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I CICLI DEL CARBONIO 1) ASPETTI GEOLOGICI

Il diossido di carbonio é un gas a effetto serra che gioca un ruolo fondamentale nel clima terrestre. La concentrazione di CO2 nell´atmosfera é il risultato di un  equilibrio tra i guadagni e le perdite che si verificano nel trasferimento di carbonio tra l´aria e gli altri serbatoi come la biosfera, gli oceani e l´interno della crosta terrestre. Questi cicli hanno una durata temporale molto differente e  si intrecciano tra loro in maniera molto complessa.

Processi naturali di guadagno e perdita nel ciclo del carbonio.

Il vulcanismo e la trasformazione.

L´atmosfera guadagna CO2 nei lunghi periodi grazie alle eruzioni vulcaniche.  Durante il trascorrere della storia geologica, i camini vulcanici  e le crepe tettoniche hanno lanciato CO2 dall´interno della terra verso l´atmosfera. Il ritmo di emissione é stato molto variabile cambiando proporzionalmente con l´attivitá tettonica e la velocitá di separazione o di scontro o di attrito tra le placche.

Secondo una teoria classica ( Fisher  1981) questa degassificazione di CO2 dell´interno della Terra prodotta dal vulcanismo, é stata fondamentale per i cambiamenti climatici, quando si considerano questi cambiamenti nelle lunghe ere geologiche. Si é provato che durante gli ultimi 500 milioni di anni é esistita una correlazione anche se non perfettissima, tra le epoche di clima caldo con le epoche con maggiori emissioni di rocce vulcaniche che sono un buon indice di emissione di CO2. Fisher suggerí che durante i decenni e centinaia di milioni di anni la Terra é passata da periodi di riscaldamento a periodi di raffreddamento secondo l´emissione di CO2 nell´atmosfera con i maggiori periodi di eruzioni.  Stiamo parlando di concentrazioni di CO2 pari a alcune migliaia di ppm e non certo delle concentrazioni attuali! Inoltre ad altissime concentrazioni di CO2 si accompagna un alto tenore di vapore acque che fa sí che questi periodi vengano chiamati come “periodi sauna”.

Fig. Divisione della storia climatica del Ordoviciano (Fanerozoico) nei periodi sauna é periodi frigorifero. Concentrazioni di CO2 secondo diversi calcoli “proxy” (nei cerchi gialli) e concentrazione piú probabile (quadrati verdi) (Fonte: Progetto GEOCARB)

Peró non sempre i calcoli della temperatura coincidono con quelli della concentrazione di CO2 come hanno calcolato i geologi dell´Universitá di Nuovo Mexico, che hanno dedotto che la concentrazione di CO2 400 milioni di anni fa era 15 volte superiore all´attuale ma si ebbe ugualmente una glaciazione. Al contrario altri geologi, studiando il Pliocene, 3,5 milioni di anni fa, presumibilmente caldo,  con i ghiacci antartici ridotti della metá, hanno scoperto che la concentrazione di CO2 era molto simile a quella attuale.

Da dove viene questa CO2?

La CO2 emessa dai vulcani non é una CO2 primordiale, cioé del periodo di formazione della Terra, ma é una CO2 riciclata, proveniente da carbonati (generalmente calcare: CaCO3) precedentemente precipitato negli oceani, sepolta e trasformata dopo nelle profonditá della litosfera.

Questo avviene per esempio attualmente nelle Ande, dove in una una zona tettonica di scontro tra la placca di Nazca nel pacifico e la placca sudamericana si trovano una sotto l´altra, e la CO2 che viene lanciata nell´atmosfera dal rosario di vulcani andini, proviene in gran parte dalla trasformazione in profonditá dei carbonati calcari sedimentati nel Pacifico. Succede che  nei sollevamenti tettonici sono presenti alte temperature e grandi pressioni e i calcari in combinazione con l´ossido di silicio si trasformano formando silicati di calcio e anidride carbonica:

SiO2 + CaCO3 = CaSiO3 + CO2

Lí dove la frizione delle placche produce terremoti, crepe e vulcani la CO2 sale ed é espulsa. Cosí ritorna nell´atmosfera la CO2 che era stata intrappolata nelle rocce calcare nei processi di sedimentazione marina che sará oggetto di un altro articolo.

