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Previsioni per agricoltori e allevatori: scenario “glaciazione”

Troppe previsioni apocalittiche si sono succedute senza però concretizzarsi.
Si può tranquillamente ipotizzare che alcune (molte?) profezie allarmiste servano soprattutto a gonfiare le tasche di speculatori e consulenti.

Il che non vuol dire che prima o poi il lupo non possa arrivare (Esopo, lo scherzo del pastore).

Però, anche in quel caso, occorre tener conto del fatto che non viviamo in un ambiente statico, bensì dinamico, in virtù delle molte variabili naturali e della presenza di esseri viventi creativi (noi), in grado di alterare le proprie circostanze di vita. Perciò anche il peggiore degli scenari possibili (es. termine del periodo interglaciale) non va accettato con fatalismo: non esiste un singolo futuro o un unico percorso evolutivo predeterminato.

È bene premunirsi, operare con prudenza e lungimiranza, ma senza fasciarsi la testa prima di essersela rotta. Dobbiamo sempre sforzarci di osservare la realtà con la massima obiettività possibile, senza lasciarci condizionare dalle mode, da consensi provvisori e dalle profezie.

L’uomo è responsabile di una parte del riscaldamento globale, ma la maggior parte è naturale.

L’unica cosa di cui preoccuparsi riguardo al riscaldamento globale è il danno causato dalle preoccupazioni stesse. Perché alcuni scienziati si preoccupano? Forse perché sentono che smettere di preoccuparsi può significare smettere di essere pagati. La Terra ha vissuto un ciclo continuo di ere glaciali per milioni di anni. Il freddo, con periodi glaciali che interessano i poli e le medie latitudini, persiste per circa 100.000 anni, fasi scandite da più brevi periodi più caldi, chiamati interglaciali. Tutte le glaciazioni iniziano con un periodo di riscaldamento globale. [Questi riscaldamenti] sono i precursori di nuove ere glaciali.

In realtà il riscaldamento è una cosa buona. Le glaciazioni sono mortali e possono anche uccidere milioni di persone. L’umanità non può bloccarle. Proprio come l’umanità non può influire sul clima a lungo termine del pianeta, non può impedire che una glaciazione abbia luogo. Il clima è governato principalmente dal Sole.

Le attività umane possono avere un certo impatto sulla transizione verso condizioni glaciali, aumentando il flusso d’acqua polare e accelerando l’avvento di una glaciazione. Quello che sta accadendo è molto simile al precedente di 115 mila anni fa, quando si è innescata l’ultima glaciazione.

È difficile da accettare, ma è davvero così: l’ultima glaciazione è stata accompagnata dalla crescita della temperatura media globale, ossia dal riscaldamento globale.

Quel che accadde fu che il Sole riscaldò maggiormente i tropici e raffreddò l’Artico e l’Antartico. Poiché i tropici sono molto più grandi dei poli, la temperatura media globale aumentava. Ma in aumento era anche la differenza di temperatura tra oceani e poli, cioè il prerequisito per l’espansione dei ghiacci polari. Che ci crediate o no, l’ultima glaciazione è cominciata con un riscaldamento globale!

Man mano che più vapore acqueo arriva ai poli l’Antartide produce iceberg e si addensa, mentre il centro del polo nord si libera dai ghiacci e le latitudini più basse subiscono nevicate pesanti che a poco a poco iniziano a migrare verso sud.

Un deterioramento globale del clima, di un ordine di grandezza maggiore di qualunque finora sperimentato dall’umanità civilizzata, è una possibilità molto reale e in effetti può avvenire in tempi rapidi, anche in una dozzina d’anni.

Man mano che il ghiaccio inizia a procedere verso sud dal Mare Artico la produzione di cibo si ridurrà notevolmente ci saranno abbondanti anomalie climatiche alle latitudini settentrionali ma anche meridionali. Potrebbero verificarsi tempeste globali. In alcune regioni potrebbero verificarsi ondate di freddo anomalo, mentre altre arrostirebbero con picchi di temperature mai viste prima dalla nostra civiltà.

