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Ondate di calore in aumento nelle capitali europee

La durata e l’intensità delle ondate di calore estive è molto aumentata negli ultimi anni nella maggior parte delle capitali europee, in particolare quelle dell’area centrale e sud-orientale. Se in queste zone nel periodo 1980-1997 il numero di giorni di ondata di calore era pari al 7-8% dei giorni estivi, nel periodo 1998-2015 si è arrivati al 12-14%. Dunque, quasi un raddoppio del numero di giorni molto caldi.

E’ uno dei risultati di uno studio “Increasing Heatwave Hazards in the Southeastern European Union Capitals”, pubblicato sulla rivista Atmosphere dal Consorzio LaMMA insieme all’Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibimet-CNR), al Centro di bioclimatologia dell’Università di Firenze e all’Accademia dei Georgofili.
I livelli di rischio Heatwave Hazard Index (HWHI) nelle capitali degli Stati membri 28-UE durante il periodo 1980-1997.
I livelli di rischio Heatwave Hazard Index (HWHI) nelle capitali degli Stati membri 28-UE durante il periodo 1998-2015. 

L’analisi dell’andamento delle ondate di calore in Europa è stata fatta su una lunga serie meteorologica (36 anni, dal 1980 al 2015) di dati raccolti dalle stazioni meteo situate nelle capitali dei 28 paesi dell’Unione europea, relativi al periodo maggio-settembre.

I ricercatori hanno applicato un indicatore chiamato HeatWave Hazard Index (HWHI), ovvero una versione migliorata e sintetica del EuroHEAT HW comunemente usato, che permette di analizzare contemporaneamente i diversi aspetti dell’ondata di calore: il numero di giorni, il numero delle ondate di calore lunghe e intense e la data della prima.

Nel 60% delle capitali europee sono stati osservati aumenti di durata e intensità delle ondate, soprattutto nelle città centro-orientali e sudorientali. In controtendenza, invece, le capitali sud-occidentali (Spagna e Portogallo), in cui si è registrata una diminuzione negli ultimi 18 anni rispetto ai 18 precendenti.
Queste differenze sono associate a due configurazioni climatiche completamente differenti. Se nel periodo 1980-1997 erano le zone dell’Europa occidentale e settentrionale a mostrare i più alti livelli di HWHI, mentre le aree dell’Europa meridionale e sud-orientale presentavano valori più bassi e maggiore instabilità atmosferica, nel periodo 1998-2015 si è verificata una situazione diametralmente opposta, con una persistenza dei sistemi di alta pressione, e quindi di gran caldo, sulle zone dell’Europa meridionale e soprattutto sud-orientale.

L’HWHI è triplicato a Zagabria e Atene, raddoppiato a Vienna, Budapest, Ljubiana, Nicosia e Roma, dove la frequenza dei giorni di ondata è passata dal 5 al 13%.

Variazione percentuale dell’indicatore ‘Heatwave Hazard Index’ (Hwhi) nel periodo 1998-2015 rispetto al periodo 1980-1997 nelle capitali dei 28 Stati membri dell’UE

L’utilizzo di un indicatore unico e semplificato permette di fornire indicazioni utili a chi deve attuare le strategie di mitigazione e adattamento urbano in relazione al problema delle ondate di calore. A livello europeo, stando ai risultati, la priorità andrebbe data alle città sudorientali, le più colpite negli anni recenti.

Fonte : http://www.lamma.rete.toscana.it/news/ondate-di-calore-aumento-nelle-capitali-europee

Allarme siccità !

