Archivio mensile:Ottobre 2015

Anche i meteorologi vogliono la patente

meteo-2«Troppe previsioni improvvisate». Gli esperti chiedono l’ennesimo obbligo di certificato

I meteorologi chiedono un patentino ufficiale per porre un freno alle previsioni sbagliate, al proliferare dei siti meteo improbabili, soddisfacendo quella che sembra essere diventata una malattia nazionale: sapere sempre e in ogni momento il tempo che fa. Non solo. Chiedono anche che il meteo sia studiato nelle università come negli altri Paesi, ad esempio in Austria, Germania, in Inghilterra, in Svizzera o negli Usa.

In un Paese che vuole smantellare gli ordini professionali i meteorologi vanno in controtendenza: ora chiedono un patentino ufficiale. Solo così, dicono, si potrebbe porre un freno alle previsioni sbagliate, al proliferare dei siti meteo improbabili, soddisfacendo quella che sembra essere diventata una malattia nazionale: sapere sempre e in ogni momento del giorno il tempo che farà.

Non solo. Chiedono anche che il meteo sia studiato nelle università italiane come succede negli altri Paesi. Ecco la cura suggerita per evitare le conseguenze disastrose di eventi meteorologici mal valutati e diffusi. «Bollino arancione ? — dice Fausto Pepe, sindaco di Benevento, dove ieri le vittime del maltempo sono salite a tre —. Sì, abbiamo ricevuto la comunicazione della Protezione Civile. Ma il colore arancione significa piogge moderate e non certo alluvione, quella che invece ha colpito la città e metà dei comuni della provincia». L’autunno si ripresenta con gli stessi problemi mai affrontati.

«Da noi, purtroppo, le previsioni non sono considerate» nota Dino Zardi dell’Università di Trento, organizzatore del Festival della meteorologia in corso nel capoluogo trentino. «In questa situazione — aggiunge — c’è chi si improvvisa meteorologo aprendo un sito Internet, elaborando sommariamente dati americani e lanciando previsioni sensazionalistiche. Così aumenta i clic per conquistare un seguito e vendere più facilmente i propri servizi. Anche il mestiere di meteorologo deve essere garantito ufficialmente come quello del medico».

Ora con tre anni di ritardo (lo chiedeva una legge del 2012), sta forse per arrivare sul tavolo del governo un provvedimento che vara la certificazione del meteorologo; una direttiva giuridica che stabilisce come deve essere organizzato il lavoro, la preparazione di chi lo affronta, l’aggiornamento. «È indispensabile — sottolinea — per tutelare chi lo esercita e il cittadino. Inoltre il provvedimento dovrebbe unire in una rete i vari servizi meteo locali». Ma per cambiare davvero le cose occorrerà compiere un altro passo fondamentale: predisporre una formazione universitaria adeguata. Di questo, invece, non si parla. «Nel nostro Paese non esiste una laurea in meteorologia — dice Guido Visconti dell’Università dell’Aquila —. Delle 450 cattedre di professori ordinari solo tre sono dedicate alla fisica dell’atmosfera. Esistono corsi o specializzazioni che spesso gli studenti non conoscono. I tentativi fatti finora per un corso di laurea sono falliti » . «Eppure — conclude Dino Zardi — basta ad andare in Austria, a Innsbruck, a 125 chilometri da Trento, ci si può laureare normalmente in meteorologia. Ma altrettanto in Germania, in Inghilterra, in Svizzera o negli Usa». Bisognerebbe ricordare che la difesa del territorio e la sua vulnerabilità si difendono cominciando dalle buone previsioni meteo.

Fonte : http://www.pressreader.com/italy/corriere-della-sera/20151017/281496455126287/TextView

Meteorologo cacciato dalla tv francese dopo un libro sul riscaldamento globale

Soprannonimato “Monsieur Météo”, ha ricevuto una lettera dall’azienda che gli chiedeva di non presentarsi più a lavoro. Cacciato dal lavoro che ha fatto per vent’anni per essersi discostato dal pensiero unico sul riscaldamento globale.

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È successo a Philippe Verdier, storico meteorologo della tv francese, più precisamente del canale France 2, l’equivalente della nostra Rai1.