Meteorizzazione (weathering)

L´atmosfera perde CO2 nei lunghi periodi di tempo a causa della meteorizzazione.

Il processo di formazione dei sedimenti calcarei nei fondi degli oceani, che suppone un assorbimento di CO2 atmosferico, comincia con la meteorizzazione continentale. La meteorizzazione é la disintegrazione fisica e chimica delle rocce dovuto alle piogge, venti e cambi termici. Qui parleremo solo dei silicati come CaSiO3, molto abbondante nella superficie terrestre, per la CO2 sciolta nell´acqua del suolo in una reazione che si puó schematizzare cosí:

CaSiO3 + 2CO2 + 3H2O = 2HCO3- + Ca 2+ + H4SiO4

In questa reazione, la CO2 non proviene direttamente dalla pioggia, ma dalla reazione dell´acqua del suolo con la CO2 che deriva dalla putrefazione della materia organica dell´humus cioé dalla respirazione microbatterica. La fonte di CO2 che entra nella reazione é in ultima analisi CO2 atmosferico, ma dopo essere passata a far parte della materia organica grazie alla fotosintesi delle piante ed essere restituito al suolo per la decomposizione microbica dell´humus. (Berner, 1997).

La meteorizzazione delle rocce é per questo piú intensa: a) quanto piú CO2 contiene l´aria; b) quanto piú umiditá   è nel suolo; c) quanto piú alta é la temperatura ambiente, già  che tutto favorisce l´azione dei funghi e dei batteri. Se guardiamo la reazione chimica anteriore, vediamo che l´atmosfera perde 2 molecole di CO2 per ogni molecola di CaSiO3 attaccata. Il risultato é la formazione di ioni di bicarbonato HCO3 e di 1 ione di calcio  Ca2+ (oltre a acido silicico) i quali, disciolti nell´acqua dei fiumi arrivano nei mari.

La meteorizzazione puó anche colpire il carbonato calcico  CaCO3;  in questo caso la reazione di meterorizzazione fa perdere solo 1 molecola di CO2.

CaCO3 + CO2 + H2O = Ca2+ + 2HCO3-

perdita che é compensata in mare per la precipitazione di calcite, che vedremo dopo, e in cui non si ha nè perdita nè guadagno di CO2 nell´atmosfera.

Precipitazione calcarea

Gran parte degli ioni disciolti e portati dalle acque dei fiumi arrivano a mare. Gli ioni si ricombinano formando CaCO3 (calcare) e rilasciando di nuovo nell´atmosfera una molecola, solo 1 e non 2, di CO2 secondo la reazione: 2HCO3 – + Ca2+ = CaCO3 + H2O + CO2 . Per cui il risultato netto delle reazioni ( meteorizzazione dei silicati e precipitazione del calcare)  é la perdita di 1 molecola di CO2 nell´atmosfera.

Abbiamo ancora altro nei processi di precipitazione. Le numerose specie marine che costruiscono carapaci e scheletri protettori di silicio-carbonato (CaCO3).  Nella reazione che non é fotosintetica, precipitano ioni di calcio (Ca2+) assieme agli ioni di carbonato (CO32- ) o di bicarbonato  (HCO3-). Ma non sono solo ostriche e aragoste ma la maggior parte del carbonato calcico oceanico é prodotto per alghe microscopiche del fitoplancton (cocolitofori) e per specie animali del zooplancton (foramniferi e pterodopi).   La calcite o aragonite cosí formata costituisce lo scheletro e i carapaci con si proteggono gran parte dei microrganismi che formano il fitoplancton e lo zooplancton costruendo carapaci silicei e non calcarei.

Aspetto del ciclo marino del carbonio. Il carbonio si trova disciolto e forma il diossido di carbonio, bicarbonati e carbonati in una proporzione tra loro che li mantiene in equilibrio.

Quando gli organismi marini calcarei muoiono, il calcare cade nelle profonditá marine. Nel processo di precipitazione di carbonio organico, come succede nella sepoltura di materia organica, la litosfera restituisce carbonio agli altri serbatoi, mare e aria.

Lo fa ad un ritmo globale di circa  0,5 PgC l´anno (PgC: petagrammi di carbonio = 1.000.000.000 di tonnellate  ) .

