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I CICLI DEL CARBONIO 1) ASPETTI GEOLOGICI

Il diossido di carbonio é un gas a effetto serra che gioca un ruolo fondamentale nel clima terrestre. La concentrazione di CO2 nell´atmosfera é il risultato di un  equilibrio tra i guadagni e le perdite che si verificano nel trasferimento di carbonio tra l´aria e gli altri serbatoi come la biosfera, gli oceani e l´interno della crosta terrestre. Questi cicli hanno una durata temporale molto differente e  si intrecciano tra loro in maniera molto complessa.

Processi naturali di guadagno e perdita nel ciclo del carbonio.

Il vulcanismo e la trasformazione.

L´atmosfera guadagna CO2 nei lunghi periodi grazie alle eruzioni vulcaniche.  Durante il trascorrere della storia geologica, i camini vulcanici  e le crepe tettoniche hanno lanciato CO2 dall´interno della terra verso l´atmosfera. Il ritmo di emissione é stato molto variabile cambiando proporzionalmente con l´attivitá tettonica e la velocitá di separazione o di scontro o di attrito tra le placche.

Secondo una teoria classica ( Fisher  1981) questa degassificazione di CO2 dell´interno della Terra prodotta dal vulcanismo, é stata fondamentale per i cambiamenti climatici, quando si considerano questi cambiamenti nelle lunghe ere geologiche. Si é provato che durante gli ultimi 500 milioni di anni é esistita una correlazione anche se non perfettissima, tra le epoche di clima caldo con le epoche con maggiori emissioni di rocce vulcaniche che sono un buon indice di emissione di CO2. Fisher suggerí che durante i decenni e centinaia di milioni di anni la Terra é passata da periodi di riscaldamento a periodi di raffreddamento secondo l´emissione di CO2 nell´atmosfera con i maggiori periodi di eruzioni.  Stiamo parlando di concentrazioni di CO2 pari a alcune migliaia di ppm e non certo delle concentrazioni attuali! Inoltre ad altissime concentrazioni di CO2 si accompagna un alto tenore di vapore acque che fa sí che questi periodi vengano chiamati come “periodi sauna”.

Fig. Divisione della storia climatica del Ordoviciano (Fanerozoico) nei periodi sauna é periodi frigorifero. Concentrazioni di CO2 secondo diversi calcoli “proxy” (nei cerchi gialli) e concentrazione piú probabile (quadrati verdi) (Fonte: Progetto GEOCARB)

Peró non sempre i calcoli della temperatura coincidono con quelli della concentrazione di CO2 come hanno calcolato i geologi dell´Universitá di Nuovo Mexico, che hanno dedotto che la concentrazione di CO2 400 milioni di anni fa era 15 volte superiore all´attuale ma si ebbe ugualmente una glaciazione. Al contrario altri geologi, studiando il Pliocene, 3,5 milioni di anni fa, presumibilmente caldo,  con i ghiacci antartici ridotti della metá, hanno scoperto che la concentrazione di CO2 era molto simile a quella attuale.

Da dove viene questa CO2?

La CO2 emessa dai vulcani non é una CO2 primordiale, cioé del periodo di formazione della Terra, ma é una CO2 riciclata, proveniente da carbonati (generalmente calcare: CaCO3) precedentemente precipitato negli oceani, sepolta e trasformata dopo nelle profonditá della litosfera.

Questo avviene per esempio attualmente nelle Ande, dove in una una zona tettonica di scontro tra la placca di Nazca nel pacifico e la placca sudamericana si trovano una sotto l´altra, e la CO2 che viene lanciata nell´atmosfera dal rosario di vulcani andini, proviene in gran parte dalla trasformazione in profonditá dei carbonati calcari sedimentati nel Pacifico. Succede che  nei sollevamenti tettonici sono presenti alte temperature e grandi pressioni e i calcari in combinazione con l´ossido di silicio si trasformano formando silicati di calcio e anidride carbonica:

SiO2 + CaCO3 = CaSiO3 + CO2

Lí dove la frizione delle placche produce terremoti, crepe e vulcani la CO2 sale ed é espulsa. Cosí ritorna nell´atmosfera la CO2 che era stata intrappolata nelle rocce calcare nei processi di sedimentazione marina che sará oggetto di un altro articolo.

