Archivi categoria: Risonanze planetarie

Risonanze marziane incise nella roccia

Un team di astrocronologi della University of Wisconsin-Madison e della Northwestern University, mettendo insieme più discipline – geologia, astronomia, climatologia – ha trovato in alcuni sedimenti rocciosi del Nordamerica la prima prova inequivocabile dell’instabilità orbitale del Sistema solare. Lo studio oggi su Nature

È possibile che la meccanica celeste del Sistema solare si rifletta in una conformazione geologica nordamericana? La risposta è sì, e il responsabile è il clima. Per la precisione, il cambiamento climatico, del quale le rocce – come del resto i ghiacci – custodiscono una sorta di archivio. E quella scoperta da un team di scienziati guidato da Stephen Meyers  (University of Wisconsin-Madison) e da Brad Sageman (Northwestern University) nella formazione geologica di Niobrara, in Nord America, è la firma d’una “transizione di risonanza” caotica fra le orbite di Marte e della Terra. Una firma che suggerisce un comportamento dinamico caotico del Sistema solare.

La conformazione rocciosa nei pressi di Big Bend, Texas, mostra strati alternati di scisto e calcare caratteristica della roccia sedimentata sul fondo marino durante il tardo Cretaceo. La roccia conserva la “registrazione” lunga 87 milioni di anni di una transizione di risonanza nelle orbite di Marte e della Terra. È la prova geologica inequivocabile, ritengono gli scienziati, del fatto che le orbite dei pianeti del Sistema solare non hanno un comportamento regolare, quasi periodico, tendendo piuttosto alla caoticità. Crediti: Bradley Sageman, Northwestern University

La transizione di risonanza può essere considerata come un prodotto del celebre effetto farfalla, quella dipendenza sensibile dalle condizioni iniziali, alla base della teoria del caos, secondo la quale nei sistemi non lineari è a volte sufficiente una variazione minima per produrre, nel corso del tempo, effetti macroscopici e imprevedibili. Variazioni, nel caso di Marte e della Terra illustrato nello studio uscito oggi su Nature, corrispondenti agli impercettibili tira e molla gravitazionali che si verificano periodicamente allorché la distanza fra i due pianeti, durante la loro rivoluzione attorno al Sole, si riduce al minimo, per poi aumentare di nuovo. Piccoli “strappi” che, ripetendosi nel corso tempo con una certa regolarità, finiscono per avere effetti sulla posizione e l’orientamento dell’asse dei due pianeti rispetto al Sole, influenzando così la quantità d’energia irraggiata sulle diverse zone della superficie, e di conseguenza il clima.

E le conseguenze geologiche? Se la relazione fra la sedimentazione e il cambiamento climatico è complessa, l’idea di base è piuttosto semplice: il cambiamento climatico altera il rapporto fra argilla e carbonato di calcio nei vari strati sedimentali, tenendo così traccia dell’influenza astronomica nel processo. «Immaginate per esempio una fase climatica molto calda e umida, che favorisca l’incanalarsi – attraverso i fiumi – dell’argilla nelle insenature marine, dando così origine a rocce e fanghi ricchi d’argilla», spiega Meyers, «alternarsi a periodi di clima più secco e più fresco, durante i quali venga trasportata in mare meno argilla, a vantaggio della formazione di rocce calcaree, ricche invece di carbonato di calcio».

Ebbene, è proprio in queste alternanze fra sedimenti di volta in volta più calcarei o più argillosi, collocate nel tempo tramite tecniche di datazione radiometrica, che il team guidato da Meyers è riuscito a individuare per la prima volta indizi certi di caoticità nei moti orbitali del Sistema solare. Il sospetto che le orbite planetarie non fossero regolari come orologi gli scienziati già lo avevano almeno dalla fine degli anni Ottanta: da quando i calcoli numerici mostrarono come l’orbita di Plutone fosse, appunto, caotica, portando l’anno successivo l’astronomo francese Jacques Laskar a proporre una visione del Sistema solare come sistema caotico, e non quasi-periodico come avevano immaginato, per esempio, Laplace e Lagrange. «Altri studi hanno suggerito la presenza di caos sulla base dei dati geologici. Ma questa è la prima prova inequivocabile», sottolinea Meyers, «resa possibile grazie alla datazione radiometrica d’alta qualità e al forte “segnale astronomico” conservato nelle rocce».