Lungo tutta la storia geologica, il carbonio cosí accumulato, contenuto negli spessi strati di rocce calcaree, ha creato il suo maggior serbatoio terrestre, dell´ordine di un milione di petagrammi.

Ma non sempre il calcare arriva al fondo, perché ad una certa profonditá il carbonato di calcio CaCO3 di dissolve di nuovo in ioni Ca2+ e ioni  CO32-. In questa reazione, contraria a quella della precipitazione, si assorbe la CO2 disciolta nell´acqua. Questa dissoluzione di calcare e dovuta a reazioni chimiche complesse relazionate all´aumento in profonditá  dell´aciditá dell´acqua che richiede piú ioni di carbonato per neutralizzarla.

Il livello marino dove la quantitá di CaCO3  che arriva é la stessa di quella che si dissolve (CCD: carbonate compensation depth) varia secondo gli oceani tra i 3000 e i 5000 metri di profonditá. Per questo, nelle zone dei fondali piú profondi che la CCD, i sedimenti non sono calcarei ma argillosi, perché la calcite (o l´aragonite che l´altra varietá di carbonato calcico, ma piú solubile) si disciolgono prima di toccare il fondo oceanico. Solo dove il fondo é meno profondo della CCD, i carapaci planctonici si depositano formando  si depositano formando argille calcaree, biancastre, che dopo per compattazione e diagenesi forma gli strati di roccia calcarea.

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Perché si segnala falsamente un riscaldamento quando il mondo ha iniziato un periodo di raffreddamento?

Infine finalmente una persona del meteo ha menzionato la parola “blocco” quando si parla del caldo e degli incendi a Mosca.  E ‘un evento naturale come i cambiamenti globali dalla tendenza al riscaldamento degli anni 1990 a un trend di raffreddamento a partire dal 2000. La distorsione della realtà delle temperature a livello mondiale continua dando credito al riscaldamento, mentre il Nord America occidentale, la maggior parte dell’Eurasia e vaste aree dell’emisfero meridionale sono sotto le temperature normali. E ‘stata la più fredda estate  a nord del 80 ° parallelo di latitudine Nord  e la velocità di fusione del ghiaccio marino continua a diminuire.

Recentemente il governo peruviano ha dichiarato lo stato di emergenza perché  centinaia di persone sono morte per le temperature più fredde registratasi  in 50 anni. Cinquanta anni fa ci fu un trend di raffreddamento e le  temperature globali erano diminuite dal 1940 al 1980.  Durante questo  periodo di raffreddamento, la CO2 da attività umana é aumentata per  la maggior parte del tempo. Hanno cercato di risolvere il problema inserendo nei loro modellini delle variabili  fino a quando i risultati sono stati pari a quello che volevano che fosse  accaduto.  Questo non ha nulla a che fare con la realtà, ma permette loro di rivendicare che i loro modelli di lavoro riescono forse a ricreare le condizioni del passato. Cosí dovendo cercare sempre una causa umana per qualunque cambiamento climatico,  per spiegare il raffreddamento tra il  1940-1980 hanno aggiunto, nei loro modelli, i solfati.  Il problema è che con  le aggiunte costanti  di solfato la temperatura globale ha cominciato a salire anziché a scendere. I solfati sono dei raffreddanti nella atmosfera e i solfati si stanno continuando ad immettere in atmosfera ma anziché continuare a diminuire la temperatura come previsto dai loro modellini questa ha cominciato a salire. La mancata inclusione di meccanismi naturali è complicato dalla mancanza di conoscenza o comprensione del tempo e del clima dei meccanismi mediamente più coinvolti nella politica della scienza del clima. I piloti in volo con i bombardieri durante la seconda guerra mondiale sopra le isole del Pacifico, furono sorpresi di trovare forti venti ad alte quote.  Avevano scoperto la corrente a getto, un fiume enorme di vento che fa parte della circolazione noto come il vortice circumpolare. La figura sotto mostra la corrente a getto in tre dimensioni per cui é visibile  il suo rapporto con il fronte polare che separa l’aria calda e fredda. Una delle caratteristiche principali della circolazione atmosferica  fredda è il modello di vento forte in entrambi gli emisferi noto come il vortice circumpolare.  È  creato dalla differenza di temperatura in tutto il fronte polare che separa aria fredda polare e calda aria tropicale.

