Archivio mensile:Febbraio 2009

Compare un mini-sunspot del ciclo 24 dopo più di un mese, e qualcuno già si preoccupa…

La regione 1013 apparsa ieri al massimo durerà fino a domani. Non sembra proprio avere le caratteristiche di una macchia in via di crescita, anzi è già in fase di leggera decadenza… mentre per quanto concerne la macchia posta nella parte invisibile del sole, ebbene essa a mio modesto parere non farà in tempo ad emergere nell’altra superficie solare ed essere contata, posto che lo sia già al momento in quanto anch’essa mi sembra più un mini-sunspot che altro. Ergo la possibilità a causa delle 2 macchie sopramenzionate di avere per la prima volta 2 regioni attive del ciclo 24 contemporaneamente presenti, la reputo alquanto improbabile. Per il resto il solar flux si mantiene sempre a livelli molto bassi, finchè non si muove questo ed in maniera tangibile intendo, the minimum must go on per buona pace di Hathaway e Co.

Anche oggi molto presumibilmente ci sarà un SSN di 12, domani di 11.( almeno che la regione 1013 non abbia un sussulto improvviso che ancora non vedo dagli ultimi aggiornamenti satellitari). Se le cose dov’essero terminare così, febbraio chiuderebbe con un SSN di 2.42 inferiore a quello di gennaio. Tenete presente inoltre che il Noaa ha contato un giorno in più la precedente regione 1012 rispetto al Sidc, quindi attendiamoci per il centro belga un valore ancora più basso.

Stay tuned, simon

UPDATE: SSN di 13 per il Noaa, 3 micro spots che in tempi di massimo solare o solo fino a 30 anni fa non sarebbero mai state contate.Ma nella sostanza non cambia nulla rispetto a quanto scritto sopra.

UPDATE atto 2°: il noaa toglie 13 che già era molto dura vederle 3 macchiette e mette 14(mi astengo da ogni commento)

L’aumento di temperatura porta ad un aumento della CO2?

La presenza di notizie riguardanti l’aumento delle temperature globali, in seguito all’emissione da parte dell’uomo di CO2, il cosiddetto riscaldamento antropico, è divenuta oramai costante e insopportabile. Ambientalisti, politici e molti scienziati ci hanno convinto che l’aumento dell’anidride carbonica, emessa dalle attività umane, implica necessariamente un aumento delle temperature globali. E se questa idea non fosse vera? Se fosse il contrario? Potrebbe l’innalzamento della temperatura comportare l’aumento di CO2?

Quando si parla di riscaldamento globale dovuto all’emissione di anidride carbonica, si dimentica spesso che quella dovuta alle attività umane è solo una parte di quella presente in atmosfera. Altri fattori entrano in gioco, fra questi in particolar modo gli oceani. Gli oceani della Terra contengono quantità enormi di CO2, fino al 78% di quella naturale, più di quanta ce ne sia nell’atmosfera. Essi possono rilasciarla come assorbirla in quanto è solubile in acqua. L’incremento di temperatura dell’acqua diminuisce la solubilità del biossido di carbonio, pertanto l’aumento della temperatura degli oceani sposta CO2 dal mare all’atmosfera, mentre una diminuzione fa avvenire il contrario. Come si può vedere nel grafico qui di seguito, uno spostamento 10 ºC di temperatura provoca circa il 30% di riduzione delle emissioni di CO2 disciolta.

figura 1: andamento temperatura- solubilità CO2

http://wattsupwiththat.files.wordpress.com/2008/04/co2_solubility_h2o.jpg?w=516&h=386

La variazione di temperatura degli oceani determina l’evoluzione atmosferica di CO2.

Gli scienziati della base russa Vostok, nell’Antartide orientale, analizzando dei campioni di ghiaccio, sono riusciti a ricostruire la temperatura e la concentrazione di CO2 della Terra degli ultimi 420.000.

Vostok Ice Core Graphfigura 2 : andamento della temperatura e della concentrazione di CO2 negli ultimi 420.000 anni

Analizziamo i due grafici:

Consideriamo la Terra 20.000 anni fa. Le temperature sono molto basse, circa 8 ºC al di sotto dei livelli attuali. Le basse temperature degli oceani determinano livelli altrettanto bassi di vapore acqueo in atmosfera, come di anidride carbonica la quale raggiunge livelli che sono la metà di quelli attuali. L’albedo della Terra è elevata a causa della presenza di una vasta copertura di ghiaccio in Europa e Nord America. Tutti questi fattori avrebbero portato ad una ulteriore diminuzione delle temperature terrestri, (facendo queste diminuire ulteriormente la concentrazione di CO2) fino a un’era glaciale permanente. Le temperature, invece, cominciano ad aumentare rapidamente, senza che la CO2 sia il motore di questo processo essendo, in realtà, diminuita.

