I cambiamenti climatici rappresentano un’emergenza globale e locale che mette a rischio la vita di persone, specie ed ecosistemi. In pericolo c’è la sicurezza di intere popolazioni, in ogni area del pianeta e si pongono, esplicitamente, oggi nel mondo, questioni di giustizia climatica. Esse sono legate a costi economici crescenti e all’aggravamento delle condizioni di povertà, a difficoltà sempre maggiori nell’accesso all’acqua, alla riduzione della produzione agricola che mette a rischio la sicurezza alimentare, a nuovi motivi di conflitto e di fuga. Le cause antropiche del cambiamento climatico sono ormai acquisite a livello scientifico mondiale. In gran parte dipendono dall’esplosione negli ultimi secoli dell’utilizzo delle fonti energetiche di origine fossile e dalla deforestazione.
Oggi, però, esistono le conoscenze e le soluzioni tecnologiche per sviluppare un’economia fossil free, che apre prospettive di nuovi settori produttivi con importanti ricadute occupazionali e può dare vita a una nuova democrazia energetica.
Ma ci sono anche approcci innovativi in settori tradizionali, come quello agricolo, che possono dare un contributo importante alla riduzione della CO2.
La COP21, che si terrà a Parigi a partire dal 30 novembre fino al 12 dicembre 2015, rappresenta una tappa molto importante nella battaglia contro i cambiamenti climatici, perché vi si dovrà definire un nuovo piano di riduzione delle emissioni globali di gas serra. Da lì può partire un percorso nuovo ed efficace. Ma molte sono le resistenze, guidate soprattutto dalle lobby delle vecchie fonti energetiche, molte sono le timidezze che i governi stanno dimostrando. Per questo non si può dare per scontato che l’esito della COP21 sia positivo, cioè sia varato un accordo efficace, equo e incisivo che permetta davvero di raggiungere l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C.
Riteniamo necessario e urgente agire perché, grazie alla pressione dell’opinione pubblica e delle organizzazioni della società civile, si riesca a strappare un accordo legalmente vincolante e in linea con le indicazioni della comunità scientifica. Per questo diamo vita alla Coalizione Clima “Parigi 2015: mobilitiamoci per il clima”, perché la conferenza di Parigi apra un percorso concreto e condiviso da tutti i Paesi, nel quadro di una responsabilità comune e differenziata in rapporto al contributo storicamente dato alle emissioni di CO2.
Le organizzazioni promotrici, con storie, culture, obiettivi, ragioni sociali e motivazioni diverse, si impegnano a declinare, nei propri ambiti di attività e nelle proprie iniziative, le azioni coerenti necessarie per contrastare i cambiamenti climatici e a dar vita a una Coalizione aperta, che si ripromette di continuare ad allargarsi nei prossimi mesi, con l’obiettivo di costruire iniziative e mobilitazioni comuni per raggiungere la massima sensibilizzazione possibile sulla lotta ai cambiamenti climatici e sull’appuntamento di Parigi, per arrivare con una grande partecipazione alle mobilitazioni internazionali del 29 novembre (giorno precedente all’inizio del summit che inizierà il 30 novembre) e poi il 12 dicembre (ultimo giorno dei negoziati) a Parigi.
Per raggiungere questo obiettivo pensiamo sia necessario:
1) organizzare iniziative nazionali e territoriali per sollecitare all’azione contro i cambiamenti climatici, per favorire la conversione del modello agricolo verso il biologico, per bloccare il programma governativo di sviluppo delle trivellazioni, per avviare la costruzione nel territorio e nei diversi settori industriali di un modello produttivo che acceleri la transizione energetica in corso, garantendo i livelli occupazionali, per un futuro pulito, efficiente e rinnovabile;
2) interloquire con il governo italiano e con l’Unione Europea perché assumano posizioni utili in sede di COP 21, a cominciare dal formale riconoscimento che la ‘Just Transition’ debba essere parte integrante del quadro politico che l’UE adotterà per organizzare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio oltre il 2020;
3) avviare iniziative di comunicazione per l’opinione pubblica e per i giornalisti per diffondere consapevolezza delle sfide che si giocheranno a Parigi, degli effetti dei cambiamenti climatici sul pianeta e sulla vita di tutti, e delle prospettive che serie politiche di mitigazione e adattamento potrebbero portare nel nostro paese come in tutti i paesi del globo.