Meteorizzazione (weathering)

L´atmosfera perde CO2 nei lunghi periodi di tempo a causa della meteorizzazione.

Il processo di formazione dei sedimenti calcarei nei fondi degli oceani, che suppone un assorbimento di CO2 atmosferico, comincia con la meteorizzazione continentale. La meteorizzazione é la disintegrazione fisica e chimica delle rocce dovuto alle piogge, venti e cambi termici. Qui parleremo solo dei silicati come CaSiO3, molto abbondante nella superficie terrestre, per la CO2 sciolta nell´acqua del suolo in una reazione che si puó schematizzare cosí:

CaSiO3 + 2CO2 + 3H2O = 2HCO3- + Ca 2+ + H4SiO4

In questa reazione, la CO2 non proviene direttamente dalla pioggia, ma dalla reazione dell´acqua del suolo con la CO2 che deriva dalla putrefazione della materia organica dell´humus cioé dalla respirazione microbatterica. La fonte di CO2 che entra nella reazione é in ultima analisi CO2 atmosferico, ma dopo essere passata a far parte della materia organica grazie alla fotosintesi delle piante ed essere restituito al suolo per la decomposizione microbica dell´humus. (Berner, 1997).

La meteorizzazione delle rocce é per questo piú intensa: a) quanto piú CO2 contiene l´aria; b) quanto piú umiditá   è nel suolo; c) quanto piú alta é la temperatura ambiente, già  che tutto favorisce l´azione dei funghi e dei batteri. Se guardiamo la reazione chimica anteriore, vediamo che l´atmosfera perde 2 molecole di CO2 per ogni molecola di CaSiO3 attaccata. Il risultato é la formazione di ioni di bicarbonato HCO3 e di 1 ione di calcio  Ca2+ (oltre a acido silicico) i quali, disciolti nell´acqua dei fiumi arrivano nei mari.

La meteorizzazione puó anche colpire il carbonato calcico  CaCO3;  in questo caso la reazione di meterorizzazione fa perdere solo 1 molecola di CO2.

CaCO3 + CO2 + H2O = Ca2+ + 2HCO3-

perdita che é compensata in mare per la precipitazione di calcite, che vedremo dopo, e in cui non si ha nè perdita nè guadagno di CO2 nell´atmosfera.

Precipitazione calcarea

Gran parte degli ioni disciolti e portati dalle acque dei fiumi arrivano a mare. Gli ioni si ricombinano formando CaCO3 (calcare) e rilasciando di nuovo nell´atmosfera una molecola, solo 1 e non 2, di CO2 secondo la reazione: 2HCO3 – + Ca2+ = CaCO3 + H2O + CO2 . Per cui il risultato netto delle reazioni ( meteorizzazione dei silicati e precipitazione del calcare)  é la perdita di 1 molecola di CO2 nell´atmosfera.

Abbiamo ancora altro nei processi di precipitazione. Le numerose specie marine che costruiscono carapaci e scheletri protettori di silicio-carbonato (CaCO3).  Nella reazione che non é fotosintetica, precipitano ioni di calcio (Ca2+) assieme agli ioni di carbonato (CO32- ) o di bicarbonato  (HCO3-). Ma non sono solo ostriche e aragoste ma la maggior parte del carbonato calcico oceanico é prodotto per alghe microscopiche del fitoplancton (cocolitofori) e per specie animali del zooplancton (foramniferi e pterodopi).   La calcite o aragonite cosí formata costituisce lo scheletro e i carapaci con si proteggono gran parte dei microrganismi che formano il fitoplancton e lo zooplancton costruendo carapaci silicei e non calcarei.

Aspetto del ciclo marino del carbonio. Il carbonio si trova disciolto e forma il diossido di carbonio, bicarbonati e carbonati in una proporzione tra loro che li mantiene in equilibrio.

Quando gli organismi marini calcarei muoiono, il calcare cade nelle profonditá marine. Nel processo di precipitazione di carbonio organico, come succede nella sepoltura di materia organica, la litosfera restituisce carbonio agli altri serbatoi, mare e aria.

