Archivio mensile:Febbraio 2016

Essere o non essere, questo è il dilemma ….

C’era una volta la pausa (hiatus) nella crescita delle temperature terrestri. Pausa, che nel 2015 non c’era mai stata. Adesso si torna a parlare di pausa, secondo quanto viene riportato in questo nuovo documento uscito sulla rivista Nature.

Si è sostenuto fino dai primi anni del 2000, che il rallentamento o pausa nel riscaldamento globale fosse caratterizzato da un ridotto tasso nella crescita della temperatura della superficie globale, e che quest’ultima, fosse stato sopravvalutata per una mancanza di una solida base scientifica o da non corrette osservazioni. Le prove presentate in questo nuovo commento, pubblicato sulla rivista Nature Climate Change da Fyfe et al. contraddicono queste affermazioni.

La nuova carta di Fyfe et al. è principalmente una risposta a Karl et al. . E Lewandowsky et al, che hanno riportato le seguenti dichiarazioni nei loro documenti : “Questi risultati non supportano l’idea di un ‘rallentamento’ nell’aumento della temperatura superficiale globale” -. Karl et al, 2015, Science e  “Non ci sono prove che identificano il recente periodo come unico o particolarmente insolito” -. Lewandowsky et al, 2016, BAMS

In primo luogo, gli scienziati del clima concordavano sul fatto che il riscaldamento globale non si e fermato – la temperatura della superficie terrestre e il contenuto di calore dell’oceano hanno continuato ad aumentare, il livello dei mari è in continuo aumento.

Credo che ci sia anche un ampio consenso sul fatto che gli scienziati del clima hanno probabilmente scelto delle parole non corrette (ad esempio ‘pausa’) per descrivere il temporaneo rallentamento, soprattutto quando si parla con i media e al pubblico.

Tuttavia, vi è stato molto chiaramente un cambiamento nel tasso di riscaldamento della superficiale globale.

La figura 1 (quella sopra riportata) mostra delle chiare oscillazioni di 15, 30 e 50 anni nelle tendenze calcolate per la temperatura superficiale globale e misurata con i satelliti. Sono presenti chiare fluttuazioni nel tasso delle variazioni della temperatura globale registrate nel passato. Ci aspettiamo inoltre anche altre fluttuazioni simili nel prossimo futuro – le temperature globali non aumenteranno linearmente, senza intoppi.

Basta concentrarsi sulle osservazioni, le più recenti tendenze osservate negli ultimi 15 anni sono tutte positive, ma inferiori, rispetto alle precedenti e simili tendenze registrate negli ultimi decenni. Questa è una chiara dimostrazione che il tasso di cambiamento è rallentato rispetto al picco.

Il post completo è reperibile al seguente indirizzo : http://www.climate-lab-book.ac.uk/2016/making-sense/

Fonte : https://tallbloke.wordpress.com/2016/02/24/new-paper-supports-early-2000s-warming-slowdown-aka-the-pause/

Sul grafico rimosso dall’istituto meteorologico danese …

http://web.archive.org/web/20160202040352/http://ocean.dmi.dk/arctic/old_icecover.uk.php

Negli ultimi mesi, c’è stata una crescente e forte divergenza fra due grafici che riportavano il ghiaccio marino artico misurato e prodotto dal DMI.

Il grafico riportato sopra si riferisce al 2 febbraio. Oggi, a quest’ultima traccia, si accede esclusivamente tramite la piattaforma Wayback Machine. In questo grafico, si mostra che la concentrazione di ghiaccio e sopra il 30% e che l’estensione del ghiaccio si trova a dei livelli che non venivano registrati da 10 anni (nello specifico a partire dal mese di ottobre).

Questo è quanto riporta DMI su questi dati:

“… Totale estensione del ghiaccio marino nell’emisfero settentrionale a partire dal 2005. I valori dell’estensione del ghiaccio sono calcolati sulla base dei dati del ghiaccio dal mare e ghiaccio marino, Satellite Application Facility ( OSISAF ), le aree con concentrazioni di ghiaccio superiori al 30% sono classificate come ghiaccio. La superficie totale del ghiaccio marino è la somma del First Year Ice (FYI), del Multi Year Ice (MYI) e l’area con i tipi di ghiaccio ambigui. Tuttavia, la totale area del ghiaccio stimato è sottovalutato a causa di alcune regioni costiere non classificate, dove il vero e proprio mix fra i pixel terra/mare confondono l’algoritmo del tipo ghiaccio applicato. I valori dell’estensione del ghiaccio marino, si raccamonda che devono essere utilizzati qualitativamente in relazione ai valori dell’estensione del ghiaccio indicati negli altri anni in figura…”

Questa versione contrasta fortemente con l’altra versione. Versione, che prendeva in esame la concentrazione di ghiaccio del 15% :

http://ocean.dmi.dk/arctic/icecover.uk.php

Ora ci possono essere buone ragioni per questa differenza. Tuttavia, bisogna sottolineare, che DMI non ha mai affermato che non vi è alcun problema con la versione del 30%, ho riportato motivi per dubitarne.