Per saperne di più:

 

Fonte : http://www.media.inaf.it/2017/02/23/risonanze-marziane-orbite-caotiche/

Sotto l’influenza delle maree

Uno studio condotto dalla Helmholtz-Zentrum Dresden-Rossendorf di Dresda mette in relazione le forze delle maree di Terra, Venere e Giove con l’attività del Sole

Un recente studio condotto dall’ Helmholtz-Zentrum Dresden-Rossendorf (HZDR) di Dresda e pubblicato su Solar Physics suggerisce una teoria secondo cui le forze di mareali di Venere, Terra e Giove avrebbero un’influenza diretta sull’attività del Sole. L’attività della nostra stella è determinata dal suo campo magnetico ed esso a sua volta è generato da due effetti combinati noti come alfa e omega. ‘Si tratta di una dinamo proprio come per la Terra – commenta Frank Stefani, autore dello studio – attraverso l’autoeccitazione il campo magnetico viene creato praticamente dal nulla e il complesso movimento del plasma conduttivo funge da fonte di energia’. La cosiddetta dinamo alfa-omega del Sole è soggetta a un ciclo regolare. All’incirca ogni 11 anni, la polarità del campo magnetico della stella è invertita con il picco dell’attività solare alla stessa frequenza. In questo particolare momento si manifesta  un aumento delle macchie sulla superficie, provenienti da campi magnetici fortemente concentrati.

Il team di ricercatori tedeschi ha notato che proprio in quest’arco temporale Venere, Terra e Giove sono allineati. Sebbene il fenomeno fosse già noto, gli scienziati non hanno mai trovato un  meccanismo fisico plausibile che dovrebbe portare le deboli maree dei tre pianeti ad influenzare la dinamo solare. Dai calcoli effettuati si nota che l’effetto alfa è soggetto a oscillazioni a determinate condizioni e questi movimenti hanno bisogno solo di una minima fonte di energia e le maree planetarie potrebbero dare il via al fenomeno. La cosiddetta instabilità di Raleigh-Taylor – un fenomeno fisico che descrive la complessa ramificazione di un fluido in filamenti sempre più sottili mentre attraversa un fluido meno denso – gioca un ruolo cruciale per la risonanza della dinamo solare. Quest’ultima si basa sull’interazione dei due citati meccanismi di induzione alfa e omega. L’effetto omega è  originato nel tachocline, la zona di transizione tra la fascia radiativa e quella convettiva.  La rotazione differenziale che converge in quest’area genera il cosiddetto campo magnetico toroidale che si concentra nella parte inferiore della zona convettiva. C’è una considerevole mancanza di chiarezza invece, riguardo la posizione e la causa dell’effetto alfa: secondo una teoria prevalente l’origine dell’effetto sarebbe da identificarsi in prossimità delle macchie solari sulla superficie della stella. I ricercatori di Dresda hanno scelto un approccio alternativo che collega l’effetto alfa almeno in parte all’instabilità di Taylor. A sua volta quest’ultimo è causa dell’incremento di campi toroidali dal tachocline, dove è possibile individuare l’effetto alfa. ‘I nostri calcoli mostrano che le forze di marea planetarie agiscono da apripista – conclude Stefani – le oscillazioni nell’effetto alfa che si attivano ogni 11 anni potrebbero causare l’inversione di polarità del campo magnetico solare e in ultima analisi dettare i 22 anni del ciclo della dinamo del Sole’.

Fonte : http://www.asi.it/it/news/sotto-linfluenza-delle-maree

Ancora Nicola Scafetta sul collegamento astronomia – clima terrestre

Di seguito riporto testo di una mail che il Dott. Nicola Scafetta mi ha recentemente girato …

Caro colleghi,
Vorrei condividere con voi la mia ultima carta che mostra l’esistenza di un legame evidente tra le oscillazioni astronomiche, solari e il clima terrestre.

Ecco qui :

Sull’origine astronomica dell’oscillazione Hallstatt trovata negli archivi del radiocarbonio e del clima in tutto l’Olocene.

Earth-Science Reviews 162, 24–43, 2016.

Scafetta, N., Milani, F., Antonio Bianchini, A., Ortolani, S

C’è un libero accesso all’articolo, ed è valido per chiunque fino al 10 novembre 2016, utilizzando questo link : http://authors.elsevier.com/a/1TlSB2weQTZcD

L’importanza di questo articolo è quella di dimostra chiaramente che la lunga oscillazione di  Hallstatt (il cui periodo è di circa 2318 anni), che si osserva nel clima e nelle registrazioni solari è una importante risonanza stabile del sistema solare. Il documento analizza anche le altre principali risonanze stabili planetari e qui abbiamo trovato anche tutte le altre oscillazioni tipiche presenti nel clima e registrazioni solari, come : la quasi oscillazione di 20 anni, la quasi oscillazione di 60 anni, 82 – 97 anno o oscillazione di Gleissberg e l’oscillazione di 159- 185 anni o Jose (e altri). Questo dimostra abbastanza chiaramente che il sole e il sistema climatico sono in risonanza con le oscillazioni naturali del sistema solare. Questo documento integra molti altri documenti sul tema, come riportato nei riferimenti o come il mio precedente studio che ho anche presentato nei miei recenti convegni.

