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Il mio quadro, il prossimo inverno ….

Il presente articolo è una proiezione del prossimo inverno che prende spunto dallo studio di nove grandi inverni registrati sulla nostra penisola italiana ( visionare il precedente articolo), partendo dal rianalisi di: Attività solare; ENSO, QBO, indice “aa”; riscaldamenti sratosferici e configurazioni planetarie/lunari.

Osservazioni precedenti 5 grandi ondate di gelo italiane in riferimento all’attività solare

• 2 eventi si sono verificati nel massimo solare, nei dintorni di pesanti variazione del flusso solare (ΔSF di circa +/- 150 punti).

• 2 eventi si sono verificati nel minimo solare, in particolare poco prima dell’uscita/inizio della rampa di salita ciclo solare, con un SF compreso fra 70-80. Queste situazioni sono lo specchio di quello che abbiamo vissuto pochi anni fa. Mi riferisco alle stagioni invernali (nevose) registrate nel 2009-10; 2010/11; 2011/12 (Uscita dal minimo solare SC23).

• Per l’inverno 1929 abbiamo pochi dati.

Osservazioni precedenti 9 grandi ondate di gelo italiane in riferimento all’indice geomagnetico “aa”

• L’indice geomagnetico nei nove inverni persi in esame oscilla tra 16-26. Chiara conferma del ruolo cardine dell’attività solare (debole) nelle vicende invernali. In particolare si osservi la debole attività solare registrata fra il ciclo solare 19 e 20. Inverni 1963, 1968, 1971. Vedi immagine sotto riportata.

Osservazioni precedenti 9 grandi ondate di gelo in riferimento agli indici ENSO & QBO

• Tutti gli eventi si sono verificati durante fasi stabili del ciclo Enso o durante deboli o moderati episodi della Ninà, con una QBO a 30hPa negativa o leggermente positiva. Una sola grossa andata di gelo si è verificata con la QBO positiva.

Il forcing principale è l’attività solare nel minimo (termine del minimo solare/inizio della rampa di salita) e nel massimo (qui solo ed esclusivamente durante le pesanti variazioni dell’attività solare – vedi il SF). Questi sono i due momenti possibili di innesco di destabilizzazioni della colonna Strato-Tropo. In conclusione sembra emergere un certo carattere periodico (5-8 anni). Probabilmente questa ciclicità è dovuta proprio all’attività solare, con la sua alternanza fra MIN-MAX-MIN etc…

Credo quindi che la base di partenza per avere un inverno con forti connotati freddi e nevose (nel breve termine – anno) sia l’osservazione del ciclo ENSO (con la sua forte influenza sulla Troposfera) & la fase della QBO.

I riscaldamenti stratosferici possono aiutare, attraverso la pesante destabilizzazione della colonna strato-tropo, ma quest’ultimi ritengo che sono l’ultima possibilità o piccolo aiuto per avere un’inverno rigido sul nostro paese o brevi episodi.

L’inverno in Italia stagione 2015-2016, la mia proiezione

Le configurazioni planetarie come possibile innesco di variazioni solari e ripercussioni sul circuito elettrico globale terrestre. Quattro finestre temporali.

09/10-Dicembre-2015 : Ingresso luna nuova del 11-12

22/23 Dicembre 2015 : Solstizio d’inverno ; Ingresso in luna piena del 25-12; Uscita dal Perigeo lunare del 21; Entrata nell’allineamento planetario Mercurio-Sole-Venere-Marte del 24.

1_Mercurio-Sole-Venere-Marte 24122016

08-09 Gennaio 2016 : Ingresso in luna nuova del 10 : Ingresso nell’allineamento planetario Saturno-Venere-Terra del 9.

1_Saturno-Venere-Terra 09012016

13-14 Gennaio 2016 : Ingresso nel perigeo lunare del 15; Ingresso nell’allineamento planetario Sole-Mercurio-Terra del 14.

1_Sole-Mercurio-Terra 14012016

…………

Oggi, i principali indici e la proiezione

QBO = 12.79 ;

Indice MEI = 2.308 ;

Attività solare = Inizio della rampa di discesa, nessuna oscillazione significativa dell’attività solare. Non siamo in un minimo prolungato o uscita dal minimo o massimo con oscillazioni dei campi polari o SF significativo.

