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Le nobili origini dei movimenti vedi

L’UNESCO (United Nations Education Scietific and Cultural Organization, fondata nel 1948, è un’organizzazione delle Nazioni Unite con sede a Parigi) fu ideata da Julian Huxley, un esponente molto importante dell’intelligence britannico durante la guerra. Huxley ne fu anche il primo direttore generale. Fu Huxley che delineò i due scopi principali di questa organizzazione: propagandare e rendere popolari le politiche eugenetiche e proteggere la vita selvaggia di piante e animali attraverso la creazione di parchi nazionali, specialmente in Africa. Con il suo budget annuale di 550 milioni di dollari l’UNESCO finanzia attualmente una vasta rete di organizzazioni dedicate alla conservazione della natura e all’ambiente. La protezione dell’ambiente è diventato il terzo principale obbiettivo dell’UNESCO

L’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, con sede in Svizzera, fu fondata nel 1948, sempre da Sir Julian Huxley. Lo statuto dell’Unione fu praticamente scritto dal Ministero degli Esteri inglese. L’Unione attualmente riunisce 60 nazioni, 95 agenzie governative e 508 agenzie non governative. Insieme all’UNEP (vedi in seguito) e l’Istituto per le Risorse Mondiale, l’IUCN lanciò la strategia della biodiversità globale che oggi influenza la politica di molte nazioni. Attualmente funzionari della IUCN pianificano direttamente le politiche di conservazione e amministrano una rete di parchi nazionali in molte ex colonie britanniche. La conservazione della biodiversità è la sua principale missione. Il Presidente della IUCN è Shridath Ramphal, ex Segretario del Commonwealth britannico (1975-1990), il suo Direttore Generale è Martin Holdgate, che è stato anche dirigente del Dipartimento dell’Ambiente del Regno Unito.

The Nature Conservancy (Conservazione della Natura). Fù fondata nel 1949 su iniziativa della casa reale inglese. E’ uno dei quattro Corpi di Ricerca ufficialmente sotto il Consiglio Privato della Casa Reale Britannica. Il suo statuto fu scritto da Max Nicholson, allora Segretario permanente del Primo Ministro Inglese, quando Nicholson poi lasciò il governo, passo’ direttamente alla guida di questa organizzazione. Nicholson è un personaggio chiave, personalmente sviluppò la maggior parte delle strategie e tattiche del movimento ambientalista che si sarebbe affermato negli anni avvenire. Fu Nature Conservancy che inizio la campagna contro il DDT e che nel 1961 mise insieme il comitato che creò il WWF (World Wildlife Fund). Nel 1970 Nicholson pubblicò un libro sulla storia del movimento ambientalista post guerra che sottotitolava: “Una guida per i nuovi padroni della Terra”.

Conservation Foundation. La fondazione fu creata a Washington nel 1949 come il ramo americano della Società Europea per la Conservazione della Natura. Il primo direttore della fondazione fu Henry Fairfield Osborne, un acceso sostenitore di politiche eugenetiche e di controllo della popolazione. La fondazione si avvantaggiò molto con l’Enviromental Policy Act del 1969 e la National Rerources Conservation Act del 1985, leggi che favorivano l’uso non agricolo di vasti territori americani.

Sierra Club
. Questo gruppo fu fondato nel 1890 negli Stati Uniti da Johm Muir. Il Sierra Club è stato principalmente un club di “outing” fino al 1950, dopo di che divenne un’organizzazione dedicata alle più radicali attività ambientaliste. In particolare si impegno’ per impedire tutti gi usi commerciali di terre pubbliche negli USA. Il suo direttore esecutivo, David Brower, che gesti’ questa trasformazione, lasciò il gruppo nel 1969 per formare la ben più radicale associazione (Friends of Earth) Amici della Terra (vedi in seguito). Nel 1971 i capi del Sierra Club crearono il noto gruppo internazionale ambientalista Greenpace (vedi in seguito).

World Wildlife Fund (WWF). Fu fondato nel 1961 dal Principe Filippo d’Inghilterra e dal Principe Bernardo d’Olanda, il WWF (ora chiamato World Wide Fund for Nature) funziona come uno strumento d’intelligence per le principali case reali europee. E’ senza dubbio la più importante organizzazione ambientalista che opera a livello mondiale, in pratica soprassiede le attività di tutte le altre organizzazioni ambientaliste.
L’obbiettivo professato dal WWF è quello di proteggere tutte le “specie in pericolo” minacciate dall’industrializzazione, in particolare nelle ex colonie britanniche. In parte ciò è stato fatto attraverso l’insediamento di “parchi nazionali” e “riserve ecologiche” al di fuori del controllo dei governi nazionali. (vedi Il ruolo del WWF in Africa).