Con una lettera formale il canale televisivo ha chiesto al conduttore dei due appuntamenti meteo più importanti della giornata (subito dopo i tg delle 13:00 e delle 20:00), di non presentarsi in redazione, di eliminare dal proprio profilo Twitter ogni riferimento a France 2 e di presentarsi per un colloquio chiarificatore.

Il motivo? “Climat Investigation”, il nuovo libro da lui scritto, dove relativizza le conseguenze del riscaldamento globale e muove pesanti accuse nei confronti degli organizzatori della Conferenza sul clima che si terrà a Parigi il prossimo dicembre, sbugiardando i catastrofisti del Giec (Groupe d’experts intergouvernemental sur l’évolution du climat) e i loro metodi.

La posizione di Verdier è molto forte sull’argomento e col nuovo libro in uscita denuncia i legami poco chiari tra scienziati, politici, ong ambientaliste, lobbisti e religioni sulla questione del clima.

Secondo molti organi di informazione, France Télévisions avrebbe chiesto a Verdier di dissociarsi dal contenuto dell’opera da lui scritta. Essendo impossibile, l’emittente avrebbe imposto al giornalista un “congedo forzato” fino al 26 ottobre.

Dopo qualche giorno dalla sua scomparsa dal video, il meteorologo però ha fugato ogni dubbio su un suo possibile ritorno alla conduzione: “Dovevo tornare al lavoro lunedì. Adesso dovrei essere a preparare il meteo della sera. Sono scioccato, non ho preso io questa decisione“, ha dichiarato ammettendo di essere stato fatto fuori a causa del suo libro. “Mi è arrivata una lettera in cui mi si chiedeva di non tornare al lavoro e questo non ha niente a che fare con il mio lavoro ma ha molto a che fare con il mio libro. Non sono una vittima, ma è proprio come scrivo nel libro: ogni opinione contraria deve essere eliminata“.

 

Fonte : http://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/meteorologo-cacciato-tv-francese-libro-sul-riscaldamento-glo-1183542.html

Perché tutti i risultati delle ricerche scientifiche sono falsi

Nel mio post precedente ho discusso la proposta che tutti gli studi di ricerca devono essere impostati preventivamente. Questo è forse una delle idee più tumultuose e che devono essere spinte, come rimedio,  per i problemi che affliggono la scienza moderna. Ci sono naturalmente altri, che spingono per una “scienza aperta”, cioè, per avere un’accesso gratuito a tutte le pubblicazioni, un esame trasparente post-pubblicazione, con una condivisione di tutti i dati raccolti negli esperimenti. Questo dibattito è anche un impigliarsi con antiche guerre di fede sulle scuole statistiche di pensiero. Alcune di queste idee (come la preregistrazione o se le revisioni dovrebbero essere anonime) rimangono controverse e polarizzante, mentre altre (come l’accesso aperto agli studi) sono così contagiose che sono diventate quasi universalmente accettate.

La scienza non è malata.

Non lo è mai stata. La scienza è un cercare di rivelare i segreti dell’universo. Si tratta di un lento e interattivo arduo processo. Si fanno errori, ma poi subentra l’auto-correzione.  A volte ci vogliono nuove tecnologie, scoperte o teorie (che sono tutto, naturalmente, esse stesse fanno parte della scienza) per fare progressi. Le leggi fondamentali della natura, forse, ci impediscono di scoprire certe cose, per esempio, che cosa succede quando ci si avvicina alla velocità della luce, lasciandoci a soli considerazioni teoriche. Ma per quanto grave siano questi errori, la scienza ha il potenziale per correggerli.

La scienza non dimostra nulla.

Si può leggere su i media popolari su come gli scienziati hanno “scoperto” questo o quello, come hanno mostrato alcune cose, o come certe cose credono rivelarsi false. Ma questo è solo un linguaggio comune per descrivere ciò che gli scienziati effettivamente fanno: si formulano ipotesi, si cercano di testarle con degli esperimenti, interpretano le loro osservazioni, e si usano per elaborare ipotesi migliori. A dire il vero, e piuttosto rilevante, che questo processo spesso non inizia con la formulazione di ipotesi, ma con fare delle osservazioni casuali. Quindi una descrizione più sintetica del lavoro di uno scienziato è questo: osserviamo il mondo e cercare di spiegarlo.

