Archivio mensile:Agosto 2009

Starei un pò attento a questa regione…

(IMMAGINE STEREO AUTOAGGIORNANTE)

In basso a destra, con polarità del ciclo 23:

(MAGNETOGRAMMA GONG AUTOAGGIORNANTE)

Stamane non era così evidente, ed è cresciuta un pò nelle ultime 3-4 ore…

Al momento niente macchie, lo conferma anche il fatto che siamo spotless pure oggi, (45° giorno consecutivo), ma è bene tenerla sott’occhio nelle prossime ore.

Stay tuned, Simon

UPDATE: Attenzione perchè la regione in questione è aumentata ancora, non vi sono ancora macchie al suo interno, ma di certo rappresenta l’area di attività più importante di questi 45 giorni spotless.

Vi sono già discrete possibilità che domattina Catania (quindi il sidc) la conti, e se si sviluppa ancora pure il Noaa, interrompndo così la serie dei giorni spotless consecutivi.

Unica cosa positiva sarebbe che la regione presenta polarità del vecchio ciclo, e non è poco a questo punto…

staremo a vedere domani, ma al momento posso dire che ci avevo visto giusto sulla potenziale crescita della suddetta regione!

La circolazione termoalina: un modello da rivedere

I movimenti delle masse di acqua oceaniche hanno una notevole influenza sul clima e hanno avuto molta attenzione da parte di climatologi, oceanografici, etc. Ci sono due forze che determinano la circolazione oceanica:
a) la forza dei venti (interazioni oceano-atmosfera) che agisce sulla superficie marina e influenzano la circolazione nel primo chilometro di profondità;
b) la differenza di densità (termoalina) fra masse di acqua , che agisce a tutte le profondità;
La circolazione oceanica profonda, chiamata dagli scienziati circolazione termoalina e detta, popolarmente, il grande nastro trasportatore oceanico (è quella citata nel film “L’alba del giorno dopo”). E’ stata studiata in tempi relativamente recenti (circa 50 anni) .

1fonte: http://www.agu.org/books/plate/OSGM1734328_plate1.jpg

Abbiamo detto che l’origine di questi movimenti risiede nella differenza di densità fra le masse di acqua oceanica. Queste sono determinate dalle variazioni di temperatura e di salinità delle acque. Come sapete, la densità decresce con l’aumentare della temperatura e aumenta con l’aumentare dei sali disciolti (la temperatura varia con la latitudine, mentre la salinità dipende soprattutto dall’evaporazione). E’ facile capire come acque calde e salate tropicali si raffreddino muovendosi verso Nord (corrente del Golfo), il raffreddamento produce un aumento di densità, di conseguenza, un affondamento e un movimento in profondità (2-4 km) verso Sud che costituisce la NADW (North Atlantic Deep Water). Quest’ultima comprende la LSW (Labrador Sea Water), la corrente del mare del Labrador, che poi continua nella DWBC (Deep Western Boundary Current) ad una profondità tra i 1600 e i 2500 m, una corrente che segue le coste nord americane (vedi immagine sotto) e raggiunge i tropici per ridare vita alla corrente del Golfo .
Nell’Oceano Meridionale si forma la AABW (Antartic Botton Water), una corrente profonda fredda che influisce direttamente sulla banchisa antartica. Avrete capito che la circolazione termolitica è il principale meccanismo di trasferimento di calore dai tropici a latitudini più elevate, come anche verso i poli.

1fonte: http://news.duke.edu/2009/05/images/gulfstream_full.jpg

Un recente studio, apparso su Nature, sembra aver scosso la comunità scientifica perché ha messo in discussione questo modello circolatorio, in particolare la DWBC, universalmente accettato da 50 anni. I ricercatori, per seguire i movimenti delle masse di acqua oceaniche, hanno lasciato alla deriva a una profondità di 700-1500 metri delle boe, detti RAFOS , che hanno registrato, una volta al giorno dal 2003 al 2005, la posizione, la temperatura e la pressione delle acque.
Il 75% dei RAFOS non ha seguito la DWBC ed è andato alla deriva nel mare aperto. Solo l’8% dei RAFOS ha seguito la DWBC secondo il modello attuale. Questo comportamento inaspettato è stato confermato anche da un programma che simulava il percorso di 7000 boe virtuali.

L’impatto di questa notizia sugli attuali modelli di circolazione oceanica potrebbe essere drammatico, in quanto vengono utilizzati per prevedere i cambiamenti climatici sia a breve che a lungo tempo. La notizia interessa anche la quantità di anidride carbonica presente in atmosfera. Queste correnti, infatti, portano la CO2 dalla superficie alle profondità dell’oceano, dove, si deposita formando dei carbonati. E’ un modo molto efficace di eliminarla in maniera definitiva dall’atmosfera.

fonti: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/4/4c/Thermohaline_Circulation_2.png/800px-Thermohaline_Circulation_2.png
http://users.unimi.it/paleomag/ppt/3-Oceanography08.pdf
http://ginux.univpm.it/didattica/dispense/bavestrello/zoologia/pagine/1_2_1.htm

ANGELO

Con oggi raggiungiamo la seconda piazza del minimo 24!

