Archivio mensile:Febbraio 2014

Long valley (Usa) : Possibile intrusione magmatica

Il vulcano,

La Long Valley Caldera è una depressione che si trova nella California orientale, ed è adiacente alle Mammoth Mountain. La valle è una delle più grandi caldere della terra, che misura circa 20 miglia (32 km) lungo (estovest) e 11 miglia (18 km) di larghezza (nord-sud), e fino a 3.000 piedi (910 m) di profondità.

Long Valley si è formata 760 mila anni fa, quando una grande eruzione vulcanica rilasciò cenere molto calda che poi raffreddata formò il tufo che è comune nella zona. L’eruzione di 760.000 anni fa, fu così colossale che la camera magmatica sotto il vulcano venne distrutta completamente e anche la stessa camera si svuoto completamente, fino al punto del collasso. Il crollo provocò un grande eruzione secondaria, di cenere piroclastica che ha bruciato e sepolto migliaia di chilometri quadrati. La grande nuvola vulcanica ricoprì gran parte della parte occidentale di quello che ora sono gli Stati Uniti. Le ultime eruzioni magmatiche a Mammoth Mountain si sono verificate circa 57.000 anni fa. 

Report del recente sciame sismico localizzato nei pressi di Mammoth lake, area interessata, traccia degli eventi sismici di magnitudo M>2.0 e relativa profondità. Registrazione che parte da Ottobre 2013, fino al 15 febbraio.
Sciame sismico a Long valleyMagnitudo e profondità
I passati recenti sciami sismici dal 1984 al 2012/2013
Adesso, la possibile intrusione magmatica evidenziata nella deformazione del suolo.
Innalzamento rilevato dalle stazioni GPS (USGS) : P630, SHRC o MWTP,  prossime alla zona, dove si è registrato lo sciame sismico.
Stazione MWTP
Traccia rilevata dalla Stazione MWTP
GPS MWTP
Il comunicato ufficiale del California Volcano Observatory (CalVO)
Sciame sismico sotto Mammoth Mountain
6 Febbraio 2014

Un sciame sismico sotto Mammoth Mountain (Mono County, CA), è iniziato lentamente il 3 febbraio 2014, intensificandosi nelle prime ore del 5 febbraio con molti terremoti di piccola magnitudo che si sono verificati in rapida successione, un fenomeno noto come “scoppi spasmodici”. Il terremoto più forte nelle ultime ~ 4 ore di attività intensa, è stato di magnitudo 3.0 e si è verificato poco dopo le 1:00 ora locale. Lo sciame proviene da una profondità di circa 5 km sotto la superficie. La maggior parte dei terremoti dello sciame sono troppo piccoli per essere sentiti, ma il terremoto di magnitudo 3,0 è stato avvertito da alcune persone nella città di Mammoth Lakes. Attualmente, l’attività sismica sotto la montagna rimane al di sopra dei livelli di fondo. Sciami sismici, tra cui gli scoppi spasmodici, si verificano periodicamente sotto Mammoth Mountain. Lo sciame attuale è notevole, però,  il terremoto più grande di magnitudo (M3.0) e stato il più intenso degli ultimi 15 anni. Sensori per il monitoraggio della deformazione di Mammoth Mountain, non mostrano alcun cambiamento significativo, nella adiacente Long Valley Caldera, la modesta inflazione è quasi-stazionaria, negli ultimi paio di anni, ed appare essere inalterata dallo sciame sismico di Mammoth Mountain. Gli scienziati continuano a seguire da vicino lo sciame sismico, la deformazione e i segnali di emissioni di gas .

Fonti :

http://volcanoes.usgs.gov/volcanoes/long_valley/long_valley_monitoring_1.html
http://volcanoes.usgs.gov/observatories/calvo/
http://earthquake.usgs.gov/monitoring/gps/LongValley/

 

Michele

Rubrica Sole Gennaio 2014

Introduzione e riepilogo

Durante la sua progressione verso il massimo solare, il ciclo 24 ha da subito manifestato un’intensità notevolmente inferiore a quella che gli esperti avevano pronosticato al termine del ciclo 23: http://science.nasa.gov/science-news/science-at-nasa/2006/21dec_cycle24/ . Fino alla fine del mese di Settembre 2013, vista l’evoluzione degli ultimi due anni, dopo il picco dell’autunno 2011, sembrava in verità molto improbabile che questo ciclo potesse prendere un diverso andamento rispetto a quello fatto vedere fino a quel momento. In definitiva il Sole era in una fase di “stallo”. Pur con naturali oscillazioni in alto ed in basso dei vari indici di attività, nel periodo in questione il solar flux (il miglior indicatore dell’attività solare finora noto) non ha mostrato in media alcun trend particolare, né crescente né decrescente. Lo si nota chiaramente dalla prima immagine successiva.

