Ciao ragazzi. Siamo alla seconda puntata della nostra rubrica di reanalisi condotta sulla base dell’indice OPI.
1980-1981
Questa questa volta tratteremo un altro anno che, seppur con modalità completamente diverse, è risultato molto produttivo (in alcune zone eccezionale) per il nostro paese: stagione 1980/1981.
Come l’altra volta, per gioco, facciamo finta di essere al 31 ottobre del 1980 e proviamo a tracciare una linea di tendenza per il successivo inverno sulla base del nuovo indice OPI e della nuova tecnica previsionale in generale.
Anzitutto il valore dell’OPI: esso chiude con un valore prossimo alla neutralità (-0,03). Le particolarità assoluta di questo mese di ottobre sono:
– asse molto inclinato. Addirittura l’asse si trova quasi sulla congiungente immaginaria tra le Aleutine e l’Islanda con le due onde principali molto traslate sui continenti ovvero l’onda 1 sul continente americano e l’onda 2 sull’Eurasia (praticamente una situazione opposta rispetto ad anni da AO– che vedono le due onde molto intrusive e piazzate esattamente in corrispondenza dei due oceani maggiori)
– fattore di ellitticizzazione comunque elevato nonostante l’asse fortemente inclinato;
Come al solito il pattern è ben visibile dalla carta di reanalisi delle anomalie geopotenziali a 500 hPa:
come si vede l’asse (linea nera), che costituisce un elemento di output del software “Telemappa Next Generation”, risulta molto inclinato e le due onde si trovano ovviamente in posizione ortogonale all’asse stesso. Quest’ultime si trovano situate, in maniera abbastanza “anomala”, in corrispondenza esatta dei due continenti. Inoltre dallo schema si deduce chiaramente la direttrice delle sortite meridiane del VP (vedi frecce celesti), conseguenza stessa della configurazione d’asse e delle due onde planetarie principali.
Come ben spiegato nella nostra ricerca, quando l’asse si trova così fortemente inclinato, il livello di intrusività delle onde non risulta mai significativo ed il VP mantiene comunque una maggiore stabilità nel tempo nonchè un certo livello di “unità/compattezza” (si escludono eventi stratosferici rilevanti in grado di condizionare a lungo il vortice alle quote inferiori (bassa stratosfera), come MMW di tipo split). Per le stesse ragioni non si possono riscontrare forti anomalie positive centrate sul polo (in assenza di intrusività d’onda), le quali nel nostro calcolo sono particolarmente rilevanti nel determinare il fattore di ellitticizzazione. Tutto questo per dire, che quando si ha a che fare con assi così fortemente inclinati, un valore debolmente negativo/neutro del fattore di ellitticizzazione (e dunque dell’OPI stesso) implicano comunque un decisa azione “plasmante” da parte delle onde in grado di reiterarsi a più riprese durante l’inverno. Infine, in virtù dell’ “anomala” configurazione d’onda, nonostante il pattern ottobrino si presenti molto buono, il tasso di incrementato d’innevamento alle “medio-basse” latitudini euroasiatiche risulta basso (SAI basso). Questo perché,come detto, il tasso di ellitticizzazione è buono ma l’elevata inclinazione d’asse fa si che i geopotenziali più bassi affondino direttamente in area pacifica (vedi anomalia fortemente negativa sulle aleutine), mentre in area siberiana è presente un campo di geopotenziali elevati (onda 2). Questo rimarcare ancora una volta che, poiché il SAI di Cohen è una grandezza derivata dal pattern stesso, nei casi particolari come questo in cui l’innevamento non riesce a replicare in maniera fedele il pattern, il SAI tende a soffrire parecchio a livello di correlazione. Questo discorso verrà meglio approfondito nel prossimo appuntamento, quando verrà trattata una stagione dalle caratteristiche simili ( a livello di inclinazione d’asse).