……..

CONCLUSIONE – Ritengo che l’unica possibilità o speranza di avere un minima destabilizzazione della colonna troposferica terrestre possa arrivare solamente dalla Stratosfera con un possibile riscaldamento stratosferico. Tuttavia, l’attuale valore positivo ed elevato della QBO non aiuta. Quindi, a mio parere, i brevi periodi di destabilizzazioni dell’intera colonna atmosferica potrebbe cadere a cavallo delle quattro date riportate in precedenza.

Resterebbe poi da inquadrare il posizionamento (movimento e localizzazione) delle masse d’aria gelide sui continenti (europeo ? asiatico ? o nord-amercano ?).

Tanti punti interrogativi …. in un regime climatico così sfavorevole …

P.S. Le date sopra riportate chiaramente sono anche il centro o focus di possibili e significative ripercussioni geologiche sul nostro pianeta.

Michele

Il ciclo di 1350 anni e gli eventi Lawler nell’olocene -1°parte-

1-orbital-period-curve

Negli ultimi anni sono state pubblicate una serie di studi che propongono dei cicli climatici su scala millenaria. Fred Singer e Dennis Avery credono che ci sia un ciclo inarrestabile di 1500 anni.

La prova della presenza di cicli climatici naturali globali di 1.500 anni comprende lunghe registrazioni del cambiamento di temperatura. Si parte dalle carote di ghiaccio, fondali marini e/o lacustri, sedimenti, fossili di granelli di polline e di piccole creature marine. Ci sono anche registrazioni su scale temporali più brevi come per le stalagmiti delle grotte, gli anelli degli alberi e una grande varietà di altre registrazioni della temperatura.

La prova fisica del ciclo climatico di 1500 anni sulla Terra – Settembre 2005 – S. Fred Singer e Dennis T. Avery, si veda : http://www.ncpa.org/pdfs/st279.pdf

Charles Perry e Kenneth Hsu credono che ci sia una piccola era glaciale ogni 1300 anni

L’approssimativo ciclo di 1.300 anni è concorde con le testimonianze archeologiche e storiche di questi periodi freddi e caldi, ed affermano : “…Nel corso della storia, il riscaldamento globale ha portato prosperità mentre il raffreddamento globale ha portato le avversità…”

Geofisica, archeologica, ed evidenze storiche sono ha supporto di un modello solare per il cambiamento climatico , di Charles A. Perry e Kenneth J. Hsu http://www.pnas.org/content/97/23/12433.full.pdf

2-bond-1997-abstract

Gerard Bond ritiene che vi sia un ciclo climatico 1.470 anni nell’olocene.

http://en.wikipedia.org/wiki/Bond_event

Un diffuso ciclo su scala millenaria nel nord Atlantico Olocene e climi glaciali – Bond, G .; et al. – 1997 : http://rivernet.ncsu.edu/courselocker/PaleoClimate/Bond%20et%20al.,%201997%20Millenial%20Scale%20Holocene%20Change.pdf

Purtroppo, i cicli climatici individuati su scala millenaria non sono molto prevedibili. Ad esempio, obbligazionari eventi accadono ogni 1.470 anni, più o meno [circa] 500 anni. Inoltre, i cicli climatici individuati su scala millenaria possono essere piuttosto sfuggenti. Per ragioni che non sono chiare, l’unico evento dell’olocene che ha un segnale di temperatura chiaro nelle carote di ghiaccio della Groenlandia è l’evento 8.2 kyr.

Ad esempio, Wikipedia riporta: “…Per ragioni che non sono state ancora chiarite, l’unico evento dell’olocene che ha un segnale della temperatura chiaro nelle carote di ghiaccio della Groenlandia è l’evento 8.2 kiloyear….”

E’ chiaro quindi che la datazione delle carote di ghiaccio della Groenlandia è un’ipotesi speculativa [supporta da modelli al computer]. In secondo luogo, obbligazionari eventi “medi” di 1.470 anni [più o meno 500 anni], fanno riflettere sulle vere significative frequenze dei dati.