C’è qualcosa che non mi torna…
Una sola cosa…
😀
E’ riportato :
“Le cause antropiche del cambiamento climatico sono ormai acquisite a livello scientifico mondiale. In gran parte dipendono dall’esplosione negli ultimi secoli dell’utilizzo delle fonti energetiche di origine fossile e dalla deforestazione.”
In questi giorni Patricia (fonte La repubblica ) è stato l’uragano più forte mai registrato nell’emisfero occidentale.
http://m.repubblica.it/mobile/r/sezioni/esteri/2015/10/23/news/messico_stato_di_emergenza_uragano_patricia_a_categoria_5-125704270/?ref=m|home|centro|pos_1
Volevo domandare alla coalizione “Il clima è il mio pallino” perchè quando avevamo poca CO2 (vedi l’esempio sotto riportato del 1959) non era così influente ?
[img]https://i1.wp.com/realclimatescience.com/wp-content/uploads/2015/10/2015-10-24-06-10-26.png[/img]
[img]http://zfacts.com/metaPage/lib/zFacts-CO2-Temp.gif[/img]
https://stevengoddard.wordpress.com/2015/10/24/1959-storm-was-much-more-powerful/
Michele(Quote) (Reply)
Michele,
Complimenti! Se voi della “New Ice Age” unirete le vostre forze con quelli della “The flat earth society” (http://www.theflatearthsociety.org/cms/) potrete cambiare il mondo. Non che ogni cambiamento sia necessariamente un miglioramento.
Usare la retorica al posto dei dati scientifici, dimostra la scarna solidità delle vostre tesi. Per essere più chiari: il numero di morti di un singolo evento estremo è qualcosa di assai poco significativo (sia logicamente sia statisticamente) rispetto ai dati raccolti dal IPCC e da una miriade infinita di ricercatori pro-“causa antropica”.
Ognuno , ovviamente, è libero di pensarla come crede. L’analisi metodologica, statistica e logica di una tesi scientifica e la sua consistenza fattuale (i dati) sono però diversi dalle opinioni. Un’ipotesi ben argomentata, indagata con metodologia impeccabile e con consistenti dati può, alla fin dei conti, rivelarsi comunque errata. Ed una ipotesi scientifica mal impostata, indimostrata e logicamente incoerente può rivelarsi giusta nel tempo.
Ma se di scienza stiamo parlando e non di libere opinioni, il verdetto deve comunque prima o poi sempre passare dai dati, dalle analisi e dalle metodologie.
Scienza e retorica non sono sinonimi e non sono neppure sostituibili.
Saluti
Alessandro
Alessandro Corradini(Quote) (Reply)
Alessandro Corradini,
Belle parole…
Come i politici sciolini una semantica scientifica fantastica ….
Vuoi peer review,
Ti accontento subito… (le prime 20), attendo tua analisi.