L’attuale fase di forte spinta lascia ritenere che siamo in presenza del secondo massimo del ciclo 24 e probabilmente molto presto assisteremo al massimo assoluto del ciclo. Le influenze planetarie hanno avuto un peso non indifferente nelle dinamiche di questa ripresa dell’attività solare, come a suo tempo debitamente descritto in un articolo del nostro Michele. Resta però da capire quanto tale fase durerà e quando e come inizierà la fase di declino post-massimo.

In sintesi, il mese di Gennaio appena trascorso, è stato caratterizzato da un vero e proprio exploit del solar flux, che ha fatto registrare sia il massimo mensile che il valore di picco assoluto di questo ciclo. Per contro, dopo un promettente avvio, il Sunspot Number non è riuscito a tenere lo stesso passo, chiudendo il mese “solo” a 82. Ribadiamo che si tratta di valori ancora bassi se paragonati ad un massimo solare dei cicli compresi tra il 19 ed il 23, anche perché le macchie sono state meno estese ed attive.

In ogni caso, l’attività del periodo Ottobre-Gennaio è paragonabile, se non superiore, a quella dell’autunno 2011. Si può quindi legittimamente ritenere si tratti del secondo massimo del Ciclo 24.

Questa fiammata dell’attività può essere messa in relazione al secondo picco di attività pronosticato anche dalla NASA http://science.nasa.gov/science-news/science-at-nasa/2013/01mar_twinpeaks/.

Abbiamo ormai superato il traguardo dei 5 anni (61 mesi) dal minimo del dicembre 2008 e dobbiamo comunque constatare che, fatti salvi brevi periodi di più intensa attività,

  • il solar flux ha raggiunto solo adesso quota 200,  solo come valore di picco giornaliero e non come media mensile; tale soglia fu ampiamente superata più volte dai cinque cicli precedenti, oltre che come valore giornaliero, spesso anche in termini di media mensile;
  • anche il sunspot number risulta decisamente inferiore e analogo a quello dei cicli di fine Ottocento-inizio Novecento; ricordiamo però che i calcoli attuali sono molto rigorosi e tengono conto anche della macchia più piccola. Pertanto i valori del passato sono molto probabilmente sottostimati: perlomeno del 5% per i cicli di fine Ottocento/inizio Novecento, fino al 20% ed oltre in precedenza (ad esempio durante il Minimo di Dalton).

Il grafico seguente evidenzia la citata assenza di trend del solar flux fino a settembre 2013 e i valori complessivamente “depressi” di questo massimo in tono minore. In evidenza il recente picco di attività con il temporaneo superamento del “muro” dei 200:

Solen Info

 Il sunspot number

Dopo il massimo registrato a Febbraio 2012 con 66,9, nel successivo mese di Marzo, per la prima volta dal minimo, la progressione del SSN (Smoothed Sunspot Number, media mobile su 13 mesi; fonte SIDC) si è interrotta ed invertita, continuando a calare sensibilmente nei mesi seguenti. Attualmente questo indice (assieme anche al Solar Flux), grazie all’attuale nuova fase di spinta del sole, è tornato in una fase di nuova e stavolta più decisa crescita. Questa promette di regalarci molto presto un nuovo massimo del ciclo, forse già a fine Febbraio.

Ad onor di cronaca va rimarcato che il conteggio del NIA’s, fermo restando quanto sopra detto, risulta essere leggermente difforme rispetto a quelli ufficiali del sunspot number SIDC, in quanto il mese del massimo relativo finora raggiunto cade a Marzo 2012 anziché Febbraio. Come già accennato, in questa fase, grazie a valori del SN decisamente più elevati dovuti alla più consistente “spinta” degli ultimi tre mesi, stiamo assistendo ad una nuova fase di crescita di questo indice, dopo il sostanziale stallo del più recente passato, sia per il SIDC che per il “nostro” conteggio (alcuni dati sono ancora da verificare). Inoltre, la curva della media “smoothed”, con le dovute proporzioni, sembra ricalcare l’andamento di quello che per la Scienza ufficiale è e rimane l’unico conteggio valido, ovvero quello del SIDC.