La figura in basso è un’altra rappresentazione del vortice che mostrano i diversi modelli di onde di pressione su una mappa. Nel 1946, Carl Gustav Rossby ha  individuate le onde più importanti nel vortice ora chiamato Rossby Wave. Esse interagiscono con le principali catene montuose come le Montagne Rocciose e le Ande.

La causa più probabile della sequenza Wave è la sinuosità o il tipo di onda sinusoidale che si sviluppa quando c’è un flusso attraverso un mezzo uniforme. Per esempio, essi si verificano nella Corrente del Golfo  mentre attraversa l’Atlantico nella parte nord. In questo caso la corrente marina é come un  fiume ed é più veloce dell` aria del Vortice che scorre sopra nell’atmosfera. Ci sono due modelli: uno Zonale con qualche onda a bassa ampiezza e l´altro Meridionale con onde di ampiezza elevata. Il numero delle  onde  varia di piú nella parte del flusso Meridionale dove l’ampiezza determina l´estensione a  nord a sud dell’onda. Questo è il modello che crea il meteo.

Il numero e la struttura delle onde è importante per determinare il tipo di condizioni meteorologiche nelle medie latitudini (35 ° a 65 °). L’aria fredda è più densa dell’aria calda, il che significa che determina ciò che accade a queste latitudini. L’aria fredda avanza spingendo l’aria calda fuori  e l´aria calda si muove con i ritiri di aria fredda. Il flusso zonale prevede meno variabilitá del tempo, ci sono meno venti di nord e sud, e in genere sono più prevedibili i venti dominanti e quindi le previsioni meteo.  Il  flusso Meridionale ha molto  più variabilitá del tempo, i venti da nord e da sud sono generalmente meno prevedibili e tutto il sistema meteo é di piú difficile previsione.  Sembra che il modello cambia quando il mondo si sta raffreddando. Sappiamo che le  Rossby Waves si spostano  da ovest verso est in genere ad una velocità relativamente costante. Come mostrano i risultati  in una qualsiasi stazione a queste latitudini, in genere  il cambiamento del clima  é associato con l´avere aria tiepida o fredda per circa ogni 4-6 settimane. Sappiamo che quando le onde hanno una  grande ampiezza di blocco si verifica che le condizioni meteorologiche anziché della durata di 4-6 settimane possono avere una durata doppia per 8-12 settimane. La gente diventa molto “nervosa” quando le condizioni  come la siccità, pioggia, caldo o freddo  persistono per molto tempo.  Questo è stato il modello per tutto il 2010.  Questi sistemi di blocco  sono chiamati Omega Blocks perché sembra che formino il disegno Ω della lettera greca omega sulla mappa meteo.

Vedere  il modello delle regioni calde e fredde nella Figura, che era la situazione in tutta l’Eurasia dal 20-27 luglio, con la figura della mappa in basso a destra nella seconda figura (1978). Si vede che c´é  un modello estremo Meridionale, ma la maggior parte della superficie appare  “fresca”. Il modello di blocco ha provocato che aria più calda e persistentea sia rimasta per piú tempo  nel Nord America orientale, in Europa occidentale e poi ultimamente in Europa centrale e  Russia. Questo modello di blocco è fondamentale per l’affermazione costante che DOBBIAMO avere un  caldo record nel 2010. La figura sotto mostra la distribuzione delle stazioni meteorologiche utilizzate per stabilire la media della temperatura globale. La concentrazione di stazioni nelle medie latitudini dell’emisfero settentrionale è del 69% del totale. Le stazioni che vengono scelte sottolineano la distorsione. Per esempio, utilizzare una stazione meteo in una  isola di calore urbana in una cittá del NEPAL compromette tutta la misurazione delle temperature in quel paese. Sovrapporre un modello Meridionale di onde di Rossby in modo che le zone calde comprendano le aree  dell´America nord orientale e dell’ Europa occidentale fa evidenziare  la distorsione della temperatura media globale.

