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La sottile relazione fra cicli solari, piogge (e frane e alluvioni…) in Italia

Il clima terrestre e le sue variazioni sono governati da una serie di fattori geologici (emissioni dai vulcani, posizione dei continenti e delle catene montuose), atmosferici (quantità di copertura nuvolosa, tenore di gas – serra) e astronomici (parametri orbitali e cicli solari): tutti insieme contribuiscono a stabilire le condizioni climatiche e meteorologiche sulla superficie terrestre. Queste variazioni sono diventate più sensibili da quando, 2 milioni di anni fa, si sono formate le grandi calotte polari permanenti anche nell’emisfero boreale dopo che quella Antartica era già presente da oltre 30 milioni di anni. Nell’emisfero australe la corrente circumpolare blocca gli scambi termici con le latitudini australi più basse, mentre nell’emisfero settentrionale l’Oceano Atlantico disposto nord – sud costituisce invece un ottimo corridoio per gli scambi termici fra le basse e le alte latitudini boreali e il ciclo solare, con le variazioni di intensità della radiazione che comporta, ha un effetto piuttosto importante su questo sistema, regolando persino la quantità delle piogge nel Mediterraneo.  Vediamo come succede, con una postilla su possibili relazioni fra queste grandezze e una estate che stenta a decollare.
LE GRANDEZZE CHE INFLUENZANO LE VARIAZIONI CLIMATICHE PERIODICHE IN EUROPA.
Qualche anno fa scrissi un post sulla Oscillazione Artica, un indice che viene determinato confrontando nell’emisfero boreale la pressione atmosferica delle alte latitudini con quella delle medie e che ha una certa influenza sulle temperature. Non c’è una relazione deterministica fra Oscillazione Artica e temperature, ma in genere quando questa ha un valore alto dalle nostre parti le temperature sono più alte della media e viceversa. Mi ricordo che all’epoca le previsioni della NOAA (quelle attuali sono queste) la davano parecchio in calo: era gennaio e pensai che forse sarebbe venuta una bella ondata di freddo, il che si verificò davvero! Da allora osservo spesso sul sito della NOAA l’andamento di questo indice.
L’Oscillazione Artica è piuttosto irregolare, mentre ci sono altri due indici atmosferici che invece si propongono con una certa regolarità, la AMO (Multidecadal Atlantic Oscillation) e la NAO (North Atlantic Oscillation).
Il fatto curioso è che specialmente la NAO viene governata da fattori astronomici e non solo dalla stagione.
Come è noto la posizione del Sole nel corso dell’anno determina l’avvicendarsi delle stagioni e questo grazie la sua influenza sulla posizione delle figure atmosferiche principali; ad esempio il centro dell’anticiclone delle Azzorre si muove lungo un asse N/S nell’Oceano Atlantico e raggiunge il punto più a nord tra Giugno e Luglio e quello più a sud tra Gennaio e Febbraio, perchè si sposta nel corso dell’anno seguendo con un leggero ritardo la posizione  del Sole allo zenit. Il movimento è provocato dalle differenze stagionali nell’angolo di incidenza dei raggi solari e quindi della posizione dell’area di massimo riscaldamento.
Allo stesso modo ci sono differenze climatiche importanti che dipendono dalle variazioni dell’intensità della energia che arriva sulla Terra dovute ai cicli solari undecennali di attività. Questi cicli furono scoperti all’inizio del XIX secolo dal grande astronomo William Herschel in un modo piuttosto curioso: trovò che le variazioni nel numero di macchie solari erano in sintonia con i prezzi del grano in Gran Bretagna e ciò gli suggerì una relazione fra intensità dell’attività solare e condizioni climatiche. È ormai chiaro che in genere al diminuire della attività solare aumenta a scala globalel a copertira nuvolosa .
L’INFLUENZA DEI CICLI SOLARI SUL CLIMA NELL’ATLANTICO SETTENTRIONALE E IN EUROPA
Il clima europeo è influenzato dalle variazioni della AMO e della NAO. La AMO è un indice ricavato dalle temperature delle acque superficiali dell’Atlantico Settentrionale ed indica il loro scostamento da un valore medio. Si noti che questo valore medio viene raggiunto solo durante le fasi di variazione da una AMO negativa a una AMO positiva e viceversa: in genere l’indice si pone su valori molto più alti o molto più bassi del normale.
