Pozzuoli, viaggio nel terremoto quotidiano

Centinaia di scosse all’anno. Trentatré vulcani attivi. Esodi e ‘case di cartone’. L43 tra i fumi di Pozzuoli. Dove la paura e l’emergenza sono all’ordine del giorno.

Tra il 28 giugno e il 5 luglio se ne sono registrate 57. Forti. Da far tremare le pareti di casa e i lampadari. Dall’inizio del 2016, sono già 132. Scosse sismiche a parte, nel 2015 il suolo a Pozzuoli e dintorni – cioè in questa che è ritenuta la più ad alto rischio fra le 10 aree vulcaniche più pericolose al mondo (peggio di Yellowstone negli Usa e di Lago Toba in Indonesia) – si è di nuovo sollevato di ben 11 centimetri. Le scosse continuano. Il 31 agosto a fuggire in strada per la paura sono stati anche gli abitanti dell’isola d’Ischia.

ALLERTA GIALLA. La terra risale. È dal 2005 che ha ripreso a farlo. Le scosse ‘parlano’. E così – anche sull’onda emotiva del terremoto ad Amatrice e in Italia centrale – nell’area flegrea è stato inevitabile passare dal livello di allerta verde a quello giallo, il penultimo prima del rosso.
C’è paura. C’è tensione. Vivere in caldera, ai bordi del panico. Finché perfino il panico diventa normalità. Luoghi affascinanti, senza dubbio. Paesaggi incantevoli. I ricchi romani – ai tempi di Cicerone – ci venivano in vacanza. Ma qui il fuoco dei fuochi ribolle a meno di un chilometro sotto ai piedi. E spesso il suolo incendia le suole. Perché si sceglie di vivere qui? «Per sfida no. Per incoscienza, forse». «No, è per mancanza di scelte». «Forse, perché il calore del vulcano mi rassicura».

NEGLI ANNI 70 UNA GIORNATA DA 500 SCOSSE. C’è chi – tra i meno giovani – ricorda il Grande Esodo degli Anni 70, quando in seguito alla straordinaria ondata di scosse (se ne registrarono 500 in una sola giornata) l’intero rione Terra – cioè il cuore marinaro e antico di Pozzuoli – venne sgomberato d’urgenza nel timore del disastro. O l’altro esodo degli Anni 80, quando pure – per colpa del bradisismo che provocò un sollevamento del suolo di tre metri – fu inevitabile trasferire ingenti masse di abitanti in luoghi considerati «più sicuri».

Paura. Sguardi spenti. Insonnia. Stress. Qualcuno ha detto che vivere «nella caldera» dei Campi Flegrei (33 vulcani attivi, più un numero imprecisato di fumarole, acque termali e crateri che invadono perfino le strade asfaltate) «è come abitare nella jungla senza avere il chinino».

Una vita da sfollati

TRENT’ANNI IN ATTESA DI UNA CASA. C’è chi, a 70 anni, ha consumato gran parte della sua vita da sfollata. Prima lo sgombero dal rione Terra negli Anni 70, poi quello da via Napoli 10 anni più tardi. In 20 mila – in quei giorni – furono trasportati nelle ‘case di cartone’ a Monteruscello, a pochi chilometri nell’entroterra. «Per qualche tempo», fu assicurato agli sfollati. Ma dopo 30 anni stanno ancora là. Arco Felice, via Carlo Alberto dalla Chiesa. Baracche d’amianto. Cinquantotto famiglie. Salvatorino è arrivato qui che era piccolo. Ora lo chiamano ancora Salvatorino, ma si è fatto grande: è papà di tre figli, vorrebbe una vera casa lontano dalle scosse. Invece, queste mura di cartone. E spazzatura. E topi. «Solo per qualche anno…», avevano promesso.
Teresa Saccardo scandisce ai cronisti la sua vita al ritmo della paura: «Mi sono sposata durante il terremoto del 1980, ho partorito durante il bradisismo del 1984. Ho letto che il governo darà le case agli sfollati di Amatrice entro tre anni. Auguri, di cuore».

IN 250 MILA ALLE PRESE COL SISMA. Con i quartieri limitrofi di Bagnoli, Pianura e Fuorigrotta, a convivere col ‘terremoto quotidiano’ alle porte di Napoli è un popolo di 250 mila anime. Intonaci scrostati. Lesioni sui muri. Altalena da mal di cuore. Odore di zolfo nelle narici. Il fumo che sbuffa sotto casa. Qualcuno ci scherza su: «Somigliano ai geyser d’Islanda».

