In molti siti internet, come anche in questo, si è messo giustamente in discussione come viene misurata la temperatura nelle stazioni meteorologiche posizionate in varie parti del mondo. La questione si è fatta interessante perché, mentre l’Università dell’Alabama ha archiviato il 2008 come il quindicesimo anno più freddo degli ultimi trenta sulla base dei dati satellitari MSU della bassa troposfera (il più freddo dal 2000), il centro inglese Hadley lo ha posizionato al decimo posto tra gli anni più caldi dal 1850. Le stazioni di rilevamento della temperatura usate dal GHCN NOAA, NASA GISS e Hadley CRUT3v sono contaminate dall’ urbanizzazione, mal posizionate, ma la cosa più preoccupante è che i 2/3 di queste sono state abbandonate in particolar modo dal 1990. Si è passati da un massimo di 15000 del 1970 ad un valore di 5000 nel 2000. L’immagine sotto riporta quelle utilizzate dal NOAA e dalla NASA (passate da 6000 a 2000) Da notare anche la discontinuità di temperatura media in corrispondenza dell’abbandono delle stazioni che suggerisce l’introduzione di un errore di campionamento.
La perdita riguarda soprattutto le stazioni rurali (passate da 8000 a 3000) e non è uniforme in tutto il pianeta. La maggior parte delle stazioni sono state perse in Unione Sovietica, Cina, Africa e Sud America. Per farvi un’idea guardate questa ricostruzione fatta dal Dr. Kenji Matsuura e dal Dr. J. Cort Willmott dell’Università di Delaware
http://climate.geog.udel.edu/~climate/html_pages/Ghcn2_images/air_loc.mpg
Due osservazioni importanti: primo, la cattiva copertura territoriale al di fuori degli Stati Uniti e dell’Europa e secondo la notevole perdita del 1990. Alla fine del 1989 più della metà delle stazioni in URSS sono state chiuse in seguito al collasso del regime comunista.
La perdita di stazioni rurali è problematica perché per calcolare la temperatura di una regione si è dovuti passare a rilevare le temperature delle stazioni vicine o di quelle situate in aree urbane. Questo è un problema che riguarda soprattutto la Siberia e spiega in parte il suo riscaldamento che ha subito un rapido incremento proprio a partire dal 1990.
Un altro problema rilevante che si pone è la penuria di dati delle temperature degli oceani che come ben sapete coprono il 70 % della superficie terrestre. Eccetto poche boe e poche navi mercantili e militari che seguono rotte che toccano le zone settentrionali degli oceani, manca la copertura di vaste aree oceaniche meridionali.
I dati satellitari non sono soggetti ai problemi delle stazioni meteorologiche e offrono una copertura globale con l’unica pecca che si hanno dati a partire solo dal 1979. Forse sarebbe il caso di passare a questi nuovi e più affidabili strumenti di misura della temperatura globale.
Fonti:
http://www.uoguelph.ca/~rmckitri/research/nvst.html
ANGELO