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Una vacanza in montagna

Ecco, adesso NIA e’ diventato un sito affiliato al CAI (Club Alpino Italiano)….

No, è successo che dopo un paio di anni   sono tornato a fare una settimana di relax in Val Varaita…

Più o meno nello stesso periodo (prima vacanza metà luglio 2007, vacanza attuale fine luglio 2011).

Più o meno le stesse gite.  E le differenze notate sono state notevoli.

Se volete vi racconto…

Prima osserazione : temperatura dell’acqua.  No, non sono così fanatico da girare con il termometro di minima e sagolone ma sono abbastanza folle da andare a fare il bagnetto nei laghetti alpini. Ricordavo un bellissimo laghetto (detto “Lago secco”, ma sempre ben rifornito, quota non esagerata, diciamo sui 1900m)  in cui avevo NUOTATO a lungo e con soddisfazione e senza particolari problemi nel 2007. Quest’anno non sono riuscito a resistere per più di un minuto nell’acqua gelida. Direte… l’età avanza… La sensazione e’ soggettiva… avevi mangiato da poco (no, ho mangiato dopo …) …

Passiamo alla seconda annotazione che ho fatto: Alberi. Cioè Quasi alberi… Direi quasi Alberi “che ci stavano provando”.. Osservare la foto qui sotto:

ho evidenziato in giallo, con ingrandimento, quello che potrebbe sembrare un cespuglio. In realtà si tratta di un alberello.

Cosa ci fa un albero sotto un nevaio che lo libera a fine Luglio e che ai primi di Settembre con buona probabilità lo ricoprirà di nuovo (qui siamo a quota 2700m)?  Io ho una risposta… E’ nato quando il nevaio non c’era più e da un paio di anni viene regolarmente sommerso e ridotto ai minimi termini (Il poveretto stava aprendo le prime gemme… il 27 di Luglio…). Avete altre spiegazioni, che non implichino la volontà di suicidio di un giovane albero?

Ma vi vedo ancora dubbiosi … E allora tiro fuori la carta segreta. O dovrei dire “foto verità” ?

Terza osservazione: Nevai.

Come dicevo nell’introduzione ho fatto diverse escursioni negli stessi posti del 2007.Tra queste, la gita al rifugio Vallanta, con bella vista alla parete NW del Monviso. Chiaramente avevo scattato allora, in tempi non sospetti una certa quantità di fotografie. Ricordo anche che allora (2007) il gestore del rifugio ci aveva raccontato che una valanga invernale aveva addirittura raggiunto il rifugio “rimbalzando sul lago” sottostante.

Sono andato a scartabellare nel mio “‘archivio informatico” ed ho trovato una foto che era stata scattata quasi dalla stessa posizione…

Eccola.

Che dire… Siamo proprio in pieno AGW…

Luca Nitopi

P.S.

Tornando dalla gita dal rifugio mia moglie (laurea in Filosofia), imbacuccata nella sua giacca a vento e sferzati da un vento gelido,  mi ha detto… “Mha.. Ho letto il libro di M. [Noto Meteorologo]… Pero’ io tutto questo riscaldamento non riesco mica a vederlo… Ma perchè  ho lasciato a casa i guanti di lana???”

Luca Nitopi

I fallimenti dell’IPCC: le previsioni fatte nel 1995

IPCC – Le previsioni allarmistiche  nel New York TimesNel settembre 1995, il New York Times ha riferito che gli scienziati dell’IPCC hanno previsto perturbazioni climatiche diffuse. L’IPCC stava preparando la seconda relazione di valutazione (SAR) pubblicata nel 1996.[http://SELECT.nytimes.com/GST/abstract.html?res=F60613FB3C5D0C7B8DDDA00894DD494D81]

Il quadro delle probalile pertubazioni, tra cui cambiamenti sfavorevoli e alcuni che sono benefici, emerge dalle sezioni del progetto di una nuova valutazione del problema del cambiamento climatico dal gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici.

 Così, dopo 15 anni, come sono le previsioni dell’IPCC?

 

Temperatura: Le proiezioni di temperatura dell’IPCC SAR possono essere trovate qui:[https://www.ipcc.ch/ipccreports/tar/wg1/pdf/TAR-09.PDF]  La “trama” B2 produce proiezioni di temperatura più bassa di quella dei diversi scenari utilizzati nel SAR. La relazione:

La figura seguente tratta da SAR, mostra le proiezioni di temperatura per la trama B2 dei vari modelli  climatici.

la figura seguente mostra la temperatura media globale satellitare più recente  http://www.drroyspencer.com/2011/06/uah-temperature-update-for-may-2011-0-13-deg-c/[]

La figura seguente combina le due figure di cui sopra.

Il modello MR12 è l’unico che è vicino alla temperatura effettiva. E lo scenario B2 ha un “enfasi  su soluzioni locali per la sostenibilità economica, sociale e ambientale”.Così abbiamo già raggiunto la sostenibilità, anche se l’IPCC continua a promuovere scenari intimidatori. Le temperature sono tutte inferiori alla maggior parte dei modelli climatici previsti. Fallito.