1. Adolphi, Florian, et al. “Persistent link between solar activity and Greenland climate during the Last Glacial Maximum.” Nature Geoscience (2014)
2. Barlyaeva, Tatiana V. “External forcing on air–surface temperature: Geographical distribution of sensitive climate zones.” Journal of Atmospheric and Solar-Terrestrial Physics 94 (2013): 81-92
3. Biktash, L. Z. “Evolution of Dst index, cosmic rays and global temperature during solar cycles 20–23.” Advances in Space Research 54.12 (2014): 2525-2531
4. Buizert, C., et al. “Precise Interhemispheric Phasing of the Bipolar Seesaw during Abrupt Dansgaard-Oeschger Events.” AGU Fall Meeting Abstracts. Vol. 1. 2014
5. Chambers, Don P., Mark A. Merrifield, and R. Steven Nerem. “Is there a 60‐year oscillation in global mean sea level?.” Geophysical Research Letters 39.18 (2012)
6. Czymzik, Markus. “Mid-to Late Holocene flood reconstruction from two varved sediment profiles of pre-alpine Lake Ammersee (Southern Germany).” (2013)
7. Douglass, David H., and Robert S. Knox. “The Sun is the climate pacemaker I. Equatorial Pacific Ocean temperatures.” Physics Letters A 379.9 (2015): 823-829
8. Douglass, David H., and Robert S. Knox. “The Sun is the climate pacemaker II. Global ocean temperatures.” Physics Letters A 379.9 (2015): 830-834
9. Georgieva, K., C. Bianchi, and B. Kirov. “Once again about global warming and solar activity.” Memorie-Societa Astronomica Italiana 76.4 (2005): 969
10. Kerton, Adrian. “Climate Change and the Earth’s Magnetic Poles, A Possible Connection.” Energy & environment 20.1 (2009): 75-83
11. Knudsen, Mads Faurschou, and Peter Riisager. “Is there a link between Earth’s magnetic field and low-latitude precipitation?.” Geology 37.1 (2009): 71-74
12. Knudsen, Mads Faurschou, et al. “Tracking the Atlantic Multidecadal Oscillation through the last 8,000 years.” Nature Communications 2 (2011): 178
13. Knudsen, Mads Faurschou, et al. “Evidence for external forcing of the Atlantic Multidecadal Oscillation since termination of the Little Ice Age.” Nature communications 5 (2014)
14. Immel, Thomas J., et al. “Effect of IMF By on thermospheric composition at high and middle latitudes: 2. Data comparisons.” Journal of Geophysical Research: Space Physics (1978–2012) 111.A10 (2006)
15. Ineson, Sarah, et al. “Regional climate impacts of a possible future grand solar minimum.” Nature communications 6 (2015)
16. Labitzke, Karin, Markus Kunze, and Stefan Brönnimann. “Sunspots, the QBO and the stratosphere in the North Polar Region–20 years later.” Meteorologische Zeitschrift 15.3 (2006): 355-363
17. Lam, Mai Mai, Gareth Chisham, and Mervyn P. Freeman. “Solar wind‐driven geopotential height anomalies originate in the Antarctic lower troposphere.” Geophysical Research Letters 41.18 (2014): 6509-6514
18. Lassen, Knud, and Peter Thejll. Multi-decadal variation of the East Greenland Sea-Ice Extent: AD 1500-2000. DMI, 2005
19. Leal-Silva, M. C., and VM Velasco Herrera. “Solar forcing on the ice winter severity index in the western Baltic region.” Journal of Atmospheric and Solar-Terrestrial Physics 89 (2012): 98-109
20. Lee, Kyung Eun, and Wonsun Park. “Initiation of East Asia monsoon failure at the climate transition from the Medieval Climate Anomaly to the Little Ice Age.” Global and Planetary Change 128 (2015): 83-89
Saluti,
Michele
Michele(Quote) (Reply)
Se giochiamo a fare gli elenchini di singoli articoli non andiamo molto lontano. Non sono io che devo valutare la consistenza delle tesi, ma la comunità scientifica nel suo complesso e questa pare essersi già espressa molto chiaramente.
Un complotto mondiale ordito dell’intera classe di ricercatori (decine di migliaia come minimo) oppure un’evidente asimmetria tra le due posizioni?
Lascio che a rispondere a questa domanda sia il rasoio di Occam.
Saluti
Alessandro
Alessandro Corradini(Quote) (Reply)
Queste tue parole mi ricordano un’affermazione di Pauli :
“Non è neanche sbagliato!”, per dire che era un inutile sfoggio di nozioni risapute.
Oggi invece, i lavori inviati alle riviste scientifiche per passare la peer review devono essere politicamente corretti, cioè non devono dire assolutamente nulla di nuovo e soprattutto non devono andare contro il pensiero dominante. Tra fine ‘800 e inizio ‘900 chi diceva la cosa giusta in fisica stava fermo, chi diceva la cosa sbagliata progrediva. I grandi nomi di allora, quelli che occupavano le cattedre di scienze a Cambridge, Parigi o Berlino e selezionavano gli articoli da pubblicare nelle riviste scientifiche nazionali, predicevano che la fisica era finita e che non c’era ormai più nulla da scoprire.