Vediamo in dettaglio cosa ci ha riservato questo Gennaio 2014: Smoothed sunspot area

Questo grafico, basato sulle medie mensili delle aree del disco solare coperte da sunspot (in rosso la smoothed) è abbastanza eloquente: l’attuale ciclo 24 per ora non riesce a tenere nemmeno il passo dei deboli cicli di fine ‘800 – primi ‘900.

In dettaglio, Gennaio ha confermato un livello di attività mediamente elevato, simile a quello dei mesi precedenti e dell’autunno 2011. Il sunspot number ha visto un lieve calo rispetto a Dicembre passando da 90,3 a 82,0. Come evidenziato dal grafico sottostante, l’attuale decisa seconda impennata di attività conferma la nostra convinzione che ci troviamo nel massimo del ciclo, con tutta probabilità, in una fase anche abbastanza avanzata.

SN Nia e Sidc

Il valore del NIA’s di ottobre (42,8), novembre (38,8) sono stimati-provvisori ed al momento in attesa di validazione mentre sono già definitivi il dato di dicembre 2013 (che con 58,4 stabilisce il massimo relativo di questo indice) e di Gennaio 2014 (51,6).

Nel grafico è ben evidente il raggiungimento del massimo a primavera e l’iniziale declino delle curve del SSN ed il sostanziale stallo e l’ultima nuova e più decisa tendenza al rialzo dell’indice in oggetto che si avvicina a nuovi massimi assoluti.

Solar flux

Dunque Solar Flux a Gennaio ha fatto registrare un vero e proprio exploit del suo valore medio rispetto a quanto fatto in questo Ciclo24. Anche a Gennaio, come accaduto negli ultimi mesi, non è mai sceso al di sotto della soglia dei 110. E’ inoltre riuscito ad oltrepassare il valore di 200 che sembrava ormai diventato irraggiungibile.

In virtù di quanto sopra esposto, così come per il mese scorso, in controtendenza con l’andamento dell’SN (in lieve calo per questo mese), il valore medio mensile del solar flux (aggiustato), ha compiuto un sensibile balzo in alto, fino a segnare un 157,50 che risulta essere quindi il massimo assoluto provvisorio di questo indice. Tale valore resta comunque sempre al di sotto di quelli definiti “normali” per un Sole in condizioni di massimo.

Il solar flux testimonia in modo eloquente le difficoltà che il ciclo 24 ha incontrato nella sua progressione. Dal grafico seguente risulta ancor più evidente la netta suddivisione dell’attività solare in due distinte fasi, spinta e riposo, la prima con valori relativamente elevati, la seconda con detti indici più vicini a valori da minimo che da massimo.

Confronto Solar Flux

In termini generali, il grafico conferma la peculiarità del ciclo 24, rispetto a quelli immediatamente precedenti. Inoltre, si nota chiaramente una tendenza alla stasi, manifestatasi dall’autunno 2012 in poi (dal mese 45), dopo un trend fino ad allora costantemente improntato al rialzo. Come già rimarcato, rimane da valutare la consistenza e la durata dell’attuale nuova impennata dei valori anche se ormai restano pochi dubbi riguardo al fatto che questo 2° massimo possa divenire il nuovo massimo assoluto del ciclo: a primavera 2014 potremmo sbilanciarci in modo più sostanziale in merito.

Più in dettaglio, nell’ultimo mese il valore medio del flusso “aggiustato” (ore 20) è stato pari a 157,50 (contro 143,49 di Dicembre) mentre la “forbice” tra il valore minimo e quello massimo è rimasta compresa tra 116,4 (ore 18 del 16/01) e 572,8 (ore 18 del 07/01) valore particolarmente elevato per la probabile coincidenza della misurazione con l’arrivo di CME o flare solare sulla Terra. Nell’ultima decade (dal 21 al 31 compresi), in concomitanza con la ripartenza di un nuovo periodo di discreta attività di questo indice, la media è stata pari a 142,46 (valori delle ore 20), a testimonianza di un livello quantomeno accettabile se paragonato a quanto fatto vedere fino ad ora.

Altri diagrammi: butterfly e inversione magnetica

Il cosiddetto “butterfly diagram”, per quanto ancora incompleto nella rappresentazione del ciclo 24, è eloquente: http://solarscience.msfc.nasa.gov/images/bfly.gif Butterfly

 Il ciclo 24 risulta paragonabile ai cicli più deboli, perlomeno dal 1880 in poi, in termini di numerosità delle macchie, in rapporto alla loro estensione (in sostanza la colorazione del grafico “a farfalla”). Risulta addirittura inferiore a tutti i cicli rappresentati, in termini di estensione delle macchie (grafico in basso).