Siccome l’aria fredda spinge verso l’equatore quando viene a contatto con l’aria caldo umida tropicale questo attiva il maltempo e anche temporali, trombe d’aria e pioggia molto pesante. Il modello comincia  a cambiare se si cambia  il modello Wave. Noi continueremo a sentir parlare di estremi climatici  come prova del riscaldamento.  In realtà esistono anche le prove di raffreddamento globale  e tutti li abbiamo cominciato a vedere da qualche anno,   ma noi sosteniamo che il tutto ha una  causalità naturale e non andiamo dietro alla causa umana.  Quando si affronteranno i fatti e non le fantasie di certi pseudoscienziati climatologi?

L´ossessione per trovare cause umane nei cambiamenti climatici,  significa ignorare ciò che sappiamo circa i meccanismi naturali e l´influenza del Sole sul clima terrestre.

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Gli autunni di nina in Europa (parte 1- nina debole)

In questo articolo non parleremo della situazione che ci interesserà nei prossimi mesi, ma cominceremo ad addentrarci nell’argomento “nina” analizzando quello che accade in Europa nei periodi di nina debole.

Andiamo di mese in mese…

Settembre:

 

La media è alquanto chiara: un forte anticiclone scandinavo e frequenti infiltrazioni fredde in area mediterranea con conseguente inizio ben spinto dell’autunno.

 

Ottobre:


 

Nel mese di ottobre si presentano, al contrario, indici AO e NAO notevolmente positivi con conseguente forte depressione d’Islanda e HP ben distesi sull’Europa.

 

Novembre:


Si presenta come un mese perfetto per i pluviofili soprattutto del nord Italia, infatti vi è una grande tendenza ad affondi artico marittimi verso la penisola iberica che interessano talvolta anche l’Italia.

 

Dicembre:


 

Dicembre, primo mese invernale, inizia la classica influenza della nina debole che permette inverni caratterizzati da AO e NAO -, come infatti potrete notare c’è una certa somiglianza con le anomalie di questo inverno, mentre sono praticamente l’opposto delle anomalie del mese di ottobre in anni di nina debole.

 

A conti fatti gli autunni di nina debole risultano generalmente in media termica e più piovosi del normale su tutta la nostra penisola.

Aprendo una piccola parentesi sugli inverni successivi… ecco le anomalie di geopotenziale nel periodo dicembre, gennaio, febbraio:


 

Inverno caratterizzato da AO e NAO sostanzialmente negative con frequenti ondate fredde di matrice continentale e infiltrazioni basso atlantiche.

Dopo questa parte sugli autunni di nina debole, ci sarà la seconda che parlerà della situazione attuale, ovvero gli eventi di nina moderata/forte.

MIKI03

Sondaggi nei ghiacci (2 parte)

Per determinare i cambi termici avuti durante le ultime glaciazioni in Antartide e Groenlandia, si analizza il frazionamento isotopico dell´ossigeno, dell´idrogeno e dell´azoto che le bolle di aria della neve che si deposita anno dopo anno conserva nelle varie cappe di ghiaccio al loro interno.
Ossigeno nel ghiaccio
Il frazionamento 18 O/ 16 O degli isotopi dell´ossigeno del ghiaccio e in rapporto con la temperatura atmosferica nella quale si é condensata e precipitata con la neve.
Le molecole di acqua pesante (H218O) tendono a evaporarsi dal mare con maggiore difficoltá, a condensarsi prima e a addentrarsi meno nei continenti rispetto alle molecole di acqua normale che sono piú leggere (H216O). Questa proprietá si acuisce con il freddo. Le anomalie del frazionamento del 18O/16O del ghiaccio (δ18O) si comparano con un campione di acqua oceanica. I valori di δ18O del ghiaccio sono sempre negativi, tanto nelle glaciazioni che nei periodi interglaciali giá che la parte 18O/16O dell´acqua di mare é sempre superiore a quella della neve precipiatata nella terraferma. Indicano più freddo quanto piú sono negativi.