La figura 1 mostra l’andamento della AMO dal XX secolo a oggi. Si nota come una fase ad anomalia “calda” è stata presente tra gli anni ’30 e gli anni ’60 del XX secolo, mentre una fase ad anomalia “fredda” ha caratterizzato il periodo tra la metà degli anni ’60 e gli ’80.
I fattori che influenzano la AMO sono ancora oggetto di dibattito: apparentemente la lunghezza dei suoi cicli, molto più lunga, è incompatibile con quella dei cicli undecennali solari e viene messa in relazione a variazioni nel sistema delle correnti dell’Atlantico Settentrionale in cui una corrente calda (quella del Golfo) scorre in superficie verso nord e correnti fredde scorrono in profondità verso sud.
Inoltre non ci sono dubbi che sul fatto che le principali eruzioni vulcaniche abbiano un effetto regolatore sulla AMO [1], visto che ce l’hanno a livello globale (ne ho parlato in diversi post – per esempio qui).
Ma l’indice che più domina ed influenza il clima europeo è la NAO (North Atlantic Oscillation), un coefficiente definito nel 1997 in base alla differenza fra la pressione normalizzata a Gibilterra e a Stykkisholmur in Islanda [2]. La NAO segue un ciclo di durata simile a quello solare, anche se come nel caso dei movimenti annuali dell’anticiclone delle Azzorre, la risposta della NAO ai cicli solari è leggermente sfalsata [3].
In buona sostanza, con una NAO positiva si rafforzano sia l’anticiclone delle Azzorre che le depressioni islandesi. Faccio una precisazione: dico “le depressioni” perchè mentre l’anticiclone delle Azzorre è statico ed è sempre lo stesso, nell’Atlantico settentrionale le depressioni si formano di continuo e si muovono più o meno velocemente verso est (o sudest), susseguendosi nel tempo: quindi abbiamo “sempre” UNA depressione dell’Islanda ma non è mai la stessa.
Una maggiore forza di queste figure atmosferiche è indubbiamente in relazione con la maggiore radiazione solare perchè maggiore è il riscaldamento equatoriale, maggiori sono gli scambi termici con l’Artico e quindi si capisce perchè i massimi della NAO si verificano dopo i massimi solari e i minimi si verificano dopo i minimi solari. Bisogna considerare anche nel bilancio del riscaldamento solare che l’Artico “incassa” meno calore delle medie e basse latitudini sia perchè i raggi solari lo colpiscono con un angolo minore, sia perchè essendo bianca per il ghiaccio, la superficie del mare e delle terre fa rimbalzare via buona parte della (poca) radiazione che lo colpisce.
Quindi più la NAO è alta, più le perturbazioni stanno verso nord e quindi il clima è più umido e più caldo del normale sul nord Europa e più secco e più fresco nell’area mediterranea. Al contrario una NAO debole porta precipitazioni inferiori alla media e clima più secco nell’Europa Settentrionale, mentre aumenta le piogge in Europa meridionale, ad esempio in pianura padana [4], in Calabria [5] e anche per la penisola iberica, dove è in stretta correlazione con il numero di frane che si verificano in Portogallo in un’area vicino a Lisbona [6].
La NAO governa anche lo spessore degli anelli di crescita degli alberi [7] e pertanto proprio studiando la dendrocronologia si possono avere buone indicazioni delle sue alternanze nel passato.
CICLI SOLARI ED EVENTI METEORICI ESTREMI IN ITALIA
Le variazioni di intensità delle precipitazioni ed altre variazioni indotte da AMO e NAO hanno avuto un forte impatto nella vita sociale italiana. Ad esempio il boom dello sci di massa durante gli anni ’70, oltre alla pubblicità fornita dalle eccellenti prestazioni di alcuni atleti di nazionalità italiana, è stato favorito da autunni piovosi e freschi promossi dalla fase fredda dettata in quegli anni dalla AMO, grazie ai quali fu ottenuta una copertura nevosa ottimale.