Ma i turisti invadono la Solfatara

Scenario lunare. Nella conca della Solfatara, che è un vulcano attivo, opera un camping che d’estate si affolla di tende, roulotte e turisti stranieri. Tutt’intorno ai bordi del cratere, sorgono le case popolari abitate da migliaia di puteolani che tra un boato e l’altro ripetono come in trance: «Noi in pericolo? Suvvia, che cosa volete che ci succeda?».
Racconta Ermete Gallo, 63 anni, pensionato: «Ho installato sul mio telefonino un’app che mi segnala in tempo reale le scosse sismiche ovunque si verifichino. Così, se succede, posso scappare prima degli altri».

EDIFICI IN CARTONGESSO. Edifici costruiti con i pannelli e i bulloni. Cartongesso e malasorte. Ruggine, scala Richter e scossoni. Sussurra Ermete, sfollato dal ‘74: «Baracche… sono solo baracche: 30 anni fa mica avevano il coraggio di chiamarle niu-tàuns».
Pozzuoli da qualche mese si è dotata di un Piano di protezione civile che stabilisce quel che bisognerà fare in caso di eruzione e anche come, quando e dove scappare.

EVACUAZIONI OSTACOLATE DAL CAOS. A maggio 2016 – visto che nella cittadina furoreggiano decine di ristoranti, trattorie, locali, pub capaci di attrarre nei weekend migliaia di giovani (e di automobili) – il sindaco Enzo Figliolia ha proposto di istituire un ticket anti-caos per chiunque metta piede a Pozzuoli.
Polemiche. Proteste. Ma il timore (più che fondato) è che l’invasione da weekend – in caso di emergenza da scosse – possa costituire un ostacolo insormontabile alla efficace applicazione di qualsiasi serio piano di evacuazione.

La folle fuga dell’ottobre 2015

I precedenti lo confermano. Nel 2015, in ottobre, durante uno sciame sismico, alcuni presidi ebbero la pessima idea di ordinare l’evacuazione degli alunni dalle scuole.
Le mamme – saputa la notizia – si precipitarono davanti ai cancelli. Poi, spaventati, accorsero anche i papà e gli altri familiari. Il risultato: in mezz’ora Pozzuoli piombò nel caos.
Un vigile urbano fu investito dall’auto di una mamma disperata che guidava a tavoletta incurante dei pedoni. E perfino l’auto del sindaco rimase imbottigliata nell’inestricabile maxi-ingorgo. Figliolia si recò in municipio a piedi. Altro che vie di fuga, in caso di pericolo.

IL VERO NEMICO È IL PANICO. Ha detto Giuseppe Luongo, vulcanologo ed ex direttore dell’Osservatorio vesuviano. «A Pozzuoli il vero nemico è il panico. E la mancanza di coordinamento fra enti, istituzioni e cittadinanza». Pozzuoli è in ritardo. Perfino sulla sua paura. Trent’anni per un Piano di protezione civile sono davvero troppi. Non solo.

INFRASTRUTTURE INADEGUATE. C’è chi ritiene che l’avveniristica bretella di 1.790 metri (più il tunnel di 2.350 metri) in via di ultimazione (costo: quasi 154 milioni di fondi Fas) che collegherà l’ingresso della tangenziale con la parte bassa di Pozzuoli (quella del porto) possa trasformarsi – invece che in una salvifica via di fuga – in un pericolosissimo ‘imbuto’ entro cui potrebbero incagliarsi migliaia di anime terrorizzate. Ha scritto Franco Mancusi, puteolano doc, giornalista esperto di terremoti: «Al momento, in caso di emergenza, sarebbe un’impresa raggiungere la tangenziale e i caselli autostradali. Ma da adeguare è anche la rete ferroviaria, nonché il fondale del porto, gli ospedali, le infrastrutture essenziali».

Fonte : http://www.lettera43.it/cronaca/pozzuoli-viaggio-nel-terremoto-quotidiano_43675258803.htm

12 pensieri su “Pozzuoli, viaggio nel terremoto quotidiano

  1. Consiglio a chi é interessato di andare a visitare la Solfatara. É un luogo impressionante, per la conformazione e per le numerose fumarole, dal 2005 sempre piú intense e calde.
    Consiglio ovviamente di visitare anche il Vesuvio, che peró ha un aspetto, per ora, piú rassicurante.