Livello del mare ” Un continuo aumento globale medio del livello del mare è probabile, e tale aumento dovrebbe essere  di più di un piede e mezzo (secondo la misurazione americana) entro il 2100…  e sarebbe aumentato tanto  in 25 anni [2020] che la maggior parte delle spiagge della costa orientale degli Stati Uniti sarebbero scomparse assieme a varie isole e isolotti in tutti gli Oceani del mondoNella sua  ultima valutazione completa nel 1990, il gruppo di esperti ha tagliato la sua stima sulla previsione media considerando piú plausibile un incremento del livello dei mari  tra oggi e il 2100  da 26 pollici a poco meno di 20 pollici, con una gamma possibile da 10 a 31 pollici.”

La figura seguente mostra l’aumento del livello del mare dal momento in cui fu redatto il rapporto dell´IPCC  con le loro belle previsioni  e le effettive misurazioni satellitari [http://sealevel.colorado.edu/].

A questo ritmo, l’aumento sarebbe meno di 13 pollici del 1995 fino al 2100, non di 18 pollici. Sono trascorsi a questo momento  15 anni dei  25 anni previsti per la scomparsa della  maggior parte delle spiagge della costa orientale amricana e mondiale. Ma fino ad ora non é neanche iniziato la fase di scomparsa. FALLIMENTO.

Inverno neve  ” Un sorprendente e impressionante ritiro dei ghiacciai montani  in tutto il mondo, accompagnato da un restringimento della copertura neve d’inverno nell’ emisfero boreale. … Le regioni temperate Nord dovranno sopportare più pioggia e meno neve d’inverno.” Questo é quanto previsto nella relazione IPCC del 1995.

Mentre i ghiacciai montani sono in ritirata dal XIX secolo, ma non è aumentato il tasso di scomparsa (vedi: [http://www.appinsys.com/GlobalWarming/GW_4CE_Glaciers.htm])

la figura seguente mostra la coltre di neve nell’emisfero nord in inverno [http://climate.rutgers.edu/snowcover/chart_seasonal.php?ui_set=nhland & ui_season = 1]

Meno neve? FALLIMENTO.

Africa  “Alcune parti dell’Africa sub-sahariana, soprattutto meridionale e sud-est asiatico e l´America Latina tropicale – potrebbero subire perdite delle loro colture e estensione delle foreste. I deserti dovrebbero espandersi… il cuore dei continenti diventeranno   più secchi.

[L’IPCC  4AR,  2007,  dice “ dal 2080, ci sará un alta probabilitá di un  aumento del 5-8% delle regioni aride e semiaride dell’Africa sotto una varietà di scenari climatici .”]

Le figure seguenti mostrano gli aumenti delle coltivazioni di cereali e le rese di mais nelle zone che si prevedeva dovessero essere desertificate – vedere http://www.appinsys.com/GlobalWarming/IPCC_AfricaCrops.htm:

La figura seguente mostra l’indice normalizzato di differenza della vegetazione  (NDVI TRENES), mostrando un  sostanziale aumento  nella maggior parte della regione. [http://www.eoearth.org/article/Greening_of_the_Sahel]-vedere [http://www.appinsys.com/GlobalWarming/RS_Sahel.htm:]

NDVI TRENES (indice di vegetazione differenza normalizzato) dal 1982-1999

La figura seguente mostra la tendenza osservata di NDVI TRENES per il Sahel,  da un altro studio. [http://www.biogeosciences-discuss.net/5/3045/2008/bgd-5-3045-2008.pdf]

Anche il consueto allarmista National Geographic ammette: “Il deserto del Sahara sta diventando piú verde  a causa dei cambiamenti climatici?”, luglio 2009 [http://news.nationalgeographic.com/news/2009/07/090731-green-sahara.html]:

“desertificazione, siccità e disperazione — é quello che  il riscaldamento globale ha in serbo per gran parte dell’Africa. così abbiamo sentito e letto per vari anni. Emergenti prove dipingono invece  uno scenario molto diverso, uno in cui l’aumento delle temperature puó  beneficiare milioni di africani nelle parti più secche del continente. Gli scienziati stanno vedendo ora i segnali che le regioni desertiche del SAHARA e le aree circostanti sono piú verdi  a causa di aumento delle precipitazioni. …  Le Immagini fotografiche scattate tra il 1982 e il 2002 hanno  rivelato un esteso aumento del “verde”  in tutto il Sahel, secondo un nuovo studio sulla rivista Biogeosciences. “Ora vi sono persone che possono condurre al pascolo  i loro cammelli in aree che  non erano  state utilizzate a tale scopo da  centinaia o addirittura migliaia di anni. Vedere il ritorno degli uccelli,  struzzi, gazzelle, e  ancora sono tornati in questi luoghi vari tipi di anfibi come varie razze di rane. La tendenza è continuata per più di 20 anni. Tutto ció é innegabile, ha scritto la suddetta rivista Biogesciences. “”

Aumento nei deserti? FALLIMENTO.

Ma hanno previsto  qualcosa di giusto?…. Solo le parti non segnalate dai media tradizionali:“Effetti benefici: Se la previsione del pannello IPCC è giusta, includerebbero, ad esempio, inverni più miti nei climi nordici, un aumento delle precipitazioni in alcune aree che hanno bisogno di raccogliere le produzioni agricole che crescono piú velocemente. Si é ampliata la cintura del grano del Nord America e Russia. La produzione agricola in tutto il mondo  non é diminuita, anzi al contrario é aumentata molto.”il contributo umano al riscaldamento globale potrebbe variare tra altamente significativo a irrilevante. Gli scienziati dicono che non è ancora possibile misurare quanto riscaldamento è stato causato dall’attività umana e quanto è un risultato di cause naturali. “

È IL SOLE CHE COMANDA IL CLIMA DELLA  TERRA  E DI TUTTI I PIANETI DEL SISTEMA SOLARE.

