Svaalgard sul Solar Flux e sulla sua correlazione con il SN

Recentemente abbiamo visto che il conteggio delle macchie solari ha subito una pessima e speriamo non voluta alterazione. Secondo il dottor Svaalgard il conteggio dei minuscoli pori è il minore dei nostri problemi e il perché lo capirete leggendo. Per tutti quelli che sono convinti, che il solar flux sia un parametro completamente affidabile (anche lui ha qualche problemino) rimarrà in parte deluso da questo come dal successivo articolo. Non è salutare per la scienza diffidare di tutto e tutti, ma non preoccupatevi, rimarrà sempre il più neutrale indicatore dell’attività solare.

Confronto tra il Solar Flux e il flusso solare misurato ad altre frequenze radio

In un precedente articolo vi ho detto che il solar flux è la quantità di radiazione misurata a 2,8 Ghz (10,7 cm), ma non è l’unica misurazione nel campo delle microonde. Molti altri osservatori hanno delle lunghe serie di dati, ad altre frequenze come l’osservatorio di Toyokawa che ha registrato il flusso solare a 3,75 GHz (8 cm) a 2 GHz (15 cm) e a 1 GHz dal novembre 1951 all’aprile 1994. Dal maggio 1994 ad oggi le misure sono passate all’osservatorio di Nobeyama sempre in Giappone. La correlazione tra queste tre misurazione è tale da poter mediante un fattore di scala sovrapporre i tre andamenti di flusso nel tempo (come vedete nell’immagine, in rosso la media dei tre)

1fonte: http://wattsupwiththat.files.wordpress.com/2009/05/svalgaard_radioflux_fig4.png

02fonte: http://wattsupwiththat.files.wordpress.com/2009/05/svalgaard_radioflux_fig5.png

Se facciamo un rapporto tra il valore di flusso giapponese e quello del solar flux noterete meglio la cosa (ricordo che il solar flux fino al 1991 è stato misurato a Ottawa, per poi passare a Pentiction).

1

fonte: http://wattsupwiththat.files.wordpress.com/2009/05/svalgaard_radioflux_fig6.png

Svaalgard ha calcolato la differenza tra questi due valori e ha trovato un 3% (memorizzate tale valore, dopo capirete il perchè) di differenza, quindi, basterebbe innalzare il valore del solar flux dei dati di Ottawa di tale percentuale per uniformare il valore nel tempo. Ciò non altera sostanzialmente le conclusioni tratte dalle misurazioni svolte.

Correlazione fra l’SN e il solar flux

Esiste una relazione (matematica) tra il solar flux e il sunspot number: se si conosce uno dei due si può, di conseguenza, trovare l’altro. Nell’immagine trovate l’SN osservato e quello ricavato (fittato) dal solar flux. Si può evidenziare che fino al 1989 l’accordo è buono, dopo quello osservato è più basso di quello fittato.

1

fonte: http://wattsupwiththat.files.wordpress.com/2009/05/svalgaard_radioflux_fig10.png

La cosa può essere messa maggiormente in risalto calcolando il rapporto tra questi due (si sono utilizzati solo SN maggiore di 5).

1

fonte: http://wattsupwiththat.files.wordpress.com/2009/05/svalgaard_radioflux_fig11.png

La deriva che si osserva è ben superiore al 3% (il valore di cui doveva essere corretto il solar flux). La spiegazione è che la relazione tra il solar flux e il SN è cambiata in maniera significativa, come evidenzia il grafico seguente.

1Fonte: http://wattsupwiththat.files.wordpress.com/2009/05/svalgaard_radioflux_fig12.png?w=510&h=256

Svaalgard propone tre spiegazioni per questo cambiamento avvenuto già a partire dal ciclo 23:

1) La procedura di conteggio delle macchie o gli osservatori sono cambiati apportando alterazioni nel conteggio rispetto al passato.

2) Cambiamenti nella corona o nella cromosfera hanno aumentato il valore del solar flux.

3) E’ vera la teoria di Livington e Penn secondo la quale le macchie durante gli ultimi anni sono sempre più calde e inosservabili perché è minimo il contrasto con il resto della fotosfera.