Oggi possiamo provare che addentrandosi dalla costa verso l´interno della Groenlandia la temperatura diminuisce e il valore δ18O della neve superficiale anch´essa diminuisce. La diminuzione di δ18O é di un 1 ‰ per ogni por cada tratto in cui la teperatura si abbassa di 1,5°C. (In Antartide i rapporti sono un poco differenti). Usando queste relazioni come un paleotermometro, si puó calcolare teoricamente le temperature che c´erano quando si accumularono le successive cappe di ghiaccio. Le attuali relazioni tra cambio di temperatura e frazionamento isotopico non sono cambiati durante i vari cicli glaciali. Peró i calcoli rimangono un poco approssimati perché occorre tenere presente diversi aspetti climatologici. E cioé:

a) Il frazionamento isotopico della neve dipende piú della temperatura in altura, (lí si condensa il vapore acqueo) piuttosto della temperatura superficiale. Pertanto in caso di inversione termica, (frequenti in Antartide e Groenlandia, la temperatura al suolo sará stata molto piú fredda di quello che indica il valore di δ18O del ghiaccio.

b) Vi sono diverse temperature di condensazione se la neve cadeva in autunno e primavera rispetto a quella caduta in inverno. Ci possono essere stati delle modificazioni delle precipitazioni e per tanto l´evoluzione di δ18O possono non indicare correttamente l´evoluzione delle temperature medie annuali.
c) Ci possono essere stati variazioni nelle provenienza delle masse di aria che arrivarono ai manti ghiacciati e nella loro traiettoria che hanno seguito dal punto di evaporazione fino al punto della precipitazione e che puó avere una chiara influenza nel valore finale di δ18O.

In definitiva questo metodo dell´ossigeno ci indica la tendenza al riscaldamento o al raffreddamento ma é poco preciso per quanto riguarda le temperature.

Idrógeno del Ghiaccio
Come l´ossigeno nell´acqua puó essere pesante e leggera, anche l´idrogeno é al 99,99% di tipo leggero (H) peró vi é un 0,01% di idrogeno, chiamato DEUTERIO, (D) che pesa il doppio giá che contiene nel suo nucleo un protone e un neutrone.
Quando le molecole di ghiaccio contengono uno o due di quest idrogeni pesanti queste molecole sono piú pesanti rispetto alle molecole di ghiaccio che contengono idrogeno leggero.
Le variazioni di δ18O di δD non sono coincidenti. E precisamente le caractterístiche di queste differenze, che si chiama curva di eccesso del Deuterio, ci danno informazioni sulle variazioni termiche, sulla umiditá, e sulla superficie del mare da dive provengono tali molecole. (Vinneux, 1999).

L´ossigeno atmosferico intrappolato nel ghiaccio.
L´aria atmosferica e l´acqua di mare interscambiano i loro atomi di ossigeno in cicli che durano tra i 2000 e i 3000 anni attraverso i processi di fotosintesi e di respirazione del plancton. Durante questi cicli si finisce arricchendo di O18 l´ossigeno dell´atmosfera, cosí che il valore di δ18O dell´aria é superiore di un 23,5 ‰ al valore di δ18O dell´acqua oceanica. Quindi con un disfasamento temporale di alcuni millenni l´ossigeno atmosferico soffre un cambiamento nel suo frazionamento isotopico come quello sofferto nell´ossigeno del mare. Per questo, le variazioni di δ18O del carbonato cálcico dei foraminíferi marini, che dipendono dalla variazione di δ18O dell´acqua dell´oceano, si collegano positivamente con le variazioni di δ18O dell´atmosfera.

Allora, le variazioni di δ18O del carbonato di calcio dei foraminíferi marini dipendono dal contenuto isotopico di O18 dell´acqua marina (che a sua volta dipende dalla massa di ghiaccio accumulata nel continente e sottratta al mare) e anche dalla temperature delle acque in cui si formano le loro conchiglie. Grazie a queste analisi é possibile separare i cambi di temperatura dell´acqua di mare dai volumi di ghiaccio che si sono accumulati nei continenti dell´Antartide e della Groenlandia.

Isótopi di azoto
Un effetto dei cambi di temperatura nella colonna di ghiaccio é il frazionamento degli isotopi di azoto 15N/14N, e dell´ argon, 40Ar/36Ar, nell´aria. Dovuto ad un principio di diffusione termica possono identificarsi cambi rapidi di temperatura giá che i tali gas si distribuiscono in accordo con la loro massa quando esiste un gradiente di temperatura nella colonna in cui si trovano.Normalmente vi é un arricchimento del gas piú pesante nella parte piú fredda, e viceversa. Una deviazione dell´azoto pesante δ15N di 0,02‰ corrisponde a una diferenza di 1ºC .