Discussione sulle oscillazioni climatiche: modelli di circolazione generale CMIP5 rispetto a un modello armonico semiempirico sulla base di cicli astronomici.

Earth-Science Reviews 126, 321-357.
http://dx.doi.org/10.1016/j.earscirev.2013.08.008
https://arxiv.org/abs/1310.7554

Questo dimostra che nessuno dei modelli IPCC ricostruisce le oscillazioni climatiche, che, al contrario, sono collegate a oscillazioni astronomiche. I modelli per ricostruire e prevedere la temperatura superficiale globale sono pure forniti. Spero che questo documento possa essere di vostro interesse.

…..

Nicola Scafetta

Correlazione tra la modulazione di 20 e 60 anni della temperatura globale e le equivalenti componenti armoniche della velocità del Sole intorno al baricentro del sistema planetario

di Antonio Bianchini  1,2 – Franco Milani 3 – Nicola Scafetta 4 – Sergio Ortolani 1

1) Department of Physics and Astronomy, University of Padova, Italy
2) INAF, Istituto Nazionale di Astrofisica (National Institute of Astrophysics)
3) Astronomical Association Euganea, Padova, Italy
4) Department of Earth, Environmental and Resources Science, University of Napoli Federico II, Napoli, Italy

Riassunto

Utilizzando un filtraggio a cascata di Fourier basato sulla valutazione residua dei più significativi picchi spettrali de-trend della registrazione della temperatura superficiale globale dal 1850 al 2015,  mostriamo che quest’ultimi sono caratterizzati da una grande modulazione di periodo 60 anni e una più piccola di 20 anni. I massimi delle oscillazioni di 20 anni si verificano in corrispondenza delle date di congiunzione Giove-Saturno e i massimi del ciclo di oscillazione di 60 anni coincidono con quelle congiunzioni, nelle quali la distanza del Sole da Giove e Saturno è più breve. Utilizzando lo stesso filtraggio a cascata di Fourier abbiamo confrontato queste oscillazioni della temperatura, con le periodicità che caratterizzano il moto del Sole sul baricentro del sistema solare nello stesso periodo. La modulazione della temperatura di 60 anni sembra essere correlata in fase con l’equivalente componenti armoniche della velocità solare e il momento angolare se con un ritardo di circa 5-10 anni. I massimi della modulazione di 60 anni della registrazione della temperatura si verificano circa nel 1880, 1940 e nel 2000. Fatta eccezione per il periodo iniziale 1850-1870 (in cui i dati sono incerti) tutti i picchi della temperatura della componente di 20 anni corrispondono ai massimi della velocità solare e alla modulazione del momento angolare con una buona correlazione di fase. La modulazione della temperatura di 60 anni è molto più grande di 20 anni, mentre la componente di 20 anni della velocità solare e del momento angolare sono molto maggiori di quelle di 60 anni. Tuttavia, una stima della funzione mareale gravitazionale generata da Giove e Saturno sul Sole batte con una importante oscillazione di periodo 60 anni, che è in fase con la corrispondente oscillazione di 60 anni della temperatura. Questi risultati suggeriscono che i meccanismi astronomici gravitazionali ed elettromagnetici possono modulare la temperatura globale. Il periodo 2000-2030 dovrebbe essere caratterizzato da una fase discendente dell’oscillazione della temperatura di 60 anni, sincronizzata con una fase di raffreddamento del sole indicando che l’attività solare potrebbe essere vicina ad un punto di ibernazione che può durare alcuni decenni.

Figura 1Figura. 1a) Anomalia della temperatura superficiale globale. b) Velocità del Sole attorno al baricentro del sistema planetario.

 

Figura 2Figura. 2Le componenti di 60 anni (residui) della (a) la velocità solare e (b) anomalie della temperatura. c) numero dele macchie solari (SSN) (punti neri) e significativo campo magnetico solare (G) (linea magenta).

 

Figura 3Figura. 3La funzione gravitazionale mareale di Giove e Saturno sul Sole. Il battiti dei massimi del ciclo di 60 anni, sono coerenti con la massima temperatura di 60 anni.

