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Indici dell’attività solare (parte prima)

Il numero di Wolf e l’SSN sono certamente tra i parametri più utilizzati per monitorare l’attività del Sole vista la loro importanza storica nello studio della nostra stella. Ma ve ne sono altri che vengono utilizzati dalla comunità scientifica e non solo, infatti, basta andare su qualche sito di radioamatori come, ad esempio, http://www.solarcycle24.com/ per trovare una serie di sigle del tutto incomprensibili. Ci occuperemo proprio di questi parametri numerici o meglio indici dell’attività solare poco noti ai non addetti ai lavori. Di questi ce ne sono molti e ho dovuto fare una scelta dei più importanti. In questa prima parte ne tratterò due: il solar flux e l’x-ray flux. Il primo è uno dei più importanti indicatori dell’attivita solare assieme al SN. Nella seconda parte dell’articolo parleremo invece di alcuni indici geomagnetici.

Il Solar Flux

Il Sole emette onde radio. Si tratta di radiazioni elettromagnetiche di frequenza compresa tra zero e 300 GHZ, o lunghezza d’onda che va da 1mm all’infinito. La quantità di energia emessa da tutto il disco solare alla frequenza di 2800 Mhz, o anche 2,8 GHZ (che corrisponde a una lunghezza d’onda di 10,7 cm) costituisce quello che noi chiamiamo Solar Flux, indicato spesso con F10,7 o index Covington. Questo valore è stato registrato, fin dal 14 febbraio del 1947, da un radiotelescopio all’Osservatorio Radio di Algonquin, vicino Ottawa, Nel 1990-1991 il programma è stato trasferito al Radio Dominion Astrophysical Observatory vicino Penticton (British Columbia, Canada). Ogni giorno le misurazioni sono fatte in corrispondenza del mezzogiorno locale (1700 UT a Ottawa e 2000 UT a Penticton).
I dati forniti sono classificati in due forme: il “flusso osservato” e il “flusso aggiustato”. I primi si riferiscono al solar flux effettivamente misurato e sono affetti dalle variazioni della distanza Terra-Sole durante l’anno, mentre i secondi sono sistemati ad una 1 UA (Unità Astronomica= 149.597.870.691 Km, distanza media Terra-Sole). Quelli che generalmente trovate in grafici o figure (come quella sotto) sono i valori di F10,7 non “aggiustati”.

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fonte: http://www.swpc.noaa.gov/SolarCycle/f10.gif

L’unità di misura di questo indice è il “solar flux units” (sfu) che corrisponde a 10 -22 J s -1 m -2 Hz –1. I valori più bassi osservati sono di solito 65-67 SFU. In corrispondenza di un massimo solare si possono superare i 200. Ad esempio, attualmente il Solar flux è 69 (sfu), un valore molto basso. Nell’immagine sotto potere osservare le variazioni del flusso solare negli ultimi mesi.

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fonte: http://www.solen.info/solar/index.html

L’X-ray Flux

Le violente eruzioni di materia che avvengono sulla fotosfera sono chiamati brillamenti, in inglese flares e sono caratteristici fenomeni che si presentano soprattutto durante un massimo solare. Queste eruzioni sono accompagnate da emissioni di raggi X, ovvero radiazione elettromagnetica di lunghezza d’onda compresa tra 100 e 1/100 di Å (1Å = 10^-10m, 1 decimiliardesimo di metro). La quantità di energia misurata vicino alla Terra in corrispondenza a queste lunghezze d’onda costituisce il flusso solare di raggi X, l’X-ray flux. Generalmente, le regioni attive solari, come appunto i flares, emettono più raggi X rispetto a quelle non attive, di conseguenza, questo valore può essere utile nella determinazione della condizione generale della parte di fotosfera osservabile da Terra. Da qualche anno, il satellite GOES, fornisce questo valore, mediato su un tempo di 5 minuti, (esiste anche quello mediato su 1 minuto) su due intervalli di lunghezza d’onda:

a) fra 1 e 8 Å (in rosso nel grafico)
b) fra 0,4 e 4 Å (in blu nel grafico)

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Fonte: http://www.swpc.noaa.gov/rt_plots/Xray.gif

L’immagine mostra X-ray flux degli ultimi tre giorni, misurato in watts su metro quadro.

FINE PIMA PARTE

ANGELO