in base a quanto sin qui detto, la previsione per il prossimo inverno (inverno 1980-81) è la seguente:
– l’AO trimestrale complessivo si attesta intorno a valori neutrali. In base a ciò ed in considerazione del fatto che la configurazione sopra descritta (vedi immagine) si mantiene più o meno uniforme e stabile durante l’intero mese di ottobre (vedi quanto detto sopra) si dovrebbero escludere eventi significativi a livello stratosferico. In altre parole è probabile che durante l’intero trimestre l’AO oscilli costantemente intorno alla neutralità (senza grossi scossoni tra un mese e l’altro). Quindi le eventuali discese fredde connesse all’attività d’onda planetaria dovrebbero manifestarsi, a livello temporale, in maniera abbastanza uniforme, con maggiore preponderanza nella fase centrale dell’inverno (mediamente da fine dicembre fino alla metà di febbraio), fase per la quale l’OPI e la corrispondenza in generale tra pattern ottobrino e quello invernale è più forte.
-per quanto concerne le caratteristiche delle eventuali discese artiche, questa si desume perfettamente dallo schema del pattern ottobrino (vedi ancora figura precedente con particolare riferimento alle frecce celesti). In particolare, per quanto riguarda l’Europa occidentale, dallo schema si desume una direttrice fortemente settentrionale con discese molto dirette nord-sud (situazione senz’altro particolarmente favorevole all’Italia centro-meridionale versante adriatico). Inoltre dalla carta stessa si desume una forte attività polare sugli Stati Uniti Orientali.
Ora, poichè non siamo a fine ottobre 1980 bensì siamo nel 2013 vediamo poi come è stato l’inverno:
valore finale dell’AO medio vicino alla neutralità e pari a -0,18, senza alcun scossone di rilievo (su tutti i tre mesi l’AO si è mantenuta su valori prossimi alla neutralità). Per quanto concerne le sortite del VP verso le latitudini più basse, queste si sono manifestate sull’intero trimestre con particolare frequenza nella parte più centrale dell’inverno (mese di gennaio). Anche lo schema circolatorio emisferico da cui dipendeno le caratteristiche delle sortite artiche, si è mantenuto uniforme nel tempo ed incredibilmente simmetrico rispetto allo schema del mese di ottobre. Di seguito viene riportata una lunga serie di immagini (carte meteociel scaricabili dagli archivi ncep) in cui si evince appunto la stupefacente corrispondenza tra le schema (pattern) di ottobre e quello che ha contraddistinto il clima invernale successivo.
http://imageshack.us/a/img600/7972/pfm6.png
http://img818.imageshack.us/img818/5/6rfx.png
http://imageshack.us/a/img823/5177/zw9n.png
http://img34.imageshack.us/img34/2370/mhwg.png
http://imageshack.us/a/img844/5673/frjo.png
http://imageshack.us/a/img542/5708/c88t.png
http://img4.imageshack.us/img4/5962/ocm2.png
Anche in questo caso qualsiasi commento relativo alle fortissime similitudini/simmetrie tra le carte invernali e quella di ottobre, risulterebbe sicuramente vano e superfluo.
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2011 & 2012
Vediamo quale sarebbe stata, ad oggi, la nostra analisi al termine di ottobre sulla base del nostro nuovo approccio, facendo proprio finta che oggi siamo al 31 ottobre 2011:
Anzi tutto il valore dell’OPI: esso chiude con un valore pari a +0,72, che rappresenta un valore discretamente elevato. Valori superiori a +0.5/+0.6 implicano una preponderanza di AO + sul trimestre invernale, con probabile superamento della soglia NAM, o comunque con il l’avvento di un deciso raffreddamento a partire dagli altri strati (evento condizionante ESE cold) principalmente a cavallo tra fine novembre ed inizio dicembre (ci sono tuttavia casi che mostrano variazioni rispetto a questa tempistica). Ciò in termini di risvolti si traduce in un inverno prettamente mite e zonale nella sua fase centrale (metà dicembre-metà/fine gennaio). In questi frangenti, quindi, le uniche possibilità di avere un vortice disturbato (o meglio plasmato) dall’azione stazionaria d’onda planetaria, si hanno prevalentemente nella parte conclusiva dell’inverno (fine gennaio/febbario ) e a limite nella primissima fase (prima metà di dicembre, quando ancora il condizionamento da NAM+ non si è “propagato” alle quote inferiori).