In generale, ci sono molte sfide che si pongono i ricercatori, per cercare di individuare i cicli climatici su scala millenaria :

1) In generale, – i ricercatori – alla cieca, si mettono alla ricerca di cicli nascosti all’interno dei dati. Più specificamente; essi non sono alla ricerca di uno specifico meccanismo ciclico.

2) I ricercatori stanno lavorando con ricostruzioni proxy del clima [è queste non sono una cosa reale]. Ogni procura [e ricostruzione] ha i suoi problemi specifici, ma i ricercatori di solito incontrano alcuni problemi riguardanti : la calibrazione, la risoluzione temporale, ipotesi nascoste e modelli elaborati al computer.

3) I ricercatori, in genere, aderiscono alla convinzione gradualista che “il presente è la chiave per comprendere il passato” dove, grazie alle ultime scoperte, “il presente” funziona allo stesso modo del “passato”. Sfortunatamente, questo approccio gradualista diventa un ossimoro quando i ricercatori sono a caccia di cicli climatici drammatici su scala millenaria..

Nel complesso, come mio padre diceva: due torti non fanno una ragione. Tuttavia, i misteri dei cicli climatici su scala millenaria possono essere svelati in pochi passaggi corti.

  • Il primo pezzo del puzzle è stato stabilito analizzando [studio effettuato su un  foglio di calcolo di Excel] le distanze orbitali e i periodi orbitali dei pianeti del sistema solare utilizzando le moderne tecniche osservazionali [Planets – A Very Short Introduction by David A Rothery – Oxford University Press – 2010 ].

La risultante linea di tendenza, genera con excel, una misura perfetta con i dati planetari.

3-solar-system-orbital-periods-of-the-planets

  • Il secondo pezzo del puzzle ci è stato fornito dal Voyager 1 [nel 2012], quando il veicolo spaziale ha rilasciato all’astronomia un vero e proprio “reality check”  lasciando il Sistema Solare ad una distanza di 122 UA [dal Sole].

La sonda Voyager 1 (che pesa 722 chilogrammi), è stata lanciata dalla NASA il 5 settembre 1977,  per studiare il sistema solare esterno e il mezzo interstellare. Operativa per 35 anni, 1 mese e 23 giorni, a partire dal 28 ottobre 2012, la navicella riceve comandi di routine e trasmette i dati al Deep Space Network, ad una distanza di circa 122 AU (1.83 × 1010 km), ed è l’oggetto artificiale più lontano dalla Terra. Adesso, Voyager 1, si trova nello strato più esterno dell’eliosfera. Il 15 giugno 2012, gli scienziati della NASA hanno riferito che Voyager 1 può essere molto vicino a entrare nello spazio interstellare, diventando il primo oggetto artificiale a lasciare il Sistema Solare.

Fonte : http://en.wikipedia.org/wiki/Voyager_1 Voyager 1 potrebbe aver lasciato il sistema solare by Nancy Atkinson il 8 ott 2012

 

4-voyager-one-passes-through-the-double-layer-boundary-and-leaves-the-solar-system

Mentre non c’è nessuna parola ufficiale da parte della NASA sul fatto che Voyager 1 potrebbe aver lasciato il sistema solare. La prova conclusiva, ci viene dal grafico sopra riportato, che mostra il numero di particelle (principalmente protoni) che in uscita dal Sole colpiscono Voyager 1 nel tempo.

http://www.universetoday.com/97763/voyage-1-may-have-left-the-solar-system/

L’ultimo pezzo della traccia è stato calcolato con excel, estendendo la linea di tendenza fino a 122 UA, per scoprire il periodo orbitale dell’eliosfera di 1.350 anni.

5-solar-system-orbital-period-of-1350-years-at-122-au

…..