Quando si accorgeranno di questa semplice veritá sará forse troppo tardi per evitare sconvolgimeti climatici, sociali ed economici, causati da un nuovo episodio di raffreddamento globale dovuto al calo di attivitá della nostra amata stella.

MINIMO SOLARE RAFFREDDAMENTO GLOBALE E GHIACCI POLARI

Come molti sapranno, la nostra stella ha notevolmente ridotto la sua attività magnetica, dando vita ad un vero e proprio minimo solare. La bassa attività solare ha così determinato una riduzione dell’irraggiamento e una contrazione dell’eliosfera dovuta ad una consistente riduzione del vento solare. Questi fattori determineranno nei prossimi anni/decenni un generale abbassamento delle temperature globali. Sulla correlazione tra bassa attività solare e raffreddamento planetario abbiamo prove storiche (min di Maunder, min di Dalton, min di damon, ecc.), ovvero periodi nei quali si ebbero inverni mediamente più freddi, estati mediamente più fresche e banchise polari molto estese. Come mai allora nonostante il minimo solare le estensioni delle banchise, in particolare quella artica, sono ridotte ai minimi? Ebbene dopo mesi di ricerche sterili e a volte anche un po’ deprimenti, penso di aver trovato la risposta (o una delle risposte).
IL VENTO SOLARE
A partire dalla seconda metà degli anni 90 il SW ha ridotto mediamente la sua velocità di un 20%, generando una contrazione dell’eliosfera, riduzione accentuatasi poi ancor di più con l’entrata in pieno nel minimo de EddY (minimo attuale).
A questo puntovi chiederete: ma cosa c’entra il vento solare con le banchise polari?
Il Prof F.Califano ha pubblicato uno studio molto interessante, studio associato ad una tesi di Laurea in fisica dei plasmi. Il risultato della ricerca dimostra, con tanto di prove di laboratorio, l’interazione tra vento solare e magnetosfera, in particolare riconnessione ed effetti cinetici in campi di velocità disomogenei.

http://www.df.unipi.it/~califano/Francesco/Vortex.html

Da questo studio si evince con chiarezza come l’impatto del SW crea e amplifica
vortici atmosferici.
Ora il punto della questione è che anche i vortici polari sono vortici atmosferici.
I vortici polari dipendono in primis dalla forza di Coriolis, ma stante agli studi, anche dal vento solare. Un SW basso rende complessivamente il VP più debole. Il VP più debole tende a dilatarsi ed espandersi invadendo così le latitudini più basse e dando vita a maggiori scambi meridiani. Le conseguenze che ne derivano sono una diminuzione delle temperature alle medie latitudini ed un aumento delle temperature sulle alte latitudini, con conseguente perdite di superficie delle banchise.
Il processo di raffreddamento delle medie latitudini a sua volta riduce il divario con quelle più alte e di conseguenza progressivamente riduce lo stress da calore oltre i circoli, dando così la possibilità in una seconda fase alle calotte polari di recuperare rapidamente prima le superfici perdute negli anni del disgelo e poi di ampliare ulteriormente la loro estensioni.
Ora il problema è capire se le banchise (artica in primis) hanno toccato il loro punto minimo o se perderanno ancora superficie nei prossimi anni fino al raggiungimento di un nuovo equilibrio.

Stante al grafico trentennale artico possiamo notare come, fin verso la fine degli anni 90, l’estensione era più o meno costante. Poi dalla fine degli anni 90, in concomitanza con la riduzione del vento solare, l’artico ha iniziato a perdere consistenza, per poi crollare dal 2005 in poi (anni del minimo solare), toccando un minimo assoluto nel 2007. Da ciò che io posso dedurre: e’ stato raggiunto un punto di equilibrio dal 2007 in poi con un generale assestamento. Speriamo che sia di buon auspicio per rimonte negli anni a venire. Ma solo il tempo dirà la verità.

Giorgio Malavolta

Variabilitá solare e cambiamento climatico

L´obiettivo di questo articolo è quello di dare alcuni dettagli sulla investigazione nello studio della relazione controversa tra il Sole e la sua energia in uscita e la temperatura terrestre, cioé la connessione SOLE-CLIMA. Malgrado quello che Voi abbiate potuto sentire o leggere sugli studi del Sole-clima, esistono di fatto delle connessioni dimostrabili tra i cambiamenti di energia in uscita dal nostro Sole e il clima sulla Terra. Questo articolo utilizzerà le migliori informazioni attualmente disponibili per spiegare quello che sappiamo e sopra i molti aspetti della connessione Sole-clima.

Questo articolo l´ho diviso in 3 parti:

1) La prima parte é una breve introduzione sugli aspetti fisici del Sole che variano normalmente durante il tempo;

2) La seconda parte é diretta all’effetto del Sole e la variabile energia radiante a rispetto dei cambiamenti sulla Terra, come la temperatura durante gli ultimi 100 e piú anni.