Alcuni articoli ripresi dalla rete ……

Veneto, record storico siccità

Secondo il bollettino Arpav  il “Water Scarcity Index” in Veneto, indicatore che rileva la criticità della situazione idrica, è il secondo peggiore degli ultimi 27 anni: solo nel 2002 la situazione era più critica. Come scrive Silvia Giralucci sul Mattino a pagina , le cause sono le poche piogge cadute nella nostra regione da ottobre a oggi. «La piovosità media di marzo è di 70 mm. Già all’inizio del mese avevamo un deficit di precipitazioni di 124 mm accumulato dal 1 ottobre. Non sappiamo quanto pioverà, ma di certo il deficit della risorsa idrica sta ancora peggiorando», spiega Italo Saccardo, responsabile del servizio Idrogeologico dell’Arpav. Ad aggravare la siccità anche la mancanza di neve sulle montagne il cui disgelo avrebbe dovuto in primavera rinforzare le falde. Il deficit di precipitazione nevosa di quest’anno è circa -50% nelle Dolomiti e -70% nelle Prealpi (ne è caduta circa mezzo metro tra Alpi e Prealpi). Se non ci saranno altre nevicate fino alla fine del mese, si tratterebbe del terzo valore più basso dal 1966. «Una delle criticità maggiori in questo momento è quella delle risorse idriche sotterranee – spiega Saccardo – siamo prossimi ai minimi storici. Minimi, preciso, che di solito si colgono in aprile, maggio, non così presto». In sofferenza anche la portata dei maggiori fiumi veneti ancora nettamente inferiore alle medie storiche del periodo. La preoccupazione ora investe il mondo dell’agricoltura che a breve dovrà iniziare il lavoro di semina e irrigazione dei campi.

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Siccità, adesso siamo proprio in emergenza

Agricoltori costretti ad irrigare il grano: “In aprile non era mai successo”. Fiume in secca come in piena estate. Coldiretti preoccupata:a rischio i raccolti.
“Se mi avessero detto che ad aprile avrei dovuto irrigare il grano, non ci avrei creduto”. È il commento del presidente di Coldiretti Rovigo, Mauro Giuriolo, sul protrarsi dell’allarme siccità in Polesine, dove si stanno registrando temperature elevate rispetto alla media ed assenza di precipitazioni.  “Da dicembre ad oggi – ricorda allarmato Giuriolo – sono caduti solo 80 millimetri di pioggia, di cui la maggior parte nella prima settimana di febbraio”.
A preoccupare è anche la portata dei fiumi: “L’Adige, secondo le rilevazioni effettuate a Boara, ha segnato i meno 4,15 metri cubi al secondo ed i sifoni toccano ormai il fondo sabbioso del fiume rendendo vana la loro azione. Addirittura sono stati chiusi a Rosolina dove il cuneo salino ha già superato la barriera antisale”.  La siccità, che sta superando ogni record storico negativo registrato negli ultimi 20 anni, obbliga i coltivatori ad irrigare i campi ma l’acqua scarseggia. “La situazione è paragonabile a quella del periodo estivo ma in primavera le piante attraversano una fase cruciale per la buona riuscita delle produzioni”.
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Siccità, scatta l’allarme per gli ospedali

Solo quello di Feltre è dotato di vasche di accumulo. I vigili del fuoco: «Tutte le strutture sensibili dovrebbero averle»

BELLUNO. Anche gli ospedali bellunesi dovranno dotarsi di vasche di accumulo dell’acqua per gestire un’emergenza, come quella che da due anni sta interessando la provincia. Ad oggi, come rilevato nel corso del vertice in Prefettura dal rappresentante dell’Usl 1 Dolomiti, Mauro Soppelsa, «soltanto l’ospedale Santa Maria del Prato di Feltre è dotato di una vasca che può garantire 4-5 giorni di autonomia idrica alla struttura. Si tratta di acqua potabile che arriva dall’acquedotto e passa attraverso la vasca per poi rifluire nell’acquedotto, questo a garanzia che non si verifichino fenomeni di ristagno». «Dopo l’emergenza dello scorso anno», sottolinea ancora Soppelsa, «l’allora Usl 2 ha chiesto alla Regione Veneto di poter aumentare la portata di questa cisterna. Il piano è quello di realizzarne alcune che possano funzionare con le condotte acquedottistiche tramite il principio dei vasi comunicanti, così da avere sempre il riciclo d’acqua»……

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Siccità, l’allarme di Confagricoltura: “Stagione compromessa per i frumenti”