WWF’s “1001 Club”. Sono i 1001 membri del WWF scelti personalmente dal Principe Filippo. Praticamente è il gruppo dirigente del WWF. Si tratta degli esponenti di spicco delle principali famiglie reali europee, inclusi i loro “operatives” all’interno dei vari governi e gruppi industriali e finanziari. Il WWF lavora strettamente con la Royal Geographic Society e The Fauna and Flora Preservation Society, entrambe queste sue associazioni sono sponsorizzate dalla Regina Elisabetta.

UN Development Program (UNDP). Fondata nel 1966, lo scopo dell’UNDP era quello di fare propaganda alle politiche dello “sviluppo sostenibile”, etichettando in questo modo la crescita economica e industriale come contrari allo sviluppo. Utilizzando questa dottrina l’UNDP ha finanziato estensivamente programmi ecologici a bassissimo contenuto tecnologico, andando spesso contro la volontà dei governi nazionali in Africa e nel Terzo Mondo.

Friends of Earth ( Amici della Terra). Il gruppo che è stato fondato nel 1969 dall’ex direttore esecutivo del Sierra Club, David Brower, si è trasferito in Inghilterra nel 1970 con i finanziamenti del gruppo Goldmisth. Esso ha portato avanti una azione diretta in particolare contro le centrali nucleari. Negli anni ottanta il suo direttore in Inghilterra è stato Jonathan Porritt, figlio dell’ex governatore del Nuova Zelanda.

Survival International. E’ stata fondata a Londra nel 1969 con l’appoggio del Presidente del WWF Sir Peter Scott, lo scopo del gruppo è quello di raccogliere i fondi “per aiutare i popoli tribali a difendere le loro terre, l’ambiente e il proprio modi di vivere”. All’inizio era chiamato Primitive People Fund, e lavora strettamente con il WWF e la Royal Geographic Society. Tra i membri fondatori c’è Edward Goldsmith e il direttore della Royal Geographic Society John Hemming.
Le tribù di indios dell’America del Sud furono i primi obbiettivi dell’azione di tale associazione.

Earth Day. Centinaia di milioni di dollari furono spesi nell’Earth Day del 1970, attraverso una vasta operazione di propaganda preparata dal WWF e dalle agenzie collegate a livello mondiale per lanciare il “movimento verde”. Earth Day fu sostenuto finanziariamente dall’UN Atlantic Richfield, dalla Fondazione Ford e dalla Fondazione Rockefeller e fu diretto dall’Aspen Institute for Humanistic Studies.

Goldsmith e la rivista Ecologist. Nel 1970 Sir James Goldsmith, un esponente di primo piano dell’intelligence britannico, e il suo fratello maggiore Edward (teddy) Goldsmith, lanciarono la rivista Ecologist. La rivista divenne presto l’organo dell’ala più radicale del movimento ambientalista. I Goldsmith lanciarono anche un appello per la creazione del Movement of Survival, che fu poi fondato con il nome di Peoples Party e che in seguito prese il nome di Green Party (Partito Verde). In seguito i Partiti Verdi, tutti mobilitati contro l’industria, furono fondati in Germania, Francia, Italia e poi in ogni paese della Comunità Europea.

Greenpace. Greenpace fu fondata nel 1971 da una coalizione di maoisti, Troskysti e membri canadesi del Sierra Club. Il suo primo capo fu Ben Metcalfe, un esponente dell’intelligence britannico durante la guerra. L’idea era quella di creare una struttura legate al WWF ma capace di “azioni dirette”. Attualmente Greenpace ha sezioni in 24 paesi, la sede centrale in Norvegia e un buget annuale di 157 milioni di dollari. Suo direttore è stato anche Lord Peter Melchett, ereditiero delle Imperial Chemical Industries. David McTaggart  (al centro nella foto) ha avuto un ruolo cruciale in Greenpace. Ne fu il principale portavoce e poi Presidente di Greenpeace International (GPI) dal 1979 al 1991

International Food Policy Reserch Institute (IFPRI). IFPRI fu fondato nel 1075, con lo scopo iniziale di identificare “strategie e politiche alternative, nazionali e internazionali, per venire incontro alle necessità alimentari dei popoli in via di sviluppo su basi sostenibili”, sempre allo scopo di proteggere l’ambiente. Il gruppo è diventato un membro del Consultive Group on International Agricoltural Reserch ( fondato nel 1971), è associato alla Banca Mondiale e varie altre agenzie della Nazioni Unite come  l’Environmental Program and il Population Program. L’IFPRI è specializzato nel propagandare il fatto che costruire infrastrutture industriali su larga scala non è un bene per l’ambiente e che le risorse come il suolo e l’acqua sono finite.