Fine 1°parte

L’effetto tunnel nel diodo, i flare solari, l’onde gravitazionali ed il prossimo raffreddamento del clima terrestre

Il circuito quantico di dinamiche frattali spaziali ZDQD utilizzato come rilevatore di flare solari, la diminuzione delle onde gravitazionali e il prossimo raffreddamento del clima sulla Terra di Reginald T. Cahill

Scuola di Scienze Chimiche e Fisiche, Flinders University, Adelaide 5001, Australia [email protected] I progressi in Fisica 10, 236-242, 2014

Fluttuazioni della velocità dello spazio, che hanno uno spettro 1/f, è dimostrato essere la causa delle eruzioni solari. La direzione e la grandezza del flusso dello spazio è stato rilevato in numerose e diverse tecniche sperimentali, ed è vicino al normale piano dell’eclittica. I dati ricavati dal circuito Quantum Zener Diode –ZDQD-, con diodo Zener, dimostrano che le fluttuazioni della velocità dello spazio corrispondono strettamente al conteggio delle macchie solari del ciclo SC23 e rivelano che le importanti eruzioni solari seguono queste grandi fluttuazioni della velocità dello spazio di circa 6 giorni. Ciò implica un periodo di avvertimento di circa 5 giorni, che ci permette di utilizzare tale circuteria come rilevatore di future e importanti eruzioni solari. Questo, ha conseguenze importanti, in quanto è in grado di proteggere i diversi veicoli spaziali e i diversi sistemi elettrici situati sulla Terra dal successivo arrivo di plasma espulso durante un brillamento solare. Queste fluttuazioni, sono le reali onde gravitazionali, ed hanno una grande importanza. Questa scoperta è una significativa applicazione del fenomeno teorico e dinamico dello spazio. In questo lavoro, evidenziamo inoltre che l’impatto di questo flusso turbolento sul clima della Terra è l’input principale dell’energia nei sistemi, che è la base del rivelatore –ZDQD-. Queste larghe fluttuazioni nello spazio hanno un forte impatto sia sul sole, che su la Terra e spiegano le correlazioni delle temperatura con l’attività solare e che l’incremento o l’abbassamento delle temperature della Terra non è causato dall’attività solare. Ciò implica che il dibattito sul clima terrestre è mancato di un processo fisico chiave. Le future decrescenti onde gravitazionali implicheranno una successiva epoca di raffreddamento per la Terra per i prossimi 30 anni.

Il semplice setup elettronico, il circuito ZDQD, utilizzato come rilevatore

Fig.n°1

Figura 1: Il circuito con il diodo Zener Diode rivelatore dell’onda gravitazionale, con montata la batteria AA da 1.5V, il diodo Zener 1N4728A avente una tensione di Zener di 3.3V, in modalità di polarizzazione inversa, il resistore R da 10KOhm. La tensione V ai capi del resistore viene misurata e utilizzata per determinare la fluttuante corrente di tunneling (L’effetto tunnel è un effetto quanto-meccanico che permette una transizione ad uno stato impedito dalla meccanica classica) attraverso i diodi Zener.

Fig.n°2

Figura 2: In alto, le misurazioni delle fluttuazioni della corrente nel diodo Zener, dall’inizio del ciclo solare SC23, 1° gennaio 2000. Sotto, il conteggio delle macchie solari per lo stesso periodo. Si osservi la stretta correlazione tra questi due fenomeni.

Alcuni passi estratti dalle conclusioni :

“…… La velocità e la direzione del flusso da tali rivelatori hanno confermato i risultati degli esperimenti precedenti, iniziati con Michelson e Morley nel 1887 utilizzando l’interferometro. Altre tecniche sperimentali hanno usato le velocità RF nei cavi coassiali, cavi doppi RF coassiali e fibre ottiche, velocità RF in cavi coassiali doppi. L’implicazione principale è che esiste lo spazio, perché è rilevabile, ed ha notevole flusso frattale turbolente, ed è un sistema dinamico complesso, contrariamente a quanto affermato dal 1905 che lo spazio non esiste…..Utilizzando rivelatori di onde gravitazionali a diodi Zener con un filtraggio di dati, affermiamo la possibilità di prevedere con circa 5 giorni di preavviso il manifestarsi di un grande brillamento solare. Inoltre, poiché questi rivelatori sono così semplici da poter realizzare, potrebbero essere inclusi in tutte le sonde spaziali future, così da aumentare notevolmente l’affidabilità dei nuovi sistemi d’allarme. Il dati usati in questo studio provengono da un progetto che oramai opera da circa 18 anni, che era basato sul presupposto errato che le attuali fluttuazioni del giunzioni pn in polarizzazione inversa erano causate fluttuazione quantistiche, come affermato nella consueta interpretazione della teoria quantistica. Tuttavia recenti esperimenti, hanno dimostrato che le fluttuazioni di corrente registrate nei diodi sono completamente determinate da fluttuazioni nello spazio di passaggio. Una seconda importante scoperta è che le correlazioni su tempi lunghi tra le variazioni di temperatura della Terra e il conteggio dei brillamenti solare si spiegano come risultato delle onde gravitazionali, e non per le piccole variazioni dell’irradianza solare che si accompagnano con i brillamenti solari.