 Per quanto concerne lo stato di avanzamento dell’inversione dei poli solari, l’ultimo dato disponibile (12 Gennaio) su http://wso.stanford.edu/Polar.html evidenzia un valore “filtrato” per l’Emisfero Nord pari a +7. Si conferma così in netto calo rispetto a quanto emerso nelle precedenti uscite della Rubrica. Il valore di tale indice si è dimezzato rispetto a quello raggiunto qualche mese fa dopo aver invertito di polarità. Addirittura, guardando valori “non filtrati”, notiamo che l’emisfero Nord è ritornato momentaneamente a valori negativi, ed anche la media dei due emisferi è nuovamente ritornata alla neutralità! L’Emisfero Sud, invece, dopo il cambio di polarità avvenuto tra luglio ed agosto 2013 mostra una decisa progressione e fa segnare un valore di -16. Dunque entrambi gli emisferi hanno invertito la polarità. In base al comportamento dei cicli precedenti, ci si attende trascorra ancora un anno circa prima dell’avvio di un evidente ed inesorabile declino del ciclo 24. Durante tale anno saranno possibili ancora picchi isolati, come si è verificato nel corso dei cicli precedenti. Rimane da monitorare il perdurante stallo e l’attuale regressione dei valori dell’emisfero nord, valutando al contempo anche l’altro emisfero qualora si dovesse ricreare la stessa situazione anche per quest’ultimo.

Può essere utile anche visionare il seguente grafico relativo all’andamento dall’inizio del ciclo 24 fino ad ora:

Mfield aggiornato ciclo 24

 In dettaglio, l’andamento degli ultimi 24 mesi dove è più evidente lo stallo e la leggera tendenza al calo dei valori dell’emisfero nord:

agg.WSO al 12 gennaio 2014

 Per una più immediata comprensione dello stato di avanzamento del fenomeno, si vedano inoltre i seguenti grafici, tratti dal sito di Leif Svalgaard: http://www.leif.org/research/WSO-Polar-Fields-since-2003.pngWSO polar fields

  andamento dei due emisferi dal 2003 e http://www.leif.org/research/Solar-Polar-Fields-1966-now.pngN - S polar fields

 andamento complessivo dal 1966. Per ulteriori informazioni in merito, si veda anche l’articolo http://solar-b.nao.ac.jp/news/120419PressRelease/index_e.shtml.

Le ultime immagini “Stereo Behind” al momento mostrano un “treno” pressochè ininterrotto di regioni attive nell’emisfero Sud. Quello Nord invece ne risulta quasi completamente privo. Si notano diverse macchie mediamente coalescenti e di una certa dimensione, se paragonate a quelle che le hanno precedute nei mesi scorsi. Si conferma dunque la forte riduzione di attività dell’Emisfero Nord, con pochissime AR e macchie visibili. Tutto ciò lascia pensare, come peraltro ci si attende, che il ciclo possa durare più dei “canonici” 11 anni: ad esempio David Archibald sostiene, in base ad uno studio delle emissioni coronali, che il ciclo 24 possa durare addirittura il 40% in più dei soliti 11 anni, cioè ben 17 anni, insomma fino al 2025!

Per i dettagli, si veda l’articolo al link seguente http://wattsupwiththat.com/2013/03/05/how-long-to-the-2425-solar-minimum/

Intanto, la previsione NASA http://solarscience.msfc.nasa.gov/images/ssn_predict_l.gif ci dice che il massimo sarebbe…….proprio adesso e anzi, ormai ci avvieremmo al suo termine! Dunque, se corretta, i primi chiari segnali di declino dovrebbero essere imminenti. 

 

Sunspot number per emisfero e conclusioni

Questo ciclo 24 è sicuramente una grande occasione per il mondo scientifico in quanto ci offre la possibilità di studiare “in diretta” situazioni che fino ad ora avevamo potuto solamente immaginare o “ricostruire” attraverso simulazioni, dati proxy e modelli matematici: molto probabilmente, e non siamo solo noi a dirlo, ci troveremo ad affrontare un periodo (forse anche relativamente “lungo”) di attività solare molto più bassa rispetto a quella a cui, in qualche modo, eravamo abituati.

