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Aggiornamento sorprendente! Probabili 2 regioni attive del ciclo 25…ehmmm scusate del ciclo 23!

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La prima, quella più a sinistra inizia a scorgersi anche nel continum anche se timidamente, la seconda quella più a destra ed indicata con plage ancora no… Catania per oggi mette 0, vediamo il Noaa!

Ma ragazzi queste sono comunque altre regioni del ciclo 23! O forse del ciclo 25?

Che sta accadendo al nostro sole???

Stay tuned, Simon

UPDATE: Per ora anche il noaa mette 0, ma se guardate dal continum una timidissima macchietta si intravede come si vede qui:(cmq andate avedere l’immagine ingrandita su www.solarcycle24.com )

Update: credo che ormai le 2 macchie non saranno contate dal Noaa, se così fosse 7° giorno spotless di fila! Di certo comunque queste sono state 2 plage attive del ciclo 23, quest’estate cose del genere le ho viste contare, compresa la famigerata macchia di agosto vista solo da Catania…

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Siamo sicuri che il ciclo 23 sia realmente finito? Leggete qua…

heliospheric-current-sheet-graph

Fonte: www.wattsupwiththat.com

Siamo abituati convenzionalmente a far terminare un ciclo solare quando le macchie del nuovo ciclo iniziano a prevalere su quello vecchio. A dire il vero non è esattamente quello che sta accadendo ultimamente, almeno nell’ultimo mese dove l’attività del ciclo 23 è stata l’unica ad essere presente. Ma non è tutto… un altro modo infatti per tracciare la vera fine di un ciclo e la nascita di un altro può seguire anche altre strade. Nel grafico sopra elaborato da David Archibald viene considerato a tal proposito un altro metodo, e precisamente l’Heliopheric Current Sheet (The heliospheric current sheet (HCS) is the surface within the Solar System where the polarity of the Sun‘s magnetic field changes from north to south che tradotto sarebbe la superficie all’interno del sistema solare in cui la polarità del campo magnetico solare cambia da nord a sud.)

L’HCS degli ultimi 2 cicli come si evince dal grafico postato ha raggiunto il valore minimo di 3° corrispondente alla vera fine di quei cicli solari. L’ultima lettura di tale indice è stata invece di 8.7°, mentre nel corso del ciclo 23 l’HCS è diminuito in media di circa 8.6° all’anno. Se si segue la linea rossa prima di raggiungere il valore di 3° delimitato orrizontalmente dalla linea verde, il minimo solare potrebbe cadere non prima di aprile 2010. Questo significherebbe che il ciclo 23 non è ancora terminato, con le inevitabili conseguenze del caso, ovvero un futuro ciclo 24 assai debole!

Simon

Ritorna una macchia del ciclo 23!

Un’altra volta ad aver interrotto la lunga serie di 22 giorni spotless come a gennaio, è una macchia del vecchio ciclo! La cosa inizia ad essere molto interessante, perchè a sto punto non si tartta di un caso isolato! Praticamente è dal 13 gennaio che non si hanno più notizie del ciclo 24, quando tra l’atro si trattò di una macchia durata pochi giorni e molto debole di magnitudo, seppur il Noaa riuscì a dargli una numerazione che ancora oggi non riesco proprio a capire, si guardi infatti alla differenza col Sidc, ma di questo ne abbiamo già parlato, anche con qualche polemica di troppo…

Tornando a noi, dopo le 2 macchie apparse ad ottobre e novembre, le uniche veramente serie appartenenti al ciclo 24, il nuovo ciclo stenta ancora a ripartire in modo convinto, al di là della delusione per aver visto interrotto un’altra serie di 20 giorni spotless, resta appunto la conferma che il ciclo 23 è tutt’altro che morto ed anzi in queste ultime settimane ha preso il controllo totale della già flebile attività solare!

Ciò a mio modestissimo parere non fa altro che confermare che il minimo continuerà e chissà per quanto ancora, credo proprio che non dovrà passare tanto altro tempo prima che la Nasa rettifichi per l’ennesima volta le sue previsioni…daltronde con una situazione come questa, dove non solo le macchie non appaiono più, ma anche il flusso ed il vento solare continuano a registrare dei valori costantemente bassi, anche i più neofiti del settore riescono ad intuire quanto il campo magnetico sia in decadenza protratta!