Ed è esattamente ciò che sta accadendo ora.

George Kukla (deceduto nel 2014), luminare della climatologia, Columbia University e Lamont-Doherty Earth Observatory.

Il seguente scenario prende per buona l’analisi di Kukla, anche alla luce del fatto che le previsioni di segno opposto (tropicalizzazione del pianeta) non sono confortate dai dati empirici, gli unici che possono decretare la bontà e solidità di una teoria (Tutto ciò che è solido si dissolve nell’aria – cigni neri e profezie climatiche, FuturAbles, 24 febbraio 2015).

Esaminiamo cosa potrebbe succedere se Kukla e gli altri climatologi ed astrofisici che ci mettono in guardia dalle conseguenze del calo di attività della nostra stella dovessero aver ragione (Forget warming – beware the new ice age, National Post, 24 giugno 2007; Real risk of a Maunder minimum ‘Little Ice Age’ says leading scientist, BBC, 28 ottobre 2013; Is ‘global cooling’ the new scientific consensus? Daily Caller, 1 novembre 2013; Is our Sun falling silent? BBC, 18 gennaio 2014; Clima, ecco perché la Terra è destinata ad avviarsi inesorabilmente verso una piccola era glaciale, MeteoWeb, 3 marzo 2015).

Possiamo cercare di prevederlo sulla base di quel che è avvenuto nel corso della cosiddetta Piccola Era Glaciale, una fase di forte raffreddamento, durata alcuni secoli e terminata intorno al 1850, quando le temperature tornarono a salire.

In quel periodo le temperature erano più basse in media di circa 1 o 2 gradi C rispetto a oggi. Gli inverni erano molto freddi e lunghi e la stagione delle coltivazioni si era ridotta di alcune settimane.

I prezzi dei cereali aumentarono, non fu più possibile coltivare vino in Inghilterra (al tempo dei Romani faceva così caldo che c’erano aziende vitivinicole concorrenziali nel Lincolnshire: Veni, vidi, viticulture – remains of Roman vineyards found in UK, Independent, 16 novembre 1999), le tempeste divennero più frequenti, così come le alluvioni. Il limite della vegetazione boschiva scese di 100-200 metri circa, seguito a ruota dall’espansione dei ghiacciai, che in certi casi fu sorprendentemente rapida. Si diede la colpa alle streghe e agli ebrei.

In caso di replica di queste condizioni (augurandoci che non sia la fine del periodo interglaciale), verosimilmente a partire dall’inverno 2017-2018 (quando diversi astrofisici pongono l’inizio del Grande Minimo Solare: attività solare in netta contrazione fino almeno al 2030 e, se butta male, oltre il 2050 e magari perfino per migliaia di anni; cf. R. J. Salvador, A mathematical model of the sunspot cycle for the past 1000 yr, Pattern Recogn. Phys., 1, 117–122, 2013), dovremmo aspettarci:

