Archivio mensile:Maggio 2009

Per la prima volta abbiamo contemporaneamente 2 regioni con macchie del ciclo 24

2Fonte: www.solarcycle24.com

1Macchie ancora molto piccole e flebili, ma tanto basta ovviamente per essere conteggiate con i moderni strumenti a disposizione. Se venissero contate entrambe le regioni, sarebbe la prima volta in assoluto da quando è iniziato il nuovo ciclo, che simultaneamente sono presenti 2 macchie in 2 zone distinte del sole.

Siamo giunti in una fase delicata del minimo solare, davanti a noi abbiamo 2 strade possibili, e lo capiremo senza ombra di dubbio nei prossimi 2 mesi:

o il sole stavolta riparte (questo vorrebbe dire che giugno dovrebbe chiudere con un SSN maggiore di maggio, e luglio con SSN maggiore di giugno), oppure siamo dinanzi ad un fisiologico ruggito del sole come avvenuto ad esempio nei mesi di settembre, ottobre e novembre 2008.

Il solar flux come allora, sarà garante super partes di quello che accadrà, nel senso che ormai si è capito che contano anche gli aghi nel pagliaio, ma il solar flux appunto rimane un indice unico e non ritoccabile.

Stay tuned, Simon

Update: Noaa conta solo la regione più grande, dove effettivamente le macchie si vedono ancora. Numero di Wolf di 15. L’altra invece è già in chiara decadenza.

Il grande inganno dei serristi

Di Marco Fiorentino Lubelli, meteoscienze.it

In questo articolo mostrerò le risultanze di un esperimento molto semplice che chiunque può fare in un laboratorio di chimica senza grosse pretese.

Salterò nella mia descrizione molte parti dell’esperimento per non rendere l’articolo troppo pesante, mostrerò alla fine il link di riferimento per chi volesse approfondire l’argomento o ripetere l’esperimento. Gli strumenti principali adoperati saranno: una lampada ad infrarossi, un contenitore di vetro da laboratorio di campienza pari a un litro, anidride carbonica, aria saturata di vapor d’acqua, metano, un tappo forato e un termometro. Andando a riempire il recipiente prima di anidride carbonica, poi di aria saturata di vapor d’acqua e in fine di metano , andiamo a valutare l’incremento della temperatura del recipiente sottoposto all’illuminazione con la lampada a raggi infrarossi, confrontandola con un recipiente pieno invece di aria. Andremo a ricavare i seguenti risultati che ora riporto in una tabella

Tempo (sec.) Anidride carbonica Aria asciutta Aria saturata Metano
0 24°C 24°C 24°C 24°C
30 26.8°C 25.9°C 26.6°C 27°C
60 29°C 27.5°C 28.9°C 29.3°C
120 32.4°C 30.1°C 32.2°C 32.9°C
240 37°C 33.5°C 36.4°C 37.2°C