Che questo ciclo fosse lontano da quella presupposta “normalità” di cui abbiamo più volte parlato ne avevamo sentore già da prima che il profondo ultimo minimo solare terminasse. La parvenza di “normalità” dell’autunno 2011, quando la progressione era parsa netta e, per la prima volta dal minimo, continua per qualche mese consecutivo aveva dato l’illusione che il ciclo 24 potesse essere solo un poco più debole di altri precedenti ma comunque “normale”. Gennaio 2012 ed in particolare Febbraio hanno fatto segnare un crollo difficilmente pronosticabile che ha di fatto minato l’ipotesi di un proseguimento “normale”, anche se contraddistinto da un debolezza di fondo. Il più recente massimo di Luglio 2012 e il picco di Gennaio e Aprile/Maggio 2013, pur inaspettati, hanno avuto il carattere di episodi isolati, come e più di quello di Novembre 2011 e dunque non hanno modificato il quadro complessivo. Da Agosto a Novembre abbiamo assistito a mesi interlocutori, senza “acuti”, pur con la novità del netto calo del SSN. I mesi di Dicembre 2012 ed il Febbraio 2013 sembravano aver dato il “colpo di grazia” a questo ciclo ma l’intensa attività degli ultimi 4 mesi ha di fatto restituito vitalità ad un ciclo che sembrava destinato ad un lungo inesorabile declino. Certo, è possibile che questo sia il secondo massimo, come indicato nelle ultime previsioni NASA, di intensità anche superiore al primo. Dopo l’inversione è entrata in netta decadenza la fase di maggiore spinta relativa proprio nell’emisfero Nord che, dopo l’inversione di polarità, sta mostrando come previsto un fisiologico calo (il massimo fu raggiunto a settembre 2011, con un SSN emisferico di 41,29). Invece l’emisfero Sud, dopo un periodo di sostanziale stabilità ha ripreso la sua rampa di ascesa verso un nuovo massimo relativo, “sorpassando”, per effetto degli ultimi mesi di maggiore attività, il livello di attività dell’emisfero nord: attualmente abbiamo un nuovo massimo provvisorio con un valore pari a 40,21, tendente ad aumentare ancora. Anche in questo caso però, stante l’inversione di polarità in corso e forse già conclusa, ci si attende presto un declino di attività.

SC24 progres

 Che cosa ci riserverà il ciclo nei prossimi mesi? E’ molto probabile ormai un secondo massimo, eventualmente anche assoluto; poi ci si attendono i primi chiari segnali di declino.

Vi lasciamo con un grafico che evidenzia l’andamento dell’attività solare in base al SSN: in blu la curva relativa al sole nel suo complesso, in rosso ed in verde lo stesso indice preso in considerazione rispettivamente per emisfero Nord e Sud. Si nota chiaramente il declino dell’emisfero Nord e la sostanziale stabilità di quello Sud.

SSN tot +N+S

 Restate sintonizzati per i prossimi aggiornamenti!

 

Apuano 70 e FabioDue

Vienna 2014: I miei prossimi lavori all’assemblea europea delle geoscienze

EGU 2014http://www.egu2014.eu/

E’ con estremo piacere, dopo la passata partecipazione  in terra austriaca del 2013 :

http://daltonsminima.altervista.org/?p=25192

che volevo comunicarvi, la mia prossima partecipazione, all’assemblea europea delle geoscienze. Riunione che, come per nel precedente anno, si svolgerà a Vienna, dal 27 Aprile al 2 Maggio 2014. Nello specifico, le novità sono due : Quest’anno, i documenti che presenterò, saranno due e rispetto alla passata edizione, tratteranno solo ed esclusivamente la stretta relazione esistente fra le dinamiche elettromagnetiche interne al sistema solare ed i vulcani. Entrando nel dettaglio, il primo lavoro verrà presentato nel gruppo :

PS – Planetary & Solar System Sciences
Sezione : PS2.6 – Volcanism, tectonics, impacts and other geological processes across the Solar System

Processi geologici quali il vulcanismo , la tettonica , e gli impatti sono fondamentali per la formazione e l’ evoluzione dei pianeti, lune , asteroidi e comete del nostro Sistema Solare . Questi processi sono gli agenti primari responsabili della formazione delle superfici planetarie , ognuno di loro in modi diversi e a velocità diverse. Ad esempio , asteroidi e comete hanno svolto un ruolo critico nel corso dell’evoluzione planetaria , consegnando i costituenti primari di corpi planetari e promuovendo resurfacing via impatti . Processi vulcanici e tettonici sono meccanismi efficaci per rimodellare le superfici planetarie e fornire preziose informazioni interne ai pianeti e l’evoluzione . Lo studio dei processi geologici nel Sistema Solare si trova al crocevia di molte discipline scientifiche che utilizzano campionamenti, analisi , dati telerilevati , o di modellazione sperimentale e numerica .