3)  La terza parte dá una immagine di come il cambiamento  del vento solare ( ossia il flusso di particelle caricate, protoni e elettroni, del Sole) e dei raggi cosmici ( formate dalle piú veloci e energiche particelle caricate magneticamente) possono influenzare variabili come la temperatura e le nuvole nella troposfera (i 10 km piú bassi dell´atmosfera)

Trace - Continuum

Figura 1

Questa é una immagine della superficie solare dove potete vedere delle sunspots che voi tutti conoscete. Queste regioni di macchie solari hanno un intenso campo magnetico da 1000 a 10.000 volte piú forte del campo magnetico terrestre. La freccia gialla dá la scala di questa foto e cioé 31.000 Km circa 2,5 volte il diametro della Terra cosí possiamo capire meglio le dimensioni di queste macchie.

Sono visibili in secondo piano delle regioni piú brillanti chiamate faculae cioé piccole torce dal latino. La faculae sono anche loro dei campi magnetici, ma la forza del loro campo é molto piú debole di quello delle macchie solari. Torneremo sulle faculae tra qualche paragrafo.

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Figura 2

Qui é quello che succede quando una grande macchia solare o un gruppo di macchie sono sul meridiano centrale del Sole di fronte alla Terra.  Determiniamo che il totale dell’uscita  della luce solare cade significativamente, ma continua a esistere la questione chiave: questo effetto di blocco di luce delle macchie solari che é causato per la rotazione di 27 giorni del Sole, influisce anche nelle alterazioni in uscita della energia solare?

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Figura 3

Abbiamo imparato alcuni fatti nuovi e sorprendenti durante la decade degli anni 80 quando i satelliti misurarono e ci mostrarono l´energia totale solare.

Osserviamo il periodo tra 1980 e 1990: questo fu un periodo dove ci fu una “massima attivitá solare”, quando le macchie solari furono piú numerose e grandi del normale. Ma in questo grafico vediamo che durante la fase di massima attivitá, ossia con le macchie che bloccavano la luce del Sole (Uso il termine bloccare ma capite bene cosa voglio dire) il Sole in realtá fu piú luminoso anziché meno luminoso!!!  Questo succede perché quando l´attivitá magnetica é alta, l´area coperta dal campo magnetico aumenta notevolmente il numero delle faculae che danno piú brillantezza di quanto le macchie solari riescano a diminuirla. Cosí l’effetto é che l´uscita totale di energia solare é superiore durante le fasi di massima attivitá e minore quando il Sole sta in una fase di bassa attivitá ossia  durante una fase di minimo .

Questo grafico mostra chiaramente un altro fatto: malgrado i nostri sforzi non possiamo misurare l´energia totale del Sole in maniera precisa, e l´intervallo sconosciuto é qualcosa tra 7 a 10 Wm2. Ci sono delle implicazioni importanti per questa ‘ignoranza” sulla esatta misurazione, ma oggi mi limito a dire solo che questa “inesattezza” implica una inesattezza anche sulla misurazione dell’impatto dei livelli di CO2 sul clima.

La terza cosa da notare nel grafico é che noi abbiamo solo poche decadi di dati, e ció implica che siamo completamente ignoranti su quelle che potrebbero essere delle variazioni cicliche di piú lunga durata. Sottolineo questo fatto perché la conoscenza attuale della fisica solare non permette di sviluppare teorie adeguate o regole empiriche. Pertanto potremmo usare altre fonti per aiutarci a comprendere e capire.

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Figura 4

Questo grafico dimostra una delle maniere piú promettenti e pratica per ottenere informazioni sui cambiamenti del Sole a lungo tempo. L´energia luminosa totale. Il principio é semplice: il nostro Sole é una delle molte stelle chiamate di ” ridotto sequenza principale” . Osservando attentamente e pazientemente un gruppo di stelle con proprietá fisiche simili a quelle del nostro Sole siamo capaci di dedurre alcuni comportamenti del Sole, naturalmente basandoci anche su dati statistici e probabilistici oltre che per le nostre conoscenze di fisica.

Qui sono mostrati circa 30 anni di ricerche e sforzi dei ricercatori dell´osservatorio di Monte Wilson: questo é il progetto di ricerca chiamato di Hong Kong in omaggio alle linee dei due spettri specifici di calcio ionizzato che permettono di avere le informazioni sulle variazioni magnetiche. In questo grafico abbiamo le variazioni dell´attvitá magnetiche di 12 stelle incluso il nostro Sole. In veritá osserviamo che le stelle di tipo solare hanno un intervallo di variabilitá magnetica somigliante a quelle che mostra il Sole.(tramite i registri delle macchie solari) negli ultimi 350 anni.I comportamenti includono cambiamenti ciclici, sia esse tali come il nostro Sole sta attualmente esibendo sia con i non cambiamenti come fece il Sole durante il minimo di Maunder durante la fine del XVII secolo. (Inutile dirVi cosa é il minimo di Maunder….!!) L´unica cosa da dire è che questo lungo periodo di minima attivitá é ben distinto dai periodi di normale bassa attivitá undecennale dei cicli normali quando le macchie scompaiono solo per alcuni mesi.

Con la collaborazione di vari astronomi e fisici si é stati capaci di raccogliere sufficienti informazioni sulla variabilitá della luce solare totale e magnetica delle stelle simili al Sole che ci dicono cosa potrebbe succedere al nostro Sole.  E quindi si é stati in grado di determinare che le variazioni di luce solare durante il periodo del minimo di Maunder é stato tra lo 0,2% e il 0,7% inferiore a quello che abbiamo avuto durante la fine del XX secolo quando il Sole ha avuto dei cicli molto forti.

