sarà una nuova sfida.

 

Ci si rivede in Giugno dove quest’anno proverò a fare (tempo permettendo, non quello meteorologico) una previsione estiva sull’ENSO

Anche se va detto subito che per l’Europa le migliori correlazioni si trovano in Inverno e con l’estate le cose cambiano notevolmente.

 

 

FBO

La traiettoria elicodale del sistema solare e il doppio vortice di Tim Cullen

In un precedente articolo avevo riportato le osservazioni di Piccardi in riferimento ai sistemi fluttuanti e la concezione del “tempo”, intesa come coordinata. Articolo disponibile al seguente indirizzo web :

 http://daltonsminima.altervista.org/?p=24572

In relazione a tali esperimenti egli considerò che il tempo non poteva essere considerato isotropo in ogni direzione dello spazio, né omogeneo per ogni istante successivo, pertanto questo doveva considerarsi una reale coordinata.

 

Piccardi nei suoi studi e sperimentazioni ci propone inoltre, di osservare i pianeti e il Sole come un’unica unità. Il tempo per definizione è astronomia, rotazione dei pianeti. Accogliamo quindi il suggerimento di Piccardi e iniziamo ad osservare i pianeti ed il loro moto in una nuova direzione o visione.

Sappiamo che il sole si muove, insieme a tutti gli organismi che sono legati ad essa, verso la costellazione di Ercole. Il suo moto è uniforme e rettilineo, la sua velocità (costante per noi): 19-20 Km / sec. Sappiamo anche che la Terra gira intorno al Sole ad una velocità approssimativa media di 30 km / sec. Dalla combinazione di questi due moti, uno rettilineo uniforme, gli altri circolari e uniforme in linea generale, il risultato è una traiettoria elicoidale. Questo è il movimento elicoidale della Terra nella galassia, di cui le stelle vicine. - - Piccardi - -

Tim Cullen geniale personaggio, ci propone di passare dal punto di vista 2D ad una visione 3D, osservando il movimento dei pianeti del sistema solare da l’asse “Z”.

Movimento spiraliforme o eliocadali dei pianeti mentre attraversano il sistema solare

Questa immagine mostra le orbite, nodi e la posizioni dei pianeti interni al perielio / afelio . Visto dal polo nord dell’eclittica. I pianeti si muovono in senso antiorario. Al momento della primavera, la terra è in fondo alla figura.

La parte blu di un’orbita è a nord del piano dell’eclittica, il sud parte rosa. I punti verdi inidicano la posizione dei pianeti al perielio. I punti rossi al afelio. Ciò significa che il perielio si verifica sempre nell’emisfero Nord [o del Sud a seconda del pianeta] e viceversa per l’afelio … ma le immagini di Wikipedia sono in 2D, così ho deciso di guardare l’asse “z” in dettaglio usando questi due schemi in excel … riportando nell’afelio e perielio negli emisferi nord e del sud del caso … e per ottenere una visione di come i pianeti occupano lo “spazio”[mentre orbitano attorno al Sole] ho rispecchiato i valori a sinistra e a destra del sole. Così il diagramma ci fornisce una sezione trasversale 2D delle orbite planetarie e rivela la doppia natura vortice del sistema solare … da qui il mio interesse in via di sviluppo in analisi 3D.

Struttura a doppio vortice che si evidenzia al perielio e afelio dei pianeti , osservando dall’asse “z”.

Quindi la mia ipotesi è che un vortice doppio guida sia il sole e i pianeti. Se il sole è al centro di questa struttura a doppio vortice, allora questo potrebbe spiegare le differenze nei tassi di rotazione (alle varie latitudini) e la pulsazione osservati nel sole.

Il pianeta Terra sembra essere situato in un incrocio molto interessante delle linee afelio e perielio in questa struttura a doppio vortice. Questo potrebbe spiegare perché la Terra ha due centri principali magnetici negli emisferi nord e del sud … forse il principale campo magnetico della Terra è esternamente guidato.

La struttura a doppio vortice è una struttura complessa, varia e dalla difficile comprensione e osservazione. Recentemente su Venere, la sonda Venus express ha rilevato questa particolare struttura nel polo sud.

http://www.newscientist.com/article/dn9380-venuss-double-vortex-raises-new-mystery.html

“Sappiamo ancora molto poco dei meccanismi attraverso i quali sono collegati la super-rotazione e i vortici polari”, ha affermato Håkan Svedhem, scienziato del progetto della missione.”

Una nuova ed affascinante e difficile visione del sistema solare sta per nascere.

Fonti :

http://tallbloke.wordpress.com/2012/04/08/theodor-landscheidt-sun-earth-man-and-the-kepler-ratios/comment-page-1/#comment-22648

http://tallbloke.wordpress.com/2012/04/08/theodor-landscheidt-sun-earth-man-and-the-kepler-ratios/comment-page-1/#comment-22659

Michele

I modelli climatici statici in un’atmosfera dinamica praticamente sconosciuta

La conoscenza del clima e la mancanza di dati sono serie limitazioni sulla comprensione del cambiamento climatico e la costruzione di modelli climatici.