Non avrei mai pensato quando fondai questo Blog, che le cose potessero arrivare a tanto, resto ogni giorno che passa sempre più basito di quanto la nostra stella sia davvero in una fase di pausa storica, e non capisco sinceramente come si faccia a continuare a dichiarare che sia tutto normale! Nella vita faccio altro, non sono un astronomo e sto seguendo questa evoluzione cercando di imparare ogni giorno qualcosa di più, grazie anche ai vostri interventi, senza aver nessun tipo di presunzione a riguardo, ma cercando anche grazie al vostro aiuto quindi, di fornire un umile servizio alla comunità interessata del web…ma credo che non ci vogliano lauree o quant’altro per affermare che stiamo vivendo qualcosa di veramente straordinario, che perdurando potrebbe anche sfociare in qualcosa di eccezionale!

Simon

Il minimo di Gleissberg

Il ritardo con cui il ciclo solare 24 si sta manifestando ha riportato l’attenzione sul ruolo dell’astro quale motore del clima terrestre: una più approfondita conoscenza di tali connessioni potrebbe infatti rimettere in discussione alcune idee circa il riscaldamento globale di origine antropica. Di qui le ricerche e gli studi, attraverso cui la comunità scientifica si sta interrogando; in particolare, si cercano le prove riguardanti il minimo di Gleissberg che, se avesse fondamento nei suoi presupposti teorici, potrebbe condurre la Terra a un accentuato raffreddamento. Alla base dei nuovi scenari sta il comportamento del Sole negli ultimi anni: non è chiaro cosa stia avvenendo, e ciò è motivo di interpretazioni diverse, che qui si riassumono per sommi capi.Debolezza del ciclo 24
Il 4 gennaio 2008, alle alte latitudini solari, è comparsa una macchia a polarità invertita, indizio del nuovo ciclo, il 24º dal 1755, anno da cui inizia la classificazione numerica. Tuttavia l’attività dell’astro si è mantenuta bassa, al contrario delle attese, che indicavano un pronunciato massimo entro il 2010 (poi spostato al 2011, al 2012 e ancora oltre). Nell’ottica di tale massimo, ci si attendeva una progressiva crescita dell’attività solare; invece, il 2008 (266 giorni secondo i dati preliminari) è risultato l’anno con meno macchie (Spotless days) dal 1913, il 4º per scarsità dal 1849 in una classifica che vede, al 19º posto, anche il 2007 (163 giorni). Ciò ha fatto postulare che il ciclo 24 possa rassomigliare ai cicli di fine Ottocento – inizio Novecento, quando l’attività del Sole era meno marcata dell’attuale.
Ampiezza del ciclo 23
Il 28 marzo 2008 la sonda SOHO (Solar and Heliospheric Observatory) ha confermato l’apparizione sul Sole d’un gruppo di macchie della precedente polarità a latitudini equatoriali: per gli specialisti questa è la prova che il ciclo 23 non è ancora esaurito. In effetti, nel trapasso da un ciclo all’altro, la sovrapposizione fra il vecchio e il nuovo è cosa normale; tuttavia, se il ciclo 23, iniziato nel maggio 1996, non fosse terminato, starebbe per raggiungere l’ampiezza del ciclo 4 (1784-’98) confermando, almeno in parte, la teoria del ciclo di Gleissberg.
Detto ciò, si rendono necessarie alcune considerazioni aggiuntive. La scarsità di macchie solari di per sé non ha incidenza sul clima terrestre; esse non sono che un indicatore dell’attività magnetica dell’astro, nel senso che appaiono in numero elevato quanto più il Sole è attivo, e viceversa. È appurato che lunghi minimi solari, caratterizzati dalla scomparsa quasi totale delle macchie, sono coincisi con fasi fredde ultrasecolari, tant’è che «la corrispondenza tra due segnali non periodici, cioè i documenti della storia del clima e il profilo della variabilità solare nel lungo periodo, ben si adattano l’uno all’altro, quasi come una chiave e la sua toppa» [Eddy, pp. 195-196].
Se il ciclo 23 non è esaurito (si avvierebbe quindi a raggiungere i 13 anni), la corrispondenza col ciclo 4 (durato 13,6 anni) permetterebbe di formulare previsioni a lungo termine. Secondo la teoria di Gleissberg, cicli molto ampi (e il ciclo 4 è stato il più ampio tra quelli numerati) preludono a una fase di quiescenza solare (vedi nota), che si mostrerebbe nei cicli successivi, a partire dunque dal 24º o, più probabilmente, dal 25º. L’analogia è data dal minimo di Dalton (1798-1823), che si produsse coi deboli cicli 5 e 6 e che corrispose alla fase terminale della Piccola età glaciale, quando molte morene alpine raggiunsero il loro limite storico. Ma c’è un’ulteriore complicazione, fra le tante che rendono estremamente difficile interpretare il ruolo del Sole.
Il ciclo perduto
Analizzando la scarsità di osservazioni successive al 1790 (imputate all’instabilità socio politica derivante dalla Rivoluzione francese), si è ipotizzato che l’apparente lunga durata del ciclo 4 sia stata, invece, il risultato della sovrapposizione di due cicli: uno denominato 3′ (1784-’93) e un debole, e non riconosciuto, ciclo 4 (1793-’99), circostanza che farebbe leggermente postdatare l’avvio del ciclo 5 (1799 in luogo del 1798). Il declino eccezionalmente lungo del ciclo 4 (fase catastrofe: 1791-’98) pertanto, sarebbe da inquadrare in modo diverso rispetto a quanto ritenuto finora [Usoskin, pp. 257 e 259].
A prescindere dalle implicazioni storiche e dai risvolti astrofisici che questa lettura può comportare, lo spunto riguardante le carenze della documentazione conduce a una riflessione circa il minimo attuale. Tra il 21 luglio e il 10 settembre 2008 si era creduto di archiviare una sequenza spotless di 51 giorni, che sarebbe stata la più lunga dal 1913 e la quarta dal 1849; l’osservatorio di Rimavská Sabota (Slovacchia) ha tuttavia riconosciuto un gruppo di macchie che hanno interrotto la sequenza al 20 agosto (31 giorni). Ciò non va a inficiare l’importanza del minimo attuale, ma apre anzi una questione cruciale, ovvero: quanto sono attendibili, secondo i parametri in uso, i minimi di fine Ottocento e inizio Novecento, per non parlare di quelli del XVII e XVIII secolo, quando le tecniche di rilevamento erano notevolmente meno affinate delle attuali? Quante altre macchie, del tipo di quelle messe in evidenza nel 2008, possono esser sfuggite agli
astronomi dell’epoca? Perciò: la fase di quiescenza odierna è esattamente confrontabile con quelle passate, oppure è sottostimata per via d’una più capillare capacità di controllo?
Nessuna risposta è al momento opportuna, anche perché gli stessi sostenitori delle implicazioni climatiche derivanti dall’attività solare mettono in luce una serie di incongruenze che ancora attendono una spiegazione.