La NAO invece, strettamente dipendente dal ciclo solare, è alla base dell’alternanza fra treni di annate più freschi e piovosi, che si annidano intorno ai minimi in alternanza a treni di annate più calde e meno piovose intorno ai massimi e pertanto si può affermare che i cicli solari governano il tempo in Italia e altrove in Europa.
Come corollario, in un Paese come il nostro, le fasi in cui il valore dell’Oscillazione dell’Atlantico Settentrionale è bassa, corrispondendo a piogge copiose, sono anche quelle durante le quali avviene un maggior numero di eventi alluvionali e franosi [8].
La figura 3, di Nicola Casagli, correla i numeri delle vittime di catastrofi idrogeologiche in Italia con i cicli solari. Si può notare che le alluvioni non presentano una distribuzione casuale nel tempo ma tendono a raggrupparsi in cluster temporali, annidati intorno ai minimi. Fra queste catastrofi sono considerati anche eventi fondamentalmente di natura antropica (i disastri delle dighe di Gleno, Vajont e Stava), perchè i problemi sono stati innescati da periodi anomalmente piovosi.
Si può notare anche che la serie di annate piovose si allunga proseguendo nei dintorni del massimo quando questo è debole come nel 1970 e in quello attuale: ed è la debolezza del ciclo solare n.24 ora in atto che ha prolungato il periodo di piogge correlato al minimo del 2008 e la storia italiana è punteggiata da una fitta serie di disastri idrogeologici che hanno investito un po’ tutto il Paese.
A me sembra pure di trovare una correlazione fra il tipo di alluvione e la AMO, perchè le modalità di questi disastri negli ultimi anni sono nettamente diverse da quelle di prima; gli eventi tipo quella del Po del 1951 e del 1966 (che non si limitò all’Arno!) hanno riguardato estesi bacini investiti da precipitazioni diffuse e continue, mentre quelle attuali sono il  riusultato di piogge fortissime in un luogo limitato e per un tempo limitato.
Oltre al riscaldamento globale (che ha aumentato a dismisura le temperature delle acque del Mediterraneo, facilitando l’evaporazione) è possibile che le modalità di svolgimento degli eventi degli ultimi anni siano correlate alla presenza di una AMO particolarmente alta, mentre le grandi alluvioni possano coprrispondere a valori della AMO più bassi.
COROLLARIO SU QUESTI GIORNI. Con questo non voglio entrare nel tema “l’estate sarà calda o fredda”: queste cosiddette previsioni mi lasciano piuttosto perplesso.
Però mi domando se il tempo di questi primi giorni di giugno, contrassegnato da forti pioggie e temperature abbastanza basse rispetto alla media sia una conseguenza della attività solare particolarmente scarsa che stiamo osservando, dato che come si vede in questo grafico della NOAA, anche la NAO è particolarmente bassa
[1] Knudsen et al (2014). Evidence for external forcing of the Atlantic Multidecadal Oscillation since termination of the Little Ice Age. Nature communications DOI: 10.1038/ncomms4323J
[2] Jones et al (1997). Extension to the North Atlantic Oscillation using instrumental pressure observations from Gibraltar and south-west Iceland. Int. J. Climatol., 17, 1433–1450
[3] Scaife et al (2013). A mechanism for lagged North Atlantic climate response to solar variability. Geophysical Research Letters 40, 434–439
[4] Zanchettin, A. Rubino, P. Traverso and M. Tomasino 1,2 (2008) Impact of variations in solar activity on hydrological decadal patterns in northern Italy. Journal of Geophysical Research, vol. 113, D12102, doi:10.1029/2007JD009157
[5] Ferrari et al (2013) Influence of the North Atlantic Oscillation on winter rainfall in Calabria (southern Italy) Theor Appl Climatol 114:479–494 DOI 10.1007/s00704-013-0856-6
[6] Zezere et al (2005): Shallow and deep landslides induced by rainfall in the Lisbon region (Portugal): assessment of relationships with the North Atlantic Oscillation. Natural Hazards and Earth System Sciences, 5, 331–344, 2005
[7] Piraino e Roig-Junent (2013) North Atlantic Oscillation influences on radial growth of Pinus pinea on the Italian mid-Tyrrhenian coast. Plant Biosystems http://dx.doi.org/10.1080/11263504.2013.770806
[8] Canuti et al 1985: Correlation between rainfall and landslides, Bulletin International Association Engineering Geology, 32, 49–54