L´intervallo di incertezza dei risultati delle stelle dipo solare é abbastanza grande ma se supponiamo un cambiamento medio dello 0,4-0,5% nella brillantezza del Sole durante gli ultimi 100 anni e questa variabile la inseriamo nei modelli dei supercomputer dei maniaci climatologici e fissati in disastri sempre prossimi a verificarsi ma che mai si verificano, bene dicevo se inseriamo questa variabile nei modelli climatici CAMBIA TUTTO!!!

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Figura 5

Qui ci sono i risultati. In questo esperimento, sono state considerate le variazioni dei fattori di produzione dell’energia del Sole e i gas con effetto serra creati dall’attivitá umana. La correlazione migliore possibile é del 92% per le temperature effettivamente registrate in tutto il mondo, una correlazione quindi notevole. Chiaro che si sta studiando la risposta piú lenta del sistema climatico per i cambiamenti causati dai gas a effetto serra e la luce del Sole in scala di tempo di decadi e secoli, ragione per cui non é possibile vedere le variazioni infrannuali.

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Figura 6

Come per la separazione tra entrata di energia solare e gas con effetto serra, qui é quello che otteniamo: quasi la metá della variabilitá viene dal Sole mentre i gas a effetto serra contribuiscono per il restante.

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Figura 7

Passiamo alla parte finale di questo articolo. Giá da molto tempo si é capito che l´uscita di energia della luce non é l´unico aspetto delle variazioni del Sole. Esaminando il Sole con i raggi X per vedere la corona solare, quella parte del Sole che ha una temperatura tra 1 e  2 milioni di gradi.  Quello che voglio farVi notare in questa foto é il buco coronale o Coronal Hole, che é semplicemente una regione dalle linee di campo magnetico aperto ( linee di forza) che il Sole proietta fuori dal sistema solare. Le macchie solari sono invece regioni di campo magnetico chiuso.

Gran parte dei gas solari fugge attraverso questi buchi coronali e questo materiale gassoso arriva sulla Terra. Invece i gas vicino alle macchie solari sono confinate dentro l´atmosfera solare date le caratteristiche proprie delle macchie come campo magnetico chiuso.

Vorrei farVi rilevare che la dimensione dei buchi coronali e il numero di macchie solari é inversamente relazionato. Ció significa che quando l´attivitá magnetica solare é nel suo massimo, ci sono piú macchie solari ma l´area dei buchi coronali diventa minore. Vorrei farvi osservare proprio quello che sta succedendo adesso col Sole in questa fase con più macchie solari (la maggior parte nell´emisfero nord)  e la quasi completa assenza di buchi coronali sempre nell´emisfero nord! I soli buchi coronali ormai appaiono solo nell´emisfero sud e sono man mano sempre di area minore. Durante i periodi di minima attivitá i buchi coronali tendono ad essere piú grandi mentre sono quasi scomparse le macchie solari. Ancora gli scienziati stanno tentando di spiegare chiaramente questo fatto empirico, ma apparentemente le strutture aperte del campo magnetico (Cioé le coronal holes) e le strutture del campo magnetico chiuso (Cioé le macchie solari) tendono ad agglomerarsi tra loro. Spero che questa spiegazione semplicistica sia sufficiente per ora.

Il fatto piú importante da ricordare é che il buco coronale é il punto di uscita del vento solare, un caldo flusso di particelle caricate che fluisce a circa 2 milioni di Km/ ora . Per altra parte la velocitá normale del vento solare e di circa 1 milione di Km/ora.

È  anche importante osservare che i cambiamenti nella struttura del campo magnetico aperto del CH possono deviare o rafforzare alcuni dei raggi cosmici provenienti dallo spazio profondo e, cosí, controllare la quantitá di raggi cosmici che possono entrare nella Terra.

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Figura 8

Qui si vede una  correlazione tra buchi coronali e temperature terrestre nella parte inferiore della troposfera,  molto interessante. Questi dati sono presi a partire dei registri dei satelliti che misurano le temperature atmosferiche e costruiti dal Dr. Jhon Christy della Universitá dell´Alabama e da Roy Spencer della NASA-Huntsville.

Da notare che la scala delle temperature é invertita in questo grafico, dal piú freddo al piú caldo in basso. Da notare anche che questa correlazione é piú debole dal 1999 e questa divergenza é dovuta all’imminente massimo solare del ciclo 23.

Ci sono 3 altre cose da vedere in questo grafico.

Primo, le correlazioni deboli durante il 1997-1998 dovute al forte Niño di quegli anni, e i cambiamenti derivati dall´eruzione del Monte Pinatubo nel 1991. Queste sono variazioni climatiche che possono essere facilmente spiegate per fattori interni del sistema climatico. Non tutte le alterazioni climatiche nella Terra sono dovute ad alterazioni solari!!!