Fig.n°3

Figura 3: Grafico che riporta la turbolenza delle onde gravitazionali, dal 1749 ad oggi (grafico rosso), in base al conteggio dei flare solari, come mostrato in fig. 1. I dati sono stati estratti dal portale di D. Archibald, aggiornamento solare del marzo 2012. I dati dei flare solari sono stati filtrati usando un filtro passa-basso. Qui si sostiene quindi che il ciclo solare di 11 anni è causato da una galattica turbolenza nel flusso dello spazio, che ora può essere facilmente misurata usando il circuito ZDQD. Oltre il 2014 abbiamo utilizzato le ampiezze di Fourier estrapolare al 2050 (blu trama), che assume uno spettro 1 / f in corso. Questa estrapolazione ci suggerisce che siamo di fronte ad un’epoca di bassa turbolenza del flusso di spazio, e quindi una riduzione delle temperatura della Terra.

 

Tutto ciò ci porta a prevedere che la prossima diminuzione delle onde gravitazionali rintracciabile nelle fig. 2 e 3, si tradurrà in un raffreddamento del clima terrestre, come è stato sperimentato nelle precedenti epoche della Terra quando le onde gravitazionali subirono un periodo di attività ridotta. ….. La scienza del clima è mancata di un processo fisico chiave fino ad ora….”

 Il documento : http://vixra.org/pdf/1410.0014v1.pdf

Non solo il 98% di tutti i terremoti soddisfano la relazione lineare sotto riportata, ma ….

Copertina

Tutti i terremoti si verificano molto vicino alle ore 06:00 o 18:00 ora locale lunare

di Giovanni P.Gregori
IDASC (Istituto di Acustica e Sensoristica O. M. Corbino (CNR) – Roma (Italy)
IEVPC (International Earthquake and Volcano Prediction Center) – Orlando (Florida, USA)

Riassunto

Se un terremoto (EQ) deve avvenire in qualche luogo e in qualche giorno, quasi sempre accade durante uno dei due intervalli di tempo vicino alle 6:00 o alle 18:00 LLT (ora locale lunare). Questa legge si applica al ~98%  dei casi. In questo studio vengono presentate le procedure e sono adattate per valutare l’esatta durata del ritardo con il 95% (o superiore) limite di affidabilità.

 

Introduzione

Kolvankar nel 2011 ha riportato un’analisi sistematica studiando più di 5.000 eventi sismici con una gamma di magnitudo compresa fra 2-10, basata sul catalogo sismico globale NEIC-USGS, distinguendo dei modelli separati per le diverse gamme di periodi, grandezze, profondità, latitudini e longitudini.

La traduzione del passato lavoro di Kolvankar, presentata sul nostro blog è disponibile al seguenti link :

http://daltonsminima.altervista.org/2012/02/20/sole-luna-e-terremoti-1%C2%B0-parte/
http://daltonsminima.altervista.org/2012/02/27/sole-luna-e-terremoti-2%C2%B0-parte/

Kolvankar ha trovato sempre una “legge” comune condivisa da ogni sottoinsieme di eventi, indipendenti dalla grandezza (magnitudo), la profondità, la latitudine, e il tempo, con la visualizzazione della dipendenza regolare sulla φ longitudine.