Figura 4Figura. 4 La componente di 20 anni (residua) della (a) velocità solare e (b) le anomalie della temperatura sono ben correlate. c) il numero macchie solari (SSN) (punti neri) e il campo magnetico solare (G) (linea magenta) non sono correlati con l’oscillazione di 20 anni della temperatura. I picchi della velocità verificarsi durante le congiunzioni fra Saturno e Giove (linee verticali nere).

……..

I dati della temperatura superficiale globale sono quelli del Climatic Research Unit (HadCRUT4) e le posizioni del sole attorno al baricentro del sistema solare e i dati orbitali sono stati calcolati utilizzando un nuovo programma che implementa i file DE430 e DE431 del Jet Propulsion Laboratory.

Scafetta, N., 2012. Does the Sun work as a nuclear fusion amplifier of planetary tidal forcing? A proposal for a physical mechanism based on the mass-luminosity
relation. Journal of Atmospheric and Solar-Terrestrial Physics 81-82, 27-40.
Scafetta, N., 2012. Multi-scale harmonic model for solar and climate cyclical variation throughout the Holocene based on Jupiter-Saturn tidal frequencies plus the
11-year solar dynamo cycle. Journal of Atmospheric and Solar-Terrestrial Physics 80, 296-311.

 

Fonte : http://meetingorganizer.copernicus.org/EGU2016/EGU2016-9861.pdf

Il ciclo di 1350 anni e gli eventi Lawler nell’olocene -2°parte-

La prima parte di questa ricerca è disponibile al seguente link : http://daltonsminima.altervista.org/?p=29709

6-eclipse-cycles

Dopo aver calcolato che a l’eliosfera occorrono 1.350 anni per completare una rotazione completa, possiamo ora cominciare a cercare elementi di prova che potrebbero indicare l’esistenza di eventi ciclici 1350 anni e [forse] un evento a metà periodo, di 675 anni. È interessante notare, che ci sono elementi di prova ciclici all’interno del Sistema Solare [si fa riferimento a John Stockwell nel 1901], che indica la presenza di un ciclo di eclissi di 1350 anni [che coinvolge la Terra e la Luna in orbita attorno al Sole].

Eclissi cicliche di Stockwell, J. N – Astronomical Journal, vol. 21 – 1901
http://adsabs.harvard.edu/full/1901AJ…..21..185S

7-millennial-scale-cyclicity-in-the-geodynamo

Ciclicità su scala millenaria nella geodinamo dedotta dalla ricostruzione del dipolo di Andreas Nilsson, Raimund Muscheler, Ian Snowball http://www.lunduniversity.lu.se/lup/publication/2345020

Nella ricerca sopra riportata, si è ricostruito l’inclinazione magnetica assiale della Terra, nella quale si identifica un ciclo dominante di 1.350 anni nelle varianti dell’inclinazione del dipolo.

La variabilità climatica del monsone estivo indiano ha una periodicità significativa di 1350 anni.

Variabilità del monsone estivo indiano durante l’olocene come registrato nei sedimenti del mar arabico: tempistiche ed implicazioni, di Meloth Thamban, Hodaka Kawahata e Venigalla Purnachandra Rao – http://repository.ias.ac.in/38663/1/27_pub.pdf

8-indian-summer-monsoon-variabilityAnche se l’esistenza di tali cicli, nel regime climatico del Nord Atlantico è stata contestata, ciclicità simili non sono solo stati riportati alle alte latitudini, ma anche in settori monsonici a basse latitudini (Mayewski et al, 1997;.. Gupta et al, 2005).

Gli effetti del clima del ciclo 1350 anni si trovano anche in Cina, dove una periodicità di 1350 anni si ripete nel cambio di temperatura.

http://ir.igsnrr.ac.cn/bitstream/311030/3058/1/Key%20points%20on%20temperature%20change%20of%20the%20past%202000%20years%20in%20China.pdf

Quasi-periodicità delle variazioni di temperatura sulla scala millenaria – Ge Quansheng, Fang Xiuqi, Zheng Jingyun

9-temperature-change-of-the-past-2000-years-in-chinaRitornando allo studio di Gerard Bond del 1997, nel Nord Atlantico, troviamo che il padre del Bond Event ha realmente incontrato il ciclo di 1350 anni.

11-bond-1997

In realtà, il ciclo di 1.350 anni è al di sopra degli altri due picchi di ciclicità [4.670 e 1.800 anni] nel “Confidence Level F Test” eseguito da Gerard Bond.