Il clima di questi mesi, con la scarsità di piogge, rischia di “incidere, e non poco, sui bilanci delle aziende agricole dell’Emilia-Romagna”. E’ quanto sostiene, in una nota, la Confagricoltura regionale secondo cui le colture sono in sofferenza da Rimini a Piacenza e lo stress idrico delle piante sposta inevitabilmente verso l’alto i costi produttivi della campagna 2017″. A giudizio del presidente dell’associazione, Gianni Tosi, le imprese iniziano “l’anno con un +10% di costi aziendali dovuti all’irrigazione anticipata. Speriamo che ci sia disponibilità di risorsa idrica per il territorio e che tale servizio non diventi un ulteriore fardello per gli agricoltori”. A causa della siccità, osserva l’associazione, “è allarme per i produttori di cereali, dal grano al mais: i frumenti, soprattutto i teneri, soffrono per la mancanza di acqua anche perché non è stato possibile alimentarli”. Quindi, conclude Tosi, “la stagione è compromessa se non pioverà nel breve: è lotta contro il tempo per non perdere il raccolto”.

Fonti :

http://www.polesine24.it/Detail_News_Display/Rovigo/siccita-adesso-siamo-proprio-in-emergenza

http://corrierealpi.gelocal.it/belluno/cronaca/2017/04/12/news/siccita-scatta-l-allarme-per-gli-ospedali-1.15180949

http://www.sulpanaro.net/2017/04/siccita-le-imprese-agricole-aumentano-costi/

http://www.vvox.it/2017/03/22/veneto-record-storico-siccita/

 

 

Le nobili origini dei movimenti vedi

L’UNESCO (United Nations Education Scietific and Cultural Organization, fondata nel 1948, è un’organizzazione delle Nazioni Unite con sede a Parigi) fu ideata da Julian Huxley, un esponente molto importante dell’intelligence britannico durante la guerra. Huxley ne fu anche il primo direttore generale. Fu Huxley che delineò i due scopi principali di questa organizzazione: propagandare e rendere popolari le politiche eugenetiche e proteggere la vita selvaggia di piante e animali attraverso la creazione di parchi nazionali, specialmente in Africa. Con il suo budget annuale di 550 milioni di dollari l’UNESCO finanzia attualmente una vasta rete di organizzazioni dedicate alla conservazione della natura e all’ambiente. La protezione dell’ambiente è diventato il terzo principale obbiettivo dell’UNESCO

L’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, con sede in Svizzera, fu fondata nel 1948, sempre da Sir Julian Huxley. Lo statuto dell’Unione fu praticamente scritto dal Ministero degli Esteri inglese. L’Unione attualmente riunisce 60 nazioni, 95 agenzie governative e 508 agenzie non governative. Insieme all’UNEP (vedi in seguito) e l’Istituto per le Risorse Mondiale, l’IUCN lanciò la strategia della biodiversità globale che oggi influenza la politica di molte nazioni. Attualmente funzionari della IUCN pianificano direttamente le politiche di conservazione e amministrano una rete di parchi nazionali in molte ex colonie britanniche. La conservazione della biodiversità è la sua principale missione. Il Presidente della IUCN è Shridath Ramphal, ex Segretario del Commonwealth britannico (1975-1990), il suo Direttore Generale è Martin Holdgate, che è stato anche dirigente del Dipartimento dell’Ambiente del Regno Unito.

The Nature Conservancy (Conservazione della Natura). Fù fondata nel 1949 su iniziativa della casa reale inglese. E’ uno dei quattro Corpi di Ricerca ufficialmente sotto il Consiglio Privato della Casa Reale Britannica. Il suo statuto fu scritto da Max Nicholson, allora Segretario permanente del Primo Ministro Inglese, quando Nicholson poi lasciò il governo, passo’ direttamente alla guida di questa organizzazione. Nicholson è un personaggio chiave, personalmente sviluppò la maggior parte delle strategie e tattiche del movimento ambientalista che si sarebbe affermato negli anni avvenire. Fu Nature Conservancy che inizio la campagna contro il DDT e che nel 1961 mise insieme il comitato che creò il WWF (World Wildlife Fund). Nel 1970 Nicholson pubblicò un libro sulla storia del movimento ambientalista post guerra che sottotitolava: “Una guida per i nuovi padroni della Terra”.