Questa sessione si propone di raccogliere tutte le sfaccettature del vulcanismo , tettonica , crateri di impatto , e le loro interazioni associate con altri processi geologici osservati nel nostro Sistema Solare . Fornendo un forum per una vasta gamma di discussioni , queste osservazioni e interpretazioni saranno studiate e ( ri) viste alla luce della nostra attuale comprensione dei processi correlati sulla Terra . Studi comparativi sui sistemi vulcanici / tettoniche , strutture di impatto , e altri processi sulla Terra , utilizzando telerilevate , dati sperimentali , computazionali , o campo multi- strumentali sono particolarmente benvenuti.

Convocatore : Dott.Thomas Platz Freie Universität Berlin, Institute of Geological Sciences, Planetary Sciences and Remote Sensing

Link del gruppo di lavoro : http://meetingorganizer.copernicus.org/EGU2014/session/14457

Lavoro, nel quale evidenzierò, il diretto collegamento esistente fra il rilascio energetico che si manifesta durante le grandi eruzioni (vedi l’indice di esplosione VEI) e l’intero conteggio delle macchie solari, dal 1610 ad oggi.  Documento, nel quale ho utilizzato come test di verifica d’ipotesi il Chi quadro.

Volcanic statistically

Nel secondo lavoro, che presentero nella sezione del Dott. De Santis, riporterò evidenza di una stretta relazione fra gli anni di minimo/massimo solare,  i picchi degli sciami simici e/o cicli di inflazione/deflazione di undici caldere vulcaniche, fra le più monitorate dell’emisfero nord. Titolo del gruppo :

EMRP – Earth Magnetism & Rock Physics
Sezione : EMRP2.1 Open session on Geomagnetism

Tutti i contributi che non rientrano nelle altre sessioni sugli studi del campo magnetico della Terra possono essere presentate / presentati in questa sessione. In particolare, sollecitiamo contributi sulla teoria e simulazioni, strumentazione, esperimenti di laboratorio e misurazioni sul campo, analisi e interpretazione dei dati, così come le tecniche di inversione e di modellazione.

Convocatore : Angelo De Santis INGV, Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia Italy

Link del gruppo di lavoro : http://meetingorganizer.copernicus.org/EGU2014/session/15944

volcanic calderas

Lo ripeto, quello che il Sig.Michele Casati amatorialmente e da studioso autodidatta sta portando avanti, non è uno scoprire, ma un ri-scoprire una chiara relazione elettromagnetica/gravitazionale, che collega le dimaniche geofisiche del nostro pianeta, alla nostra stella ed a tutti i pianeti interni al nostro sistema solare.

Quando il programma definito della manifestazione sarà definito ( prima o seconda settimana di marzo) e il riassunto delle due carte reso pubblico, realizzerò uno specifico articolo.

Articolo, nel quale riporterò i due riassunti e una curiosa sopresa per tutti voi.

Al momento non c’è altro da aggiungere, se non rivolgere un sincero ringraziamento a tutte quelle persone che in questi anni mi stanno aiutando a portare avanti in queste ricerche, in primis il Dott.Valentino Straser oppure il mio amicone inglese Roger Tattersall e naturalmente tutti voi, che mi fornite quel giusto carburante, per continuare queste ricerche.

Grazie,
Michele

Nuove ricerche trovano un altro meccanismo di amplificazione con cui il Sole controlla il clima

Un nuovo documento pubblicato nel Journal of Atmospheric and Solar-Terrestrial Physics trova ulteriori prove dei meccanismi di amplificazione solari con cui il Sole controlla il cambiamento climatico. Secondo gli autori, i cambiamenti nell’attività solare influenzano i  raggi cosmici e la distribuzione di energia solare tra i diversi strati dell’atmosfera [stratosfera e troposfera]. Questo poi si traduce nell’ordine di tre effetti sulle oscillazioni atmosferiche naturali come il Southern Oscillation, North Atlantic Oscillation, Scandinavian Pattern e il Quasi Biennial Oscillation (QBO). Queste oscillazioni atmosferiche a loro volta hanno effetti globali sul cambiamento climatico.

Contrariamente alle affermazioni degli allarmisti climatici, gli autori mostrano che tra il 1960 ed il 2003 l’andamento dell’attività geomagnetica solare era alto, che a sua volta ha ridotto i raggi cosmici e la formazione delle nuvole, che conduce al ben noto “global brightening” di quest’ultimo 20° secolo, amplificazione di energia solare sulla superficie terrestre e riscaldamento, e il cambiamento nella distribuzione dell’energia con più calore nella troposfera e meno nella stratosfera. Gli allarmisti del riscaldamento globale sostengono che il modello delle temperature crescenti in troposfera e in diminuzione in stratosfera è un’impronta digitale del riscaldamento globale causato dall’uomo, ma questo lavoro dimostra che i meccanismi di amplificazione solari, invece, possono spiegare questo stesso modello.