Oggi si suona oggi la stessa musica, abbiamo chiarito tutti processi climatici che circondano il nostro pianeta ! C’è il consenso scientifico.
😆
Michele(Quote) (Reply)
Si può fare di meglio, caro mio luminare.
La cosa più bella che noi possiamo provare è il senso del mistero: esso è la sorgente di tutta l’arte e di tutta la scienza
http://aforismi.meglio.it/aforisma.htm?id=1c6a
Michele(Quote) (Reply)
Che ci sia un GW è certo.
Che tutto il GW sia naturale o antropico o misto ed in quale misura finora nessuno l’ha mai dimostrato.
Sono di piu quelli che hanno l’OPINIONE del gw antropico.
Ma per me non basta come certezza scientifica.
O sbaglio?
sbergonz(Quote) (Reply)
La presunzione dell’uomo può non avere limite, dicasi lo stesso per il suo egoismo.
La pretesa di pre-stabilire l’andamento del clima sulla base dei dati raccolti nell’ultima frazione di secondo (a tale grandezza è riconducibile la conoscenza umana, rispetto all’età del pianeta terra) è, a dir poco, temeraria.
Andiamo verso un global warming oppure ci avviamo verso una nuova era glaciale ?
Nei milioni di anni passati quanti di questi avvicendamenti sono avvenuti…
Sono fenomeni ciclici? oscillazioni del campo magnetico terrestre? o dovuti a fattori esogeni (sole, etc) ?
Ognuno è libero di costruire la propria teoria o di sposare o meno quelle di altri, ma nessuno ha la verità in mano.
Che ci sono stati, e ci siano ancora, fenomeni di inquinamento pesante del nostro ambiente è innegabile, ma pensare che se tali fenomeni non ci fossero stati il clima sarebbe rimasto immutato nei secoli e per l’eternità conferma che l’antropocentrismo non è mai tramontato.
free(Quote) (Reply)
Michele,
Appunto. Non mi pare che la fisica si sia arrestata alle nozioni presenti a “fine ‘800 e inizio ‘900 “. Se il metodo scientifico non funzionasse allora sarebbe un bel mistero capire come abbiamo fatto ad arrivare alla fisica del CERN.
Inoltre concepire la questione climatica come una netta contrapposizione tra cause antropiche e non mi pare una forzatura illogica. Tanto più quanto le cause non antropiche sono state considerate e soppesate dalla comunità scientifica, ma semplicemente valutate marginali rispetto alle antropiche.
Ossia, la visione dominante attuale non esclude aprioristicamente l’esistenza di fattori naturali che alterano il clima. Semplicemente considera la quantificazione di detti fenomeni ampiamente insufficiente a motivare gli scostamenti osservati. Se si vuole contestare la visione dominante quindi si dovrebbe produrre una mole di dati che confermi quantitativamente lo scostamento su basi naturali e tale analisi dovrebbe essere statisticamente consistente e libera da vizzi di metodo. Nulla più, nulla meno.
Saluti
Alessandro
Alessandro Corradini(Quote) (Reply)
Michele,
Non ho nulla contro “il senso del mistero” come leva motivazionale per indagare l’ignoto e pure ciò che si crede, a torto o a ragione, noto. Però il senso di meraviglia ed il fascino del mistero che animano la nostra ispirazione non sono un argomento logico, ma psicologico. Confondere i due piani vuol dire scambiare la logica e la coerenza con i propri desideri.
Si può fare, ma non è scienza.
Saluti
Alessandro
Alessandro Corradini(Quote) (Reply)
free,
Antropocentrismo è una cosa. Fisica e chimica sono altro.
La scienza non è un racconto morale. Non ha a che fare con ciò che si desidera. Ha a che fare con cose come l’osservazione, i dati, la coerenza, la consistenza statistica e la correttezza procedurale nel svolgere tali attività.
Può non piacere. Non è obbligatorio che il metodo scientifico piaccia a tutti. Ma se si vuol fare scienza e non cimentarsi con qualche altro metodo filosofico, allora non si può sfuggire da quel genere di rigore logico/razionale.