Supponendo che entrambi i grafici siano corretti, allora ci troviamo in una situazione in cui ci può essere meno ghiaccio nelle regioni costiere, con la versione al 15% di ghiaccio, ma più concentrazione con quella al 30%. Inoltre, tenendo anche conto che il mix dei pixel terra/mare può confondere l’algoritmo, ci sono buone ragioni per pensare che la versione al 30% è in realtà più affidabile.

Ma il vero problema è che DMI ha ritirato il grafico del 30% . Il servizio allora offre questa spiegazione:

“……Ho rimosso i vecchi grafici che riportavano l’estensione del ghiaccio marino, con la nuova grafica ( http://ocean.dmi.dk/arctic/icecover.php ). Adesso, questo è il solo, unico ed ufficiale grafico dell’estensione del ghiaccio marino. Quando ho presentato la nuova grafica ho anche annunciato che i vecchi grafici sarebbero stati rimossi dopo un pò di tempo – e adesso è arrivato il momento, mi dispiace. Ho trascorso troppo tempo a spiegare le differenze fra i due e tutto questo ha creato molto confusione, allora ho deciso di rimuovere il vecchio grafico. Tuttavia, i dati sono ancora disponibili al seguente indirizzo : http://osisaf.met.no/p/. Se questi dati continuano a suscitare interesse, si può tracciare il grafico per conto proprio…..”

Ora, quando il vecchio link viene cliccato, otteniamo questo :

http://ocean.dmi.dk/arctic/old_icecover.uk.php

Negli ultimi anni, ci sono stati così tanti imbrogli nello stabilimento del clima che è veramente difficile arrivare alla conclusione finale che questo grafico è stato ritirato semplicemente perché forniva del risultati “sbagliati”. Può sembrare duro affermare una cosa del genere, ma se DMI vuole evitare questo genere di accuse, la risposta implica il ripristino del grafico, sia che esso sia conveniente o meno.

Fonte : https://notalotofpeopleknowthat.wordpress.com/2016/02/19/dmis-missing-graph/

Pacifico : Modello del NOAA prevede l’arrivo di un forte evento di Niña

Una nuova previsione del NOAA suggerisce che il corrente El Niño sta per svanirà velocemente e che quest’ultimo sarà sostituito da un forte evento La Niña. Il Dr. Roger Pielke mi ha suggerito un nuovo modello, prodotto dal laboratorio di ricerca del NOAA – ESRL :  Experimental NOAA/ESRL PSD and CU CIRES Forecast in Global Tropics Domain

Oggi, l’uscita di questo nuovo modello, suggerisce l’ingresso un forte e grande evento di raffreddamento per l’oceano pacifico in questo 2016. Le previsioni delle anomalie delle temperature oceaniche superficiali -SST-,  sono state prodotte partendo dalle condizioni inziali registrate a partire dal trimestre : Novembre-Dicembre-Gennaio 2015-2016. Il segnale avanza con passi (conteggio) di 0.3 °C. Per consulatare i valori numerici : http://esrl.boulder.noaa.gov/psd/forecasts/sstlim/sstgl.map.latest

Il Dr. Roger Pielke aggiunge :

“…. se le SST globali, l’inferiori temperature delle troposfera e il crollo delle anomalie di calore che si registreranno nella parte superiore dell’oceano saranno corrette …. questa situazione, sarà un buon banco di prova per i modelli climatici globali.

http://esrl.boulder.noaa.gov/psd/forecasts/sstlim/for4gl.html

Fonte: http://wattsupwiththat.com/2016/02/19/new-noaa-forecast-suggests-current-el-nino-will-fade-fast-and-be-replaced-by-a-strong-cooling-la-nina-this-year/

Svizzera, l’inverno che sta per concludersi …

L’inverno che sta per concludersi è stato quasi ovunque molto mite. Un tempo veramente freddo, con temperature nettamente al di sotto della media e un innevamento a basse quote si sono verificati solo in alcuni giorni, a Nord delle Alpi, verso la metà di gennaio.

Sui tre mesi invernali, da dicembre a febbraio, sull’insieme della Svizzera è previsto uno scarto della temperatura di circa 2,5 °C al di sopra della media 1981 – 2010. Un inverno con condizioni  paragonabili è stato quello del 2006/2007, con uno scarto positivo di circa 2,6 °C.

1455727487421Fig. 1: Grafico della deviazione dalla norma delle temperature in Svizzera dal 1864/65 al 2015/2016. 