La scienza come modello adatto

In sostanza, la scienza è solo un algoritmo di un modello. Si inizia con rumorosi, osservazioni apparentemente caotici (i puntini neri nelle figure seguenti) e si tenta di trovare un modello che può spiegare come queste osservazione è venuta fuori (le curve solide). Un buon modello può quindi fare previsioni su come l’osservazione futura andrà a finire. I numeri sopra i tre pannelli indicano la bontà di adattamento, cioè, quanto è buona una spiegazione del modello, per i dati osservati.

I numeri più vicini a 1 indicano che un migliore modello si adatta.

Dovrebbe essere immediatamente chiaro che il modello nel pannello di destra è una migliore descrizione della relazione tra i punti dei dati, su i due assi, rispetto agli altri pannelli. Tuttavia, è anche molto più complesso. In molti modi, le linee semplici nel pannello di sinistra o centro sono modelli megliori perché ci permetteranno di fare previsioni che sono di gran lunga maggiori probabilità di essere precise. Al contrario, per il modello nel pannello di destra, non possiamo nemmeno dire se la curva sarà simile se ci muoviamo al di là di 30 sull’asse orizzontale.

Uno dei principi fondamentali del metodo scientifico è il principio di parsimonia, anche spesso chiamato Rasoio di Occam. Essa afferma in sostanza che ogni volta che si hanno diverse possibili spiegazioni per qualcosa, la più semplice è probabilmente corretta. Naturalmente dovremmo valutare la semplicità di una spiegazione contro il suo potere esplicativo o di previsione. La bontà di adattamento del pannello centrale è migliore di quella del pannello di sinistra, anche se non di molto. Tuttavia, non è molto più complesso della semplice relazione lineare mostrata nel pannello di sinistra. Così potremmo forse accettare il pannello centrale come la nostra migliore spiegazione – per ora.

La verità è però che non possiamo mai essere sicuri di quale è la vera spiegazione di fondo. Noi possiamo solo raccogliere più dati e vedere come i nostri modelli attuali sono migliori nel fare predizioni. Prima o poi ci troveremo che uno dei modelli è meglio di tutti gli altri. Nella figura sottostante i modelli montati alle precedenti osservazioni sono mostrati come curve rosse, mentre i punti neri sono nuove osservazioni. Avrebbe dovuto diventare abbastanza evidente che il modello complesso nel pannello di destra è più povero di spiegazioni per i dati. La bontà di adattamento, su queste nuove osservazioni per questo modello è ora molto più povera rispetto agli altri due. Questo perché, questo modello complesso, soffre di sovradattamento dati. Ha cercato di trovare la migliore spiegazione possibile per ogni osservazione, invece di pesare potere esplicativo contro la semplicità. Questo è probabilmente un pò quello che sta succedendo nella testa dei teorici della cospirazione. E’ il tentativo di dare un senso, in un mondo caotico, senza fare un passo indietro a pensare se ci potrebbe non essere spiegazioni semplici e se la nostra teoria possono fare previsioni verificabili. Tuttavia, così estremo come questo caso può sembrare, gli scienziati non sono immuni dal fare tali errori. Gli scienziati, dopo tutto, sono umani.

Vorrei concludere il discorso riportato in precendeza, con il dire, che con dati sufficienti dovrebbe diventare chiaro che la curva del pannello centrale è il miglior adattamento delle tre opzioni. Tuttavia, in realtà, anche questa è sbagliata. Non solo è la funzione utilizzata per modellare i dati e non quella che in realtà è stata utilizzata per generare le osservazioni, ma anche che il modello non può realmente prevedere il rumore, e quindi la variabilità casuale può rovinare le nostre belle previsioni. Anche nel caso del miglior adattamento, il rumore ci impedisce di prevedere future osservazioni perfette. Il modello ideale non solo ha bisogno di descrivere la relazione tra i punti dati sugli assi orizzontale e verticale ma dovrebbe essere in grado di prevedere anche le fluttuazione casuali aggiunte su di esso. Questo è impraticabile e presumibilmente impossibile senza una perfetta conoscenza dello stato di tutto l’universo dalla nanoscopica alla scala astronomica.  Quindi questa varianza inspiegabile rimarrà sempre in ogni scoperta scientifica.

