Destabilizzazioni sul lato Tirrenico

Lato Tirrenico decisamente da homepage, in questa prima settimana di Marzo. Dalla scoperta del duomo nel golfo di napoli, passando dalle dichiarazioni del vulcanologo francese agli sciami sismici nei pressi di Roma e nel grossetano …

Un duomo (rigonfiamento) sul fondo marino con associate emissioni gassose è stato localizzato per la prima volta nel Golfo di Napoli a una distanza di circa 5 km dal porto di Napoli e 2.5 km da Posillipo. A individuarlo un team di ricercatori dell’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero e di Geoscienze e Georisorse del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IAMC e IGG del CNR), dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze, durante i rilievi della campagna SAFE 2014 (Seafloor Acoustic Detection of Fluid Emissions) a bordo della nave oceanografica Urania del CNR. Lo studio (Seafloor doming driven by degassing processes unveils sprouting volcanism in coastal areas) è stato pubblicato su Scientific Reports-Nature. “Questa struttura”, spiega Salvatore Passaro dell’IAMC-CNR, “si trova a metà strada tra i vulcani attivi del Campi Flegrei e del Vesuvio a profondità variabili tra i 100 e i 170 metri. La sua altezza è di circa 15 metri e copre un’area di 25 km2”.
Durante i rilievi sono state scoperte 35 emissioni gassose attive e oltre 650 piccoli crateri riconducibili ad attività di degassamento avvenuto in tempi recenti. Tutta questa area si è formata per la risalita, tuttora attiva e comunque più recente di 12.000 anni, di gas di origine profonda (mantello) e crostale. La risalita dei gas avviene lungo condotti di diametro variabile tra i 50 e i 200 metri che tagliano, piegano e fratturano i sedimenti marini attuali.

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«Più che il “duomo” nel Golfo mi preoccupano i Campi Flegrei»

Il vulcanologo francese Allard: «Lì c’è qualcosa che si muove. E non c’è un piano» . L’intervista, alcuni passi significativi :

I geologi e vulcanologi che hanno svelato il «duomo» non negano l’esistenza di pericoli, dopo il processo per i fatti dell’Aquila nessuno è mai davvero rassicurante, ma nemmeno sembrano preoccupati. «C’è da dire che se parlano di una formazione che si è creata negli ultimi 12.000 anni nella scala di tempo di un vulcano è recente, ma per quanto concerne il rischio per la popolazione direi di no. Quindi nessun catastrofismo, ma bisogna essere attenti e preparati, lavorare in anticipo, soprattutto sui Campi Flegrei». Lei mette il dito nella piaga. Se per il Vesuvio è stata migliorata la viabilità ed è stato messo a punto un piano di evacuazione, per i Campi Flegrei la situazione è molto meno avanzata.  «Il Vesuvio costituisce sempre una seria minaccia potenziale, ma dal ’44 a oggi progressivamente sono stati osservati segnali di raffreddamento. I Campi Flegrei invece si muovono da secoli e in particolare da 60 anni. Non solo: mentre sul Vesuvio centinaia di migliaia di persone vivono intorno al cratere, lì una popolazione analoga vive addirittura all’interno del cratere. Direi che la situazione nei Campi Flegrei è preoccupante. Nella comunità vulcanologica nazionale italiana e all’estero non tutti sono d’accordo sull’evoluzione della situazione. Ma è certo che la caldera è molto attiva, e mostra cambiamenti nelle sollecitazioni del suolo e nelle emissioni gassose. Insomma si muove qualcosa. Non c’è la totale certezza su cosa: gas, magma… Quindi è urgente fissare le regole ed elaborare i piani per un’eventuale evacuazione».

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Dal 24 febbraio, le stazioni della Rete Sismica Nazionale dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia stanno localizzando alcune scosse di bassa magnitudo ad est di Roma, scosse che vengono risentite dalla popolazione.

Caratteristiche dell’area interessata dallo sciame

L’area della periferia orientale romana è una zona moderatamente sismica. Secondo la mappa di pericolosità sismica del territorio nazionale (GdL MPS, 2004; rif. Ordinanza PCM del 28 aprile 2006, n3519, All. 1b) espressa in termini di accelerazione orizzontale del suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni, l’area interessata dallo sciame di questi giorni è classificata a pericolosità media, ossia con valori superiori a 0.125 g, in gran parte legati al risentimento di eventi forti dell’Appennino.