Dicembre con record di caldo estremo

L’inizio dell’inverno è stato soprattutto mite. Il perdurare del bel tempo con afflussi di aria calda  portava la Svizzera a uno dei mesi di dicembre più caldi dall’inizio delle misurazioni, nel 1864. La media del Paese ha superato la norma 1981-2010 di circa 3,2 °C, ad alta quota fino a 4-6 °C. Questi valori si situano 2 °C al di sopra di quelli record di dicembre misurati finora e rappresentano  un evento unico nella storia delle misurazioni.

Il bel tempo che si è accanito ha portato l’Engadina, come le regioni di Davos, Basilea, Altdorf e Zurigo al dicembre più soleggiato che sia stato misurato dal 1959, da quando si hanno a disposizione misure omogenee, e a Sud delle Alpi un’estrema scarsità di precipitazioni. In certe zone non ci sono state precipitazioni del tutto, e in molti luoghi sono caduti solo alcuni decimi di millimetro.

Gennaio e febbraio variabili e miti

Completamente all’opposto di dicembre, i mesi di gennaio e febbraio hanno portato prevalentemente tempo instabile. Vivaci correnti da ovest – sudovest, a tratti anche tempestose, hanno fatto affluire masse d’aria atlantica umida verso la Svizzera. In gennaio, in alcune regioni del Nord delle Alpi, si sono stabiliti record di precipitazioni elevate, mentre le quantità al Sud di esse hanno raggiunto di nuovo, localmente, solo la metà dei quantitativi rispetto alla norma, rimanendo di nuovo sotto la media. La temperatura di gennaio su scala nazionale si situava in media a 1,8 °C sopra la norma 1981 – 2010. Gli scarti più elevati si sono avuti al nord delle Alpi e in Vallese con valori di 2 fino a 2,7 °C, mentre in alta montagna le differenze rispetto alla norma sono state molto contenute.

La prima metà di febbraio ha portato ovunque in Svizzera copiose precipitazioni. A Sud delle Alpi, in Vallese e nella Svizzera occidentale le quantità a metà mese avevano già superato la media mensile. Generalmente è rimasto molto mite e solo sporadicamente si sono avute nevicate a basse quote.

Fig. 2: Prati di Valle, Airolo, verso fine gennaio 2016 (Foto: A. Weinmann Sterlini)

La desertificazione che fa aumentare gli spazi verdi

Siccità, climatologo: Italia sempre più verso clima africano
Gianmaria Sannino (Enea): “Rischio concreto di desertificazione”

Roma, 1 feb. (askanews) – La siccità che sta caratterizzando questo inverno italiano “è decisamente anomala e va purtroppo nella direzione proiettata dai nostri modelli”, che indicano come “l’Italia stia andando verso un clima africano”, con “sempre maggiore frequenza dell’anticiclone africano a scapito di quello delle Azzorre” e concrete possibilità di “desertificazione”. Insomma, temperature miti e siccità invernali “sono gli effetti di cambiamenti climatici già in atto e che dobbiamo fronteggiare”, come d’altronde è stato anche ‘certificato’ dalla Cop 21, la conferenza mondiale sul clima di Parigi del dicembre scorso. E’ quanto ha spiegato in un’intervista telefonica ad askanews Gianmaria Sannino, responsabile di Modellistica climatica e impatti dell’Enea.

……

L’Europa è più verde ora, che 100 anni fa

—– Occhio a l’animazione sotto riportata —–

Animazione dei cambiamenti del territorio europeo per ogni decennio
 
Il concetto di Hilda :

Lo storica valutazione delle dinamiche della terra, il progetto (HILDA), è un nuovo prodotto utilizzato per la ricostruzione storica della copertura del suolo terrestre e visione del suo cambiamento. HILDA è una combinazione di più flussi di dati armonizzati e coerenti, ripresi dal centro storico di informazioni di copertura del suolo.
I prodotti utilizzati sono : il telerilevamento, gli inventari nazionali, le fotografie aeree, le statistiche di copertura del suolo, le vecchie enciclopedie e le mappe storiche di copertura del suolo.

Utilizzando le potenzialità dei dati armonizzati, il vantaggio di HILDA è quello di offrire un modello migliorato per comprendere le qualità e le tendenze del cambiamento del terreno per l’intero periodo, come abbiamo più fonti di dati misurati disponibili su cui contare.
I flussi di dati spaziali forniscono anche informazioni dettagliate su dove sono occorsi  i cambiamenti della terra. Infine, i flussi di dati spaziali forniscono anche informazioni dettagliate su i processi di conversione e copertura del suolo e dove quest’ultimi si sono verificati (ad esempio, nel passaggio da foreste a terre coltivabili).

Il nostro modello è stato realizzato con metodi più accurati per quantificare i cambiamenti terrestri, in considerazione anche delle variazioni lorde anzichè delle variazioni nette.
HILDA in conclusione, offre una completa visione su vari paesi e fornisce mappe per ogni decennio.
Fonti :