La scienza è sempre sbagliata

Questa analogia mette in evidenza il motivo per cui il timore di conclusioni errate e falsi positive, ha germogliato in un recente discorso scientifico irrazionale e fuorviante. Forse ho molte crisi, ma la riproducibilità non è uno di loro. La scienza è sempre sbagliata. Essa è destinata a inseguire sempre una verità più profonda, senza alcuna speranza di raggiungerla. Questo può sembrare squallido, ma veramente non lo è. Essere sbagliato è inerente al processo. Questo è ciò che rende la scienza emozionante. Queste iniziative nelle unità sconosciute, sono il motivo per cui molti di noi, in realtà, si alza la mattina  come il pensiero di andare a lavorare e perché restiamo a tarda sera cercando di risolvere i problemi invece di fare qualcosa di più immediatamente significativo. E’ anche la stessa audacia e curiosità che ha spinto i nostri antenati nell’inventare strumenti, scoprire il fuoco, e attraversare gli oceani spietati su piccole imbarcazioni fatte di tronchi d’albero. La scienza è un esempio dei più alti sforzi, che lo spirito spirito umano è in grado di fare. Se volevo la certezza incrollabile che io conosco la verità del mondo, sarei diventato un leader religioso, non uno scienziato.

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Il resto del post, continua al seguente indirizzo : https://devilsneuroscientist.wordpress.com/2014/12/10/why-all-research-findings-are-false/

David Archibald : Aggiornamento solare di Ottobre 2015

Introduzione

Mentre il ciclo Solare 24, è nella sua fase di declino, in termini di flusso solare e nel conteggio del numero delle macchie solari, diversi tipi di attività solare sono aumentati notevolmente nel corso 2015. La pressione del flusso del vento solare, per esempio, è ora ad un massimo, come non lo si registrava da due decenni. Questo significa che il basso conteggio dei neutroni, per questo ciclo, potrebbe essere fuori di un anno. Questo significa inoltre, che anche il tanto atteso raffreddamento solare,  potrebbe essere in ritardo almeno di un anno, con la conseguenza che l’altopiano della temperatura terrestre continuerà anche per un altro anno. E’ anche possibile, che il ciclo Solare 24 potrebbe finire con l’essere una strana combinazione : breve e debole. Il miglior ciclo solare analogo al ciclo solare 24 potrebbe essere il ciclo solare 2, lungo nove anni. Infine, l’intensità del campo magnetico del Sole suggerisce che il ciclo solare 25 sarà debole come previsto.

Figura 1: L’indice Ap dal 1932 al 2015

L’Indice Ap è una misura dell’attività geomagnetica ripresa da otto stazioni in tutto il pianeta e riflette i disturbi nella componente orizzontale del campo magnetico terrestre. L’attività è aumentata dall’inizio del 2015.

Figura 2: Pressione del vento Solare dal 1971 al 2015

Allo stesso modo, la pressione del flusso del vento solare è aumentata drammaticamente.

Figura 3: Campo Magnetico interplanetario dal 1966 al 2015

Anche in questo caso, il campo magnetico interplanetario si è portato a dei livelli superiori, rispetto al raffreddamento registrato nel 1970.

Figura 4: Conteggio dei neutroni dal 1964 al 2015

Il flusso dei raggi cosmici galattici fuori l’eliosfera è costante. L‘interno dell’eliosfera è modulata dal campo magnetico portato dal vento solare, che varia con il ciclo solare. C’è un ritardo di un anno tra la forza del campo magnetico interplanetario e il flusso dei raggi cosmici galattici nell’orbita terrestre. Data la forza del campo magnetico nel 2015, la prossima flessione del conteggio dei neutroni, non può essere raggiunta fino alla fine 2016. Questo implica un ritardo nella formazione (aumento) delle nubi a causa della pioggia dei raggi cosmici. Quindi, per avere il raffreddamento causato dall’aumento del flusso dei raggi cosmici, durante il declino del ciclo solare, c’è da attendere un altro anno o giù di lì.

Figura 4: Angolo d’inclinazione della corrente eliosferica

Come misurato dall’inclinazione eliosferico, ora siamo ben oltre il massimo del ciclo solare 24.