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  2. Il presidente di INGV in un’intervista di pochi giorni fa è stato molto eloquente col: potrebbe eruttare tra 10 giorni come fra 1000 anni….. Questo lascia intendere quanto questo supervulcano sia imprevedibile; soprattutto il fatto che abbia avuto una crisi con un’ inflazione di 3 metri in poche settimane senza eruttare lascia un po’ spiazzati.. sarà difficile stabilire con precisione una sua eruzione, l’unica cosa certa è che erutterà prima o poi, ma riconoscere precursori di un’eruzione certa non sarà facile. E non è neanche l’unico rischio, perchè anche un’esplosione di falda potrebbe portare danni non indifferenti, senza che ci siano eruzioni magmatiche. E in tutto questo persone senza scrupoli antepongono la propria carriera ed il denaro alla sicurezza pubblica favorendo progetti molto pericolosi per lo sfruttamento dell’area. Io uno come il coordinatore del DDP lo condannerei a vivere nel Vatnajokull a vita… e menomale che l’hanno rimosso da direttore dell’Osservatorio Vesuviano….

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  3. Secondo me non bisognerebbe aspettare che succeda il finimondo per una evacuazione, in quel caso come si sa il panico e la fretta ucciderebbero più del terremoto e di una eruzione, bisognerebbe dare futuro e possibilità di vita (decente) altrove a quella gente, in modo che possa man mano trasferirsi. Diamo 35€ a testa ai profughi extracomunitari per vederli bighellonare per le strade dei nostri paesi, con cellulare e zainetto, vestiti e pasciuti di tutto punto, perché non darli a loro, magari offrendogli qualcosa di dignitoso da fare?

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  4. ScienzaObsoleta,

    Ho letto che nei decenni precedenti l’eruzione del 1538, la piú recente, l’inflazione fu pari a ben 7 metri!
    Questo potrebbe essere un precursore.

    Non ho peró trovato sul sito dell’INGV alcuna informazione sulla posizione e dimensioni della camera magmatica. Invece su Yellowstone, ad esempio, si sa molto.
    Qualcuno sa indicarmi un link, un articolo in proposito?

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  5. Michele:
    Prima o poi salterà tutto in aria…
    tra 5 anni…20…100 … 2000
    Chi lo sà ?

    Non é dato conoscere con precisione la “taglia” dell’eruziome, né tantomeno la data. Secondo l’INGV, l’ho letto in un loro bollettino, il comportamento dei Campi Flegrei é compatibile con un’eruzione di piccola-media taglia. Improbabile un’eruzione come quella, tremenda, di 40000 anni fa.

    Ma il vero guaio é l’urbanizzazione del territorio. Un’eruzione come quella del 1538, pur modesta, metterebbe in allarme e a rischio potenziale centinaia di migliaia di persone: la sola Pozzuoli ha non meno di 80.000 abitanti, poi c’é il quartiere di Bagnoli con almeno 25.000 abitanti. E questi sono solo i centri abitati, di mia conoscenza, che si trovano letteralmente sopra il vulcano, circondati da crateri vecchi e nuovi.

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  6. FabioDue,
    Alcuni papers che trattano anche la struttura profonda dei Flegrei:
    http://www.nature.com/articles/srep00712
    http://www.nature.com/articles/srep13100
    http://www.nature.com/articles/srep32245
    Ce ne sarebbero molti altri, serve pazienza a cercare fra centinaia di articoli scientifici sui Flegrei.
    Qua un’intervista che tratta anche questo tema:
    http://rischiovesuvio.blogspot.it/2015/09/campi-flegrei-bradisismo-magma-e.html
    Molte ricerche non sono accessibili gratuitamente, è un gran peccato, e mi chiedo se sia legale, paghiamo INGV per fare ricerche e poi le pubblicano a pagamento all’estero, senza pubblicarle gratuitamente al popolo che le ha finanziate.

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  7. ScienzaObsoleta:
    Provo ad inserire un’immagine della presunta struttura del sistema magmatico.

    Grazie!
    Dunque ci sarebbe un primo serbatoio di magma a qualche km di profonditá e poi uno molto piú grande attorno agli 8km.
    Questa peró, pur interessante, é una schematizzazione della realtá e per giunta a due dimensioni.
    Chissá se esiste qualche rappresentazione realistica a 3 dimensioni…..

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  8. FabioDue,

    Quella a 8 km di profondità è la vera e propria camera magmatica, la cui ampiezza dovrebbe più o meno corrispondere con quella della caldera, quella a 3 km è un’ intrusione di magma che a quella profondità ha trovato spazio per espandersi orizzontalmente creando una piccola riserva, che dovrebbe essere la causa dell’attuale inflazione.

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