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Ghiacci Marini – Situazione Aprile 2009

Artico:

senza indugi, facciamo una bella raccolta di grafici.

Dati conclusi mensili

ftp://sidads.colorado.edu//DATASETS/NOAA/G02135/Apr/N_200904_extn.png

Sottotitolo: estensione ghiaccio marino Aprile 2009 ( mensile )

ftp://sidads.colorado.edu//DATASETS/NOAA/G02135/Apr/N_200904_anom.png

Sottotitolo: anomalie della concentrazione ghiaccio marino Aprile 2009 ( mensile )

ftp://sidads.colorado.edu//DATASETS/NOAA/G02135/Apr/N_04_trnd.png

Sottotitolo: trend anomalie delle Concentrazioni ghiaccio marino dal 1979 ( mensile )

ftp://sidads.colorado.edu//DATASETS/NOAA/G02135/Apr/N_04_plot.png

Sottotitolo: trend anomalie estensione ghiaccio marino dal 1979 ( mensile )

ftp://sidads.colorado.edu//DATASETS/NOAA/G02135/Apr/N_200904_conc.png

Sottotitolo: concentrazione ghiaccio marino Aprile 2009 ( mensile )

Situazione Odierna:

http://arctic.atmos.uiuc.edu/cryosphere/IMAGES/current.365.jpg

Sottotitolo: linea nera = estensione, linea rossa = anomalie estensione ( giornaliero )

http://nsidc.org/data/seaice_index/images/daily_images/N_daily_extent.png

Sottotitolo: ultimo aggiornamento estensione ( giornaliero )

http://nsidc.org/data/seaice_index/images/daily_images/N_daily_concentration.png

Sottotitolo: ultimo aggiornamento concentrazione ( giornaliero )

http://www.ijis.iarc.uaf.edu/seaice/extent/AMSRE_Sea_Ice_Extent.png

Sottotitolo: comparazione con gli ultimi anni ( giornaliero )

In più: http://arctic.atmos.uiuc.edu/cryosphere/IMAGES/current.anom.jpg

Sottotitolo: trend anomalie estensione ghiaccio marino dal 1979 ( giornaliero )

Curiosità: Rispetto a 10 anni fa abbiamo 0.5 milioni di kmq in meno di estensione e 0.6 milioni in meno di area Rispetto a 20 anni fa abbiamo 0.2 milioni di kmq in più sia per l’estensione che per l’area Rispetto a 30 anni fa abbiamo 0.9 milioni di kmq in meno di estensione ma 0.1 milioni in più per l’area ( ghiaccio più esteso ma meno concentrato )