Lo fa ad un ritmo globale di circa  0,5 PgC l´anno (PgC: petagrammi di carbonio = 1.000.000.000 di tonnellate  ) .

Lungo tutta la storia geologica, il carbonio cosí accumulato, contenuto negli spessi strati di rocce calcaree, ha creato il suo maggior serbatoio terrestre, dell´ordine di un milione di petagrammi.

Ma non sempre il calcare arriva al fondo, perché ad una certa profonditá il carbonato di calcio CaCO3 di dissolve di nuovo in ioni Ca2+ e ioni  CO32-. In questa reazione, contraria a quella della precipitazione, si assorbe la CO2 disciolta nell´acqua. Questa dissoluzione di calcare e dovuta a reazioni chimiche complesse relazionate all´aumento in profonditá  dell´aciditá dell´acqua che richiede piú ioni di carbonato per neutralizzarla.

Il livello marino dove la quantitá di CaCO3  che arriva é la stessa di quella che si dissolve (CCD: carbonate compensation depth) varia secondo gli oceani tra i 3000 e i 5000 metri di profonditá. Per questo, nelle zone dei fondali piú profondi che la CCD, i sedimenti non sono calcarei ma argillosi, perché la calcite (o l´aragonite che l´altra varietá di carbonato calcico, ma piú solubile) si disciolgono prima di toccare il fondo oceanico. Solo dove il fondo é meno profondo della CCD, i carapaci planctonici si depositano formando  si depositano formando argille calcaree, biancastre, che dopo per compattazione e diagenesi forma gli strati di roccia calcarea.

SAND-RIO

E ADESSO…. COSA CI FACCIAMO CON TUTTA QUESTA CO2???

Ormai siamo invasi dalla CO2 che esce da tutte le parti per inquinare irremediabilmente l´aria che respiriamo. Abbiamo CO2 che travasa dalle centrali elettriche a carbone, gas e petrolio, Tutte le industrie mondiali emettono incredibili quantitá di CO2, le nostre auto, aerei navi ne producono masse enormi, adesso ci sono messe anche le mucche e i lombrichi e addirittura anche i batteri ad emettere questo gas puzzolente e velenosissimo gas color rosso fuoco come mostrano le immagini del pianeta che il NOAA ci somministra a piú non posso, che cerca di ucciderci immediatamente e che se non ci riesce subito, vuole massacrarci facendo (FORSE, MOLTO FORSE) aumentare le temperature globali di qualche decimo di grado per secolo!
Ma la tecnologia e la fantasia umana ha enormi risorse per salvaguardare la nostra esistenza. E allora vediamo cosa la tecnologia e gli ultimissimi studi stanno approntando per la nostra salvezza!
L´idea primordiale é quella di catturare e immagazzinare tutto questo subdolo gas prima che sia lanciato e sparso nell´atmosfera. Questa nuova branca scientifica benemerita dell´umanitá si chiama CCS (Carbon Capture and Storage) (Dessus, 1993; Schiermeier, 2006).
Naturalemnte l´impresa e di quelle titaniche degne di Rambo, Indiana Jones, Ercole e Ulisse tutti contemporaneamente nella stessa persona!
Per esempio la potenza termica di una centrale a carbone di 1.000 MW produce 2,5 milioni di tonnellate di CO 2. Uno dei metodi che sono in fase di sperimento è la cattura di questa CO 2 e rimetterla dentro i pozzi di petrolio e gas o miniere di carbone. Ciò richiede il collegamento tra gli impianti e industrie utilizzatrici di petrolio, gas e carbone con i pozzi in cui avviene l´estrazione dei medesimi. Questo collegamento può essere fatto con gasdotti o con navi cisterna di gas. Un grande gasdotto di CO 2 è in via di costruzione tra un impianto industriale di SynFuel (carburante sintetico ricavato dal carbone), situato nel North Dakota e un pozzo di petrolio in Canada, dove si reinietta la CO2 per facilitare l’estrazione di più petrolio.


Fig. iniezione di CO 2 della metropolitana per il recupero dell’olio semiesausti.

