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La Distorsione dell’Informazione Scientifica – Parte 2

Dopo aver visto i primi 3 punti nella prima parte di questo articolo ora passiamo a valutare le altre 3 fonti di distorsione che l’informazione scientifica può andare in contro.

Volevo però precisare che non è mio intento quello di asserire che tali distorsioni sono volute, certo, fare errori è umano e tutti possono sbagliare, quindi la distorsione può tranquillamente essere di natura casuale, però non è decisamente il massimo quando a questi livelli di informazione si sbaglia in questo modo, e il detto dice: A pensar male si fa peccato, ma spesso s’indovina.

Per cui uno ci va sempre con titubanza a dire che tali errori sono casuali o intenzionali, passiamo allora al punto 4

4) Uso Forviante del Linguaggio

Direi che per questo punto c’è poco da dire tutti sappiamo quanto le parole se messe in un certo modo possono stravolgere il significato di una frase, se poi stiamo parlando di informazione che si rivolge alla popolazione contenendo però tecnicismi è facile intuire come possa essere interpretato molto diversamente un certo argomento.

Possiamo citare in questo punto anche le interviste, perchè spesso la risposta e la domanda ( In Italia è la prassi ) non hanno niente in comune, quindi basta avere un copione scritto ed imparato che qualsiasi domanda ti facciano tu gli rispondi come ti pare, così facendo fai passare la tua informazione e non quella che magari era richiesta dal giornalista.

Un’ulteriore distorsione di questo tipo di informazione è tipica dei cosiddetti “Complottisti”, ovvero quei mega paranoici che pensano che ad ogni cosa che avviene ci sia sempre dietro qualcuno che muove i fili ( e sempre con mali intenzioni ).

Spesso capita che nel divulgare certe notizie, che spesso sono pienamente scientifiche, perchè pubblicate su riviste specializzate vengano leggermente ritoccate per far girare tutto nel modo in cui vogliono loro, cioè inserisco qualche elemento all’interno dell’informazione di falsa natura che alterando solo in parte ciò che è scritto ne mantiene la forma e la pseudo-correttezza, e spesso non ce se ne accorge, perchè non ci si va ad informare da altre fonti.

Come potete aver capito, questo punto dipende quasi esclusivamente non da chi la scienza la fa, ma da chi la pubblica e la diffonde.

5) Percezione Grafica

I Grafici sono il modo più semplice e diretto per far passare un messaggio che contiene informazioni sotto forma di dati sperimentali.

Un Grafico può cambiare radicalmente anche solo modifcandone la scala degli assi, un esempio che posso fare direttamente riguarda i 2 resoconti sui ghiacci marini totali che ho pubblicato su NIA, nel primo ogni mese aveva la propria scala che era diversa quindi dalle altre, questa scala permetteva di valutare l’andamento in maniera precisa in quanto anche le minime variazioni erano accentuate, mancava però il confronto con gli altri mesi e mancava soprattutto il valore 0 dell’asse Y.

Nel 2° articolo avevo riveduto i grafici portando la scala ad essere unica, per tutti i mesi la stessa, pur mancando ancora lo 0 delle Y si poteva fare un c0nfronto diretto con i mesi e l’impatto era fortemente diverso, anzi, uno poteva scambiarli per dati totalmente differenti.

Vi posto i link così potete valutare da soli:

1° Versione: http://daltonsminima.altervista.org/?p=9028 _ http://daltonsminima.altervista.org/?p=9115

2° Versione: http://daltonsminima.altervista.org/?p=13310 _ http://daltonsminima.altervista.org/?p=13324

6) Scelta Della Citazione

Nel campo dell’informazione scientifica è ovviamente importante riuscire ad ottenere consensi, così da ricevere fondi per ulteriori ricerche, e la citazione è il modo migliore per divulgare ciò che altre persone hanno pubblicato.

Infatti ogni ricerca sperimentale si deve sempre avvalere di ricerche già effettuate perchè questo migliora notevolmente la ricerca, la rende più veloce, meno dispendiosa e con risultati più sicuri ( se sono in linea con gli altri pubblicati ), quindi quando il tutto viene pubblicato si fa sempre citazione delle ricerche usate come base di partenza o a cui ci si fa riferimento, specie nell’ambito medico-farmacologico tale processo è molto importante, perchè se tante ricerca su un farmaco mostrano lo stesso risultato allora si può dire con più certezza che tale farmaco funzioni.