FABIO

Così interviene Zichichi sul GW: Vi svelo chi sta barando sui gas serra

L’Italia presiede a Siracusa il G8 sul clima e torna al centro dell’attenzione nel mondo la responsabilità dei Governi su scelte che incidono pesantemente nell’economia mondiale.
Ricordiamo che finora nessuno è riuscito a stabilire con rigore scientifico il legame tra attività umane e aumento della temperatura media dell’atmosfera (Global Warming). Le uniche certezze sono le misure sulla concentrazione crescente della percentuale di anidride carbonica (CO2) e di altri gas a effetto serra (com’è il metano) nell’atmosfera. Il problema da risolvere sono le origini di questo incremento. Infatti nel bilancio globale ci sono «sorgenti» e «pozzi» naturali per questi gas-serra.
L’atmosfera è come un grande mantice che assorbe ed espelle anidride carbonica. Questo meccanismo è azionato da tre pompe: l’oceano globale (superficie liquida della Terra che è due volte più vasta di quella solida), la Terra solida (piante e suolo) e l’uomo. Le tre pompe hanno potenze diverse. Le prime due sono molto più potenti di tutte le attività umane. Si calcola che l’oceano globale immette nell’atmosfera circa il 48% di CO2; il respiro del suolo ne immette il 24%; quello delle piante ancora il 24%. Le attività umane, inclusa la deforestazione, contribuisce al livello del 4%. Passiamo all’assorbimento. L’oceano globale assorbe poco più del 50%. La fotosintesi ne assorbe poco meno del 50%. Nel bilancio tra immissione e assorbimento di CO2 rimane un «surplus» che corrisponde a circa tre miliardi di tonnellate di CO2. Attenzione: questo surplus è nel bilancio globale. È quindi importante conoscere bene le «sorgenti» e i «pozzi» naturali di CO2 e gas-serra.
Ed ecco una novità su cui imperversa il silenzio dei media. Nessuno finora aveva pensato che potessero partecipare al bilancio dei gas-serra anche le calotte polari. Trovare che sotto le calotte polari i batteri possano essere attivi a 40 gradi sotto zero è una assoluta novità.
Due scienziati americani, Vladimir Romanosky dell’Università di Alaska e Nicolai Panikov dell’Istituto Tecnologico del New Jersey hanno scoperto che sotto le calotte è come se i batteri si mettessero a dormire, continuando però a produrre anidride carbonica e metano. Questa scoperta apre un fronte nuovo nella ricerca delle sorgenti naturali di gas-serra. Le zone permanentemente ghiacciate della superficie terrestre (un quinto del totale) erano considerate come efficientissimi pozzi per i gas a effetto serra. Se le scoperte di Panikov e Romanosky venissero confermate, questi pozzi diventerebbero potenti sorgenti, riducendo a livelli minimi l’effetto delle attività umane.
C’è un’altra novità su cui i media tacciono. Come tutti sanno quest’ultimo inverno ha visto un forte abbassamento della temperatura ed enormi precipitazioni d’acqua e neve in diverse zone del mondo inclusa l’Europa il cui clima dipende fortemente dall’estensione settentrionale del cosiddetto Gulf-Stream che arriva fino alle fredde acque della Groenlandia.
In un articolo su Nature GeoScience un gruppo di specialisti americani e francesi dimostra che nell’ultimo inverno le correnti marine – dopo avere circolato sulla superficie atlantica scaldandosi – ritornano a inabissarsi nelle acque fredde della Groenlandia. Questo fenomeno determina l’equilibrio climatico in quanto contribuisce alla ridistribuzione del calore tra le regioni polari ed equatoriali. Si è rimesso in moto un meccanismo di inabissamento delle acque superficiali e calde dell’Atlantico che era scomparso da molti anni senza che se ne capissero i motivi. La scomparsa dell’inabissarsi delle correnti oceaniche potrebbe spiegare il Global Warming mentre il loro ritorno a inabissarsi spiega il freddo dell’ultimo inverno. Ecco un altro esempio di fenomeni che mettono in crisi le origini del Global Warming.

La Scienza del clima è un campo di ricerche con un enorme numero di problemi ancora da capire. Portare nel cuore della Scienza queste tematiche, togliendole dalle mani di coloro che ne hanno fatto strumento indispensabile per soddisfare ambizioni che nulla hanno a che fare con la verità scientifica, sarebbe la prova di una nuova grande alleanza tra Politica e Scienza. Che ce ne sia bisogno lo testimoniano le tematiche in gioco, le cui conseguenze si valutano in miliardi di dollari e coinvolgono la responsabilità di tutti i Governi del mondo. Quando il presidente Berlusconi invitò la Comunità Europea a una seria riflessione sulle origini del Global Warming forse conosceva già queste novità scientifiche, che hanno nei Seminari di Erice sulle Emergenze Planetarie un punto di riferimento cui fa capo la comunità scientifica internazionale impegnata su queste tematiche.
*Presidente World Federation of Scientists

Fonte: http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=345806

Perchè nessuno ne parla?

Fonte: amsre_sea_ice_extent.png
Fonte: amsre_sea_ice_extent.png

L’estensione dei ghiacci artici ha raggiunto e superato quella di metà aprile degli ultimi anni 2000, ma nessuno ne parla…

Dove sono finiti gli orsi polari che muoiono affogati?

Addirittura se uniamo l’estensione dei ghiacci artici con quelli antartici ne viene fuori che siamo ben 0.70 milioni di km2 oltre la media di riferimento!

Di certo sappiamo anche che non è ora che si fanno paragoni, e che quindi il vero banco di prova lo avremo solo durante l’estate e soprattutto nel periodo di agosto e settembre. Ma ci fa comunque piacere constatare che il livello dei ghiacci marini del polo nord non è al momento deficitario rispetto gli altri anni del nuovo milennio, ma anzi sembra godere di buona salute nonostante le terribili estati 2007 e 2008!