Consideriamo altri due periodi. La Terra 14.000 anni fa presenta concentrazioni di CO2 di circa 200 ppm (parti per milione) e temperature al di sotto dei 6 ºC in rapida crescita. Se osserviamo 30.000 anni fa, le temperature e i livelli di CO2 sono gli stessi del periodo 14.000 anni fa , ma c’è una trend di temperatura opposto. Si possono trovare nel grafico situazioni analoghe, basta fissare un valore di temperatura e di CO2 e trovare periodi in cui il trend di temperatura è positivo e altri in cui è negativo.

Consideriamo ora 120.000 anni fa. Le temperature sono superiori a quelle attuali e i livelli di CO2 sono stati relativamente elevati a 290 ppm. L’H20 atmosferica è alta, e l’albedo terrestre è scarsa. Secondo gli scienziati attuali, la Terra avrebbe dovuto riscaldarsi rapidamente. Ma al contrario, subisce una rapida diminuzione delle temperature.

Se la CO2 fosse la principale causa delle variazioni climatiche, allora il clima sarebbe instabile e dovremmo aspettarci o una Terra completamente ghiacciata o un pianeta come Venere.

Appare strano come la Terra, a volte, si riscaldi rapidamente a 180 ppm di CO2, e altre volte si raffreddi a 280 ppm.

Se provassimo a sovrapporre i due grafici in figura 2, come si vede in figura 3, troveremmo che la temperatura e la CO2, hanno lo stesso andamento, avvalorando l’ipotesi che è la seconda a seguire la prima e non viceversa.

figura 3: Sovrapposizione temperatura (linea blu) e concentrazione CO2 (linea rossa)

Da quest’analisi appare chiaro che l’anidride carbonica non è la causa principale che spiega i periodi glaciali ed interglaciali, sicuramente entrano in gioco altri fattori, che gli scienziati non hanno chiarito ancora del tutto.

Fonti:

http://it.wikipedia.org/wiki/Gas_serra

http://it.wikipedia.org/wiki/Anidride_carbonica

http://wattsupwiththat.com/2009/02/21/co2-does-not-drive-glacial-cycles/

http://wattsupwiththat.com/2009/02/20/basic-geology-part-2-co2-in-the-atmosphere-and-ocean/

http://rubyelephant.wordpress.com/2007/12/04/you-dont-have-to-be-a-scientist-part-1/

Articolo inviatomi dall’utente Angelo che ringrazio…davvero ben fatto!

Simon

Previsioni da rivedere sulla ripartenza del ciclo 24

Il 23 Aprile 2008 il sito
http://www.arisanremo.it/index.php?name=News&file=article&sid=230
Riportava:

L’attuale minimo solare Sunspot
Il dott. Kenneth (Ken) Tapping (scienziato esperto in fisica e influenza
solare sui cambiamenti climatici, radioastronomia, ecc.) ricercatore
presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche del Canada, Istituto di
Astrofisica Herzberg, interviene con questo documento(ALLEGATO IN PDF),
liberamente scaricabile dal nostro Sito, sulle insistenti dichiarazioni di
alcuni scienziati che attribuiscono al vecchio Ciclo Solare 23 una durata
insolita.
Il documento, inviatoci gentilmente per conoscenza, in pratica è la
risposta a inesatte e fuorvianti dichiarazioni apparse su “Investor’s
Business Daily”, nel febbraio 2008, dove si diceva che la durata del Ciclo
23 è un fatto decisamente insolito perché il sole sta modificando il
proprio comportamento.

Attraverso alcuni grafici, presenti nel documento, egli dimostra che il
ciclo 1964-1977 (20) per esempio, con una durata di 13 anni, fu inusuale,
ma non insolito.

Nella fig. 2, sovrapponendo i grafici del 1964-77 (traccia rossa) e del
1997-??? (traccia nera) si può constatare che il Ciclo 23 non è ancora
lungo come il 20.
Per superare la durata del Ciclo 1964-1977 (20), il nuovo Ciclo 24
dovrebbe ritardare ancora e iniziare almeno nel 2009.