Egli considerava i seguenti angoli (se non diversamente indicato, tutti gli angoli sono in senso antiorario) :

• SEM (Sole – epicentro terremoto – Luna)
• GMT
• φ longitudine
• EMD (EQ epicentro – distanza dalla luna)
• LT l’ora locale, e
• LLT il tempo lunare locale

Le definizioni di LT e di LLT sono analoghi a vicenda, con la differenza che il punto sulla superficie della Terra con 12:00:00 LT osserva il Sole nella sua massima elevazione, mentre il punto con 12:00:00 LLT osserva la Luna nella sua massima elevazione sopra l’orizzonte.

Si noti che la figura 2, ripresa dalla carta di Kolvankar (2011) indica erroneamente (Kolvankar, comunicazione privata, 2015) il senso orario di SEM, mentre tutta la sua analisi è stata condotta su considerando SEM in senso antiorario.

Kolvankar (2011) ha mostrato che il 98% di tutti i terremoti soddisfano una relazione lineare:

(1) GMT = EMD + SEM + const

che egli mostra essere soddisfatta in diverse regioni (un esempio è mostrato in figura 2), ognuno caratterizzato da circa la stessa longitudine. Al considerando il 3° e l’ultima colonna della tabella 1 della Kolvankar (2011), si è constatato che (1) è :
(2) GMT = EMD + SEM – φ
che può essere risolto (vedi Figura 1) per ottenere:
(3) GMT + φ = LT = EMD + SEM
(4) LLT = LT – SEM = EMD
Cioè, a causa di (4), il significato fisico della relazione empirica (2) è che il 98% di tutti i terremoti occorrono molto vicino a LLT = 06 o LLT = 18 (ore di tempo locale lunare).

Questo risultato sembra fisicamente plausibile come la deformazione di marea lunare è massima a LLT = 12:00 o LLT = 0:00, ma la derivata temporale della deformazione è massima a LLT = 6:00 o LLT = 18:00, e il massimo stress sulla crosta si verifica quando il gradiente temporale è al massimo della deformazione.

Figura n°1Figura 1. Alcuni relazioni tra angoli e tempo. (a) e (b) sono definizioni formali, (c) evidenza empirica. Vedere il testo.

Figura n°2

Figura 2. “Tre trame di terremoti di (EMD + SEM) Vs tempo GMT per la gamma di latitudine -35 ° a -25 ° e gamma longitudine -180 ° a -170 ° per tre periodi di tempo : 1973-1984, 1985 -1996 e 1997-2008. I terremoti occupano la stessa striscia di questi complotti e non vi sono variazioni dipendenti dal tempo “. Nota nel primo lotto [in alto a sinistra] che pochi eventi colpiscono lungo linee più o meno perpendicolare al trend principale. Vedere il testo. Figura modificato e didascalie dopo Kolvankar (2011).

…… Il risultato generale (2) ha un’applicazione più importante. Infatti, ogni volta che sarà possibile da un metodo di procedere alla segnalazione di un eventuale possibile terremoto che può essere ragionevolmente previsto colpire qualche data area, vedi (4). E quindi sarà possibile sapere che, durante le 24 ore di ogni dato giorno – e in ogni dato sito – lo shock si può verificare, con il 98% di certezza, solo durante le due finestre temporali, ciascuno di alcuni molto breve ritardo totale. Vi è tuttavia la necessità di valutare, con una barra di errore che specifica pe al limite di confidenza del 95%, la durata esatta di uno di questi due sfasamenti temporali, che sono vicini alle 06:00 o alle 18:00 LLT, rispettivamente, durante il quale un terremoto dovrebbe verificarsi. ….Questo è lo scopo della carta a breve presente, dove gli algoritmi e le procedure per la gestione dei dati sono discussi in dettaglio, anche se alcuna applicazione diretta è stata ancora attuata…

…..

Il lavoro prosegue con un’appendice che contiene dettagli di trigonometria sferica. Per chi volesse approfondire il lavoro ed effettuare un calcolo molto più preciso, può visionare l’analisi di Gregori pubblicata sul giornale NCGT JOURNAL Volume 3, Number 1, di marzo 2015  al seguente link : http://www.ncgt.org/newsletter.php?action=download&id=143

Raffaele Bendandi: le macchie solari sono prevedibili

Il 7 febbraio 1959 Bendandi scrive: “L’annuncio dato dallo scrivente tre mesi or sono, che nel gennaio del 1959 l’attività del Sole avrebbe raggiunto la sua massima intensità con la comparsa di gruppi di macchie di considerevoli dimensioni, non mancò di avere una profonda risonanza nel campo degli studiosi della geofisica”.