Earth First!. L’organizzazione è stata fondata da David Foremann, del Sierra Club, nel 1979. Si tratta di un gruppo radicale dedito ad azioni dirette a impedire la deforestazione e gli allevamenti di animali.

World Resources Institute (WRI). L’WRI fu fondato nel 1962 dal Presidente dell WWF USA Russel Train con fondi della Rockefeller Foudation e della McArthur Foudation. Il suo Presidente fu James Gustave Speth, cofondatore della Natural Resources Defence Council. Dopo 11 anni di Presidenza Speth divenne il capo dell’Unated Nation Development Program nel 1993. L’WRI è il centro che elabora le proposte per tutti i gruppi ambientalisti americani. Ha fatto e promosso studi sul “Nuovo Ordine Mondiale” e la “Strategia della Biodiversità”. L’WRI è affiliato all’International Institute for Environment and Development di Londra guidato da Lady Jakson (Barbara Ward), un centro studio del Socialit Party di Londra.

2020 Vision for Food, Agriculture, and the Environment. Questo centro fu creato nel 1995 dall’International Food Policy Research Institute (IFPRI). Il suo primo Presidente fu il Presidente dell’ Uganda Yoweri Museveni. Il centro ha fatto intensa propaganda per programmi agricoli “sostenibili” su piccola scala e a bassa o bassissima tecnologia. Il Direttore dell’IFPRI Pinstrup –Anderson predisse che la battaglia per l’acqua sarebbe stata la battagli a del futuro. Nel Gruppo dei Consiglieri del 2020 Vision ci sono i rappresentanti del Worldwatch Institute, World Wildlife Fund, UN Development Program, World Bank, Population Council, dell’U.S. Agency for International Development, e dell’UN Environment Program.

Tradotto dalla rivista americana The New Federalist

 

Fonte : http://fusione.altervista.org/ideologia-ambientalista.htm

Terrorismo climatico, ci risiamo

Ghiacciai che si sciolgono e sommergeranno anche l’Italia, concentrazione senza precedenti di anidride carbonica nell’atmosfera e chissà cosa accadrà, anche se certamente qualcosa di terribile. Le notizie sparate da giornali e tg negli ultimi giorni non hanno certo portato più serenità nell’opinione pubblica. Ma niente paura: quando il terrorismo psicologico da cambiamenti climatici si intensifica, significa che c’è una qualche conferenza internazionale sul clima alle porte. Sono un po’ come le campane che annunciano la messa. E infatti dal 7 al 18 novembre a Marrakech (Marocco) si svolgerà la Cop 22, ovvero la annuale Conferenza fra le parti che dovrà fare il punto sull’accordo firmato l’anno scorso a Parigi (Cop 21) ed entrato in vigore lo scorso 4 ottobre con la ratifica del Parlamento Europeo.

Mettiamoci perciò tranquilli e aspettiamoci un crescendo di allarmi e di scenari catastrofici, che saranno certi se i governi non agiscono subito, anzi prima. Del resto, siccome gli scenari si spingono avanti 50-100 anni si è abbastanza certi che non ci sarà nessuno di noi a verificare le sciocchezze che oggi vengono spacciate per verità scientifiche. Certo, oggi basterebbe rilevare quanto fossero sbagliate le previsioni date per certe 30-40 anni fa per nutrire seri dubbi sull’attendibilità degli scenari previsti oggi, ma in un clima ideologico come quello attuale è decisamente pretendere troppo da scienziati-opinionisti e giornalisti.

Guardiamo ad esempio i due allarmi di questi giorni. Il primo si riferisce all’Antartide. Dice in pratica la notizia: c’è un ghiacciaio che si sta sciogliendo rapidamente, che potrà aumentare il livello del mare di ben tre metri, tanto che un team scientifico anglo-americano è in partenza per controllare quanto sta avvenendo. E tutti già sono portati ad immaginarsi il mare alle porte di Milano nel giro di pochi anni (la nuova Milano Marittima). Ma gli abitanti di Rogoredo e Linate, che già pregustano di poter scendere in spiaggia direttamente dai loro condomini, sono destinati a rimanere delusi. In effetti la partenza della missione scientifica è prevista per il 2018 salvo complicazioni, e non sarà del tipo “Arrivano i nostri”, ma si tratterà semplicemente di una missione di studio.