  • una radicale e brusca trasformazione del clima nel giro di 3-10 anni al massimo, causata dell’alterazione delle correnti atmosferiche e oceaniche che non si ristabiliranno pienamente fino almeno al 2035 (dopo di che, se siamo fortunati, le condizioni climatiche potrebbero tornare come quelle odierne anche piuttosto rapidamente). Oetzi è la prova mummificata di quel che può avvenire: un cadavere che viene sepolto dai ghiacci e non riaffiora più per millenni (Mutamento climatico improvviso – lo scenario “Ötzi”, FuturAbles, 25 settembre 2014);
  • la graduale scomparsa della concorrenza a nord di Provenza e Danubio;
  • rifugiati climatici provenienti da nord (140 milioni di europei vivono in zone a rischio) e deflusso di immigrati da sud che troverebbero migliori condizioni nella fascia tropicale, quella non a caso in cui stanno investendo massicciamente i cinesi (e i brasiliani);
  • un marcato aumento delle precipitazioni nella fascia compresa tra il Po e Francoforte-Parigi (quindi incluse le Alpi), mentre a sud e a nord di questa fascia il clima diventerà più secco;
  • estati ancora calde e non infrequentemente torride, ma maggiore nuvolosità. Primavere e autunni in parte divorati dall’inverno (un mese di bella stagione perso). Anche se l’estate si sposterà in avanti, abbandonando giugno e prendendosi tutto settembre, ci potranno essere gelate già ad inizio settembre e fino a metà maggio, ventosità accentuata e forti nevicate da metà ottobre a marzo;
  • occasionali tempeste magnetiche;
  • un calo delle temperature mediamente pari a 1-2°C tra 2022 e 2030 e, in prospettiva, un ulteriore calo di 3,5-4°C se si arriva al 2035 senza che il Sole dia segni di essere intenzionato a uscire dall’“ibernazione” del Grande Minimo Solare. In quest’ultimo caso significa che siamo destinati a entrare in un’era glaciale della durata di migliaia di anni;
  • ogni grado di temperatura in meno sposta di c. 150 km verso sud la linea delle coltivazioni;
  • saranno tempi grami per chi si guadagna da vivere con grano, caffè, sorgo, arance, vino, olive e tutte le piante sensibili al freddo e all’eccesso di precipitazioni;
  • è bene sfruttare al massimo queste annate (2015-2016-2017) che potrebbero essere molto propizie (in futuro si ricorderà con nostalgia l’optimum climatico del 1980-2016). Dal 2018 in poi ci potrebbero essere i primi raccolti persi. Dal 2020 in poi qualche carestia o disordini causati dall’inflazione dei prezzi dei generi alimentari non sono da escludere, laddove la logistica è inadeguata e i governanti pensano più al bene di chi sta in alto che a quello di chi sta in asso;
  • boom delle colture in serra;
  • entro dieci-quindici anni Russia e Canada diventeranno importatori netti di cereali (oggi sono rispettivamente al quinto e settimo posto nel mondo per la produzione cerealicola);
  • costanti appelli a fare comunità, ad aiutarsi a vicenda, a coordinarsi spontaneamente a livello locale e, sfruttando internet, globale, senza attendere interventi organizzati dalle autorità nazionali ed internazionali, giacché saranno sommerse di richieste d’aiuto e assistenza;
  • senza l’aiuto degli agricoltori e allevatori le aree urbane entreranno in forte sofferenza;

Fonte : http://www.futurables.com/2015/05/21/social-forecasting-per-agricoltori-e-allevatori-scenario-glaciazione-2/

Giugno in Groenlandia : registrate le temperature più basse di sempre

Normalmente entro questa data, circa il 20% della calotta glaciale della Groenlandia si doveva sciogliere. Quest’anno invece siamo fermi al 5%. Il valore più basso mai registrato.

http://beta.dmi.dk/en/groenland/maalinger/greenland-ice-sheet-surface-mass-budget/

La capitale della Groenlandia è ancora sepolta nella neve il 7 giugno.

La webcam : http://arcticomm.gl/webcam/arcticomm_webcam.jpg

Non sorprende quindi, che le temperature continuano ad essere le più fredde mai registrate nel 2015.

ftp://ftp.ncdc.noaa.gov/pub/data/ghcn/daily/all/GL000004250.dly

Particolarmente interessanti sono le temperature giugno. Temperature che sono crollate ai minimi storici degli ultimi tre anni.

Fonte : https://stevengoddard.wordpress.com/2015/06/07/june-temperatures-in-greenland-have-plummeted-to-record-low-levels/

La mortalità aumenta con il freddo o con il caldo ?

Il rischio di mortalità attribuibile a temperatura ambiente alta e bassa: uno studio osservazionale multinazionale

Il freddo uccide 20 volte di più del caldo: a sostenerlo è una ricerca internazionale pubblicata sulla prestigiosa rivista The Lancet. La conclusione, a cui sono giunti gli scienziati, non rappresenta una novità in senso assoluto, ma è la prima volta che a sostegno di questa tesi viene presentata una mole di dati così imponente: sono stati infatti presi in esame 74 milioni di decessi in 12 diversi Paesi.