La previsione fu esplicita e precisa :

L’andamento dell’attività del Sole nel prossimo gennaio si presenterà assai accentuato: gruppi di macchie di considerevole vastità compariranno sul Sole, seguiti da perturbazioni magnetiche, eruzioni solari, brillamenti, con turbamento delle radio trasmissioni a onda corta. Se la legge è giusta, le GRANDI MACCHIE previste per il futuro gennaio non dovranno mancare. L’importanza di questa previsione non può sfuggire ad alcuno. La certezza di aver scoperto una nuova legge di natura destinata ad aprire nuovi orizzonti nel campo scientifico mi da la certezza assoluta che il pronostico basato sulle immutabile leggi dell’universo, non può fallire”. (2) (Il Globo 10 ottobre 1958).

“Un esame delle osservazioni eliografiche relative agli ultimi mesi dello scorso anno riesce oltremodo istruttivo poiché ci mostra il fluttuare dell’attività del Sole che dall’ottobre andò rapidamente esaurendosi, tanto che nell’ultima decade di novembre il Sole era del tutto privo di macchie. I primi sintomi della ripresa si avvertirono in dicembre con l’apparizione di numerosi pori.

Queste osservazioni eliografiche compiute dall’Osservatorio di Faenza sono state confermate dall’osservatorio astronomico di Monte Wilson in California in un comunicato diramato alla stampa il 15 gennaio, nel quale oltre che attestare la eccezionalità del fenomeno si confermava che da molti anni non si registrava una manifestazione così intensa.

Il fenomeno in parola non era che il preludio di altre non minori perturbazioni solari che si preparavano. Infatti lo stesso giorno 17 gennaio che il 1° gruppo spariva dal lembo ovest del Sole, un’altra non meno vasta conformazione maculare appariva al lembo opposto dell’astro. Si trattava di una nuova perturbazione che nei giorni successivi andò man mano spostandosi e che passò al meridiano centrale del Sole il giorno 25 gennaio offrendo in quel giorno all’osservatore un aspetto veramente imponente. A differenza della prima apparizione che si mostrò delimitata in un unico gruppo sia pure vastissimo, il secondo fenomeno era rappresentato da tre gruppi non molto discosti fra di loro che occupavano un’area complessiva di diversi miliardi di chilometri quadrati. L’immane rivolgimento solare mostrava due centri principali di perturbazione a guisa di giganteschi crateri dai quali si irradiava una colossale e travolgente emissione corpuscolare la quale alcuni giorni dopo investiva l’atmosfera terrestre negli strati più alti detti ionosferici, provocando tutta una serie di disturbi alle radio comunicazioni e televisive.

La radiazione solare fece risentire i suoi potenti effetti su buona parte della nostra penisola, ma specialmente nel centro e nel sud, la sera del 30 gennaio le ricezioni televisive furono rese difficili se non del tutto impossibili. Il primo febbraio poi, è comparso al lembo orientale del Sole una macchia di proporzioni notevoli che passerà al meridiano il sette febbraio. In verità non si tratta di una nuova formazione, ma di quella stessa apparsa nella prima decade dello scorso gennaio che è ritornata a rendersi visibile dopo un’intera rotazione del Sole.

Questa breve rassegna delle manifestazioni solari registrate in gennaio, mostra in modo inequivocabile:

  1. che le previsioni fatte dallo scrivente, non potevano trovare migliore conferma;
  2. che anche questi fenomeni, fino ad oggi considerati capricciosi ed irregolari, rientrano nel grande quadro della legalità che regna sovrana in tutto l’universo”. (1)

Raffaele Bendandi

(1) L’uomo dei terremoti di Paola Lagorio e Alteo Dolcini edito da Edit Faenza 1992 pagg. 41-43

– si ringrazia l’Observatoire royal de Belgique per i disegni del gennaio 1959

Fonte : http://soleattivo.altervista.org/blog/raffaele-bendandi-e-la-previsione-delle-macchie-solari-2/