12-bond-1997-power-spectrum-densityInfine, l’analisi spettrale delle serie temporali dei grani di ematite macchiato con il metodo di Thompson (29) rivela che il segnale è concentrato in due grandi gruppi. Uno è centrato su 1800 anni, vicino al medio di eventi olocenico-glaciale, e l’altro è centrato; 4700 anni (Fig 7C.). Cicli che sono stati notati in precedenza in altri spettri e record paleoclimatici dall’ultima glaciazione (30). Inoltre, F test del rapporto di varianza rivelano linee con probabilità .95% a 4670, 1800 e 1350 anni (Fig. 7C). Ulteriori conferme di ciclicità vicini alla media degli eventi IRD è data applicando un filtro passa-banda larga gaussiana al record di grani ematite macchiate centrata al numero 1800 anni (Fig. 7D).

Se vi state chiedendo il perchè di cicli con periodi di 4670 e 1800 anni, Charles Keeling e Whorf Timothy pensano che quest’ultimi sono associati ad uno spostamento graduale della declinazione lunare, da un episodio di massima forzatura mareale : “….Noi proponiamo che tali cambiamenti millenari bruschi, nei ghiacci e nei sedimenti , sono stati prodotti, in buona parte, da ben caratterizzate variazioni periodiche della forza di marea, attraverso l’innalzamento oceanico globale causato dalle risonanze nei movimenti periodici della terra e della luna…”

13-the-1800-year-oceanic-tidal-cycle

Il 1.800-anno oceanico ciclo delle maree : Una possibile causa dei rapidi cambiamenti climatici di Charles D. Keeling e Timothy P. Whorf http://www.pnas.org/content/97/8/3814.full.pdf

Pertanto, è probabile che i cicli climatici millenari, su scala primarie di 1350 anni, 1.800 anni e 4.670 anni sono tutti controllati da pannelli solari e meccanica orbitale.

Tuttavia, il nostro interesse per cicli climatici, non è guidato da pura curiosità accademica. Il clima è un fattore fondamentale che influenza il benessere degli individui, delle comunità, regioni, nazioni e imperi. Nel 1990 JHL Lawler ha pubblicato una revisione storica degli imperi e delle civiltà che riflette da vicino il ciclo climatico di 1350 anni e sottolinea l’importanza del periodo di metà ciclo di 675 anni. C’è un modello di crescita e di caduta di imperi, di intere civiltà, che avviene con circa un ciclo di ripetizione di 700 anni. Si alternano cicli di imperi monolitici seguiti da imperi frammentati. C’è un completo collasso della civiltà ogni 1400 anni, quindi questo potrebbe essere definito come ciclo di 1.400 anni. Ma tutti i principali imperi sorgono e crollano ogni 700 anni in sincronismo.

14-patterns-for-prediction-of-future-events-j-h-l-lawler

Modelli per la previsione di eventi futuri di JHL Lawler – Agosto 1990 http://nexialinstitute.com/cycles_700,45,_10.htm

CONCLUSIONI

L’importanza del ciclo sul clima di 1350 anni diventa interessante quando si ricorda che la piccola era glaciale è stata convenzionalmente definita come partire dal 1350 DC [forse c’è di più per il nostro calendario che soddisfa l’occhio] perché aggiungendo sul periodo di metà ciclo di 675 anni, arriviamo al 2.025 DC. E’ stato convenzionalmente definito come un periodo che va dal 16 ° al 19 ° secolo, o, in alternativa, da circa il 1350 al 1850, anche se i climatologi e gli storici che lavorano con i record locali non sono d’accordo su entrambi le date di inizio e di fine di questo periodo, che varia a seconda delle condizioni locali.

http://en.wikipedia.org/wiki/Little_Ice_Age

Il Sole ha subito un ribasso o un “cambio di passo” nella sua attività durante il 2005 ?

15-ap_step

E’ avvenuto un cambiamento solare durante la fine del 2005 ? di Geoff Sharp – 19 settembre 2012

Ho commentato il cambiamento al momento angolare solare che si è verificato nello stesso momento in precedenza, ma oggi, mentre effettuavo la mia ricerca su “Livingston & Penn Effect” mi sono imbattuto in alcuni grafici sorprendenti. I grafici provengono da una presentazione di Nagovitsyn, Pevtsov e Livingston (Bill) che mostrano tutti i gruppi delle macchie solari sperimentare un cambiamento radicale verso la fine del 2005.

http://landscheidt.wordpress.com/2012/09/19/a-solar-step-change-during-late-2005/

Pertanto, è probabilmente e corretto dire : benvenuti in un evento di frammentazione Lawler.

….

 

Fonte : https://malagabay.wordpress.com/2013/01/09/solar-system-holocene-lawler-events/