Il lavoro dei ricercatori riporta al centro dell’attenzione un tema molto dibattuto negli ultimi anni, anche attraverso le tesi controverse dell’ambientalista danese Bjørn Lomborg, secondo cui i rischi del riscaldamento globale (global warming) per la salute dell’uomo sarebbero stati ampiamente sovrastimati.

Anche se gli studi hanno fornito stime di morti premature imputabili al caldo oppure al freddo in alcuni paesi, nessuno ha finora offerto una valutazione sistematica su tutta la gamma di temperature nelle popolazioni esposte a climi diversi. 

«Sì dà spesso per scontato che le temperature eccezionali causino la maggior parte dei decessi, e quasi tutte le precedenti ricerche erano focalizzate sugli effetti delle ondate estreme di calore», spiega un coautore della ricerca, Antonio Gasparrini, della London School of Hygiene & Tropical Medicine. «I nostri risultati, che derivano dall’analisi del più grande set di dati di sempre sull’argomento, mostrano che la maggioranza delle morti si verificano in realtà nelle giornate moderatamente calde o fredde, con la maggior parte dei decessi determinati da temperature moderatamente fredde.»

METODO, RISULTATI ed INTERPRETAZIONI

Abbiamo raccolto dati da 384 sedi in Australia, Brasile, Canada, Cina, Italia, Giappone, Corea del Sud, Spagna, Svezia, Taiwan, Tailandia, Regno Unito e Stati Uniti d’America. In totale sono stati analizzati 74.225.200 morti, in vari periodi tra il 1985 e il 2012, in regioni dai climi più disparati, che spaziano dal freddo polare al caldo subtropicale. In totale, il 7,71% della mortalità è riconducibile a temperatura non ottimale nei paesi selezionati all’interno dello studio, con sostanziali differenze tra i paesi, che vanno da 3,37% in Thailandia e 11% in Cina. I maggiori morti sono attribuibili : al freddo 7,29% escluso gli sbalzi di calore 0,42%. Le temperature fredde e calde estreme sono stati responsabili dello 0,86% della mortalità totale. Naturalmente i numeri variano da Paese a Paese, in Italia, ad esempio, la mortalità dovuta al freddo è pari a circa l’8,5%, mentre quella dovuta al caldo intenso quasi al 3%. La maggior parte del carico di mortalità risulta quindi correlata con una temperatura riconducibile ad un contributo freddo. L’effetto di giorni con temperature estreme è sostanzialmente inferiore a quello attribuibile a tempo mite ma non ottimale. Questa prova ha importanti implicazioni per la progettazione di interventi di sanità pubblica per ridurre al minimo le conseguenze sulla salute alle temperature negative e per le previsioni dei futuri effetti, in scenari di cambiamento climatico.

Fonte :  http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736%2814%2962114-0/abstract

Non c’è solo Africa, ci sono anche dati freddi per gli amanti del freddo

Oramai è sotto gli occhi di tutti, l’estremizzazione climatica locale a livello globale è sempre più evidente con una maggiore esaltazione dei fenomeni nei mesi di mezzo, Aprile-Maggio oppure Ottobre-Novembre. Infatti, dopo aver trascorso (localmente, nel mediterraneo), l’inizio del mese con una doppia ondata di caldo di matrice africana, con record annessi, la seconda parte del mese di Maggio si sta concludendo con una forte ed incisica perturbazione nord-atlantica. Rinfreschiamoci quindi, con questa serie dati che sono circolati in rete in settimana. Dati, che nel vero e proprio senso della parola, stanno facendo la felicità tutti gli amanti del freddo. Questo è un veloce resoconto, ripreso dal blog di un nostro ex-editor Sand-rio.

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La stagione del ghiaccio che si scioglie in Groenlandia sta iniziando con più di un mese di ritardo, con la costa ancora sepolta dalla neve, mentre l’estate inizierà presto in Groenlandia.