Come potrete facilmente notare l’ anidride carbonica determina un aumento della temperatura maggiore rispetto a quello del vapor d’acqua, questo perchè, come sappiamo l’anidride carbonica assorbe in maniera più efficiente del vapor d’acqua le radiazioni infrarosse, per cui la sua capacità di riscaldarsi è maggiore di quella del vapor d’acqua, ancora maggiore è inoltre la capacità di assorbire le radiazioni da parte del metano. Dunque gli scienziati hanno coniato il termine di gas serra prorpio per indicare questo effetto caratteristico di alcuni gas, e oggi si pensa che la continua produzione e emissione di gas serra in atmosfera possa essere responsabile dell’aumento delle temperature globali del quale siamo oggi alle prese. Bene, però questo esperimento seppure completo nel procedimento e nei risultati, non è completo nelle conclusioni. Infatti, molti dimenticano che il vapor d’acqua è presente in natura in una concentrazione pari a un dato variabile fra lo 0.1% e lo 0.4%, mentre l’anidride carbonica ha oggi una concentrazione pari a 379 parti per milione, dunque il rapporto fra questi due gas è di circa 1/26 nel caso in cui il vapor d’acqua è in concentrazione di 0.1%, il rapporto poi diventa ancora più piccolo per il metano raggiungeno un valore pari a 1/5637. Per capire bene cosa significhinono questi numeri, basterà fare questa considerazione: l’incremento dell’ anidride carbonica di questi ulti due secoli (dall’inizio dell’era industriale 1750) ad oggi (2005) è stato di: 99 parti per milione. Bene l’incremento di solo un 1% della concentrazione del vapor d’acqua rispetto al valore normale, corrisponde a un incremento di 100 parti per milione, superiore a quello complessivo di 200 anni di attività industriale. Già questi numeri potrebbero farci comprendere la grande contraddizione nella quale a volte si cade quando si parla dell’ effetto serra, imputandolo esclusivamente ai gas di natura industriale. Ma quello che diventa veramente, a mio parere, assurdo quando si parla di effetto serra e di riscaldamento globale, sono i due pesi e le due misure che alcuni scienziati utilizzano per valutare quantitativamente l’effetto dei gas serra sul riscaldamento globale. Bene i ricercatori per valutare l’impatto dei gas serra sul Global Warming utilizzano un indice riferito all’anidride carbonica (già a mio parere questa è una contraddizione, la scala andrebbe riferita al vapor d’acqua ritenuto da utti gli scienziati il maggior gas serra) chiamato GWP (Global Warming Potential-potenziale di riscaldamento globale) indicante l’efficenza di un gas serra di intrappolare le radiazioni infrarosse, rispetto a un altro gas, prendendo come gas di riferimento l’anidride carbonica, gli scienziati hanno dato valore di GWP al vapor d’acqua pari a 0, affermando che il potenziale di riscaldamento dei gas serra non dipende dalla concentrazione, ma dall’efficienza di trattenere le radiazioni infrarosse. Bene lasciando perdere il discorso scientifico riguardante le bande di assorbimento di ogni singolo gas, possiamo ragionevolmente valutare l’efficienza di un gas serra proprio sfruttando l’esperimento di apertura, considerando dunque come elemento discriminante l’aumento di temperatura a livello sperimentale che ogni sigolo gas produce rispetto all’assorbimento dell’infrarosso. Bene se così fosse, il vapor d’acqua non potrebbe mai avere valore di GWP pari a 0, ma quanto meno, vicino agli 0.94, che costituisce il valor medio dei rapporti delle differenze di incremento della temperatura subite dai gas nei successivi rilevamenti. E’ evidente che il valore grezzo trovato in questo articolo andrebbe trasformato in una funzione dipendente dal tempo, e che probabilmente il rapporto non sarebbe esattamente uguale a quello riportato, ma ragionevolmente esso non potrebbe essere uguale comunque a 0. Insomma i sostenitori del GW hanno volutamente eliminato dalle loro valutazioni il vapor d’acqua, che ricordiamolo è il massimo regolatore termico del globo, in questa maniera le risultanze di questi ricercatori sono irrimediabilemte viziate da un errore iniziale, per questo io dico che c’è un inganno di fondo…

Per ripetere l’esperimento collegarsi al seguente link dal quale ho preso i dati di questo articolo:

http://www.atmosphere.mpg.de/files/040e99a6ee1e21ca3e96fe14ffeb6112/12968/LowTrop_BasU2WS2SolIt.pdf

Appello ai lettori di NIA: cerco qualcuno che possa amministrare il Blog…

Ovviamente mi rivolgo sprattutto ai collaboratori, Ale, Fabio, Angelo (quelli rimasti)

Purtroppo per impegni sempre più presenti ultimamente, non posso garantire la mia presenza come si converrebbe ad un amministratore di blog…

Non voglio che Nia chiuda, voglio che il progetto vada avanti.

Io rimarrei comunque come collaboratore di articoli.

Per favore fatemi sapere se qualcuno è disponibile, le vostre candidature saranno ben accette, poi se ce ne saranno tante si farà una votazione tramite sondaggio per decidere chi sarà il mio successore.