Conservation Foundation. La fondazione fu creata a Washington nel 1949 come il ramo americano della Società Europea per la Conservazione della Natura. Il primo direttore della fondazione fu Henry Fairfield Osborne, un acceso sostenitore di politiche eugenetiche e di controllo della popolazione. La fondazione si avvantaggiò molto con l’Enviromental Policy Act del 1969 e la National Rerources Conservation Act del 1985, leggi che favorivano l’uso non agricolo di vasti territori americani.

Sierra Club
. Questo gruppo fu fondato nel 1890 negli Stati Uniti da Johm Muir. Il Sierra Club è stato principalmente un club di “outing” fino al 1950, dopo di che divenne un’organizzazione dedicata alle più radicali attività ambientaliste. In particolare si impegno’ per impedire tutti gi usi commerciali di terre pubbliche negli USA. Il suo direttore esecutivo, David Brower, che gesti’ questa trasformazione, lasciò il gruppo nel 1969 per formare la ben più radicale associazione (Friends of Earth) Amici della Terra (vedi in seguito). Nel 1971 i capi del Sierra Club crearono il noto gruppo internazionale ambientalista Greenpace (vedi in seguito).

World Wildlife Fund (WWF). Fu fondato nel 1961 dal Principe Filippo d’Inghilterra e dal Principe Bernardo d’Olanda, il WWF (ora chiamato World Wide Fund for Nature) funziona come uno strumento d’intelligence per le principali case reali europee. E’ senza dubbio la più importante organizzazione ambientalista che opera a livello mondiale, in pratica soprassiede le attività di tutte le altre organizzazioni ambientaliste.
L’obbiettivo professato dal WWF è quello di proteggere tutte le “specie in pericolo” minacciate dall’industrializzazione, in particolare nelle ex colonie britanniche. In parte ciò è stato fatto attraverso l’insediamento di “parchi nazionali” e “riserve ecologiche” al di fuori del controllo dei governi nazionali. (vedi Il ruolo del WWF in Africa).

WWF’s “1001 Club”. Sono i 1001 membri del WWF scelti personalmente dal Principe Filippo. Praticamente è il gruppo dirigente del WWF. Si tratta degli esponenti di spicco delle principali famiglie reali europee, inclusi i loro “operatives” all’interno dei vari governi e gruppi industriali e finanziari. Il WWF lavora strettamente con la Royal Geographic Society e The Fauna and Flora Preservation Society, entrambe queste sue associazioni sono sponsorizzate dalla Regina Elisabetta.

UN Development Program (UNDP). Fondata nel 1966, lo scopo dell’UNDP era quello di fare propaganda alle politiche dello “sviluppo sostenibile”, etichettando in questo modo la crescita economica e industriale come contrari allo sviluppo. Utilizzando questa dottrina l’UNDP ha finanziato estensivamente programmi ecologici a bassissimo contenuto tecnologico, andando spesso contro la volontà dei governi nazionali in Africa e nel Terzo Mondo.

Friends of Earth ( Amici della Terra). Il gruppo che è stato fondato nel 1969 dall’ex direttore esecutivo del Sierra Club, David Brower, si è trasferito in Inghilterra nel 1970 con i finanziamenti del gruppo Goldmisth. Esso ha portato avanti una azione diretta in particolare contro le centrali nucleari. Negli anni ottanta il suo direttore in Inghilterra è stato Jonathan Porritt, figlio dell’ex governatore del Nuova Zelanda.

Survival International. E’ stata fondata a Londra nel 1969 con l’appoggio del Presidente del WWF Sir Peter Scott, lo scopo del gruppo è quello di raccogliere i fondi “per aiutare i popoli tribali a difendere le loro terre, l’ambiente e il proprio modi di vivere”. All’inizio era chiamato Primitive People Fund, e lavora strettamente con il WWF e la Royal Geographic Society. Tra i membri fondatori c’è Edward Goldsmith e il direttore della Royal Geographic Society John Hemming.
Le tribù di indios dell’America del Sud furono i primi obbiettivi dell’azione di tale associazione.