Al momento, non vi è quasi nessun scioglimento, e quest’anno la quantità di fusione è al di sotto del precedente minimo storico.

Il Polo Nord non è mai stato così freddo in questo periodo dell’anno, almeno secondo le informazioni dal Servizio Meteorologico Danese.

Ebbene, in questo periodo dell’anno, dal 1958 ad oggi, le temperature non sono mai state così basse sopra il Polo Nord, rimanendo al di sotto del livello di almeno 3° C . E’ un periodo dell’anno in cui la temperatura polare aumenta rapidamente. In genere, tra giugno e agosto, la temperatura polare può aumentare di qualche grado sopra lo zero, ma quest’anno c’è stato un calo improvviso e anomalo della temperatura ai primi di maggio. Calo, che non era mai stato registrato nel periodo 1958 -2014.

Quindi, mentre il ghiaccio artico si stanno riprendendo gradualmente, pur partendo da posizione molto arretrata, il ghiaccio Antartico si sta espandendo quasi ogni mese. E’ il caso del mese di aprile, quando venne registrato un nuovo record di espansione del ghiaccio antartico. E’ anche interessante notare la linea di tendenza: la superficie del mare ghiacciato nell’emisfero sud tende ad aumentare nel mese di aprile, ad un tasso del 4,1% per decennio ! Secondo NSIDC, si è stabilito un nuovo record di crescita del mare Antartico per il mese di aprile 2015, battendo così il 2014, che a sua volta, aveva stabilito un nuovo record.

Nella mappa qui sopra è evidente come il ghiaccio marino è sopra la media in tutto il continente Antartico.

Nel frattempo, secondo Bob Tisdale, è anche evidente nel grafico che segue come la temperatura della superficie dell’oceano Meridionale continua a scendere.

 

Fonte : https://sandcarioca.wordpress.com/2015/05/20/a-antartida-em-abril-estabelece-um-novo-recorde/

Ricercatori scoprono che intercorrono 200 anni tra gli eventi climatici in Groenlandia ed in Antartide