La retorica, persino quando è nel giusto, non è un equivalente dell’analisi scientifica.
Saluti
Alessandro
Alessandro Corradini(Quote) (Reply)
sbergonz,
Scienza e “certezza assoluta” sono due concetti incompatibili. La scienza non rincorre verità assolute ma verità relative, ossia vere se e solo fino a ché non vi sia una migliore spiegazione a disposizione.
Se si vuole essere rassicurati intellettualmente è meglio rivolgersi ad altre pratiche filosofiche. Se si accetta il metodo scientifico si accetta anche si accetta anche che nessun dogma è una fortezza inespugnabile, per il semplice fatto che per la scienza non esistono dogmi.
Saluti
Alessandro
Alessandro Corradini(Quote) (Reply)
Alessandro Corradini,
…e fu così, grazie alla scienza, che i giapponesi costruirono mirabili opere di ingegneria ad elevate caratteristiche antisismiche. Peccato che dimenticarono che i terremoti in mare provocano degli tsunami….
free(Quote) (Reply)
E’ riconosciuto scientificamente che il nostro cervello lavora così :
[img]http://www.lematpercorsi.com/wp-content/uploads/2012/11/emisferi-cerebrali1.jpg[/img]
I più grandi usavamo in maniera equilibrata 50% + 50% (sfruttando al massimo entrambe le parti) sia la cretività che la razionalità.
Newton allora non faceva scienza, ma magia.
😆
https://en.wikipedia.org/wiki/Isaac_Newton's_occult_studies
Michele(Quote) (Reply)
E’ da 5 miliardi di anni che tutti i pianeti gli girano intorno.
Ma siccome per la scienza, non è dominantee ed è insufficiente a motivare gli scostamenti osservati, spegnamolooo…
😆
[img]https://daltonsminima.files.wordpress.com/2009/11/prom1743_eit_med.jpg?w=595[/img]
Michele(Quote) (Reply)
ciao Alessandro,
vorrei farti presente che questa cosa del 97% del consenso sull’AGW che tu indirettamente citi (almeno mi pare tu ti riferisca a quella) è stata dimostrata essere basata su assunzioni errate. Ci sono alcuni lavori che girano su internet che lo dimostrano abbastanza bene.
Inoltre, da persona che lavora nel mondo della ricerca, posso assicurare che l’appiattimento sulle posizioni dell’ente finanziatore è una pratica diffusissima e quasi indispensabile se vuoi lavorare, fare carriera, e costruire qualcosa. In tantissimi campi questo non è un problema ma laddove la scienza non è “settled” lo può diventare. Tieni anche conto che in certi paesi (USA in primis) il ricercatore che non produce abbastanza o produce fuori dalle linee guida del dipartimento/università/… può venire licenziato senza grosse difficoltà.
E senza contare un certo conformismo tipico della scienza. Se vuoi sentirti stimato dai tuoi colleghi è più facile farlo nel campo in cui tutti siamo d’accordo e ci diamo le pacche sulla schiena. Anche nel campo della ricerca quello che va sempre a cercare il pelo nell’uovo è guardato male e fa una vita assai più difficile.
Tutto questo per dire che quando il dissenso inizia a crescere significativamente, anche se tale dissenso è ben lontano dal 50%, questo è un segno che la posizione ufficiale non regge. E va rivista.
E sull’AGW a me pare che il dissenso sia crescendo notevolmente.
ciao
Kjai
Kjai(Quote) (Reply)
Ma poi, non vedo perchè temere questo GW o AGW che sia.
Aumentano forse gli eventi disastrosi, ma aumentano anche gli ambienti abitabili e la stessa fertilità, contro un mondo di tundre, steppe fredde e deserti aridi…..
Io sto risparmiando in riscaldamento.
sbergonz(Quote) (Reply)
c’è qualche allienamento planetario? il sole nonostante il sf ancora basso, porta macchie più consistenti http://sdo.gsfc.nasa.gov/assets/img/latest/latest_1024_0171.jpg
alessandro1(Quote) (Reply)
Anche gli scienziati “tengono famiglia”.
Giorgio(Quote) (Reply)