Simon

Lettera aperta del DR. Roger Pielke del CATO Institute al presidente Obama…qualcosa si muove!

“We, the undersigned scientists, maintain that the case for alarm regarding climate change is grossly overstated. Surface temperature changes over the past century have been episodic and modest and there has been no net global warming for over a decade now.1,2 After controlling for population growth and property values, there has been no increase in damages from severe weather-related events.3 The computer models forecasting rapid temperature change abjectly fail to explain recent climate behavior.4 Mr. President, your characterization of the scientific facts regarding climate change and the degree of certainty informing the scientific debate is simply incorrect.”

Questa lettera è stata firmata da 100 scienziati e destinata al presidente degli Stati Ubniti Barak Obama

In sostanza questi autorevoli scienziati affermano che l’allarme lanciato sul riscaldamento globale è stato ampiamente sopravalutato, che i cambiamenti climatici nel corso dei secoli ci sono sempre stati, ed inoltre nell’ultima decade il GW si è prraticamente arrestato. Continuano dicendo che i modelli computerizzati hanno già fallito le loro previsioni, in quanto la temperatura non ha più avuto un rapido aumento e non spiegano perchè da un decennio le temperature sono invece scese. infine rivolgendosi al Presidente Obama, gli scienziati affermano che il suo modo di ragionare e prendere iniziative sui cambiamenti climatici, non è scientificamente corretto!

Questa lettera è stata inviata a B.Obama in seguito ad una sua dichiarazione datata novembre 2008 in cui il Presidente affermava convinto il suo impegno per la lotta al riscaldamento globale: http://www.cato.org/special/climatechange/alternate_version.html

Tempi duri per L’IPCC, la comunità scientifica nn ci sta, e per fortuna aggiungo io… Nonpuò esserci vera scienza senza un dibattito scientifico, per anni e anni gli scienziati dell’IPCC l’hanno fatta da padrona inculcandoci nella mente scenari apocalittici ed irreversibili!

E’ ora che la scienza si riprenda le sue rivincite, è un bene che vi siano anche altri scienziati che la pensino diversamente, la verità qualunque essa sia deve essere vagliata a 360°…ben vengano le misure per migliorare l’aria che respiriamo e per diminuire l’inquinamento tossico e mortale delle nostre terre, dei nostri fiumi, laghi e dei nostri mari! Ma a tutto ci dev’essere un limite, e sopratutto facciamo basta di fare i catastrofisti, qualcosa ,si spera, stia iniziando a muoversi per davvero…

Simon

Il riscaldamento della Penisola Antartica non è di origine antropica bensì naturale (cicli solari di 200-300 anni)

antarctic_temps_avh1982-200420source20nasa1Fonte immagine: http://www.coolantarctica.com/Antarctica%20fact%20file/science/Antarctic_temps_AVH1982-2004%

La Penisola Antartica, che potete vedere nell’immagine, è particolarmente sensibile alle variazioni di temperatura media annuale, aumentata nella regione di circa 2,5°C negli ultimi 50 anni, ovvero 2 o 3 volte più velocemente rispetto alla media del resto del mondo. Non a caso molti scienziati studiano tale regione dell’Antartide Occidentale. Un articolo apparso di recente sulla rivista Science, i cui dettagli in italiano li potete trovare al seguente link:

http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/Come_cambia_il_fitoplancton_antartico/1337504

denuncia, con i soliti toni allarmistici, la diminuzione del fitoplancton lungo le coste della Penisola Antartica a causa dell’innalzamento della temperatura media della regione. Nella zona settentrionale della penisola, la minore copertura di ghiaccio, accompagnata da una maggiore nuvolosità, diminuisce la quantità di radiazione luminosa che raggiunge la superficie marina. Questa riduzione si unisce al mescolamento delle acque, dovuto ai forti venti, nell’impoverire la presenza del fitoplancton. Nella parte meridionale c’è sempre meno ghiaccio marino, ma il minore mescolamento delle acque e la minore nuvolosità ha portato a un incremento di fitoplancton. In tutta l’area costiera della Penisola antartica ci sarebbe stata una diminuzione del 12% in circa 30 anni del fitoplancton. La sua presenza è fondamentale importanza per la sopravvivenza di tutte le specie animali dell’Antartide occidentale in quanto rappresenta il primo anello della catena alimentare.