Fonte: http://www.basinelectric.com/

Nel settore dei trasporti il compito è ancora più difficile: raccogliere la CO 2 emessa diffusamente dalla combustione delle auto a benzina (circa 2,4 kg di CO 2 per ogni litro di benzina, o circa 150 grammi di CO 2 per ogni chilometro di marcia) è praticamente impossibile, ma l´immaginazione dei nostri eroi premi Nobel é fantastica! Proibiamo i trasporti!!

Un’altro potenziale luogo di stoccaggio della CO2 potrebbe essere il fondo marino. Il malefico gas sarebbe liquefatto per compressione e cosí lo possiamo buttare negli oceani profondi preferibilmente davanti le coste africane. Esperimenti di questo tipo sono già state effettuati nella baia di Monterey, in California. Ma una cosa é il luogo degli esperimenti e ben altra cosa é il luogo poi definitivo!!
Comunque ci sono ancora molte incertezze circa gli effetti biologici e lo squilibrio ambientale che potrebbero portare tutte queste tecniche di sequestro di massa di CO2 nel mare (Chisholm, 2001; Seibel, 2001).

Ci sono ancora altri progetti piú teorici, e costosi, (ma chi se ne frega dei soldi in confronto alla nostra salvezza) per neutralizzare le emissioni di CO2 per formare carbonati stabili e insolubili o bicarbonati solubili, neutralizzando l’acido carbonico con gli ioni di magnesio, calcio, sodio e di potassio (Lackner, 2003).

Certo tutte queste mirabolanti strategie contro questo gas terroristico peggio di Bin Laden é giusto che siano svolte da gente capace. Penso che per questo arduo compito non ci sia nessuno meglio indicato di qualche premio Nobel… e tanto per non fare nomi penso ad Al Gore, Pachauri, Bill Gates Rockfeller e a tutte le loro aziende “verdi” o ad altri mecenati storici.
Poi se per caso resta impigliata tra le loro dita qualche centinaio di milioni di dollari… cosa volete che sia? Sono le regole del capitalismo: Creiamo un “bisogno” con la pubblicitá e poi gli vendiamo il prodotto anche se completamente inutile!

SAND-RIO

Vi spiego come funziona la mafia dei contratti sulle emissioni di CO2

Certamente quello di cui parleró é un poco al di fuori dal tema del blog, ma ne é sicuramente connesso trattandosi di qualcosa che sta permettendo con un semplice giro di carte sui diritti di emissione della “micidiale” CO2, di far arricchire pochi furbi.

Tutti sappiamo cosa sono i contratti di emissioni di CO2, in pratica una azienda che vuole o deve emettere piú CO2 compra i diritti di emissione da altri paesi, meno industrializzati o con grandi estensioni di foreste, un certo quantitativo di diritti per poter emettere piú CO2.
In Europa questi contratti tra i paesi membri sono esenti da IVA essendo commercializzazione entro paesi comunitari. Esistono delle societá, quasi sempre societá di facciata o fantasma, che comprano in blocco questi diritti da un paese membro e li introduce in un altro paese sempre comunitario, e questa societá connessa sempre alla prima, a sua volta vende tali diritti alle aziende industriali del proprio paese che hanno la necessitá di emettere CO2, e fattura tale diritto con l´applicazione dell´IVA, trattandosi in questo caso di commercio tra due societá della stessa nazione.

Quando arriva il momento di fare la dichiarazione IVA trimestrale le societá venditrici sono giá chiuse. Non esistono piú! E l´IVA rimane nelle loro tasche! Lo stesso succede con la prima societá acquirente dei diritti che rapidamente, nel giro di pochissimi mesi, chiude senza lasciare tracce.
Semplicissimo!