Fonte: http://koroljov.splinder.com/tag/minimo+di+gleissberg

La lunghezza di ogni anno di ciclo solare basso (minimo con SSN inferiore a 20), causa l'abbassamneto di 0.4°C!

length_comparisons

Fonte grafico: www.warwickhughes.com/

I cicli solari in media durano dai 10 agli 11 anni. Il ciclo 23 sta avendo un minimo che il prossimo gennaio 2009 sarà di 36 mesi (3 anni). Sopra il classico confronto tra alcuni cicli passati e l’attuale, considerando come minimo un periodo di tempo con un SSN inferiore a 20. Secondo alcuni calcoli fatti dallo studioso Australiano, per ogni 12 mesi di perdurata della fase intermedia tra il precedente ciclo e quello venturo con SSN non superiore a 20, si perdono -0.4 °C. Dato che Archibald stima che il ciclo 23 alla fine duri ben 13-13.5 anni, prevede un abbassamento di temperatura di 2.2°-2.6°C rispetto al ciclo 22! (calcolo basato sulla città di Hannover, vedere grafico nel link sotto)

Per vedere il grafico che mette in relazione la differenza di temperatura con la lunghezza dei cili solari nella città di Hannover ( alla fine dello scritto ) : http://www.lavoisier.com.au/articles/greenhouse-science/solar-cycles/ArchibaldJuly2008.pdf