Dagli studi recenti del frazionamento dell´azoto dell´aria intrappolato nei ghiacci della Groenlandia si é dedotto che i cambi di temperatura nei diversi periodi dell´ultima glaciazione furono molto piú rapidi di quanto si pensasse solo con le analisi degli isotopi dell´ossigeno nel ghiaccio. Con il metodo dell´azoto si evitano le distorsioni che si hanno col metodo dell´ossigeno dovute ai cambi dell´origene della fonte di umiditá e nella stagionalitá delle precipitazioni.

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GLI INVERNI DOPO GRANDI ERUZIONI VULCANICHE

I soliti mass media catastrofistici stanno ipotizzando che l´eruzione del vulcano islandese (quello lí) possa causare un raffreddamento globale. Queste, a parte che mi sembra la scusa di chi giá vuole crearsi un alibi per il possibile raffreddamento globale dei prossimi anni, sono ipotesi prive di fondamento.
L´eruzione attuale é di piccole dimensioni e l´emissione di cenere é abbastanza limitata per poter causare un raffreddamento delle temperature se non forse in misura insignificante. Per capire qualcosa facciamo un poco di storia su quello che la scienza conosce oggi selle conseguenze che GRANDI eruzioni hanno avuto sul clima.
I raffreddamenti causati da grandi eruzioni si chiamano “inverni vulcanici” e sono causati dalla cenere e dalle goccioline di acido solforico che se riescono a salire nella stratosfera, oscurano il Sole aumentando l´albedo, cioé aumentano la riflessione della luce solare.
Diciamo innanzi tutto che il raffreddamento causato da queste grandi eruzioni durano al massimo circa 2/3 anni per poi regredire.
La prima e piú grande manifestazione storica di raffreddamento climatico si ebbe negli anni 535-536 D.C. e lo storico bizantino Procopio scrisse che il Sole aveva perso la sua luminositá ed era buio come durante una eclisse. Anche negli annali gaelici irlandesi é scritto della carestia per mancanza di pane del 536. In Cina si segnaló neve nel mese di agosto. Si sconosce quale vulcano abbia causato ció e si parla sia del Rabaul in Nuova Guinea che del Krakatoa che eruttó nel 416 secondo i libri giavanesi dei Re.
La grande carestia del 1315-1317 in Europa fu causata dall´eruzione del Kaharoa in Nuova Zelanda e che duró cinque anni.
Nel 1600 scoppió in Perú il Huaynaputina che causó la peggiore carestia in Russia (1601/1603), Svizzera Lettonia Estonia ebbero inverni freddissimi, la vendemmia ebbe un forte ritardo in Francia e Italia e il lago Suwa in Giappone congeló con mesi di anticipo.
Nel 1783 l´eruzione del Laki in Islanda fece sí che Benjamin Franklin scrivesse che quello fu l´estate piú fredda della storia americana, carestie si ebbero in Europa e in Islanda morì, a causa dei gas solfurici emessi, il 50% degli animali e un quarto della popolazione. La temperatura in Europa quell´anno diminuí di 1°C.
Nel 1815 l´eruzione del Tambora in Indonesia causó l´anno seguente una estate fredda a New Yrok e delle nevicate a giugno nel New England, a Terranova e in Labrador. Quello del 1816 fu conosciuto come “l´anno senza estate”.
Nel 1883 l´esplosione del Krakatoa causó 4 inverni particolarmente freddi e nel 1888 si ebbero nevicate record in tutto il mondo.
piú recentemnete l´esplosione nel 1991 del Pinatubo, uno stratovulcano delle Filippine, raffreddó le temperature globali per 2/3 anni.

Come vedete stiamo parlando di grandi eruzioni che si verificano di rado e non di normali eruzioni vulcaniche come ce ne sono a decine ogni anno.
Poi se dopo il vulcano (quello lí) si svegliasse il Katla o peggio ancora il Laki o un´altra caldera come ce ne sono nel mondo, allora sí che sí avrebbe un grande impatto climatologico di raffreddamento rapido su scala planetaria.

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