Figura 5: Flusso solare dal 2014-2015

Il flusso F10.7 è una misura delle emissioni del Sole a 2800 MHz (10.7 cm), ed è correla con il numero di macchie solari. Si tratta di una misura più pulita rispetto al numero delle macchie solari, numero che non è soggetto a singole espressioni o osservazioni soggettive. C’è un limite fissato a 64. Sulla base della correlazione con il livello del mare, con  un flusso F10.7 superiore a 100 abbiamo un riscaldamento, sotto un raffreddamento. Il flusso F10.7 si trova in una strettoia, in calo di banda di attività oltre il 2015, il che suggerisce che c’è qualche processo disciplinato che operano sul sole. Al ritmo attuale di declino, un limite inferiore dell’attività verrà raggiunto con il valore di 64, nel  gennaio 2016.

Figura 7: Campo Magnetico Interplanetario dal 4000 aC -al 2015 dC

Questa figura, in combinazione con la ricostruzione del campo magnetico interplanetario (figura 3), mostra il campo magnetico interplanetario (IMF), per gli ultimi 6000 anni di Steinhilber et al (dati sotto concessione del Dr Gargett). Questa ricostruzione indica che la causa del periodo caldo moderno è probabilmente dovuta all’alto livello dell’attività solare, registrato nella seconda metà del 20° secolo.

Figura 8: Ciclo Solare 24 sovrapposto al ciclo solare 2

Ci sono alcune indicazioni che il ciclo solare 24 può essere un breve ciclo relativamente debole di forse otto o nove lunghi anni. In tal caso, analogo e più vicino alla registrazione dal ciclo solare 2. La figura 8 mostra il ciclo Solare 24 (in rosso), ad oggi, sovrapposta al ciclo solare 2 (in blu).

Figura 9: Dipolo solare dal 1976-2015

Questo dato è stato ripreso dall’osservatorio solare di Wilcox e mostra che la componente polare del flusso magnetico del Sole sta declinando da 30 anni. Si è recuperato poco durante il massimo del ciclo solare 24, questo suggerisce che il ciclo solare 25 sarà molto debole.

 

Fonte : http://wattsupwiththat.com/2015/10/08/solar-update-october-2015/

Corrente del Golfo tra ipotesi e certezze

La passata settimana, il Consorzio Lamma ha pubblicato un articolo sulla corrente del Golfo. E’ un pò di tempo che non affrontiamo l’argomento. Quale migliore occasione quindi, per tornare su detta tematica, tanto dibattuta in quest’ultimi anni.

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Nell’ultimo decennio si è assistito ad una notevole speculazione mediatica sul possibile rallentamento, o addirittura sull’interruzione, della Corrente del Golfo, quell’immenso “fiume” di acqua calda che, spingendosi dal Golfo del Messico fino al mare di Barents, garantisce un clima insolitamente mite su gran parte dell’Europa centro settentrionale.