Correlazione tra la modulazione di 20 e 60 anni della temperatura globale e le equivalenti componenti armoniche della velocità del Sole intorno al baricentro del sistema planetario

di Antonio Bianchini  1,2 – Franco Milani 3 – Nicola Scafetta 4 – Sergio Ortolani 1

1) Department of Physics and Astronomy, University of Padova, Italy
2) INAF, Istituto Nazionale di Astrofisica (National Institute of Astrophysics)
3) Astronomical Association Euganea, Padova, Italy
4) Department of Earth, Environmental and Resources Science, University of Napoli Federico II, Napoli, Italy

Riassunto

Utilizzando un filtraggio a cascata di Fourier basato sulla valutazione residua dei più significativi picchi spettrali de-trend della registrazione della temperatura superficiale globale dal 1850 al 2015,  mostriamo che quest’ultimi sono caratterizzati da una grande modulazione di periodo 60 anni e una più piccola di 20 anni. I massimi delle oscillazioni di 20 anni si verificano in corrispondenza delle date di congiunzione Giove-Saturno e i massimi del ciclo di oscillazione di 60 anni coincidono con quelle congiunzioni, nelle quali la distanza del Sole da Giove e Saturno è più breve. Utilizzando lo stesso filtraggio a cascata di Fourier abbiamo confrontato queste oscillazioni della temperatura, con le periodicità che caratterizzano il moto del Sole sul baricentro del sistema solare nello stesso periodo. La modulazione della temperatura di 60 anni sembra essere correlata in fase con l’equivalente componenti armoniche della velocità solare e il momento angolare se con un ritardo di circa 5-10 anni. I massimi della modulazione di 60 anni della registrazione della temperatura si verificano circa nel 1880, 1940 e nel 2000. Fatta eccezione per il periodo iniziale 1850-1870 (in cui i dati sono incerti) tutti i picchi della temperatura della componente di 20 anni corrispondono ai massimi della velocità solare e alla modulazione del momento angolare con una buona correlazione di fase. La modulazione della temperatura di 60 anni è molto più grande di 20 anni, mentre la componente di 20 anni della velocità solare e del momento angolare sono molto maggiori di quelle di 60 anni. Tuttavia, una stima della funzione mareale gravitazionale generata da Giove e Saturno sul Sole batte con una importante oscillazione di periodo 60 anni, che è in fase con la corrispondente oscillazione di 60 anni della temperatura. Questi risultati suggeriscono che i meccanismi astronomici gravitazionali ed elettromagnetici possono modulare la temperatura globale. Il periodo 2000-2030 dovrebbe essere caratterizzato da una fase discendente dell’oscillazione della temperatura di 60 anni, sincronizzata con una fase di raffreddamento del sole indicando che l’attività solare potrebbe essere vicina ad un punto di ibernazione che può durare alcuni decenni.

Figura 1Figura. 1a) Anomalia della temperatura superficiale globale. b) Velocità del Sole attorno al baricentro del sistema planetario.

 

Figura 2Figura. 2Le componenti di 60 anni (residui) della (a) la velocità solare e (b) anomalie della temperatura. c) numero dele macchie solari (SSN) (punti neri) e significativo campo magnetico solare (G) (linea magenta).

 

Figura 3Figura. 3La funzione gravitazionale mareale di Giove e Saturno sul Sole. Il battiti dei massimi del ciclo di 60 anni, sono coerenti con la massima temperatura di 60 anni.