La CO2 si presta benissimo a questo tipo di frode di giro perché non ha bisogno di bolle di accompagnamento, non esiste un trasporto, non esiste logistica, non esiste nulla!
L´Europol ha calcolato a dicembre scorso che il denaro frodato con questo semplicissimo meccanismo potrebbe essere intorno ai 5.000 milioni di Euro, e che il 90% del mercato su questi diritti di emissioni era fraudolento.
L´Europol ha anche scoperto che la maggior parte di queste societá che comprano i diritti di emissione per poi rivenderle erano societá rumene che offrivano enormi volumi di compravendita di CO2 e una ottima commissione alle societá compratrici se lavoravano con loro. Anche molte societá immobiliarie si sono gettate a capofitto in questo lucroso mercato.
E qualcuno sarebbe tanto ingenuo da pensare che le varie organizzazion mafiose non si siano infilate anima e corpo in questo lucroso commercio? Ma l´Italia, cosí come molti altri paesi europei, per adesso non investigano, perché anche ai governi va bene la cosa come é adesso, per cercare di mantenere alta la produzione industriale dopo una grave crisi economica-finanziaria che ha colpito tutti.
Un meccanismo di difesa sarebbe poi semplice da applicare, cambiare in questo caso la legge in modo che siano le societá compratrici a dover pagare l´IVA al paese venditore senza attendere l´ulteriore passaggio.
Ma la mafia é potente ed é inserita in molti governi o sottogoverni europei, e questa semplice misura di salvaguardia non viene presa.
Un’altra prova dell´inserimento “mafioso” nei governi europei e mondiali, la possiamo chiaramente vedere nella fine dell´inchiesta del Parlamento inglese sul Climagate. Tale inchiesta é finita in un nulla, e la cosa non ci sorprende minimamente. Contrariando tutte le evidenze l´inchiesta ha concluso che gli scienziati fraudolenti non hanno fatto nulla di male.

La barca dell´AGW e dell´IPCC sta affondando, ma gli interessi che stanno dietro al presunto e fantasioso Riscaldamento Globale causato dall´uomo e i diritti commerciali, questi molto piú reali, sui diritti della CO2 sono molto importanti e tutto lo scandalo deve essere dimenticato. Ci sono altre inchieste in corso, ma potete essere certi che anche queste finiranno nel nulla piú assoluto. La mafia e l´arricchimento di pochi noti deve continuare, che il popolo e la vera ecologia vada a ….

SAND-RIO

Come sta messo il nostro Pianeta? – Parte 2

Le teorie che supportano l’origine antropica del riscaldamento globale non sono molto, anzi è possibile sintetizzarla in una sola, ovvero la CO2 è l’unico ed il solo fattore che influenza le temperature terrestri.

È una teoria molto semplice che si basa su qualcosa di determinato, cioè la CO2, un gas di cui si conosce quasi tutto, questa teoria è alla base di tutto il dibattito scientifico degli ultimi 30 anni, eppure è una teoria le cui credenziali si appoggiano su qualcosa che non c’è.

Infatti tutt’ora non esiste una prova tangibile che un aumento di CO2 possa portare ad una aumento di temperatura e ammesso che si riesca a dimostrare una dipendenza tra queste due variabili non sapremmo ancora in che modo variano al variare dell’altra.

Paradossalmente dalle ricostruzioni storiche dei carotaggi groenlandesi, cavallo di battaglia di chi crede nell’origine antropica del riscaldamento attuale si evince come sia in realtà la temperature che con il suo variare modifica la quantità di CO2 presente nella terra.

Ma passiamo ad analizzare i tempi recenti, vediamo quindi quali sono le tendenze lineari delle temperature nelle 5 diverse ricostruzioni storiche a cui si può far leva:

tutte e 5 le ricostruzioni vedono gli ultimi 5 anni con una tendenza al calo delle temperature, tutte tranne le GISS, eppure la CO2 non è certo diminuita.

Serve quindi un confronto più diretto, prendiamo quindi l’intera serie delle misurazioni della CO2 e la paragoniamo alle temperature:

notiamo subito 3 fasi distinte dove solo in 1 la correlazione tra temperatura e CO2 segue quello ipotizzato dagli scienziati dell’IPCC, in teoria dovrebbe dimostrare come queste ipotesi siano infondate e che vadano riviste, ma spesso si ignora queste discrepanze indicando che all’interno del sistema terra sono poccibili variazioni naturali, e allora mi chiedo, se ammettete che esistono variazioni naturali che confutano le vostra teoria perché continuate a dire che solo la CO2 influenza il clima?