Figura n°1

Fig. 1: Medie annue per tutti i dati inclusi nell’analisi. CR = raggi cosmici, Ap = indice di attività geomagnetica solare, UV = raggi ultravioletti [che diminuiscono durante i massimi solari], SOI = Southern Oscillation Index, pnai = Pacific North American teleconnection, SPI = Scandinavian Pattern, Naoi = North Atlantic Oscillation Index, Temp tropo = temperature troposferiche STRATO = temperature stratosferiche.

Figura n°2

Fig. 2: Coefficienti di correlazione tra le anomalie delle temperature medie emisferiche a livello della troposfera e della stratosfera, per l’intero emisfero settentrionale e per le latitudini extratropicali. Le correlazioni sono calcolate per l’intera serie (Ann), per anni con QBO occidentale (QBOW), per anni con QBO orientale (QBOE), anni minimi solari (sm) e gli anni di massimo solare (SM). Correlazioni per l’intero anno (A) e tutte le stagioni: inverno (W), primavera (Sp), estate (Su), autunno (F).

Possibili effetti tra teleconnessioni atmosferiche e la variabilità solare sulle temperature della troposfera e della stratosfera nell’emisfero settentrionale

Astratto

Sono descritte le possibili relazioni tra le temperature nella troposfera e nella stratosfera nell’emisfero settentrionale e le oscillazioni atmosferiche, solari e l’attività geomagnetica, con analisi correlate. Viene esaminata la dipendenza delle correlazioni tra le stagioni, il livello di attività solare e la fase della Quasi Biennial Oscillation (QBO). Un dato importante è che la variabilità della temperatura troposferica emisferica è ben collegata con lo Scandinavian Pattern, il Pacific North American teleconnection e meno con la North Atlantic Oscillation. Vi è anche un possibile collegamento con la Southern Oscillation (SO) per l’inverno. Il flusso solare UV ed il flusso dei raggi cosmici potrebbero influenzare la temperatura troposferica durante le stagioni calde, massimo solare o QBO occidentale. Correlazioni significative tra la temperatura della stratosfera Nord e il SO si osservano soprattutto durante la fase orientale della QBO e il minimo solare. Segnali di variabilità geomagnetica sono visti nella temperatura della stratosfera invernale. La temperatura della stratosfera è correlata con il flusso dei raggi cosmici e dei raggi UV solari a livello annuo al massimo solare e QBO occidentale. L’effetto UV a livello stratosferico è meno chiaro del previsto. L’esistenza di alcune correlazioni tra le temperature stratosferiche / troposferiche e parametri interni ed esterni, in determinate circostanze climatiche e durante le diverse fasi del ciclo solare, potrebbero aiutare a identificare i processi che trasferiscono l’energia dal sole per diversi strati atmosferici e nel valutare il loro ruolo nella variabilità climatica.

Fonte : http://hockeyschtick.blogspot.com.au/2014/01/new-paper-finds-another-amplification.html

 

Simone

Ellsworth Huntington nel Giugno del 1908 pubblica questo grafico e scrive ….

 

Ellsworth Huntington (16 settembre 1876 – 17 ottobre 1947) è stato un professore di geografia all’Università di Yale nel corso del 20esimo secolo, noto per i suoi studi sul determinismo climatico, la crescita economica e la geografia economica. Ha servito come presidente della Ecological Society of America nel 1917, l’Associazione dei Geografi americani nel 1923 e Presidente del Consiglio di Amministrazione della Società Americana di Eugenetica 1934-1938.

 