Figura 4Figura. 4 La componente di 20 anni (residua) della (a) velocità solare e (b) le anomalie della temperatura sono ben correlate. c) il numero macchie solari (SSN) (punti neri) e il campo magnetico solare (G) (linea magenta) non sono correlati con l’oscillazione di 20 anni della temperatura. I picchi della velocità verificarsi durante le congiunzioni fra Saturno e Giove (linee verticali nere).

……..

I dati della temperatura superficiale globale sono quelli del Climatic Research Unit (HadCRUT4) e le posizioni del sole attorno al baricentro del sistema solare e i dati orbitali sono stati calcolati utilizzando un nuovo programma che implementa i file DE430 e DE431 del Jet Propulsion Laboratory.

Scafetta, N., 2012. Does the Sun work as a nuclear fusion amplifier of planetary tidal forcing? A proposal for a physical mechanism based on the mass-luminosity
relation. Journal of Atmospheric and Solar-Terrestrial Physics 81-82, 27-40.
Scafetta, N., 2012. Multi-scale harmonic model for solar and climate cyclical variation throughout the Holocene based on Jupiter-Saturn tidal frequencies plus the
11-year solar dynamo cycle. Journal of Atmospheric and Solar-Terrestrial Physics 80, 296-311.

 

Fonte : http://meetingorganizer.copernicus.org/EGU2016/EGU2016-9861.pdf

Il ciclo di 1350 anni e gli eventi Lawler nell’olocene -2°parte-

La prima parte di questa ricerca è disponibile al seguente link : http://daltonsminima.altervista.org/?p=29709

6-eclipse-cycles

Dopo aver calcolato che a l’eliosfera occorrono 1.350 anni per completare una rotazione completa, possiamo ora cominciare a cercare elementi di prova che potrebbero indicare l’esistenza di eventi ciclici 1350 anni e [forse] un evento a metà periodo, di 675 anni. È interessante notare, che ci sono elementi di prova ciclici all’interno del Sistema Solare [si fa riferimento a John Stockwell nel 1901], che indica la presenza di un ciclo di eclissi di 1350 anni [che coinvolge la Terra e la Luna in orbita attorno al Sole].

Eclissi cicliche di Stockwell, J. N – Astronomical Journal, vol. 21 – 1901
http://adsabs.harvard.edu/full/1901AJ…..21..185S

7-millennial-scale-cyclicity-in-the-geodynamo

Ciclicità su scala millenaria nella geodinamo dedotta dalla ricostruzione del dipolo di Andreas Nilsson, Raimund Muscheler, Ian Snowball http://www.lunduniversity.lu.se/lup/publication/2345020

Nella ricerca sopra riportata, si è ricostruito l’inclinazione magnetica assiale della Terra, nella quale si identifica un ciclo dominante di 1.350 anni nelle varianti dell’inclinazione del dipolo.

La variabilità climatica del monsone estivo indiano ha una periodicità significativa di 1350 anni.

Variabilità del monsone estivo indiano durante l’olocene come registrato nei sedimenti del mar arabico: tempistiche ed implicazioni, di Meloth Thamban, Hodaka Kawahata e Venigalla Purnachandra Rao – http://repository.ias.ac.in/38663/1/27_pub.pdf

8-indian-summer-monsoon-variabilityAnche se l’esistenza di tali cicli, nel regime climatico del Nord Atlantico è stata contestata, ciclicità simili non sono solo stati riportati alle alte latitudini, ma anche in settori monsonici a basse latitudini (Mayewski et al, 1997;.. Gupta et al, 2005).

Gli effetti del clima del ciclo 1350 anni si trovano anche in Cina, dove una periodicità di 1350 anni si ripete nel cambio di temperatura.

http://ir.igsnrr.ac.cn/bitstream/311030/3058/1/Key%20points%20on%20temperature%20change%20of%20the%20past%202000%20years%20in%20China.pdf

Quasi-periodicità delle variazioni di temperatura sulla scala millenaria – Ge Quansheng, Fang Xiuqi, Zheng Jingyun

9-temperature-change-of-the-past-2000-years-in-chinaRitornando allo studio di Gerard Bond del 1997, nel Nord Atlantico, troviamo che il padre del Bond Event ha realmente incontrato il ciclo di 1350 anni.