O mi spiegate che la CO2 influenza il clima a cacchio e allora potrei capire le fasi positive e negative o mi dite che in realtà c’è ben altro che influisce sul clima e che spesso ha un peso maggiore della CO2 ( visto che dicono che a volte ne mascherano l’effetto ).

La CO2 però va ricordato che non si accumula al suolo, ma essendo un gas tende ad accumularsi nell’alta troposfera ed è li che trattiene il calore assorbito, quindi gli scienziati dell’IPCC potrebbero avere ragione, se non fosse che anche in questo caso i dati danno risultati ben diversi:

come si può ben vedere la tendenza delle temperature a circa 12km dal suolo è verso una diminuzione.

Infatti anche in questo caso sono sfatate tutte le previsioni che derivano da modelli matematici potentissimi, che però per inettitudine di chi inserisce i dati portano risultati diversi dalla realtà:

nella prossima parte parleremo dell’influenza delle nuvole basse e dei fenomeni meteorologici violenti.

FABIO

Analisi emissioni CO2

Quando si fanno analisi rispetto alle emissioni di CO2 di un singolo stato o nazione si entra in un discorso di Geopolitica.

I primi aspetti da valutare sono la storia, la crescita demografica, la presenza di materie prime, ecc… Il rischio è di impantanarsi in freddi dati e di non capire certi cambiamenti riscontrati nelle emissioni dell’anidride carbonica dovuti ad aspetti politici e storici del paese analizzato.

Un esempio del discorso che stavo facendo si può trarre da una analisi dello Zimbabwe precedentemente chiamato anche Rhodesia meridionale o Rhodesia (da Wikipedia).

Superficie Totale: 390.757 km² (lista dei paesi per area 59º)

Popolazione Totale (2003): 12.576.742 ab. (lista degli stati per popolazione 66º)

Densità: 32 ab./km² Lingua ufficiale Inglese,

Storia:

Iniziali forme di colonialismo iniziarono nel XV e XVI secolo ad opera di spagnoli e portoghesi ma la vera colonizzazione avvenne ad opera degli inglesi nel XIX ad opera di Cecil Rhodes.

Nel 1888 Rhodes stipulò un accordo col re dei matabele Lobenguela, assicurandosi lo sfruttamento delle risorse minerarie del territori. Le regioni divennero note come Rhodesia Meridionale (attuale Zimbabwe) e Rhodesia Settentrionale (attuale Zambia). Queste terre divennero un dominio diretto di Rhodes e della sua compagnia, la British South Africa Company (BSAC), che fungeva da organo amministrativo. Rhodes morì nel 1902 e la gestione diretta del territorio da parte della BSAC si protrasse fino al 1923.

Nell’Ottobre 1923 la Rhodesia Meridionale, dopo il referendum dell’anno precedente, divenne una colonia del Regno Unito, sottoposta al controllo della Corona Inglese.

Nel 1953, nonostante l’opposizione di gran parte della popolazione bantu, le due Rhodesie furono incorporate col Nyassaland, l’attuale Malawi, nella Federazione della Rhodesia e del Nyassaland.

La Federazione, fu sciolta nel 1963, con la conseguente dichiarazione di indipendenza di Malawi e Zambia (nel grafico esiste una lacuna proprio dovuta alla creazione della federazione)

Nel 1965 il paese si proclamò indipendente dalla Gran Bretagna con il nome di Reppubblica di Rhodesia; l’ONU non riconobbe lo stato di indipendenza e applicò per la prima volta delle sanzioni economiche. La politica applicata nel paese era molto simile all’apparthaid del vicino Sud Africa una elite di bianchi dominava sui diverse etnie locali (partito ZANU=etnia shona e partito ZAPU=etnia ndebele).

Nel 1980 lo Zimbabwe assunse il nome odierno e la sua indipendenza fu riconosciuta a livello internazionale.Le prime elezioni del paese, stavolta a suffragio universale, elessero Capo del Governo Robert Mugabe.