Svaalgard propone come eccitante spiegazione la terza ipotesi. E voi? Riguardo alle sunspeck ultimamente conteggiate, Svaalgard proponeva a metà maggio di non preoccuparsi troppo perché poco significativi rispetto alla deriva che si è messa in rilievo nella penultima immagine.

Fonte articolo: http://www.leif.org/research/Solar%20Radio%20Flux.pdf

ANGELO

31 pensieri su “Svaalgard sul Solar Flux e sulla sua correlazione con il SN

  1. bravi ragazzi :-)…adesso sappiamo che, se pure non fosse un record, il vento solare sotto i 270 significa che è ridotto proprio ai minimi termini…ma dato il buco coronale, credo che tra poco tornerà a salire…

    tra l’altro si sta anche formando un altro buco coronale, stavolta nell’emisfero meridionale poco sotto l’equatore…

    stando alle spiegazione di ale, questi buchi che non sono più transequatoriali e non sono neanche polari, potrebbero essere il manifestarsi della configurazione octapolare?

      (Quote)  (Reply)

  2. Penso che sia vero il punto 3 di Svalgaard. Sv. afferma anche che gli altri parametri della a.s. probabilmente non erano così azzarati anche durante il minimo di Maunder, che quindi rappresenterebbe più che altro una diminuzione dell’attività magnetica toridale del sole a livelli al di sotto del valore soglia che permette la formazione di macchie visibili. In pratica gli altri fenomeni tipo coronal holes solar proton events e simili sarebbero avvenuti anche durante il “grande minimo”.

      (Quote)  (Reply)

  3. …anche stamattina vento solare a 266…vediamo se il buco coronale farà sentire i suoi effetti fra oggi e domani….altrimenti dovranno ribattezzarla brezza solare 🙂

    intanto l’altro buco sta in effetti assumendo una forma vagamente trans-equatoriale…vediamo come evolve…

    solar flux inchiodato a 68, nonostante le 2 regioni, di cui una ha generato macchie ben visibili…questa è la riprova che non è sufficiente guardare al numero della macchie di una regione, ma anche alla sua estensione per capire veramente la sua importanza…la 1023 è ben organizzata, ma ha estensione molto piccola…

      (Quote)  (Reply)

  4. …ecco l’effetto del corona hole che inizia a farsi sentire…
    vento solare “schizzato” a 300 intorno alle 10:30 🙂 e con ogni probabilità continuerà a salire….

      (Quote)  (Reply)

  5. … MMa!!! Si parla di un’inversione, o quanto meno di una stabilità, nello scioglimento dei ghiacci ed intanto il simpatico Piero Angela giovedì 2 luglio a S.Quark dirà
    che gli orsi stanno per affogare…MMa. E’ forse proprio la riprova che ognuno fa e dice quello che vuole o meglio che fa piu’
    Spettacolo……….???

      (Quote)  (Reply)

  6. Il primo (la neve e le gelate) potrebbe in effetti essere un effetto della minore radiazione solare.

    Il secondo, più che relativo al ghiacciaio Perito Moreno in Argentina, va riferito ai ghiacciai dell’Alaska ed a quelli europei (non tutti peraltro) che sono tornati ad avanzare, dopo decenni di ritiro. Anche in questo caso può trattarsi di un indizio del genere.

    Altri indizi sono la diminuzione delle temperature in stratosfera ed il raffreddamento degli oceani (almeno in Atlantico).

    Ma per fare una prova certa ci vogliono altri indizi: ad esempio, sarebbe per me un buon indizio se la previsione del Nino medio/forte venisse sensibilmente ritoccata al ribasso nei prossimi mesi; inoltre, un inverno piuttosto freddo nell’emisfero meridionale, seguito da un altro inverno freddo in quello settentrionale sarebbe un altro tassello interessante.

    Ma la prova vera può darla solo il tempo: se fra alcuni anni, guardando all’andamento climatico degli anni precedenti, avremo riscontrato un’inversione di tendenza al riscaldamento degli ultimi decenni, con il Sole ancora in letargo, avremo fatto tombola.

      (Quote)  (Reply)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Immagine CAPTCHA

*

Aggiungi una immagine

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.