Corvallis, Oregon – Un nuovo studio condotto su dei nuclei di ghiaccio altamente dettagliati nell’antartide occidentale mostra un collegamento coerente tra gli sbalzi termici in Groenlandia e in Antartide durante l’ultima era glaciale, dando agli scienziati un quadro più chiaro del legame tra il clima nei due emisferi. Il clima, in Groenlandia, durante l’ultima era glaciale era molto instabile, dicono i ricercatori, caratterizzato da una serie di grandi e bruschi cambiamenti di temperatura media annuale che si verificavano all’interno diversi decenni. Questi cosiddetti “eventi Dansgaard-Oeschger” hanno avuto luogo ogni qualche migliaio di anni, durante l’ultima era glaciale. I cambiamenti di temperatura in Antartide hanno evidenziato un andamento opposto. Quando l’antartide si raffreddeva, in Groenlandia era caldo, e viceversa. In questo studio finanziato dalla National Science Foundation e pubblicato questa settimana sulla rivista Nature, i ricercatori hanno scoperto che i cambiamenti climatici improvvisi, appaiono prima in Groenlandia, con la risposta al clima antartico ritardata di circa 200 anni. I ricercatori hanno documentato 18 eventi climatici improvvisi nel corso degli ultimi 68 mila anni. ” Il fatto che le variazioni di temperatura sono opposti ai due poli suggerisce che ci sia una redistribuzione del calore in corso tra i due emisferi”, ha detto Christo Buizert, una ricercatore presso la Oregon State University e autore principale dello studio. “Non sappiamo ancora cosa abbia causato questi cambiamenti passati, ma capire il loro calendario ci dà importanti indizi sui meccanismi sottostanti. ” Il ritardo di 200 anni che osserviamo certamente suggerisce un meccanismo oceanico”, ha aggiunto Buizert. “Se i cambiamenti climatici si sono propagati nell’atmosfera, la risposta antartica sarebbe avvenuta nel giro di pochi anni o decenni, non due secoli. L’oceano è grande e lento, quindi il ritardo di 200 anni è una impronta abbastanza chiara del coinvolgimento del mare.” Questi episodi passati di cambiamenti climatici differiscono in modo sostanziale da quello che sta accadendo oggi, osservano i ricercatori. Gli eventi improvvisi dell’era glaciale erano ha portata regionale – e probabilmente erano legati a grandi cambiamenti nella circolazione oceanica. Il riscaldamento di oggi è globale e soprattutto prodotto da emissioni di anidride carbonica umane nell’atmosfera terrestre. La chiave di questa scoperta è stata l’analisi di un nuovo nucleo di ghiaccio nella parte ad ovest dell’antartide, perforato a una profondità di 3.405 metri nel 2011, che attraversa gli ultimi 68 mila anni, secondo il paleoclimatologo della Oregon State Edward Brook, riconosciuto esperto a livello internazionale sulle carote di ghiaccio e co-autore dello studio su Nature. Poiché l’area dove è stato perforato il cuore di ghiaccio diventa alto durante le nevicate annuali, Brook ha detto, che il nuovo nucleo di ghiaccio fornisce uno dei dischi più dettagliati delle temperature antartiche ed ha una risoluzione molto elevata. Le temperature della Groenlandia erano già ben consolidate, dicono i ricercatori, a causa della forti nevicate annuali e dei maggiori dati forniti dalle carote di ghiaccio. ” Passati studi sulle carote di ghiaccio non hanno evidenziato le variazioni di temperatura nel modo più chiaro come questo straordinario nucleo”, ha detto Eric Steig, professore presso il Dipartimento di Scienze della Terra e dello spazio presso l’Università di Washington. “Impieghi precedenti non era abbastanza precisi nel determinare le relative tempistica dei cambiamenti climatici improvvisi in Antartide e in Groenlandia, e quindi non era chiaro cosa era accaduto prima” dice Steig. I nostri nuovi mostrano in modo inequivocabile che i cambiamenti avvengono in Antartide dopo i bruschi cambiamenti di temperatura in Groenlandia. Taylor e colleghi hanno formato un team di scienziati ed ingegneri costituito da 28 laboratori su tutto gli Stati Uniti. “Le informazioni risultanti fornisce dettagli senza precedenti su molti aspetti del clima passato della Terra”, ha detto Taylor. “Questo fornirà importanti dati alla prossima generazione di ricercatori del clima, un modo per testare e migliorare la nostra comprensione di come e il perché di questi cambiamenti climatici globali avvengono.” Buizert di OSU ha detto che è “molto probabile” che la circolazione atlantica meridionale o AMOC, è coinvolta in questi capovolgimenti climatici improvvisi. “Questa circolazione oceanica porta acque calde di superficie dai tropici verso l’atlantico settentrionale”, ha detto Buizert. “Dato che queste masse d’acqua fresche, che si depositano sul fondo fuori l’oceano. Questo accade proprio al largo della costa della Groenlandia, e quindi la Groenlandia si trova in un luogo privilegiato in cui il clima è molto sensibile alle variazioni del AMOC”. Brook ha detto che l’AMOC non sembra essere l’unico fattore, ma è probabilmente parte di una combinazione di fattori che controllavano in ultima analisi, questi ultimi cambiamenti improvvisi. “Anche se la circolazione oceanica può essere la chiave, sono probabilmente coinvolti altri feedback, come l’ascesa e la caduta di ghiaccio marino e le variazioni della copertura di ghiaccio e neve sulla terra ferma”, ha detto Brook. “Probabilmente c’è una sorta di soglia nel sistema – per esempio, della salinità della superficie degli oceani – che innesca le inversioni di temperatura. ” Non è un problema trovare i potenziali meccanismi; è solo una questione di capire quale è la scelta giusta, e la tempistica precisa di questi eventi, che come descriviamo in questo studio, è una parte importante del puzzle “.

Fonte : http://oregonstate.edu/ua/ncs/archives/2015/apr/researchers-find-200-year-lag-between-climate-events-greenland-antarctica