Earth Day. Centinaia di milioni di dollari furono spesi nell’Earth Day del 1970, attraverso una vasta operazione di propaganda preparata dal WWF e dalle agenzie collegate a livello mondiale per lanciare il “movimento verde”. Earth Day fu sostenuto finanziariamente dall’UN Atlantic Richfield, dalla Fondazione Ford e dalla Fondazione Rockefeller e fu diretto dall’Aspen Institute for Humanistic Studies.

Goldsmith e la rivista Ecologist. Nel 1970 Sir James Goldsmith, un esponente di primo piano dell’intelligence britannico, e il suo fratello maggiore Edward (teddy) Goldsmith, lanciarono la rivista Ecologist. La rivista divenne presto l’organo dell’ala più radicale del movimento ambientalista. I Goldsmith lanciarono anche un appello per la creazione del Movement of Survival, che fu poi fondato con il nome di Peoples Party e che in seguito prese il nome di Green Party (Partito Verde). In seguito i Partiti Verdi, tutti mobilitati contro l’industria, furono fondati in Germania, Francia, Italia e poi in ogni paese della Comunità Europea.

Greenpace. Greenpace fu fondata nel 1971 da una coalizione di maoisti, Troskysti e membri canadesi del Sierra Club. Il suo primo capo fu Ben Metcalfe, un esponente dell’intelligence britannico durante la guerra. L’idea era quella di creare una struttura legate al WWF ma capace di “azioni dirette”. Attualmente Greenpace ha sezioni in 24 paesi, la sede centrale in Norvegia e un buget annuale di 157 milioni di dollari. Suo direttore è stato anche Lord Peter Melchett, ereditiero delle Imperial Chemical Industries. David McTaggart  (al centro nella foto) ha avuto un ruolo cruciale in Greenpace. Ne fu il principale portavoce e poi Presidente di Greenpeace International (GPI) dal 1979 al 1991

International Food Policy Reserch Institute (IFPRI). IFPRI fu fondato nel 1075, con lo scopo iniziale di identificare “strategie e politiche alternative, nazionali e internazionali, per venire incontro alle necessità alimentari dei popoli in via di sviluppo su basi sostenibili”, sempre allo scopo di proteggere l’ambiente. Il gruppo è diventato un membro del Consultive Group on International Agricoltural Reserch ( fondato nel 1971), è associato alla Banca Mondiale e varie altre agenzie della Nazioni Unite come  l’Environmental Program and il Population Program. L’IFPRI è specializzato nel propagandare il fatto che costruire infrastrutture industriali su larga scala non è un bene per l’ambiente e che le risorse come il suolo e l’acqua sono finite.

Earth First!. L’organizzazione è stata fondata da David Foremann, del Sierra Club, nel 1979. Si tratta di un gruppo radicale dedito ad azioni dirette a impedire la deforestazione e gli allevamenti di animali.

World Resources Institute (WRI). L’WRI fu fondato nel 1962 dal Presidente dell WWF USA Russel Train con fondi della Rockefeller Foudation e della McArthur Foudation. Il suo Presidente fu James Gustave Speth, cofondatore della Natural Resources Defence Council. Dopo 11 anni di Presidenza Speth divenne il capo dell’Unated Nation Development Program nel 1993. L’WRI è il centro che elabora le proposte per tutti i gruppi ambientalisti americani. Ha fatto e promosso studi sul “Nuovo Ordine Mondiale” e la “Strategia della Biodiversità”. L’WRI è affiliato all’International Institute for Environment and Development di Londra guidato da Lady Jakson (Barbara Ward), un centro studio del Socialit Party di Londra.