Dal grafico della fig. 3, che rappresenta i cicli solari nel corso degli
ultimi 300 anni, si nota come la durata del ciclo 1964-1977 (20), con una
durata di 13 anni, fu inusuale, ma non insolito.

Tapping conclude affermando che in questo momento è ingiustificato
presumere che il sole stia modificando significativamente il proprio
comportamento.
Sulla base delle attuali macchie solari, non si può supporre che qualcosa
di strano stia accadendo, a meno che il prossimo Ciclo 24 ritardi il suo
inizio nel 2009 o 2010.

Ora sembrerebbe che le premesse individuate dal Prof. Tapping debbano
essere riviste in quanto l’unica attività del Sole nel 2009 è relativa al
ciclo 23.

Qui sotto il documento dello stesso professore che sarebbe anche il caso che rivedesse le sue previsioni…

http://www.arisanremo.it/download/TheCurrentSolarMinimum.pdf

Articolo inviatomi dall’utente Alessandro che ringrazio di cuore, Simon

Notizia incredibile se fosse confermata: ipotizzata la presenza di un probabile sotto-ciclo scomparso e non contato ad inizio Minimo di Dalton! Possibili analogie con la situazione attuale…

We suggest that one solar cycle was lost in the beginning of the Dalton minimum because of sparse and partly unreliable sunspot observations during 1790s. So far this cycle has been combined with the preceding activity to form the exceptionally long solar cycle #4 in 1784-1799 which has an irregular phase evolution (known as the phase catastrophe) and other problems discussed in earlier literature. Based on a reanalysis of available sunspot data, we have suggested that solar cycle #4 is in fact a superposition of two cycles: a normal cycle in 1784-1793 ending at the start of the Dalton minimum, and a new weak cycle in 1793-1800 which was the first cycle within the Dalton minimum. Including the new cycle resolves the phase catastrophe and leads to a consistent view of sunspot activity around the Dalton minimum. It also restores the Gnevyshev-Ohl rule of cycle pairing across the Daltom nimimum. Here we summarize these findings and present new independent geomagnetic evidences favouring the existence of a new cycle in late XVIII century. We also show that the available data of cosmogenic isotopes 10 B e and 14 C cannot serve as a test of the existence of the new cycle.

Fonte: http://adsabs.harvard.edu/abs/2002cosp…34E.862U

Il ciclo numero 4 che precedette l’inizio del Minimo di Dalton e che ricordiamolo durò alcuni anni in più rispetto la consueta media di 10.5-11.5 anni e precisamente 15, in realtà sembra che fu un ciclo composto da 2 cicli ben distinti, il primo iniziato nel 1784 e terminato nel 1793 ed il secondo quello scomparso appunto, iniziato nel 1793 e finito nel 1800, rappresentando così la prima parte del Minimo di Dalton!

Poi leggendo sempre sul web, mi accorgo che qualcuno ha giudicato strana la regione 1011 apparsa il 20 gennaio,anche qui se ne parlò credendo che si fosse trattata di una macchia del ciclo 23, ma in realtà così non sembrerebbe: (da spaceweather.com)

“Un nuovo Sunspot [1011] sta emergendo all’interno del sole ed è una molto strana . La bassa latitudine della posizione dove è sorta la macchia suggerisce che si tratta di un vecchio membro del ciclo solare 23, ma la polarità magnetica della spot è ambigua, e non la identifica quindi né con il vecchio ciclo solare 23, né col nuovo ciclo solare 24.”

Qualcuno si è addiritura domandato se tale macchia potesse in qualche modo essere una spot del ciclo 25! Questo vorrebbe dire che il ciclo 24 potrebbe corrispondere al famoso ciclo scomparso pre-minimo di Dalton, che potrebbe anche durare ancora qualche anno prima di estinguersi completamente, di fatto trasortandoci direttamente all’inizio di un nuovo Dalton’s minimum!

Ipotesi molto suggestive, e da prendere con le molle, ma mi sembrava una cosa assolutamente curiosa ed interessante da raccontarvi…di certo sappiamo solo che il Sole dorme ancora,e perchè no, tutto può ancora capitare, persino svegliarci una mattina e vederlo bello e infarcito di Sunspot del ciclo 24 e con gli annessi indici solari balzati alle stelle…

Stay tuned, Simon