In secondo luogo, si noti che possono aversi suggerimenti nel calendario delle correlazioni e non correlazioni. Periodi di correlazione povere appaiono vicino al massimo solare, quando i buchi coronali sono minori e si formano piú sporadicamente sulla superficie del Sole; per questo motivo si pensa ad un loro effetto minore. Periodi di buona correlazione sono visti vicino a i periodi di minima attivitá. Di fatto quando abbiamo buchi coronali grandi e stabili é da attendersi un maggior effetto sulla Terra. (minori raggi cosmici per aumento vento solare= teoria di Svensmark, vedete, tutto torna!)

In terzo luogo, vediamo che le correlazioni mostrate in questo grafico suggeriscono che le temperature globali della troposfera inferiore é piú fredda durante le fasi di attivitá minima solare. In queste fasi di minima attivitá abbiamo piú particelle di vento solare e piú raggi cosmici.

Come detto sopra, le particelle caricate dei raggi cosmici viaggiano vicino alla velocitá della luce e cosí sono molto piú veloci delle particelle del vento solare. inoltre la loro elevata velocitpa gli permette di penetrare molto piú profondamente dell´atmosfera terrestre. Come questi raggi cosmici interagiscono con le molecole nella nostra atmosfera ionizzando l´aria e formando piú o meno nuvole é una materia che solo adesso sta essendo investigata a fondo. (esperimento CLOUDS di cui NIA ha giá parlato).

Ma questa ricerca ci porta a altre due domande:

1) Come spiegare le correlazioni osservate?

2) Vi é una qualsiasi evidenza addizionale che puó supportare questa nuova idea che le particelle cosmiche e solari caricate, influenzano il clima della Terra?

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Figuras 9 e 10.

Dobbiamo notare due risultati negativi, in conformitá con la pratica scientifica. In questo grafico, stiamo cercando un collegamento tra raggi cosmici e altre variabili climatiche importanti come le nuvole.

La serie temporale dei raggi cosmici ( misurata dai conteggi di neutroni mostrata come un linea non tratteggiata nel grafico) è stata plottata verso i migliori dati del coperchio delle nuvole e generata tramite satelliti e attualmente disponibili (curva a punti). Nulla di interessante succede per le nuvole a alta altitudine e a livelli medi.

Ma quando si esaminano le nuvole a basso livello, abbiamo un´altra sorpresa. Ai bassi livelli, le nuvole sembrano avere una stretta correlazione con il flusso di raggi cosmici. Piú raggi cosmici possono essere relazionati con il maggior flusso di radiazioni ionizzanti verso la bassa atmosfera, che in ultima analisi, stimola la formazione di nuvole basse. ( I dettagli complicati sono suscettibili di essere descritti in termini di ricerca della ionizzazione atmosferica e in che modo aiutano la crescita e la produzione di particelle di aerosol).Senza entrare nei dettagli (giá NIA ha pubblicato vari articoli su questo argomento) sappiamo che le nuvole basse come gli strati riflettono una grande quantitá di radiazione solare, sovraccaricano gli effetti di altri tipi di nuvole e cosí raffreddano la bassa atmosfera.

Cosí, con piú ingresso di particelle caricate durante l´attivitá  minima solare é correlazionata con l´aumento delle nuvole basse, e pertanto, un aumento del raffreddamento. Questo é coincidente con quello che é stato visto finora.

Possiamo chiederci se esistono altre maniere di testare se le particelle caricate energicamente influenzano le variabili atmosferiche inferiori. Il Dr. Wes Lockwood dell´osservatorio Lowell in Arizona ha pazientemente registrato per quasi 25 anni,  le variazioni nella brillantezza del pianeta Nettuno. La cosa piú interessante in questi ricerche é l´indicazione chiara di una correlazione tra le alterazioni della brillantezza di Nettuno e il numero di Macchie solari che il Dr Lockwood ha usato come un indicatore dell´attivitá per le varaziaoni dei raggi cosmici. La brillantezza di Nettuno é causato principalmente per il riflesso delle sue nuvole di metano bianco. Nele registrazioni del Dr. Lockwood possiamo vedere una modulazione di raggi cosmici, di albedo delle nuvole di metano, o una copertura areale o entrambi. Questo é consistente con quello che vediamo sulla Terra con le nuvole e il bianco del ghiaccio marino e continentale..

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Figura 11

Ma chiaro, gli scettici (sono loro e non noi gli scettici!!) e fanatici del AGW ancora possono opporre che queste sono appena statistiche. In questo caso, credo che la serietá di uno scienziato che ha condotto ricerche per oltre 25 anni meriti tutta la nostra considerazione.

È giusto celebrare come Salomone che non vi é nulla di nuovo sotto la luce del Sole? Non interamente. Anche se in un certo senso queste correlazioni addizionali non ci dicono nulla di veramente nuovo,  possono farci arrivare a sviluppare un meccanismo (Chiamatelo pure modello) accettabile per capire in pieno la correlazione tra Sole e bassa atmosfera terrestre.

Riassumendo: spero di aver mostrato che la ricerca dei collegamenti fisici e delle relazioni Sole-clima é ancora da studiare molto. E i denari destinati alla ricerca scientifica dovrebbero essere destinati proprio a queste ricerche e non a dimostrare quello che esiste solo nella fantasia malata di alcuni pseudoscienziati e cattedratici da strapazzo. Stiamo appena cominciando ad accumulare dati sui meccanismi fisici delle alterazioni climatiche per essere in grado di sottometterle ad un adeguato processo scientifico di formulazione di ipotesi e, piú importante, la falsificazione delle ipotesi.