11-bond-1997

In realtà, il ciclo di 1.350 anni è al di sopra degli altri due picchi di ciclicità [4.670 e 1.800 anni] nel “Confidence Level F Test” eseguito da Gerard Bond.

12-bond-1997-power-spectrum-densityInfine, l’analisi spettrale delle serie temporali dei grani di ematite macchiato con il metodo di Thompson (29) rivela che il segnale è concentrato in due grandi gruppi. Uno è centrato su 1800 anni, vicino al medio di eventi olocenico-glaciale, e l’altro è centrato; 4700 anni (Fig 7C.). Cicli che sono stati notati in precedenza in altri spettri e record paleoclimatici dall’ultima glaciazione (30). Inoltre, F test del rapporto di varianza rivelano linee con probabilità .95% a 4670, 1800 e 1350 anni (Fig. 7C). Ulteriori conferme di ciclicità vicini alla media degli eventi IRD è data applicando un filtro passa-banda larga gaussiana al record di grani ematite macchiate centrata al numero 1800 anni (Fig. 7D).

Se vi state chiedendo il perchè di cicli con periodi di 4670 e 1800 anni, Charles Keeling e Whorf Timothy pensano che quest’ultimi sono associati ad uno spostamento graduale della declinazione lunare, da un episodio di massima forzatura mareale : “….Noi proponiamo che tali cambiamenti millenari bruschi, nei ghiacci e nei sedimenti , sono stati prodotti, in buona parte, da ben caratterizzate variazioni periodiche della forza di marea, attraverso l’innalzamento oceanico globale causato dalle risonanze nei movimenti periodici della terra e della luna…”

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Il 1.800-anno oceanico ciclo delle maree : Una possibile causa dei rapidi cambiamenti climatici di Charles D. Keeling e Timothy P. Whorf http://www.pnas.org/content/97/8/3814.full.pdf

Pertanto, è probabile che i cicli climatici millenari, su scala primarie di 1350 anni, 1.800 anni e 4.670 anni sono tutti controllati da pannelli solari e meccanica orbitale.

Tuttavia, il nostro interesse per cicli climatici, non è guidato da pura curiosità accademica. Il clima è un fattore fondamentale che influenza il benessere degli individui, delle comunità, regioni, nazioni e imperi. Nel 1990 JHL Lawler ha pubblicato una revisione storica degli imperi e delle civiltà che riflette da vicino il ciclo climatico di 1350 anni e sottolinea l’importanza del periodo di metà ciclo di 675 anni. C’è un modello di crescita e di caduta di imperi, di intere civiltà, che avviene con circa un ciclo di ripetizione di 700 anni. Si alternano cicli di imperi monolitici seguiti da imperi frammentati. C’è un completo collasso della civiltà ogni 1400 anni, quindi questo potrebbe essere definito come ciclo di 1.400 anni. Ma tutti i principali imperi sorgono e crollano ogni 700 anni in sincronismo.

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Modelli per la previsione di eventi futuri di JHL Lawler – Agosto 1990 http://nexialinstitute.com/cycles_700,45,_10.htm

CONCLUSIONI

L’importanza del ciclo sul clima di 1350 anni diventa interessante quando si ricorda che la piccola era glaciale è stata convenzionalmente definita come partire dal 1350 DC [forse c’è di più per il nostro calendario che soddisfa l’occhio] perché aggiungendo sul periodo di metà ciclo di 675 anni, arriviamo al 2.025 DC. E’ stato convenzionalmente definito come un periodo che va dal 16 ° al 19 ° secolo, o, in alternativa, da circa il 1350 al 1850, anche se i climatologi e gli storici che lavorano con i record locali non sono d’accordo su entrambi le date di inizio e di fine di questo periodo, che varia a seconda delle condizioni locali.

http://en.wikipedia.org/wiki/Little_Ice_Age

Il Sole ha subito un ribasso o un “cambio di passo” nella sua attività durante il 2005 ?