Simon

Grazie a tutti quelli che hanno risposto. Purtroppo ho provato a trovare un modo per inserire dei collaboratori attivi ed anche moderatori ma wordpress non me lo consente, nel senso c’è anche la funzione ma poi e come se non funzionasse. Quando faccio una cosa in qualunque cosa della vita, cerco di dare sempre il massimo, ecco perchè mi dispiacerebbe non riuscire più a garantire la stessa quantità e magari qualità di articoli. Sono il primo a non volere che il Blog chiuda. Poi penso che si va anche verso l’estate, e c’è comunque meno gente che si collega…proviamo a tirare avanti così, con diminuzione degli articoli e magari con la rpubblicazione di articoli vecchi e già pubblicati che magari in tanti si sono persi. Vediamo cosa ne esce fuori, almeno per un’altra settimana cercherò di garantire le stesse “performance”, poi si vedrà. Avevo anche pensato che nel fine settimana di non far uscire più articoli, tranne quelli di nowcasting solare se ci fossero delle novità di machie o regioni attive. Dai vediamo. Ma rimango dell’idea che comunque il Blog un giorno dovrà essere amministrato da un altro, spero che qualcuno ci pensi.

Grazie a tutti, Simon

Se la vista non mi inganna, la nuova regione sembra avere polarità del ciclo 23?

Immagine Gong autoaggiornante, fonte: http://www.bbso.njit.edu/Images/daily/images/gongmag.jpg

La nuova regione visibile in alto a sinistra, sembra proprio avere latitudine del ciclo 24 ma polarità invertita, ossia del ciclo 23.

Se così fosse, continuano le stranezze di questo Minimo… è vero che possono anche capitare queste macchie del nuovo ciclo con polarità invertita, ma ormai se ne contano parecchie di queste circostanze ed in tempi molto brevi l’una dall’altra, e credo quasi sicuramente con una frequenza maggiore rispetto a quella che sarebbe la loro media.

Staremo a vedere domani se la regione in questione presenta delle macchie al suo interno, per oggi penso finirà spotless.

Simon

UPDATE: dall’aggiornamento del sat, forse sembrerebbe essere più con la polarità del nuovo ciclo, quel nero del magnetogramma a destra del bianco ora sembra più evidente…prim avevo pensato spuntasse il nero alla sinistra del bianco, ma così non sembrerebbe ora…comunque sembra una regione davvero poco attiva, almeno fino ad ora.

UPDATE2: Ho interpellato lo sesso Svalgaard sul forum di solar cicle24, chiedendogli quale fosse la polarità della nuova regione…

Gli ho fatto presente che dal soho nn si può escludere la polaità del ciclo 23, ed egli ha risposto: “At this point of the cycle it seems VERY unlikely to be a SC23 group at that latitude, but we’ll know in a day or less.”

Della serie aspettiamo domani, ma se fosse ciclo 23 sarebbe a questo punto del ciclo molto strano…

update3: ONESTAMENTE PIù PASSA IL TEMPO è PIù SEMBRA CICLO 24, ANCHE SE DIFFICILMENTE DARA’ MACCHIE

Campi Gravitazionali e elettromagnetici

La rivoluzione dei pianeti attorno al Sole e delle lune attorno ai pianeti è stata affrontata per la prima volta da Isac Newton nel 1687, con il suo trattato “Philosophiae Naturalis Principia Mathematica” enuncia i principi fondamentali della legge di gravitazione universale.