La maggior parte delle ricerche Sole-clima fatte oggi é inferiore come durata ai cinque anni, e alcune di queste, come la sezione in modulazione del flusso di radiazioni ionizzanti, raggi cosmici e basse nuvole, é di fatto un lavoro appena cominciato e in fieri.  Siamo stati fortunati di beneficiare dell’aumento della capacitá osservazionale per studiare le importanti variabili solari e l´uscita di energia verso la Terra e il sistema climatico generale. E ancora piú fortunati siamo stati perché abbiamo e stiamo osservando una incredibile fase di minimo solare. Le ripercussioni di tale fase sono ancora tutte da studiare soprattutto se come credo la fase di minimo non é finita ma durerá ancora nei prossimi cicli 25 e 26.

È ancora presto per capire cosa significherá questo minimo solare nel clima terrestre. Dopo oltre 100 anni di controversie, queste correlazioni possono essere registrate e capite, e intendere se sono solo coincidenze che con i grandi minimi solari (Maunder, Dalton, Damon) la temperatura e il clima in generale é cambiato raffreddandosi. Nuove analisi di questi dati che stanno arrivando giorno per giorno devono aiutarci a capire e ad apprendere come le variazioni di energia radiante e di particelle ionizzanti influiscono sul clima.

Piú importante di tutto é che se vogliamo stabilire una ipotesi scientifica dell´AGW rispettabile e politicamente corretta, devono accelerare le ricerche su questa fonte inesauribile di alterazioni climatiche naturali che é il SOLE.  E per stabilire una ipotesi scientifica valida, dobbiamo (anche noi che scienziati non siamo) continuare a lavorare tenacemente per investigare tutti i  possibili meccanismi fisici che colpiscono la relazione SOLE-CLIMA e tentare di governarla. Il procedimento scientifico corretto é proprio questo.

SAND-RIO

Gli scienziati dell’Università di Aarhus (AU) e l’Istituto nazionale di Space (spazio DTU) mostrano che le particelle dallo spazio creano copertura nuvolosa

Nuovo ingresso al modello climatico delle Nazioni Unite: Ulrik Ingerslev Uggerhøj, fisica e astronomia, AU, insieme con altri tra cui Jens Olaf Pepke Pedersen e Martin Bødker Enghoff, DTU spazio, hanno direttamente dimostrato in un nuovo esperimento che la radiazione cosmica può creare piccole particelle galleggianti – cosiddetti aerosol – nell’atmosfera. Così facendo, essi comprovano la connessione tra attività magnetica del sole e il clima terrestre.

Una visualizzazione artistica di come la radiazione cosmica  ad alta energia colpisce l’atmosfera terrestre e forma le cascate di nuove particelle, tra cui gli elettroni ricchi di energia che gli scienziati ora hanno dimostrato di essere in grado di creare i nuclei di formazione di nubi (grafica: NASA)

Nuvole, che sono le gocce d’acqua, si creano più facilmente quando il vapore acqueo nell’atmosfera può condensarsi intorno a particelle – di polvere o grandi  molecole. I ricercatori hanno mostrato ora che gli elettroni causati dalla radiazione cosmica possono creare piccole particelle che possono crescere nell’atmosfera in tali nuclei di condensazione di nubi. Questo è interessante alla luce della controversa teoria proposta da Henrik Svensmark, DTU spazio, che postula una correlazione tra attività solare e la temperatura della terra: quando l’attività del sole aumenta – e campi magnetici in tal modo (visto come più le macchie solari) – più  particelle cosmiche deviano e  quindi in minor numero raggiungono l’atmosfera terrestre, dopo di che c’è meno formazione di nubi e la temperatura aumenta sulla superficie della terra. E al contrario: quando il campo magnetico è indebolito, la temperatura scende. (Grafica: spazio DTU)

Sezione di ASTRID –il più grande acceleratore di particelle della Danimarca – presso l’Università di Aarhus, da cui gli scienziati hanno inviato gli elettroni in una camera di clima e creato condizioni simili all’atmosfera all’altezza dove si formano nubi. Semplicemente mettendo a confronto le situazioni nella camera di clima con e senza radiazioni elettroni, i ricercatori possono vedere direttamente che una maggiore radiazione porta a più aerosol. Questi aerosol sono interessanti perché possono creare vapore acqueo nell’atmosfera e condensarsi in gocce d’acqua – cioè nuvole.

Professore associato Ulrik Ingerslev Uggerhøj, dipartimento di fisica e astronomia, Università di Aarhus.

Senior Scientist Jens Olaf Pepke Pedersen, spazio DTU.

Scienziato Martin Bødker Enghoff, DTU spazio.

Con i nuovi risultati appena pubblicati sulla rivista  Geophysical Research Letters, gli scienziati sono riusciti per la prima volta ad osservare direttamente che le particelle elettricamente cariche provenienti dallo spazio e che colpiscono l’atmosfera ad alta velocità contribuiscono a creare gli aerosol che sono i pre-requisiti per la formazione di nubi.

Piú  copertura nuvolosa si verifica nel mondo, più bassa é la temperatura globale – e viceversa quando ci sono meno  nuvole. Il numero di particelle dallo spazio varia di anno in anno – in parte controllato da attività solare. La comprensione dell’impatto delle particelle cosmiche – composto da elettroni, protoni e altre particelle cariche – sulla formazione di nubi e in tal modo il numero di nuvole, quindi è molto importante per quanto riguarda i modelli climatici.