Dov’è però la beffa? la beffa sta nel fatto che le ricerche sono pagate da esterni che spesso e quasi inconsapevolmente seguono la “moda” del momento e finanziano ricerche con determinati obbiettivi o risultati le quali citano ( e quindi pubblicizzano ) ricerche simili e va avanti così il circolo vizioso.

Tutti, per esempio, diciamo che il fumo nuoce alla salute perchè provoca tumori, ma non tutte le ricerche hanno dimostrato questa correlazione, anzi, all’inizio quasi tutte erano contrarie a questa teoria, poi migliorando le tecniche sperimentali il risultato divenne diverso, ma senza la totalità delle ricerche, quindi capita che una ricerca che abbia portato a come risultato quello contrario alla “moda” o al “pensiero comune” subisca inevitabilmente meno citazioni e meno pubblicità.

Ulteriore esempio che posso fare in ambito climatico sono le ricerche degli anni 70 e degli anni 2000.

Nel primo caso il pensiero comune era quello che la terra fosse indirizzata verso un raffreddamento e le ricerche in questo senso ricevevano molta pubblicità, ma c’erano anche tante ricerche che mostravano come risultato invece l’esatto opposto, nel 2° caso invece è l’esatto contrario quello che sta accadendo.

Risulta quindi facile capire come basti poco per distruggere una ricerca ed un suo eventuale filone di ricerche successive, basta non citarla mai ed essa finirà nel dimenticatoio per sempre, infatti spesso in riviste pro AGW si leggono articoli riguardanti ricerche che vanno contro il pensiero comune sia della rivista che dei lettori di essa, perchè allora vengono pubblicati lo stesso? Potrebbero infatti non pubblicarli e censurali, andando comunque incontro al secondo punto di distorsione di cui avevamo parlato l’altra volta la risposta è semplice, li pubblicano perchè tanto saranno pochissimi a citarlo in altre ricerche e tale studio non avrà mai l’adeguata pubblicità ( e sappiamo dal punto 1 che ogni ricerca se eseguita nel modo corretto ha il diritto di essere considerata alla pari delle altre anche se il risultato è “negativo” )

L’ultimo punto ci fa capire bene come questi 6 punti non siano poi realmente separati l’uno dall’altro ma sono in realtà 6 diverse facce di un eguale fenomeno e tra di loro sono molto correlate.

NB: Non ho fonti per questo articolo, ma tutto si basa su una lezione a cui ho partecipato all’università di Bologna

Fine

FABIO

La Distorsione dell’Informazione Scientifica – Parte 1

La Divulgazione scientifica dovrebbe essere qualcosa che chiunque potrebbe fare, ma pensateci bene, così non è.

Gli argomenti spesso sono molto più complicati di quanto ci sia fatto sembrare e tutti i discorsi vengono resi più soft per essere alla portata di tutti, tutti possono capirli, ma in pochi possono farveli capire.

Questa è la divulgazione scientifica che avviene dall’alto verso il basso, ma esiste anche la divulgazione tra le parti, che comprende ricerche e pubblicazioni su riviste specialistiche e che difficilmente finiranno mai in mano alla persona comune, perchè probabilmente non sarà in grado di capire il significato di tale ricerca.

Quindi capite bene che tali informazioni sono molto controllate, non sono libere come si possa credere, ed è molto facile bloccare ciò che sta scomodo, analizzeremo adesso 6 possibili fonti di distorsione che l’informazione scientifica potrebbe ricevere.

1) Vizio del risultato positivo

dice già tutto, ma per farmi capire meglio, non si intende che il risultato viene inteso positivo anche in situazioni ambigue o chiaramente negative ( ad esempio il famoso bicchiere mezzo-pieno mezzo-vuoto ) ma si intende la pubblicazione delle ricerche sulle maggiori fonti di divulgazione scientifica.

Ogni ricercatore può nel suo lungo lavoro può arrivare ad ottenere risultati positivi e negativi su determinati ambiti di studio, si è visto che più del 60% delle ricerche pubblicate avevano portato risultati positivi ( per positivi si intende attinenti all’obbiettivo del ricercatore ), c’è quindi una netta predominanza di un risultato sull’altro, senza però che ci sia una reale differenza nella qualità con cui la ricerca è stata svolta.

Perchè se entrambe le ricerche, una positiva e una negativa sono state svolte seguendo tutti i principi scientifici ed evitando distorsione nei dati hanno entrambe lo stesso diritti e lo stesso valore scientifico, e devono essere pubblicate.