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E’ avvenuto un cambiamento solare durante la fine del 2005 ? di Geoff Sharp – 19 settembre 2012

Ho commentato il cambiamento al momento angolare solare che si è verificato nello stesso momento in precedenza, ma oggi, mentre effettuavo la mia ricerca su “Livingston & Penn Effect” mi sono imbattuto in alcuni grafici sorprendenti. I grafici provengono da una presentazione di Nagovitsyn, Pevtsov e Livingston (Bill) che mostrano tutti i gruppi delle macchie solari sperimentare un cambiamento radicale verso la fine del 2005.

http://landscheidt.wordpress.com/2012/09/19/a-solar-step-change-during-late-2005/

Pertanto, è probabilmente e corretto dire : benvenuti in un evento di frammentazione Lawler.

….

 

Fonte : https://malagabay.wordpress.com/2013/01/09/solar-system-holocene-lawler-events/

 

Aggiornamento solare di marzo 2016

Sono ben costruite e ripiene di interessanti osservazioni, le relazioni solari mensili redatte dal Sig. David Archibald. Quella che riporto è una veloce traduzione del post scritto da david e depositato sul blog di Antony Watts.

….

Ci sono un paio di caratteristiche interessanti sullo stato attuale del Sole. Il primo è il conteggio dei raggi cosmici, che ha avuto una rapida inversione negli ultimi mesi :

Figura 1 : Oulu conteggio dei raggi cosmici dal 1964 al 2016

Il conteggio dei neutroni è sulla strada per il raggiungimento di un conteggio pari a quello registrato durante la rapida inversione del ciclo solare 19. Ciclo solare, nel quale si è verificato il periodo di raffreddamento del 1970. Mentre siamo ancora probabilmente lontani (circa tre anni) dal minimo solare, ci si stiamo avvicinando ai valori (conteggio minimo) prima dell’ultimo minimo.

Figura 2 : Indice Ap dal 1932 al 2016

Il conteggio del picco dei neutroni, in relazione al minimo solare occorso tra il ciclo 23 e il 24 è ben al di sopra dei livelli registrati prima del minimo. Attualmente, siamo ancora lontani dal quel piano d’attività che ha dato origine al crollo dell’indice Ap concluso nel 2009.

Figura 3 : F10.7 Flux 2014-2016

Il flusso solare F10.7 sembrava aver registrare un trend al ribasso disciplinato durante la maggior parte del 2015. Dal mese di agosto 2015,  la pendenza della tendenza al ribasso è rimasta la stessa, ma la gamma si è dimezzata.

Figura 4 : Attuale angolo d’inclinazione della corrente eliosefrica

Tutto ciò che si può dire da questo grafico è che siamo ancora lontani dal quel momento nel quale la corrente eliosferica diffusa è appiattita, miglior segnale possibile dell’ingresso in un minimo solare.

Figura 5 : Pressione del flusso del vento solare dal 1971 al 2016

Figura 6 : Campo Magnetico Interplanetario dal 1966 al 2016

L’ IMF e la pressione del flusso del vento solare hanno eseguito una rampa di salita, mentre il flusso solare F10.7 è sceso.

Figura 7: Emisferica area delle macchie solari dal 1985 al 2016

Il picco delle macchie solari è stato registrato più tardi ed è stato più grande nell’emisfero sud che nell’emisfero settentrionale, negli ultimi tre cicli solari.

Figura 8: Emisferica area delle macchie solari e flusso solare F10.7 dal 1985 al 2016

Questo grafico è stato realizzato prendendo i dati dalla figura 7 con i dati dell’area delle macchie solari tracciati cumulativamente con il flusso F10.7. Essa mostra una buona correlazione tra l’area delle macchie e il flusso F10.7. Flusso F10.7, che è il migliore indicatore del livello dell’attività solare.

Figura 9: Intensità del campo magnetico polare solare emisferico dal 1976 al 2016

La seconda cosa interessante circa lo stato attuale del sole è l’asimmetria evidente nelle figure 7 e 8, che potrebbe aumentare molto di più, se ci basa sulla divergenza della forza del campo magnetico polare solare tra il nord e il sud.