Oggetto dell’osservazione è il ghiacciaio Thwaites, un blocco importante sulla costa occidentale dell’Antartide, che da qualche anno registra una lenta erosione che potrebbe nei prossimi decenni renderlo instabile. Ma non è una questione di riscaldamento globale, tanto è vero – nessuno si preoccupa di dirlo – che l’Antartide nel complesso vede una crescita dei ghiacciai. Tanto è vero che uno studio della NASA pubblicato giusto un anno fa mostra che c’è un accumulo di neve in Antartide iniziato 10mila anni fa e che compensa abbondantemente le perdite registrate in alcuni ghiacciai.

In pratica la superficie ghiacciata dell’Antartide ha conosciuto un incremento di 112 miliardi di tonnellate l’anno dal 1992 al 2001, incremento sceso a 82 miliardi di tonnellate l’anno dal 2003 al 2008. In pratica se il Thwaites e altri ghiacciai della parte occidentale registrano una perdita, la parte orientale e l’interno di quella occidentale crescono molto di più. Quindi, riponete maschera e pinne e rassegnatevi per i decenni a venire a mettervi in coda in auto per raggiungere le attuali coste adriatiche, liguri, tirreniche e ioniche.

E veniamo al secondo allarme: dice l’Organizzazione Meteorologica Mondiale che l’anidride carbonica ha ormai superato stabilmente la concentrazione di 400 parti per milione (ppm) nell’atmosfera, cosa che renderà mission impossible mantenere l’aumento della temperatura entro i 2 gradi per il 2100, come previsto dall’Accordo di Parigi. Ovviamente l’opinione pubblica è portata a pensare che 400 ppm sia una cifra abnorme che porterà conseguenze catastrofiche, anche perché l’anidride carbonica viene spacciata comunemente per un inquinante (è invece il mattone della vita, senza CO2 la vita non ci sarebbe). C’è chi, più impressionabile, sente già mancare il respiro per troppa CO2 nell’aria.

Ma anche qui si deve anzitutto tenere presente che sebbene si sia concordi nello stabilire una relazione tra CO2 e temperatura terrestre, nessuno è in grado però di definire un eventuale rapporto causa-effetto e relativo funzionamento. Non solo, mentre nessuno è in grado di dire con certezza che cosa potrà avvenire in futuro, sappiamo però per sicuro che negli ultimi 30 anni, grazie all’aumento della CO2 in atmosfera la superficie forestale sul pianeta è aumentata del 14%, un incremento che interessa tutti i paesi del mondo, dalla foresta equatoriale alla tundra. Del resto molto prima che comparisse l’uomo sulla faccia della terra, la crescita della vegetazione fu favorita da una concentrazione pari a 6mila ppm. E un esperimento fatto negli Stati Uniti (professor Sherwood Idso), ha dimostrato che aumentando da 350 a 650 le ppm di anidride carbonica, il tasso medio di crescita delle 475 varietà di piante studiate aumenta mediamente del 50%. Si potrebbe continuare per molto su questa falsariga.

Ma la questione è già abbastanza chiara: quelli che a ogni attentato terroristico islamico gridano fieri che non cambieremo i nostri stili di vita, sono gli stessi che praticano il terrorismo psico-climatico per imporci di cambiare proprio i nostri stili di vita. Non c’è dubbio che la schizofrenia sia un tratto caratteristico della nostra epoca.

Riccardo Cascioli

Fonte : http://www.lanuovabq.it/it/articoli-terrorismo-climatico-ci-risiamo-17842.htm

Dai discorsi (coerenti) degli “attori” agli Oscar … ai fatti …

Di caprio

Per chi si vuol gustare il video :

I conti sono altra cosa e non tornano…

Clima: l’Europa violerà l’accordo di Parigi

Le politiche europee sul clima stanno fallendo tutti gli obiettivi e gettando le istituzioni, commissariate dalle lobby nel discredito più totale

L’Unione europea violerà l’accordo sul clima di Parigi, emettendo in atmosfera miliardi di tonnellate di CO2 più di quanto promesso e in spregio alla linea rossa dei 2 °C di riscaldamento globale. Un documento riservato, scritto dalla Commissione Ue per i deputati della commissione Ambiente, riporta i dati che fotografano un trend inequivocabile. I prezzi del carbonio, spiega la nota, cresceranno troppo lentamente per ridurre le emissioni industriali della quota necessaria a mantenere gli impegni.