Capita, e va detto, che il problema spesso non è la rivista che non pubblica il risultato negativo, ma è lo stesso ricercatore che interrompe a metà la ricerca oppure la conclude ma non la invia agli enti interessanti perchè il risultato non è conforme agli obbiettivi che esso voleva raggiungere.

L’esempio è presto fatto: provate ad immaginare un ricercatore che vuole ottenere delle prove a favore di una determinata teoria e che tale ricerca sia stata finanziata a questo scopo e che c’è una rivista molto importante che non vede l’ora di ricevere i tuoi risultati.

tale ricerca però porta a confutare o in parte o completamente tale teoria, che succede? il ricercatore blocca tutto perchè i fondi vengono a mancare in quanto l’obbiettivo non è più raggiungibile, oppure riesce a concludere tutto ma decide che i risultati non portano a niente e non invia la ricerca, alternativamente riesce a trovare una teoria alternativa grazie ai nuovi dati e la invia alla rivista, che però decide di non pubblicarla in quanto loro sono promotori della teoria originaria.

2) Il Revisore è in sintonia con i risultati e li pubblica

Questo punto è in parte l’espansione del primo, ma si riferisce a qualcosa di molto più pericoloso, perchè se prima avevamo dato per scontato che i risultati provenissero da una ricerca eseguita correttamente senza errori, ora non lo facciamo più.

Perchè questo errore va a colpire un ambito molto più grande, perchè se colui che deve pubblicare un risultato di una ricerca sulla propria rivista è in sintonia con il risultato, potrebbe succedere che anche ricerche che non dovrebbero essere pubblicate ( perchè contenenti errori di procedura ) finiscano per far parte dell’informazione scientifica.

Ed ecco che potremmo trovarci con tantissimi risultati di un certo tipo senza però sapere se tali risultati siano realmente significativi o no.

L’esempio più lampante nel nostro caso è quello riguardante il riscaldamento globale, è logico aspettarsi articoli a favore o contro in base al “credo” di colui che deve pubblicarli, senza andare a controllare se tale studio ha una validità.

(NB: non confondete però l’informazione scientifica vera e propria con blog come il nostro, noi riproponiamo solo ciò che è già stato pubblicato, non siamo ancora arrivati ad avere le ricerche in esclusiva)

3) Differenza tra Assoluto e Relativo

Il Significato di questo punto è abbastanza chiaro, Assoluto e Relativo sono 2 cose diverse ma possono tranquillamente riferirsi alla stessa cosa.

Per esempio, la variazione di un dato può essere espresso sia come differenza assoluta che differenza relativa, un esempio di questo noi lo vediamo ogni mese con i resoconti dei ghiacci artici, infatti i grafici sull’andamento dell’estensione nel corso del tempo non si basano sul valore assoluto, ma su quello relativo.

Capita così che quando l’estensione è molto alta la variazione sembra più piccola di quanto sia in realtà, mentre quando l’estensione è bassa tale variazione sembra enorme se confrontata con altri mesi, ovviamente se andiamo a vedere la differenza assoluta i valori potrebbero tranquillamente essere gli stessi.

Questo errore però non ha mai avuto vita facile perchè è stato spesso considerato non una possibile fonte di distorsione dei dati, ma un banale errore di lettura da parte di chi legge tale risultato.

Per smentire tale ipotesi furono invitati 100 medici tra i più illustri del proprio campo e gli fu presentato ( in 2 gruppi differenti ) il risultato della sperimentazione di un nuovo farmaco per inibire una determinata malattia, ad un gruppo il risultato fu dato in termini assoluti e all’altro in termini relativi.

all’uscita fu poi chiesto a questi medici un commento sul risultato e se fossero stati disposti a prescrivere tale farmaco per quella malattia, venne fuori che coloro che avevano ricevuto il risultato in termini relativi vedevano molto più positivamente il farmaco ed erano disposti a prescriverlo ai propri pazienti, mentre coloro che avevano ricevuto il risultato in termini assoluti erano molto più titubanti.

Altri studi poi confermarono che nell’ambito medico tale distorsione assume connotati molto più influenti che in altri ambiti scientifici.

Fine Prima Parte

NB: Non ho fonti per questo articolo, ma tutto si basa su una lezione a cui ho partecipato all’università di Bologna

FABIO