2020 Vision for Food, Agriculture, and the Environment. Questo centro fu creato nel 1995 dall’International Food Policy Research Institute (IFPRI). Il suo primo Presidente fu il Presidente dell’ Uganda Yoweri Museveni. Il centro ha fatto intensa propaganda per programmi agricoli “sostenibili” su piccola scala e a bassa o bassissima tecnologia. Il Direttore dell’IFPRI Pinstrup –Anderson predisse che la battaglia per l’acqua sarebbe stata la battagli a del futuro. Nel Gruppo dei Consiglieri del 2020 Vision ci sono i rappresentanti del Worldwatch Institute, World Wildlife Fund, UN Development Program, World Bank, Population Council, dell’U.S. Agency for International Development, e dell’UN Environment Program.

Tradotto dalla rivista americana The New Federalist

 

Fonte : http://fusione.altervista.org/ideologia-ambientalista.htm

Trump chiede i nomi di chi ha lavorato sul clima. Gli scienziati: salviamo i dati

L’equipe di Trump ha chiesto a Obama i nomi di tutti coloro che abbiano lavorato su questioni climatiche. Gli scienziati si mobilitano con il #datarefuge

L’entourage del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump ha inviato a Barack Obama una lettera nella quale si chiede di fornire i nomi di tutti coloro che abbiano lavorato in questi anni sul tema dei cambiamenti climatici per il governo. Una proposta cha ha scatenato un’ondata di panico nel mondo della ricerca scientifica. La paura che il nuovo inquilino della Casa Bianca possa mettere i bastoni tra le ruote ai climatologi è talmente concreta da aver spinto alcuni di loro a lanciare nei giorni scorsi un’iniziativa, battezzata #datarefuge.

Il timore è che i risultati frutto di anni di lavoro possano andare perduti, soprattutto dopo le nomine di tre convinti sostenitori delle fonti fossili in altrettanti posti-chiave del governo: all’Ambiente, all’Energia e agli Affari interni. Di qui la decisione della comunità scientifica di organizzare un gigantesco salvataggio dei dati governativi in materia di clima.

“Trump ci ha dichiarato guerra. Prepara l’inquisizione”

L’idea è stata avanzata per primo dal meteorologo americano Eric Holthaus, che ha accompagnato il lancio su Twitter con un appello: “Ricercatori, se siete in possesso di dati del governo sul clima, aggiungeteli qui”. Segue il link ad un Google Doc, sul quale nel giro di pochi giorni sono stati salvati più di 50 database per un totale di decine e decine di terabyte. Si tratta soprattutto di dati relativi a lavori della Nasa e del dipartimento dell’Energia, che saranno stoccati su server non governativi ai quali i funzionari di Washington non possono accedere.

Holthaus, riferisce il quotidiano francese 20Minutes, ha spiegato senza mezzi termini il suo punto di vista: “Viste le scelte operate da Trump – ha spiegato lo scienziato – è chiaro che il nuovo presidente vuole dichiarare guerra alla scienza. Prepara un’inquisizione”.

Obama: “Non forniremo alcun nome”

Inquietante, in effetti, è il fatto che la squadra di Trump abbia inviato una settimana fa un questionario all’amministrazione di Barack Obama, chiedendo in particolare i nomi di tutte le persone che abbiano lavorato sul tema dei cambiamenti climatici presso il dipartimento dell’Energia. Il presidente uscente ha rifiutato la richiesta con queste parole: “Forniremo tutte le informazioni accessibili pubblicamente ma non trasmetteremo alcun nome”.

Nel mirino anche i negoziatori all’Onu e gli articoli scientifici

Nella lettera, tra l’altro, i collaboratori di Trump non si accontentavano neppure di conoscere le identità delle persone coinvolte in prima persona: chiedevano anche una lista di tutti gli impiegati ministeriali e dei consulenti che abbiano partecipato a qualsivoglia discussione internazionale in materia di clima organizzata sotto l’egida delle Nazioni Unite negli ultimi cinque anni. Nonché tutti gli articoli scientifici pubblicati dai ricercatori di diciassette laboratori nazionali controllati dallo stesso dipartimento dell’Energia nell’ultimo triennio. Con la specifica di chi appartiene ad un sindacato o a un’associazione di categoria, tanto per non farsi mancare nulla.

