Questa notte, alle 22:54 UTC del 16 settembre, le 00:54 in Italia del 17 settembre, un forte terremoto di magnitudo 8.2 ha colpito la zona costiera del Cile, a circa 54 km da Illapel e a 233 km a nord di Santiago. Il terremoto è avvenuto nella zona di contatto tra la placca di Nazca sul lato del Pacifico, a ovest, e quella sudamericana a est. La prima scivola sotto la seconda a una velocità di oltre 15 cm/anno, una delle velocità maggiori tra le placche del pianeta, che costituisce il motivo della elevata sismicità.
A causa della magnitudo elevata, che corrisponde a una faglia di almeno un centinaio di chilometri con spostamento tra le due placche di diversi metri, e della posizione della faglia, piuttosto superficiale, il terremoto ha generato uno tsunami che si sta propagando mentre scriviamo in tutto l’Oceano Pacifico. Secondo i dati del Centro Allerta Tsunami dell’Ingv, che opera in fase sperimentale e calcola in maniera rapida e automatica i parametri di tutti i forti terremoti che avvengono sulla Terra, il terremoto cileno aveva il potenziale per produrre uno tsunami. Ecco l’andamento dei tempi di propagazione della prima onda di tsunami (figura sotto) calcolata automaticamente pochi minuti dopo il sisma.
Isocrone della propagazione della prima onda di tsunami e livelli presunti di allerta sulle coste dell’America del sud (il rosso equivale al livello massimo). La magnitudo indicata nella figura (8.0) era quella preliminare calcolata pochissimi minuti dopo il terremoto, che è stata poi rivista a 8.2
I dati dei mareografi e delle boe nella regione pacifica sudamericana hanno effettivamente rilevato onde di tsunami di qualche metro, con un picco di circa 4 metri a Coquimbo. Da notare che la prima onda non è la più alta, come spesso accade. La maggiore al momento è arrivata a Coquimbo circa un’ora dopo la prima.
Registrazione delle onde di tsunami a Coquimbo, in Cile. Si noti che le onde maggiori arrivano dopo la prima (fonte: IOC)
Il Cile è dotato di un buon sistema di Early Warning per gli tsunami, che ha dato prova di efficacia negli ultimi anni, dopo che nel terremoto del 2010 (M8.8) ci furono dei problemi nell’allerta. Mentre scriviamo è in corso l’evacuazione delle zone costiere.