Un tale scenario certificherebbe il completo fallimento della politica climatica dell’Unione. Sia sotto Barroso che sotto Juncker, Bruxelles si è sempre vantata del suo ruolo di continente leader nelle politiche per la sostenibilità e i cambiamenti climatici. Ma erano solo parole. Alla prova dei fatti, come dimostra questo documento reso pubblico dal Guardian, le lobby dell’industria hanno completamente monopolizzato l’esecutivo europeo, indebolendo tutte le direttive volte a organizzare la transizione energetica. Inoltre, aver fatto completo affidamento su meccanismi di mercato come l’ETS, per ridurre le emissioni delle imprese più inquinanti, è stata una scelta disastrosa. Il sistema ha fallito totalmente, poiché privo di meccanismi coercitivi seri e agevolato di continuo con generose iniezioni di quote gratuite.

In sostanza, nell’Unione europea si è parlato molto di rinnovabili, efficienza energetica e cambiamenti climatici, ma è cambiato poco o niente. Se le ultime previsioni della Commissione si avvereranno, le istituzioni europee perderanno la faccia davanti al mondo intero. Hanno steso un tappeto rosso alle lobby del carbone, del gas e del petrolio, accontentato gli Stati membri più conservatori mentre centinaia di migliaia di cittadini morivano precocemente.

Nemmeno adesso, di fronte a questa prospettiva, vi è l’intenzione di riaprire il capitolo ETS. La riforma entrerà in vigore nel 2019 e in maniera talmente graduale da non provocare cambiamenti di scenario per molti anni ancora. Se Bruxelles volesse limitarsi anche solo ad una azione minima e semi ininfluente, potrebbe decidere di rivedere i tempi della riforma e velocizzare il ritiro delle quote in eccedenza che ora permettono a una tonnellata di carbonio di costare 5 euro.

Ma la paura di una reazione stizzita degli Stati membri, pungolati dalle lobby fossili, è troppo forte. Perciò è probabile che guarderemo i nodi venire al pettine nell’immobilismo più imbarazzante.

Fonte : http://www.rinnovabili.it/ambiente/clima-europa-accordo-parigi-333/

Gli orsi polari sono tornati

Ricordate la propaganda di qualche mese fa…

Orso polare per le strade di Roma: campagna di Greenpeace per il clima
Dal Gianicolo al Colosseo: un orso bianco, in realtà un costume teatrale animato da due attivisti, è apparso in diversi luoghi della Capitale per sensibilizzare gli italiani sui rischi causati dai cambiamenti climatici. L’iniziativa arriva in concomitanza con le giornate decisive della conferenza Cop21 di Parigi.
….
Ecco adesso si scopre….

I ricercatori del Norwegian Polar Institute hanno un pò di buone notizie da darci… giusto in tempo per le vacanze di Natale: Gli Orsi polari sembrano essere ritornati sulle isole artiche Svalbard e altre zone del Mare di Barents sotto il controllo della Norvegia.

Nonostante i drammatici cambiamenti nelle condizioni di ghiaccio e temperature più calde che influenzano negativamente il loro habitat, i nuovi dati mostrano che la popolazione degli orsi polari alle Svalbard è in aumentato. News Bureau NTB ha riferito Mercoledì che i ricercatori ritengono che gli orsi polari si possano essere adattati agli effetti del cambiamento climatico. I ricercatori provenienti dal Norsk Polarinstitutt a Tromsø hanno condotto il loro primo censimento delle specie a partire dal 2004 per quanto riguarda la popolazione dell’orso polare alle Svalbard e nelle porzioni norvegesi del Mare di Barents. “La popolazione è aumentata”, secondo quanto ha affermato Jon Aars dell’Istituto polare a NTB. “La popolazione dell’orso polare norvegese è ora stata calcolata in 975 orsi, rispetto ai 685 di oltre 11 anni fa. Aars ha sottolineato che c’è un certo grado di incertezza nel qunatificare i numeri, ma i ricercatori sono sicuri nell’affermare che c’è stato un aumento nel loro numero totale.

