Archivi giornalieri: 17 Febbraio 2015

Il Maunder non è stato un minimo solare così profondo come lo si pensava ….

Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Astrophysical Journal sembra sfatare uno dei più importanti e indiscutibili pilastri della recente storia dell’attività solare.

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di N. V. Zolotova and D. I. Ponyavin

St. Petersburg State University, 198504 St. Petersburg, Russia

Riassunto

Il minimo solare del Maunder (MM), che si è verificato tra il 1645 e il 1715, è principalmente conosciuto come quel periodo di tempo, dalla quasi totale assenza di macchie solari. Nel nostro studio, analizziamo il numero nominale dei gruppi delle macchie solari per ogni osservatore, individualmente. Confrontiamo i disegni e i testuali report delle macchie solari e concludiamo che quest’ultimi hanno sottovalutano il numero delle macchie. Noi sosteniamo quindi che l’origine delle macchie solari, riportata da diversi osservatori nel XVII secolo ha comportato la sottovalutazione dei gruppi di macchie solari con lacune nei rapporti delle osservazione. Dimostriamo che Jean Picard e Giovanni Domenico Cassini dell’Osservatorio di Parigi non hanno riferito della presenza di macchie solari, mentre altri osservatori hanno riferito del verificarsi di macchie. Inoltre, rispetto ad altri osservatori, La Hire ha sottovalutato l’attività solare. Il minimo solare di Maunder, sembra quindi un minimo solare ordinario con delle semplici depressioni nel ciclo di 11 anni dell’attività solare.

Figura n°13 ripresa dalla carta :

Figura 13_ZolotovaIl gruppo di macchie solari Rg è mostrata in blu, il numero di macchie solari internazionale Ri in grigio. La traccia di colore rosso definisce l’ampiezzapresunta” dei cicli solari. La linea di colore nero è il ciclo secolare.

Le conclusioni

Nel nostro lavoro, analizziamo la banca dati nominale NSGs di Hoyt & Schatten (1998) dal 1610 al 1720. Confrontando i disegni delle macchie solari di Galilei, Scheiner, Gassendi, e Hevelius e concludiamo che i soli disegni di Galilei sono simili alle moderne osservazioni delle macchie solari. Nel periodo c’era una tendenza a elaborare le macchie solari come oggetti in modulo circolatorio (vedi l’immagine in apertura articolo). I disegni delle macchie solari riportano quindi un numero significativamente maggiore di macchie solari, rispetto alle testuali o tabulari sorgenti. Noi suggeriamo che questo può essere stato causato dalla visione del mondo di quel periodo (dominante nel XVII secolo) che ha visto (i pianeti e il sole) come ombre durante il transito celeste sconosciuto di questi corpi. Pertanto, un oggetto sulla superficie solare visto come una irregolare forma, o costituito da un insieme di piccoli punti sarebbe stato omesso nel rapporto testuale perché esso era impossibile da riconoscere come corpo celeste.

Notiamo inoltre anche le osservazioni rare e brevi di solito contengono informazioni solo su un gruppo di macchie solari. Questo ci suggerisce che l’osservatore possa essere stato interessato esattamente dal solo transito dei pianeti fronte il Sole, ma non dal numero esatto di macchie solari.

Abbiamo dimostrato che alcuni osservatori (tra cui Jean Picard e Giovanni Domenico Cassini e l’osservatorio di Parigi) hanno sistematicamente creato lacune nelle osservazioni, mentre altri osservatori hanno riferito di macchie solari. Questo ci permette di assumere che nonostante il fatto che i telescopi erano sufficienti per rilevare anche piccole macchie, non tutti gli oggetti presenti sul disco solare sono stati inclusi negli archivi storici. Quindi, le informazioni circa l’attività solare il XVII secolo, sono sottovalutate.

 

“…La storia sta per essere riscritta ?… Michele”

 

Fonte : http://www.leif.org/EOS/Maunder-Minimum-Not-So-Grand.pdf