Alcuni passi …

Due sono tra i fattori inorganici mediante i quali la Terra influenza profondamente le vicende umane , il climatico, da una parte, e le attività telluriche dall’altra. Per clima dobbiamo molto alla natura e la profondità del terreno sul quale dipende tutta la vita , determinando il carattere della vegetazione, che  rende possibile il vasto commercio che consiste nello scambio dei prodotti vegetali di una terra per i prodotti di un altro; provoca gli uomini a impegnarsi in occupazioni diverse , alcune , per esempio , aumentare il riso nella pianura calda d’Egitto , e altri che portano la vita del boscaiolo o cacciatore nei boschi freddi del Canada e, infine, il clima esercita una profonda influenza sul temperamento umano , gli abitanti della zona torrida , come è generalmente riconosciuto , consumano notevolmente meno energia rispetto a quelli delle regioni temperate . Attività tellurica , che si manifesta in movimenti della crosta terrestre , passato e presente , è altrettanto importante , se i suoi effetti non sono così immediatamente visibili . Le devastazioni dei terremoti e vulcani , grandi come sono , passano in insignificanza se confrontati con i risultati stupendi che si sono succeduti dallo sconvolgimento dei continenti e la piegatura degli strati di roccia solida . Nello studio del clima e dell’attività tellurica , attenzione è stata recentemente concentrata sulla terra . Nel giro di pochi anni , tuttavia, gli scienziati hanno cominciato ad ossservare il sole per vedere se i suoi cambiamenti sono in alcun modo collegati con i cambiamenti del clima o con il verificarsi dei terremoti e delle eruzioni vulcaniche . In un primo momento i risultati sono stati negativi . Di recente , tuttavia, gli studenti di fisica solare hanno dimostrato, e che sono ora  in fase di progresso, che le fluttuazioni del clima sembrano coincidere con le variazioni dell’attività del sole come si evince dalla comparsa di macchie solari , e le ricerche di Jensen ,  sembrano indicare una coincidenza ancora più stretta tra attività solare e il verificarsi di terremoti ed eruzioni vulcaniche.

Al momento attuale, come abbiamo visto, le variazioni del sole appaiono coincidenti con le variazioni climatiche e telluriche nella terra. Per quanto possiamo giudicare, i cambiamenti climatici, anche se su una scala molto piccola, sembrano essere della stessa natura, come i grandi cambiamenti climatici dei vari periodi glaciali dei tempi geologici precedenti. Le modifiche telluriche, anche su una scala molto piccola, sono apparentemente della stessa natura, come i grandi movimenti del passato con cui le montagne sono state formate e i continenti si sono alzati. È da notare che, secondo l’opinione generale dei geologi i tre cambiamenti climatici più noti e più gravi attraverso il quale la Terra è passata sono stati strettamente associati con profonde modificazioni della crosta terrestre. Il periodo glaciale che si è verificato poco prima del periodo Cambriano, fin verso l’inizio delle registrazioni geologiche leggibili, è stato seguito da un grande cambiamento nella distribuzione della terra e del mare. Ancora una volta, dopo il prolungato periodo di relativa stabilità conosciuta come l’era paleozoica lì seguì la grave glaciazione del Permiano, composta da molte epoche glaciali separate da epoche calde. A circa lo stesso tempo, o poco dopo, ci fu una grande edificazione dei continenti e la formazione di catene montuose come le Appalachi. Infine, l’ultimo grande periodo glaciale, quello del Pleistocene e Pliocene è stato un grande momento per le grandi montagne, quando le Alpi, la Sierra Nevada, e l’Himalaya hanno ricevuto un marcato innalzamento dando loro l’attuale quota.

Sembra quindi che la storia geologica dei più noti cambiamenti climatici è stata strettamente associata con notevoli cambiamenti tellurici. Sembra che attualmente i cambiamenti climatici e tellurici su piccola scala coincidano con, o seguono da vicino al variare del sole. La questione che si pone è che se non ci può essere stata una simile coincidenza in passato. Nessun tentativo può essere fatto per rispondere alla domanda ancora, ma si apre un campo affascinante di speculazione e di ricerca. Se le attività della terra e del sole sono collegate tra loro in qualsiasi modo come suggerito sopra, lo studio di uno, si aggiungerà notevolmente alla conoscenza dell’altro. Un esame delle variazioni solari, da un lato, ci potra consentire di predire qualcosa di ciò che sta per verificarsi sulla terra. Una lettura attenta della storia geologica della Terra, d’altra parte, può rivelare la storia del sole per milioni di anni passati, e può far luce sul problema affascinante della storia termica e il destino ultimo del suo corpo che, con la conoscenza che aumenta, appare sempre più di essere l’arbitro della vita terrestre.

Madre natura è così chiara nelle sue manifestazioni… ma oggi una certa scienza ha perso di vista questa grande figura, era il 1908 e questo è quello che riportava in apartura articolo e nelle conclusioni Ellsworth Huntington.

P.S.

Dimenticavo il link del grafico : http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/8/86/PSM_V72_D501_Relationship_graph_between_sunspots_and_geological_activity.png

Fonte : http://en.wikisource.org/wiki/Popular_Science_Monthly/Volume_72/June_1908/Coincident_Activities_of_the_Earth_and_the_Sun

Michele