Con le nuove conoscenze dei ricercatori, ora è chiaro che esiste una forte correlazione tra attività variabile del sole e la formazione di aerosol nell’atmosfera terrestre. Inizialmente, i ricercatori hanno dimostrato che esiste una correlazione, e pertanto ora realizzeranno le misurazioni sistematiche e modellings per determinare quanto questo sia importante per il clima. Nuovi studi saranno resi noti presso la  DTU a Copenaghen, con il supporto che include una nuova concessione di 2 milioni di DKK (circa Euro 270000) dai consigli di ricerca nazionale danese.

Sperimentare in una camera di clima

In una camera di clima all’Università di Aarhus, gli scienziati hanno creato condizioni simili all’atmosfera all’altezza dove si formano nubi basse. Poi irradiando questa atmosfera artificiale con elettroni veloci da ASTRID – più grande acceleratore di particelle della Danimarca – hanno anche creato condizioni simili a quelli naturali.
Semplicemente confrontando le situazioni nella camera di clima con e senza radiazioni degli elettroni, i ricercatori possono vedere direttamente che una maggiore radiazione porta a più aerosol.
Nell’atmosfera, questi aerosol crescono in nuclei di nube  nel corso di ore o giorni, e il vapore acqueo si concentra su questi, formando così, con le piccole goccioline di vapore acqueo,  le nuvole.

 

Sfondo

Basato sulla correlazione tra il livello di attività del sole e la temperatura globale della terra, il ricercatore clima danese Henrik Svensmark ha proposto una teoria controversa negli anni novanta: che ci potrebbe essere una correlazione tra l’intensità della radiazione cosmica che colpisce la terra – e che è influenzato dall’attività del sole – e il numero delle nubi formate.
Con l’esperimento di Aarhus, il gruppo di ricerca ha fatto ora un passo più vicino per essere in grado di dimostrare questa relazione. C’è molto da fare affinché i  modelli climatici  debbano  prendere la radiazione cosmica in considerazione. In tal modo, i nuovi risultati offrono speranza per megliorare i modelli climatici che possono descrivere la temperatura della terra e il clima più accuratamente.

Commenti da tre degli scienziati dietro l’esperimento:

Senior Scientist Jens Olaf Pepke Pedersen, spazio DTU, dice:

“Università di Aarhus ha facilitazioni che ci consentono per la prima volta di effettuare un test molto diretto della teoria sulle particelle cosmiche, causando la formazione di goccioline nell’atmosfera.”

Scienziato Martin Bødker Enghoff, DTU spazio, aggiunge:

“Prima possiamo dire come l’effetto è grande, che è chiaro che i nostri risultati devono essere verificati – più solo le misure e calcoli modello devono essere fatte. Tuttavia, noi possiamo già rivelano con qualunque dubbio che c’ è un effetto.”

“È un piacere vedere questi risultati nella ricerca sul clima sta raggiunto al nostro acceleratore. In realtà, è possibile solo a fare ricerca corrispondente al CERN – il centro di ricerca europeo congiunto”, dice il professore associato Ulrik Uggerhøj, dipartimento di fisica e astronomia, Università di Aarhus.

Fatti circa l’esperimento

Una camera contiene aria con precisione equilibrata di  quantità di biossido di zolfo, ozono e vapore acqueo irradiati con elettroni. La luce solare è un ingrediente necessario per la formazione di aerosol nell’atmosfera naturale, e è imitato in Aula clima da una lampada che emette luce ultravioletta. I naturali processi atmosferici, come la formazione di acido solforico sono così imitati, e questi sono un ingrediente importante negli aerosol. Quando gli elettroni dall’acceleratore irradiano la miscela di aria,  avviene un aumento nella produzione di aerosol, che fungono da nuclei per la produzione di goccioline di nube. Nel precedenti  esperimenti condotti da  DTU a Copenaghen, la radiazione cosmica è stata simulata da radiazioni gamma, e gli scienziati hanno visto qui che i raggi gamma anche potrebbero formare aerosol. L’esperimento  nuovo con gli elettroni ricchi di energia dall’acceleratore ASTRID, mostra che è molto di più somigliante con i raggi cosmici che si verificano in natura.

Concorrenti caldi sulla loro tacchi

Un gruppo di ricerca internazionale importante al centro europeo per la ricerca delle particelle (CERN) a Ginevra, in Svizzera, ha lavorato per diversi anni per  dimostrare la correlazione che i ricercatori danesi hanno trovato, e il gruppo ha annunciato che i suoi membri sono anche sulla strada con loro primi risultati . Confrontato con il progetto CERN, gli scienziati danesi hanno un bilancio estremamente modesto, ma quando si tratta di produrre particelle simili a quelle cosmiche, le strutture all’Università di Aarhus sono uguali ai servizi più avanzati del mondo.

Altri articoli scientifici correlati:

  • Vedi copertura a physicsworld.com il 13 maggio 2011 in concomitanza con la pubblicazione dell’articolo dei ricercatori in Geophysical Research Letters , il 12 maggio 2011.
  • Leggi l’articolo nel periodico Geophysical Research Letters (speciale abbonamento richiesto di leggere l’intero articolo, ma astratto e una figura sono disponibili al pubblico).

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