Archivi giornalieri: 28 Ottobre 2015

Il ciclo di 1350 anni e gli eventi Lawler nell’olocene -1°parte-

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Negli ultimi anni sono state pubblicate una serie di studi che propongono dei cicli climatici su scala millenaria. Fred Singer e Dennis Avery credono che ci sia un ciclo inarrestabile di 1500 anni.

La prova della presenza di cicli climatici naturali globali di 1.500 anni comprende lunghe registrazioni del cambiamento di temperatura. Si parte dalle carote di ghiaccio, fondali marini e/o lacustri, sedimenti, fossili di granelli di polline e di piccole creature marine. Ci sono anche registrazioni su scale temporali più brevi come per le stalagmiti delle grotte, gli anelli degli alberi e una grande varietà di altre registrazioni della temperatura.

La prova fisica del ciclo climatico di 1500 anni sulla Terra – Settembre 2005 – S. Fred Singer e Dennis T. Avery, si veda : http://www.ncpa.org/pdfs/st279.pdf

Charles Perry e Kenneth Hsu credono che ci sia una piccola era glaciale ogni 1300 anni

L’approssimativo ciclo di 1.300 anni è concorde con le testimonianze archeologiche e storiche di questi periodi freddi e caldi, ed affermano : “…Nel corso della storia, il riscaldamento globale ha portato prosperità mentre il raffreddamento globale ha portato le avversità…”

Geofisica, archeologica, ed evidenze storiche sono ha supporto di un modello solare per il cambiamento climatico , di Charles A. Perry e Kenneth J. Hsu http://www.pnas.org/content/97/23/12433.full.pdf

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Gerard Bond ritiene che vi sia un ciclo climatico 1.470 anni nell’olocene.

http://en.wikipedia.org/wiki/Bond_event

Un diffuso ciclo su scala millenaria nel nord Atlantico Olocene e climi glaciali – Bond, G .; et al. – 1997 : http://rivernet.ncsu.edu/courselocker/PaleoClimate/Bond%20et%20al.,%201997%20Millenial%20Scale%20Holocene%20Change.pdf

Purtroppo, i cicli climatici individuati su scala millenaria non sono molto prevedibili. Ad esempio, obbligazionari eventi accadono ogni 1.470 anni, più o meno [circa] 500 anni. Inoltre, i cicli climatici individuati su scala millenaria possono essere piuttosto sfuggenti. Per ragioni che non sono chiare, l’unico evento dell’olocene che ha un segnale di temperatura chiaro nelle carote di ghiaccio della Groenlandia è l’evento 8.2 kyr.

Ad esempio, Wikipedia riporta: “…Per ragioni che non sono state ancora chiarite, l’unico evento dell’olocene che ha un segnale della temperatura chiaro nelle carote di ghiaccio della Groenlandia è l’evento 8.2 kiloyear….”

E’ chiaro quindi che la datazione delle carote di ghiaccio della Groenlandia è un’ipotesi speculativa [supporta da modelli al computer]. In secondo luogo, obbligazionari eventi “medi” di 1.470 anni [più o meno 500 anni], fanno riflettere sulle vere significative frequenze dei dati.

In generale, ci sono molte sfide che si pongono i ricercatori, per cercare di individuare i cicli climatici su scala millenaria :

1) In generale, – i ricercatori – alla cieca, si mettono alla ricerca di cicli nascosti all’interno dei dati. Più specificamente; essi non sono alla ricerca di uno specifico meccanismo ciclico.

2) I ricercatori stanno lavorando con ricostruzioni proxy del clima [è queste non sono una cosa reale]. Ogni procura [e ricostruzione] ha i suoi problemi specifici, ma i ricercatori di solito incontrano alcuni problemi riguardanti : la calibrazione, la risoluzione temporale, ipotesi nascoste e modelli elaborati al computer.

3) I ricercatori, in genere, aderiscono alla convinzione gradualista che “il presente è la chiave per comprendere il passato” dove, grazie alle ultime scoperte, “il presente” funziona allo stesso modo del “passato”. Sfortunatamente, questo approccio gradualista diventa un ossimoro quando i ricercatori sono a caccia di cicli climatici drammatici su scala millenaria..

Nel complesso, come mio padre diceva: due torti non fanno una ragione. Tuttavia, i misteri dei cicli climatici su scala millenaria possono essere svelati in pochi passaggi corti.

  • Il primo pezzo del puzzle è stato stabilito analizzando [studio effettuato su un  foglio di calcolo di Excel] le distanze orbitali e i periodi orbitali dei pianeti del sistema solare utilizzando le moderne tecniche osservazionali [Planets – A Very Short Introduction by David A Rothery – Oxford University Press – 2010 ].

La risultante linea di tendenza, genera con excel, una misura perfetta con i dati planetari.

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  • Il secondo pezzo del puzzle ci è stato fornito dal Voyager 1 [nel 2012], quando il veicolo spaziale ha rilasciato all’astronomia un vero e proprio “reality check”  lasciando il Sistema Solare ad una distanza di 122 UA [dal Sole].

La sonda Voyager 1 (che pesa 722 chilogrammi), è stata lanciata dalla NASA il 5 settembre 1977,  per studiare il sistema solare esterno e il mezzo interstellare. Operativa per 35 anni, 1 mese e 23 giorni, a partire dal 28 ottobre 2012, la navicella riceve comandi di routine e trasmette i dati al Deep Space Network, ad una distanza di circa 122 AU (1.83 × 1010 km), ed è l’oggetto artificiale più lontano dalla Terra. Adesso, Voyager 1, si trova nello strato più esterno dell’eliosfera. Il 15 giugno 2012, gli scienziati della NASA hanno riferito che Voyager 1 può essere molto vicino a entrare nello spazio interstellare, diventando il primo oggetto artificiale a lasciare il Sistema Solare.

Fonte : http://en.wikipedia.org/wiki/Voyager_1 Voyager 1 potrebbe aver lasciato il sistema solare by Nancy Atkinson il 8 ott 2012

 

4-voyager-one-passes-through-the-double-layer-boundary-and-leaves-the-solar-system

Mentre non c’è nessuna parola ufficiale da parte della NASA sul fatto che Voyager 1 potrebbe aver lasciato il sistema solare. La prova conclusiva, ci viene dal grafico sopra riportato, che mostra il numero di particelle (principalmente protoni) che in uscita dal Sole colpiscono Voyager 1 nel tempo.

http://www.universetoday.com/97763/voyage-1-may-have-left-the-solar-system/

L’ultimo pezzo della traccia è stato calcolato con excel, estendendo la linea di tendenza fino a 122 UA, per scoprire il periodo orbitale dell’eliosfera di 1.350 anni.

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Fine 1°parte