G = la costante di gravitazione universale
r^ = è il vettore posizione per i due corpi che interagiscono
M = la massa
r = la distanza tra i due corpi

Questo trattato spiega molto bene il meccanismo che regola i fenomeni gravitazionali del sistema solare ma non senza alcuni punti deboli, fu la teoria della relatività generale pubblicata da Albert Einstein nel 1915 che colmò questi punti deboli permettendo di fare chiarezza sui seguenti punti:

1. La teoria di Newton presuppone che la forza gravitazionale sia trasmessa istantaneamente con un meccanismo fisico non ben definito ed indicato con il termine “azione a distanza”. Lo stesso Newton tuttavia riteneva tale azione a distanza una spiegazione insoddisfacente sul modo in cui la gravità agisse.
2. Il modello di Newton di spazio e di tempo assoluti è stato contraddetto dalla teoria di Einstein della relatività speciale. Tale teoria è stata sviluppata con successo sulla base del presupposto che esiste una certa velocità a cui i segnali possono essere trasmessi corrispondente alla velocità della luce nel vuoto.
3. La teoria di Newton non prevede correttamente la precessione del perielio dell’orbita del pianeta Mercurio, dando un risultato in disaccordo con le osservazioni di alcune decine di secondi d’arco al secolo; questo fenomeno è invece un ottimo banco di prova per la relatività generale, le cui previsioni concordano con le osservazioni.
4. La teoria di Newton predice che la luce è deviata per gravità, ma questa deviazione è metà di quanto osservato sperimentalmente.
5. Il concetto per cui masse gravitazionali ed inerziali sono la stessa cosa (o almeno proporzionali) per tutti i corpi non è spiegato all’interno del sistema di Newton.

Dunque abbiamo visto come una validissima teoria possa venire implementata, o meglio rivista sotto un altro punto di vista.
Volevo in particolare soffermarmi sul punto “4”, si capisce bene come come la sola trattazione meccanica dei fenomeni che regolano il nostro Universo sia “debole” quando si ha a che fare con un’entità elettromagnetica come la luce. La luce, composta da due campi, il campo elettrico e il campo magnetico risente della magnetosfera di Stelle e Pianeti di essa dotati, c’è quindi un’altra tipologia di campo che, assieme al campo gravitazionale opera nell’iterazione a distanza dei corpi celesti.

1

Il campo magnetico è un campo vettoriale: associa, cioè, ad ogni punto nello spazio un vettore, eventualmente variabile nel tempo, il cui effetto fisico si esplica in termini della forza di Lorentz subita da una carica elettrica in movimento oppure nel momento torcente che agisce su un dipolo magnetico. Le sorgenti del campo magnetico sono le correnti elettriche oppure i dipoli magnetici.
Fu Albert Einstein a mostrare, con la relatività ristretta e la relatività generale, che i campi magnetico ed elettrico sono due aspetti dello stesso fenomeno (un tensore a due dimensioni), e che un osservatore può percepire una forza magnetica mentre un osservatore in movimento ne percepisce una elettrostatica. Così, con la relatività, le forze magnetiche possono essere previste con la conoscenza delle sole forze elettrostatiche.
Senza entrare nel dettaglio della trattazione matematica alla base dell’elettromagnetismo ci basti sapere che due campi elettromagnetici interagiscono tra di loro in relazione alla distanza a cui si trovano e in base a quello che si può definire come “overlap”, sovrapposizione del campo, che dipende oltre che dalla distanza, anche dal vettore posizione, ossia dalla traiettoria con cui i campi magnetici vengono ad interagire.
E’ ben nota e trattata l’influenza dei campi gravitazionali sul Sole, essi risultano infatti trascurabili, in particolare non si osservano i cosiddetti “effetti mareali” dei grandi pianeti sul plasma solare. L’azione a distanza dei grandi pianeti (Giove e Saturno in particolare) non è in grado di alterare in modo tangibile la superficie solare, come invece accade per le maree terrestri influenzate dalla Luna.
Nell’ultimo POST abbiamo trattato il Sole e i Giganti Gassosi (Giove e Saturno in particolare) dal punto di vista delle caratteristiche elettromagnetiche, ora abbiamo affrontato le basi dell’interazione elettromagnetica a distanza, sorge spontanea la domanda : “quale sarà l’influenza che esercitano questi pianeti sulla nostra Stella? E in particolare sulle SunSpot?”.

Sarà l’argomento del prossimo POST!!!

ALESSANDRO