Molti studi di paleoclimatologia, che si basano sull’analisi dei sedimenti marini, ci portano a pensare che questa riduzione di fitoplancton, come anche la riduzione dei ghiacci marini nella penisola siano del tutto naturali. I sedimenti sono composti per buona parte da materiale derivante dalla produzione biologica. Alghe, pesci, crostacei ed una varietà di micro-organismi completano il loro ciclo vitale nei primi metri della colonna d’acqua, al termine del quale precipitano sul fondo. È evidente che la composizione del materiale che compone i sedimenti dipende dalle condizioni chimico-fisiche dell’acqua del mare, che risentono delle caratteristiche della sovrastante atmosfera e quindi, delle condizioni climatiche. Lo studio dei sedimenti comporta, rispetto alle carote di ghiaccio una minore risoluzione temporale, essi consentono però di studiare periodi di tempo molto più lunghi (diversi milioni di anni), ed inoltre permettono di eseguire correlazioni con campioni provenienti da tutte le latitudini.

Molti studi fatti sui sedimenti marini mostrano chiaramente che, nel periodo dell’Olocene, la Penisola Antartica è stata soggetta a rapidi cambiamenti climatici collegabili alla periodica attività solare della durata di 200 anni. Leventer e altri ricercatori (1996), analizzando dei sedimenti marini prelevati nella Penisola Antartica, hanno registrato variazioni climatiche negli ultimi 3700 anni con una periodicità dai 200 ai 300 anni e un’altra di 2500 anni. L’aspetto più interessante è che le transizioni dal caldo al freddo sono avvenute in maniera molto rapida, nell’ordine delle decine di anni, una situazione del tutto analoga a quella odierna. Leventer collega direttamente queste variazioni periodiche alla variazione dell’attività solare. Barcena e altri ricercatori spagnoli (2006) hanno fatto un’analisi simile nello stretto di Bransfield, situato nella punta settentrionale della Penisola Antartica. Il loro lavoro è stato quello di analizzare i sedimenti marini per un periodo di 3000 anni per cercare di capire i cambiamenti nella produzione primaria come anche le variazioni di copertura dei ghiacci. L’analisi in particolar modo della presenza delle diatomee conservati nella colonna sedimentaria ha evidenziato una ciclicità di 200 anni.

In altre parole, il ghiaccio in Antartide subisce periodici episodi di rapida fusione per cause naturali e non determinate dal riscaldamento globale di origine antropica. La periodicità dei 200-300 anni, rilevata dai dati paleoclimatici nella Penisola Antartica, ma anche in altre regioni del pianeta, si può ricollegare facilmente al ciclo solare di Vries-Suess riscontrato nella variabilità dell’attività solare dell’olocene (già trattata in un altro mio articolo). La periodicità dei 2500 anni, come osservata da Leventer, potrebbe essere accostata al ciclo solare di Hallstatt. Tuttavia appare un azzardo in quanto l’arco temporale esaminato è di soli 3700 anni, ed appare troppo esiguo per dare una certezza in tal senso, infatti la Barcena non ne parla affatto. Concludo dicendo che molti articoli sulla scomparsa della fauna in Antartide e non solo, si basano, penso volutamente, su lavori scientifici che si soffermano su una scala temporale decennale, ma la natura ne ha una millenaria. La differenza è netta. Come dice Marcus la truffa mediatica continuerà anche su questo fronte.

fonti:

http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/Come_cambia_il_fitoplancton_antartico/1337504

http://www.coolantarctica.com/Antarctica%20fact%20file/science/global_warming.htm

http://www.nsf.gov/od/opp/antarct/ajus/nsf9828/9828html/g12.htm

http://bulletin.geoscienceworld.org/cgi/content/abstract/108/12/1626

http://theresilientearth.com/?q=content/melting-antarctic-ice-part-natural-cycle

Scritto da ANGELO