                       Schema della circolazione termolina

Finora le notizie riguardanti un possibile indebolimento della corrente termoalina* si sono basate più su ipotesi che su comprovati dati scientifici, con l’unica conseguenza di ispirare film fanta-scientifico-catastrofici come “The day after tomorrow”.
Finora, appunto, perché nel marzo 2015 sulla prestigiosa rivista scientifica Nature è stato pubblicato un articolo che dimostra che negli ultimi 40 anni c’è stato un eccezionale indebolimento dell’AMOC (Atlantic Ocean Overturning Circulation)**, la parte Atlantica del grande sistema planetario di correnti termoaline (il cosiddetto “nastro trasportatore”) al cui vertice settentrionale troviamo la corrente del Golfo.
A distanza di appena 6 mesi la questione è tornata prepotentemente alla ribalta in seguito alla pubblicazione del consueto report sull’andamento del clima del pianeta da parte della NOAA che mostra come, a dispetto di un agosto da record (il più caldo dal 1880), c’è un’area che per il 21esimo mese consecutivo mostra anomalie marcatamente negative (salvo l’agosto 2014 quando i valori risultarono in media); l’area in questione è proprio il nord Atlantico. Non solo, osservando gli scarti termici dell’intero 2015, quindi da gennaio ad agosto, si può notare che le anomalie negative a sud dell’Islanda sono le più basse mai registrate (record coldest).
Anomalie di temperature da inizio anno (fonte NOAA)
Questa clamorosa eccezione fredda può sembrare paradossale in un mondo che tende a scaldarsi, e invece non lo è affatto. Quello che sta succedendo, infatti, ricalca esattamente quanto riportato su Nature e quanto pronosticato, già nel 2007, dall’IPCC: la fusione dei ghiacciai groenlandesi, unita alla riduzione del pack artico e all’aumento della portata dei fiumi siberiani, sta disturbando la corrente termoalina attraverso il massiccio apporto di acqua dolce e lo spostamento sempre più prossimo alle coste groenlandesi delle cosiddette “colonne di inabissamento”. Una situazione che, a detta degli scienziati, è destinata a peggiorare nei prossimi decenni a causa del probabile ulteriore aumento della temperatura globale.
Ma quali conseguenze potrà avere un indebolimento della circolazione termoalina e quindi della corrente del Golfo?
Qui entriamo nel campo delle ipotesi. Secondo i più è decisamente improbabile aspettarsi uno scenario da glaciazione in Europa, in quanto il raffreddamento dovrebbe essere compensato in parte dall’incremento della temperatura globale causato dai gas serra (destinati, secondo gli scenari più pessimistici dell’IPCC, a raddoppiare entro il 2100). In altre parole sembra escluso un “The day after tomorrow”, o, restando in un ambito decisamente un po’ più scientifico, un nuovo “Younger Dryas”***.
Gli effetti ipotizzati, tuttavia, non sono da trascurare: da un inasprimento del clima in Europa (dovuto al marcato gradiente termico che verrebbe ad instaurarsi in Atlantico), all’aumento del livello medio del mare lungo la costa orientale degli USA (dovuto alla diminuzione della quantità di acqua “pompata” verso nord dalla corrente del Golfo), allo sconvolgimento degli ecosistemi marini.
Al di là delle possibili conseguenze, che ripetiamo sono ancora a livello di ipotesi, rimane il fatto scientifico e inoppugnabile che la circolazione termoalina negli ultimi 40 anni si è notevolmente indebolita e che, molto probabilmente, continuerà a farlo anche nei prossimi decenni.

Legenda dei termini

* Circolazione termoalina: componente essenziale della grande circolazione oceanica causata da gradienti di densità. La densità delle acque varia in base alla temperatura e alla salinità, una massa d’acqua molto fredda e molto salata è decisamente più densa di una massa d’acqua calda e poco salata. La corrente del Golfo parte dal Golfo del Messico dove le acque sono molto calde e con una concentrazione salina relativamente bassa, mano a mano che la corrente si sposta verso latitudini polari tende a raffreddarsi e a diventare più salata, sia per effetto dell’evaporazione operata dai venti polari, sia per il fenomeno del brine exclusion (nelle aree prospicienti la banchisa artica la salinità è molto elevata a causa dell’espulsione dei sali durante il processo di congelamento). Il forte aumento della densità provoca lo sprofondamento (downwelling) della massa d’acqua che, sfruttando anche i canyon presenti sui fondali atlantici, rifluisce verso il golfo del Messico; qui, grazie al meccanismo dell’upwelling, l’acqua profonda torna il superficie e il meccanismo più ripartire. Le zone dove avviene il downwelling sono anche conosciute come colonne di inabissamento e si trovano in precisi punti del nord atlantico (in particolare in prossimità dell’Islanda e della Groenlandia); affinché esse funzionino è basilare che il fondale sia posto molto in profondità, una riduzione di quest’ultima può causare un indebolimento del meccanismo di richiamo.
**AMOC: acronimo per Atlantic Meridional Overturning Circulation; indica la componente meridionale del complesso termoalino atlantico (dal tropico del Capricorno al Tropico del Cancro).
***Younger Dryas: periodo della durata di circa 1000 anni caratterizzato da condizioni glaciali sull’Europa nord occidentale, in Groenlandia e su parte del nord America. Lo Younger Dryas è collocato all’incirca tra il 12900 e l’11500 AC ed avviene in una fase di intenso riscaldamento della temperatura globale (deglaciazione). Si ipotizza che ad averlo provocato sia stato un improvviso blocco della corrente termoalina causato dal massiccio apporto di acque dolci nel Nord Atlantico causato dalla fusione del ghiacciai continentali vicini. Vedi anche: https://it.wikipedia.org/wiki/Dryas_recente