La prima fase dell’era Mugabe (1980-1995)

Le attenzioni di Mugabe si rivolsero per tutti gli anni ’80 alle etnie nere rivali, in particolare gli ndebele. Tra ZANU e ZAPU nel 1983 scoppiò un terribile conflitto che fece migliaia di vittime. Nel 1988 si tornò alla pace con un accordo tra i due partiti, che si unirono nello ZANU-PF. In realtà Mugabe otteneva l’esclusione di tutti gli ndebele dai posti di governo, in modo da consolidare il dominio della sua etnia (shona) e, nell’ambito di questa, del suo clan personale. Nel 1987, scaduto il termine settennale, Robert Mugabe si autoproclamò presidente con poteri esecutivi, eliminando la carica di Primo Ministro. Riconfermato nel 1990 e nel 1996, Mugabe e il suo partito accentrarono sempre più i poteri dello stato, assumendo atteggiamenti vieppiù demagogici e repressivi verso qualunque oppositore.

La seconda fase dell’era Mugabe (1995- )

Il regime di Mugabe si è scagliato in particolare contro i bianchi e, più in generale, contro gli oppositori riuniti nella MDC (Movement for the Democratic Change). I bianchi sono stati questa volta colpiti dal punto di vista economico attraverso politiche di esproprio forzato dei latifondi.

Mugabe ha invero privato il paese della sua impalcatura economica, trascinandolo nella più totale rovina sociale ed economica, come dimostrano tutti i parametri economici a cominciare da una spaventosa inflazione e dalla penuria dei generi alimentari di prima necessità.

A complicare la situazione si ha inoltre l’estrema diffusione dell’AIDS, che ha determinato una drammatica discesa dell’aspettativa di vita (attualmente di 37 anni). Peraltro la diffusione dell’AIDS attraverso lo stupro è un’arma biologica che è stata sfruttata da Mugabe contro le etnie rivali, come ha testimoniato recentissimamente il rapporto all’ONU delle Associazioni Femminili dello Zimbabwe.

Nel 2008 Mugabe ha ottenuto un’ennesima riconferma al vertice del paese. Le elezioni sono state contrassegnate dai consueti tumulti e violenze generalizzate. Nel settembre 2008, dopo cinque mesi di trattativa, si è arrivati al seguente accordo: Mugabe resterà presidente del paese, mentre Morgan Tsvangirai, leader dell’MDC, diventerà il nuovo primo ministro. Al primo spetterà la guida delle forze armate, al secondo risponderanno le forze di polizia. Mugabe inoltre sarà a capo di un gabinetto, con funzioni consultive, composto da 31 rappresentanti, 15 del suo partito, lo Zanu-PF, e 16 dell’opposizione, l’MDC. Vice premier, il 42enne Arthur Mutambara, riferimento dell’ala scissionista dell’MDC, più vicina allo Zanu-PF di Mugabe. Tuttavia, l’accordo è rimasto finora sulla carta e non è sicuro che venga effettivamente attuato, visti i dissensi riconstrati fra le due parti riguardo all’interpretazione di alcune sue clausole.

Mugabe ad oggi è apertamente appoggiato dalla Cina che cerca in Zimbabwe materie prime per lo sviluppo.

Se si studiano i cambi di regime l’entrata e l’uscita dal colonialismo britannico e soprattutto l’ultimo regime dittatoriale impostosi sul paese si può capire come si è andato a formare i grafici.

In particolare quando il regime di Mugabe distrugge l’economia del paese si ha una netta riduzione della produzione di CO2.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.

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Speriamo che qualcuno pur di ridurre la produzione di anidride carbonica non arrivi a distruggere l’economia dei nostri paesi per imitare lo Zimbabwe.

Andrea B

All data from the Carbon Dioxide Information Analysis Center at the Oak Ridge National Laboratory. Data excludes emissions from land use and agriculture (including deforestation).

CITATION: Tom Boden, Gregg Marland, Robert J. Andres. Global CO2 Emissions from Fossil-Fuel Burning, Cement Manufacture, and Gas Flaring: 1751-2006. Carbon Dioxide Information Analysis Center, Oak Ridge National Laboratory; Oak Ridge, Tennessee. April 29, 2009. doi 10.3334/CDIAC/00001