Figura 10: Flusso solare F10.7 e conteggio dei neutroni

Anche questa traccia sembra altrettanto interessante. Fino al 2006, l’invertito numero di neutroni ad Oulu seguiva il flusso F10.7, ha stretto contatto e con un certo ritardo. Dal 2006, ad ora il numero di neutroni è di circa 500 impulsi al minuto superiore a quello che era stato in precedenza e rispetto al flusso solare è in ritardato.

 

Fonte : http://wattsupwiththat.com/2016/03/28/solar-update-march-2016/

Squilibrio emisferico solare

Mentre il ciclo solare SC24 sta lentamente procedendo verso la sua iniziale fase di discesa, oltre alla nota è discussa debolezza del ciclo, volevo porre alla vostra attenzione quella che ritengo essere una chiara peculiarità del corrente ciclo solare : Il deciso squilibro dei due emisferi solari. A testimoniare detto squilibrio, non troviamo solo il noto grafico dei campi magnetici polari, ma anche lo specifico grafico sotto riportato. Grafico, che rappresenta la differenza fra i campi polari solari emisferici. I valori positivi indicano i campi riferiti al nord, i valori negativi, più forti, sono riferiti al sud.

Attualmente si sta registrando la più grande differenza nel campo dal 1976 ( inizio della raccolta dei dati ).

Link : http://www.kaltesonne.de/die-sonne-im-februar-2016-und-die-aktuellen-warmerekorde/

Squilibrio fra i due emisferi evidenziato anche dal totale trasporto del flusso magnetico (zone) per gli ultimi 3,5 cicli solari.

Link : http://wso.stanford.edu/gifs/all.gif

L’immagine sopra riportata, oltre ad evidenziare il totale rallentamento del flusso del corrente ciclo, in confronto ai passati, mostra la forte flessione che ha subito l’emisfero nord (l’aree di colore grigio sono fortemente ridimensionate o assenti alle varie latitudini nell’emisfero nord).

Ed inoltre…. recentemente J. Janssens ha aggiornato la sua ottima piattaforma di monitoraggio dell’attività solare. Link  : http://users.telenet.be/j.janssens/SC24web/SC24.html

In quest’ultima piattaforma, ha testimonianza del sopra citato squilibrio troviamo altre due tracce. La prima rappresenta l’emisferico conteggio delle macchie solari SC23-24. La seconda, l’emisferica area delle macchie solari.

Il grafico sopra riportato mostra l’evoluzione del numero delle macchie solari emisferico. E’ chiaro che il primo massimo solare del ciclo SC24 è dovuto alla maggiore attività dell’emisfero settentrionale solare (Rn=66,4 nel mese di novembre 2011), mentre il secondo e maggiore massimo è il risultato di una maggiore attività del polo sud solare (R = 83,3 nel mese di febbraio 2014).

Dal massimo solare del ciclo SC18 fino al massimo del ciclo solare SC20, l’emisfero settentrionale solare ha chiaramente dominato l’attività solare. Dal ciclo solare SC21 al corrente SC24, il testimone sembra essere passato a l’emisfero sud.

Entrambi i grafici (linea di colore rosso per il primo e area di colore rosso per il secondo) evidenziano l’attuale e maggiore attività concentrata a sud. Quale significato e valenza possa avere questa separata e distinta progressione dei due emisferi mi risulta essere decisamente poco chiaro. Questa distinta progressione, mi spince ad ipotizzare un collegamento fra lo squilibrio dei due emisferi e la bassa attività solare. Infatti, se osserviamo la seconda traccia, notiamo che detta irregolarità era già presente nel debole ciclo solare SC20. Tuttavia, nel passato ciclo solare SC20 (1960-1970 circa) a prevalere era stato l’emisfero nord.

Il mio consiglio è quello di monitorare le prime due traccie (la differenza fra i campi magnetici polari e il trasporto totale del flusso). Per il momento è tutto … non voglio spingermi oltre, c’è il forte rischio di entrare nel campo delle effimeri ipotesi e congetture campate in aria…

Michele