L’atmosfera è tridimensionale e così per costruire un modello al computer che si avvicina, la realtà richiede molti più dati rispetto a quelli esistenti e bisogna avere una comprensione maggiore di un sistema estremamente turbolento e complesso.

La storia della comprensione  dell’atmosfera parte da Aristotele che sapeva che ci sono tre zone climatiche distinte, ai modelli del vento e di come essi cambiavano stagionalmente nel 18° secolo.

Nel 1735 George Hadley, utilizzò i modelli del vento registrati dai velieri inglesi, per creare il primo diagramma in 3D della circolazione. E’ stato limitato ai tropici e divenne noto come la cella di Hadley. Purtroppo, sappiamo poco di Hadley. Il gruppo di esperti intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) illustra il punto nel capitolo 8 del Rapporto 2007.

La risoluzione spaziale dei modelli accoppiati oceano-atmosfera utilizzati nella valutazione dell’IPCC non è generalmente sufficiente a risolvere i cicloni tropicali, e soprattutto per simulare la loro intensità.

Il problema della scienza del clima e chi redige i modelli è la rotazione terrestre. La sua rotazione intorno al sole crea le stagioni, ma la rotazione attorno agli assi crea problemi ancora più grandi. Perché semplicemente, è un sistema a singola cella (Figura 1), con l’aria riscaldata in aumento che da l’equatore si muove verso i poli e affondando e ritornando all’equatore…è incompleto.

Figura n°1

Nel 1850 William Ferrell, cercò di migliorare la comprensione e propose un sistema a tre celle, che appare ancora nella maggior parte dei libri di testo. Questo modello illustrato nella figura 2, era conveniente per l’insegnamento, ma non ha funzionato quando la ricerca, come il monitoraggio del fallout nucleare delle esplosioni atmosferiche, ha avuto inizio.

Figura n°2

La figura 2 è imprecisa, per una varietà di ragioni, ma soprattutto per la differenza dell’altezza delle celle. La figura 3, è una rappresentazione leggermente migliore. Poche persone conoscono la tropopausa, il confine tra la troposfera e la stratosfera, che è doppia all’equatore rispetto ai poli.

Figura n°3

L’altezza della tropopausa ai poli varia tra i 7 km in inverno e i 10 km in estate, all’equatore l’intervallo è di 17 e i 18 km. La differenza nel range stagionale è causa della differenza nel range di temperatura stagionale.

Come si fa a costruire anche queste semplici dinamiche in un modello al computer?

La cella di Ferrell è stata creata per colmare una lacuna, ma non esiste tutto l’anno. Stagionalmente l’aria fredda della cella polare è più densa e spinge l’aria calda fuori strada. Nella figura 3, il confine tra cella polare e la cella di Ferrell è a 55° N, una posizione media. L’intervallo è compreso tra 35° N in inverno a 65° N in estate.

La figura 4, mostra un tentativo più recente di approssimare quello che succede.

Figura n°4

La “Cella di Ferrell indiretta“, la “discontinuità nella tropopausa” e la “miscelazione stratosferica – troposferica” è una parte importante. Questo è importante perché il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC)  non include  il collegamento critico della stratosfera e questo è un meccanismo importante nella troposfera superiore, nei loro modelli.

A causa del costo computazionale associato, nella risoluzione, chiarimenti delle dinamiche stratosferiche, i modelli utilizzati per la valutazione corrente generalmente non includono la QBO.

Quali sono quindi ” I costi computazionali connessi con l’esigenza di chiarire i modelli stratosferici ? “ Questo significa che non sanno che cosa sta succedendo, ma questo è vero per la maggior parte della troposfera.

I modelli climatici sono costrutti matematici che dividono l’atmosfera a cubetti come mostrato in Figura 5.

Figura n°5

Non importa quanti cubi si creano per la risoluzione più precisa possibile, perché i dati non sono semplicemente disponibili, soprattutto al di sopra della superficie. Consideriamo ora le dinamiche necessarie per i cambiamenti stagionali, annuali, decennali e millenari e ci rendiamo conto che i modelli dei computer non sono in grado neanche di approssimare la realtà. Ma i problemi non finiscono qui. I diagrammi sono sezioni trasversali di condizioni medie, ma non mostrano le complesse dinamiche. Figura 5 indica il componente tridimensionale. Come si fa a creare un modello che ha al suo interno anni con varie combinazioni di flusso zonale o flusso meridionale ? Figura 6

Figura n°6

Nessuno dei lavori delle indagini IPCC. Sono certi di quello che è e che accadrà in base a modelli dei computer che pretendono di replicare l’atmosfera. Questa è un’affermazione grave e ingiustificabile, ma è alla base delle politiche del governo in materia di energia, ambiente ed economie.

 

Fonte : http://drtimball.com/2012/static-climate-models-in-a-virtually-unknown-dynamic-atmosphere/

 

Simone