La zona è di tanto in tanto soggetta a sciami di terremoti di piccola magnitudo. I comuni della zona tiburtina (Tivoli, Guidonia-Montecelio, ecc.) risentono inoltre storicamente della sismicità del vicino Appennino laziale-abruzzese. Se guardiamo alla storia sismica di Tivoli, notiamo che i maggiori risentimenti si sono avuti per i terremoti del 1703, del 1730 e del 1915, tutti forti eventi della regione marsicana o umbra.

A differenza della sismicità dell’Appennino, non sono del tutto chiare le sue cause della sismicità locale. L’area è stata interessata da deformazione geologica recente, come testimoniato da episodi di fagliazione quaternaria evidenziate dai geologi (vedi bibliografia), e nell’area di Guidonia e Tivoli da attività idrotermale, che ha portato alla formazione degli estesi depositi di travertino dell’area (bacino delle Acque Albule), ubicato poco a est dell’area interessata dalla sismicità di questi giorni.

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Terremoto a Roccastrada, nove leggere scosse

Grosseto, 4 marzo 2016 – Stamani una serie di leggere scosse di terremoto ha interessato il territorio grossetano vicino Roccastrada. Lo sciame, secondo quanto riportato sul sito dell’ “INGV Centro nazionale terremoti”, è partito alle 6.47 e si è concluso dopo nove scosse alle 7.45.

La magnitudo registrata è stata di 2.4 per la prima scossa, che è stata quella più potente, mentre le altre hanno valori tra gli 1.6 e i 2.3. Non ci sono al momento segnalazioni di danni a persone o cose.

Fonti :

http://www.conosceregeologia.it/2016/03/01/ce-un-duomo-nel-golfo-di-napoli/

https://ingvterremoti.wordpress.com/2016/03/03/sciame-sismico-in-provincia-di-roma-aggiornamento-del-3-marzo-2016/

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/cronaca/16_marzo_02/piu-che-duomo-golfo-mi-preoccupano-campi-flegrei-3ec9f2be-e0ba-11e5-b2b6-2550f04c767f.shtml

http://www.ilgiunco.net/2016/03/04/ultimora-cinque-scosse-di-terremoto-in-maremma-abbiamo-avuto-paura/

6 pensieri su “Destabilizzazioni sul lato Tirrenico

  1. Michele,

    Michele tra l’altro proseguendo verso Nord-Ovest si trova il Poggio Pelato che altro non è che un antico vulcano.

    Tu dovresti conoscerlo è alle spalle di Castiglioncello e gli scogli dove vai a pescare sono formati dalla lava delle eruzioni.

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  2. Simone,

    Terme, geotermia, vulcani, garfagnana, lunigiana, mugello, senese.. altro che regione tranquilla è la Toscana….
    Raramente nel passato si è superato la M5.5 (e per fortuna), ma di magnitudo compresa fra 3 e 4 …. tante…tante…

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  3. Non so se vi è giunta notizia del commissariamento dell’osservatorio vesuviano e la successiva rimozione di De Natale dall’incarico di direttore. Tutto si direbbe iniziato da accuse da parte di alcuni bloggher della mancata catalogazione di eventi sismici. C’è pure da dire che De Natale aveva pure assunto il ruolo di responsabile della geochimica ed aveva nominato come responsabile della sala di monitoraggio la dottoressa Troise.
    Sarà un caso che proprio questi due personaggi sono i coordinatori del Deep Drilling Project? Io ci vedo un enorme conflitto di interessi. Ma ci si può fidare di chi sostiene il DDP e poi è pure il responsabile del monitoraggio sismico/geochimico e occulta (involontariamente?) dati importanti di monitoraggio?
    Non è grave? Se la caveranno solo con la rimozione dalle loro posizioni all’interno dell’osservatori vesuviano? Non ci saranno ulteriori indagini?
    A volte mi chiedo: ma in uno stato dove l’ex capo dei servizi segreti diventa prefetto dell’Aquila (dopo il terremoto) e poi capo della protezione civile (fino al 2015) è possibile che il monitoraggio geo/vulcanologico possa diventare segreto di stato? Possiamo fidarci che ci forniscano tutti i dati che dovrebbero?

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