E sono anche  in ‘buona forma’ – Ed ha anche affermato che gli orsi polari individuati e contati erano in buona forma. “Il ghiaccio è arrivato presto nell’autunno del 2014 ed è durato a lungo. Questo significa molto per gli orsi.” Le condizioni del ghiaccio nel Mare di Barents sono stati scarsi nella maggior parte degli anni a partire dal 2000, e i ricercatori sono stati estremamente preoccupati per lo stato della popolazione degli orsi polari. “E’ positivo vedere che gli orsi polari sono usciti bene da condizioni passate che erano state ben peggiori per diversi anni”, ha detto Aars alla NTB. Però, questo non significa che il pericolo è passato, ha sottolineato: “Se gli anni con mancanza di ghiaccio aumenteranno, la situazione può diventare rapidamente critica”.

Ancora una specie in pericolo –   Gli orsi polari sono stati catalogati come una specie a rischio sulle Svalbard nel 1973, dopo più di 100 anni di caccia legale. La popolazione poi è aumentata in tempi relativamente brevi, ma gli anni con condizioni di ghiaccio pessime hanno scatenato l’incertezza sul fatto che la loro popolazione sarebbe ristagnata.

Aars ha osservato che gli orsi hanno mangiato per un sacco di anni, meno durante gli anni con cattive condizioni (ma possono utilizzare le loro riserve). Possono sopravvivere per più di un anno e mezzo senza mangiare, anche quando portano i cuccioli”. Ha aggiunto che gli orsi non sono totalmente dipendenti dal ghiaccio e possono sopravvivere sulla terra molto bene. La domanda ora è se e quando la popolazione inizierà a diminuire a causa della mancanza di ghiaccio. Aars ha detto che c’era un totale di circa 2.650 orsi in tutto il Mare di Barents nel 2004, comprese le aree russe controllate. I ricercatori russi hanno partecipato al censimento del 2004, ma hanno rifiutato di cooperare dallo scorso anno, probabilmente a causa di una maggiore tensione politica tra la Russia, la Norvegia e altri paesi occidentali.

“Quindi non abbiamo ancora il quadro completo”, ha detto Aars, “ma a prescindere da questo studio, quest’anno è evidente che gli orsi (norvegesi) si sanno gestire molto bene “

Fonte : http://www.newsinenglish.no/2015/12/23/polar-bears-make-a-comeback/

IGNORANZA e INGANNO : BBC Vs Archimede

Premessa

L’articolo sotto riportato presenta forti contenuti che possono alterare il vostro equilibrio interiore. Si consiglia quindi i lettori del blog di leggere il presente articolo stando comandamente seduti, perchè c’è il forte rischio di cadere per le eccessive :

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  • La propaganda BBC :

 

BBC 1Punto n°3

 

Traduzione :

“….. Quali sono gli effetti? La fusione del ghiaccio del mar artico

Le temperature più elevate, gli eventi meteorologici estremi e il livello delle acque marine sono tutti collegati ad un clima sempre più caldo e potrebbero avere un effetto drastico sulle regioni di tutto il mondo. Dal 1900, i livelli del mare sono aumentati in media di circa 19cm a livello globale. Il tasso di innalzamento del livello del mare è accelerato negli ultimi decenni, ponendo una serie di isole e paesi basse a rischio. Il ritiro dei ghiacci polari è un importante contributo a questo aumento. Un’area di ghiaccio marino circa 10 volte la dimensione del Regno Unito è stata persa da quando viene confrontata con livello dei primi anni 1980.

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  • Il principio d’Archimede

Ma se il polo si sta sciogliendo, perché il livello del mare non si alza ? Dipende dal buon vecchio principio di Archimede, che ci insegnavano alle scuole elementari e medie. E’ lo stesso principio del cubetto di ghiaccio nel bicchiere d’acqua (o altro). Il cubetto galleggia, e una parte, circa un decimo, sporge fuori dalla superficie. La foto mostra questo effetto un po’ più in grande.
La domanda è : quando si scioglie, il livello dell’acqua si alza o no ? La risposta è no, perché la densità del ghiaccio è minore di quella dell’acqua. In parole povere, un centimetro cubo di ghiaccio pesa meno di un centimetro cubo d’acqua.
Al polo nord non c’è un continente, è soltanto mare con tanto ghiaccio che galleggia. E quindi, anche se si scioglie tutto, il livello del mare resta lo stesso.

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Fonti :

https://tallbloke.wordpress.com/2015/11/29/bbc-links-arctic-sea-ice-loss-to-sea-level-rise/

http://www.bbc.co.uk/news/resources/idt-5aceb360-8bc3-4741-99f0-2e4f76ca02bb

http://www.focus-in.info/Archimede-e-il-Polo-Nord