Per ciò che concerne la tipologia delle “eventuali” sortite polari, come detto, si fà appunto riferimento al fatto che: “esiste una stretta corrispondenza tra il pattern medio ottobrino ed il modello circolatorio caratterizzante i singoli episodi più cruciali che si verificano nel corso dell’inverno successivo (ovvero in riferimento agli episodi “chiave” in cui si registra la massima attività d’onda planetaria per lo specifico inverno). Abbiamo detto poco sopra che questi episodi, in cui si sfrutta la similitudine, per quest’anno (2011-2012) potranno caratterizzare solo l’ultima parte dell’inverno o al più (in via attenuata) la primissima fase di dicembre.
A questo scopo adoperiamo le carte NOAA. Di seguito la carta delle anomalie di fine mese:
Da questa si desume uno schema particolarissimo, che vede il vortice fortemente inclinato (linea verde), un onda pacifica per nulla intrusiva sul polo ed al contrario un onda atlantica in una configurazione molto anomala in quanto distesa e molto ficcante lungo una direttrice fortemente inclinata con conseguente separazione di lobi del vortice a partire da est ed in movimento retrogrado verso l’Europa. Inoltre è da osservare quella pesante anomalia positiva proprio sulla siberia centrale, sintomo di un processo di innevamento debole e lento (soprattutto alle latitudini più basse, overo sotto il 60°) parallelo. La conseguenza è un SAI su livelli bassi, ennesima testimonianza di un vortice polare invernale prevalentemente compatto.
In definitiva le conclusioni per il prossimo inverno (2011-2012):
– possibile superamento della soglia NAM o comunque deciso raffreddamento (evento condizionante stile ESE cold) con AO medio decisamente positivo (oscillante intorno a 0.7 quindi con estrema probabilità compreso nel range +0.5/+0.9). Di conseguenza si prevede un inverno dominato, soprattutto nella fase più centrale (metà dicembre-fìne gennaio), da un regime prettamente zonale;
– Probabili sortite artiche nella primissima fase della stagione e soprattutto nell’ultima parte (febbraio). Visto il pattern di ottobre, tali sortite dovrebbero avere una matrice fortemente continentale (e dunque a carattere gelido), in virtù di un impianto che favorisce decise, nonchè basse, retrogressioni di lobi del VP direttamente dal comparto russo/siberiano.
Ora, poichè non siamo a fine ottobre 2011 bensì siamo nel 2013 vediamo poi come è stato l’inverno:
Valore finale dell’AO medio 0.66, con superamento della soglia NAM nella prima fase e deciso evento ESE cold in grado di condizionare l’inverno nella sua fase più centrale. A causa di una partenza precoce di tale raffreddamento, non si è verificato alcun evento di rilievo nella prima fase di dicembre. A quest’ultimo proposito, quando si ha a che fare con questi eventi ESE cold (ovvero con inverni da AO decisamente +), l’eventualità di un evento freddo nei primissimi giorni dell’inverno (prima della chiusura delle saracinesche a causa del condizionamento da NAM++), dipende appunto dall’esatto inizio della fase di raffreddamento stratosferico. L’esatta fase di inizio della fase di forte rafeddamento (di cui grazie all’OPI se ne sa già l’esistenza) si comincia a percepire verso metà novembre.
Gli episodi invernali, connessi ad un rallentamento del getto, si sono avuti solo nell’ultima parte dell’inverno, ovvero dopo l’esaurimento completo della fase condizionante NAM++. L’episodio focale, ovvero l’eisodio in cui si riscontra la massima attività d’oda planetaria, è proprio quello a cavallo tra fine gennaio/inizio febbraio. In questo frangente si è appunto assistito ad uno schema barico favorevolissimo a retrogressioni ripetute dal lontanissimo est, e con direttrice molto bassa. Questa la carta del 31 gennaio (prurtroppo non ho la possibilità di elaborare la carta media relativa all’intera fase, quindi prendo quella centrale):
Qualsiasi commento relativo alle fortissime similitudini/simmetrie con la carta di ottobre, risulterebbe sicuramente vano e superfluo.