Fonte : http://www.lifegate.it/persone/news/trump-nomi-clima-scienziati-datarefuge

 

Il contenuto di calore nel nord atlantico sta scendendo rapidamente

L’ottimo sito di Ole Humlum, Climate4you, ha appena pubblicato l’ultimo aggiornamento dei dati sul contenuto di calore nel nord atlantico, fino a marzo 2016. I dati mostrano che stanno accadendo alcune cose interessanti nel Nord Atlantico.

In primo luogo, diamo un’occhiata alla zona evidenziata qui sotto :

Mappa che mostra la zona del Nord Atlantico all’interno 60-0W e 30-65N, per i quali il contenuto di calore da 0 -700 m è mostrato nei due seguenti schemi .

Anomalia del contenuto di calore mensile globale (GJ / m2) tra 0 e 700 m dell’oceano Nord Atlantico (60-0W, 30-65N), dal gennaio 1955. La linea sottile indica valori mensili, e la linea spessa rappresenta la semplice media su 37 mesi (c. 3 anni). Fonte dei dati: Nazionale Oceanographic Data Center (NODC). Ultimo periodo indicato: gennaio-marzo 2016. Ultimo aggiornamento al 7 Giugno 2016.

Stiamo prendendo sempre più familiarità con il blob freddo che si è sviluppato superficialmente nella parte settentrionale del Nord Atlantico, durante l’ultimo paio di anni. Ma è anche evidente che detta zona si sta sempre più raffreddando. Le temperature adesso si sono portate ai livelli dei primi anni 90. (E’ anche interessante notare che il 1970 ha segnato il periodo più freddo nelle registrazioni). Sfortunatamente non abbiamo i dati per anni caldi come il 1930 e il 1940.

Ole, qui sotto,  mostra anche i dati di Argo per l’59 N, 30-0W. (Sulla mappa in alto, si può vedere che questi si riferiscono alla linea che va da Shetland a ovest dell’Islanda). Questa particolare sezione è ritenuta importante perché si trova lungo la parte principale della Corrente nord-atlantica.

Temperatura media lungo 59 N, 30-0W, profondità 0-800m, corrispondente alla parte principale della Corrente nord-atlantica, dati di Argo. Fonte: Global Marine Argo Atlas . Ultimo mese indicato: marzo 2016. Ultimo aggiornamento dello schema: 7 giugno 2016.

Ancora una volta vediamo un rapido declino occorso negli ultimi anni. Sotto, possiamo trovare anche il significativo diagramma di profondità – tempo.

Schema della temperatura Tempo – Profondità, lungo 59 N, 0-800 m di profondità, al di là dell’Atlantico corrente del Nord. Le temperature in gradi Celsius. Fonte: Global Marine Argo Atlas . Ultimo mese indicato: marzo 2016. Ultimo aggiornamento schema: 7 giugno 2016.

Ciò dimostra chiaramente che il freddo sta partendo dal basso. Si è affermato in quest’ultimi anni che “lo scioglimento dei ghiacci dell’Artico” è stato il responsabile delle SST più fredde nell’area. I dati ARGO dimostra che questo non è vero ! Ricordiamo che si tratta di oceani e che i loro cicli dominano il clima della Terra.

L’AMO sta continuando a marciare su un territorio piatto, in territorio positivo, ma le figure OHC sono il primo segno che le cose potrebbero iniziare a cambiare ?

http://www.esrl.noaa.gov/psd/cgi-bin/gcos_wgsp/tsanalysis.pl?tstype1=91&tstype2=0&year1=&year2=&itypea=0&axistype=0&anom=0&plotstyle=0&climo1=&climo2=&y1=&y2=&y21=&y22=&length=&lag=&iall=0&iseas=1&mon1=0&mon2=11&Submit=Calculate+Results

Riferimenti

Climate4you, gli aggiornamenti mensili sono disponibili qui : http://www.climate4you.com/

 

Fonte : https://notalotofpeopleknowthat.wordpress.com/2016/06/13/north-atlantic-ocean-heat-content-dropping-rapidly/