1Il nostro amico Fabio Campanella non ha più aggiornato la sua tabella, ma con oggi raggiungiamo (a meno di clamorose soprese che per ora non vedo) i 44 giorni spotless consecutivi, eguagliando così la seconda posizione del minimo in corso ed entrando nella Top Ten dei minimi di sempre.

Io non aggiungo altro, e…buona domenica a tutti…

Simon

NB. per Fabio Campanella: Fabio, spero che tu legga questo messaggio, ho scoperto un’atra serie di 20 giorni spotless consecutivi che manca nella tabella e risale a gennaio 2008 come puoi ben veder da qui:

http://www.swpc.noaa.gov/ftpdir/indices/old_indices/2008_DSD.txt

Ovviamente serie raggiunta solo dal Noaa e non dal sidc che si fermò a 18, ma dato che la tabella per il minimo 24 tiene conto dei dati Noaa, sarebbe carino e giusto aggiornarla.

Con oggi raggiungeremo i 700 giorni spotless totali da inizio minimo!

1Dati Noaa (per il sidc siamo con oggi a 695):

http://daltonsminima.wordpress.com/dati-sole-in-diretta/

Davanti a noi, abbiamo solo il minimo tra il ciclo 12 e 13 (736 giorni totali), e quelli dei cicli 14, 15 e 12.

Mi ricordo che l’anno scorso di questi tempi, quando quindi ancora NIA non esisteva, in molti, me compreso, pensavamo al massimo che tale minimo potesse arrivare a raggiungere i 600 giorni spotless totali, mentre ora siamo ad un passo dal riacciuffare il ciclo 13 con 736 giorni totali senza macchia.

Sempre allora, pensavamo fosse impossibile rieguagliare i minimi ai primi posti… sinceramente lo ritengo molo difficile tutt’ora, ma non più impossibile. Va altresì ripetuto che stiamo paragonando conteggi avutisi con metodi diversi rispetto gli attuali, è molto probabile infatti che se fossimo stati nel 1800/1900, oggi invece che 700 avremmo tranquillamente “festeggiato” gli 800, ma questa è un’altra storia… anche se vi anticipo che al ritorno delle vacanze NIA sposerà un nuovo tipo di conteggio nato dall’intelligenza di 2 amatori solari stranieri che stanchi delle continue divergenze tra enti diversi e della ormai assodata incapacità di poter fare ogni minimo paragone col passato, hanno elaborato appunto un nuovo sistema molto valido per il conteggio delle macchie solari.

Tornando a noi, questo minimo come detto anche tante altre volte, non smette più di stupire… è un pò come le estati degli anni 2000…anche quando sembra finire, dimostra di avere altre 7 vite dentro il cassetto…

We are living in very interesting times…

Simon

Giant Loops: non si formarono durante il minimo di Maunder…ed in questo ciclo si formeranno?

I loops giganti sono coinvolti nel meccanismo di inversione della polarità solare, questo è ciò che rivela uno studio del 2002.

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I nuovi risultati degli astronomi di Stanford possono aiutare a risolvere una delle questioni più sconcertanti della scienza solare : Quali sono le cause del flip dei poli magnetici del Sole ogni 11 anni?

Comprendere le forze che guidano questo ciclo di 11-anni potrebbe aiutare i ricercatori a prevedere violente eruzioni solari e flares che periodicamente interferiscono con le comunicazioni sulla Terra, ha detto Elena E. Benevolenskaya, una fisica di ricerca presso la Stanford’s WW Hansen, Laboratorio di Fisica Sperimentale (HEPL).

“Uno dei problemi principali per gli astronomi del secolo scorso è stato trovare un meccanismo avente abbastanza forza per provocare le inversioni polari”.

Dopo l’analisi di un decennio di immagini satellitari la Dottoressa Benevolenskaya e i suoi colleghi hanno trovato una parte cruciale di tale meccanismo – un loop gigante di plasma caldo, gas elettrificato che collega i poli magnetici del Sole con aree a polarità opposta di macchie solari situate vicino all’equatore solare.

Questo loop gigante è molto simile visivamente a un enorme arcobaleno.

Il 2loop gigante è costituito da intensi campi magnetici che sono potenzialmente abbastanza forti da innescare inversioni polari, secondo i ricercatori di Stanford. I campi magnetici probabilmente originati dalla “dinamo solare” – una regione situata 135.000 miglia sotto la superficie, che gli scienziati credono essere la fonte di tutto il magnetismo del Sole.

Ciclo Solare

La Dottoressa Benevolenskaya ha presentato questi risultati alla riunione del 5 giugno l’American Astronomical Society (AAS) in Albuquerque, e i risultati appaiono anche in questo numero di AAS ‘Astrophysical Journal Letters in uno studio co-autore di Stanford fisici da Alexander G. Kosovichev e Phillip H. Scherrer e JR Lemen e GL Slater della Lockheed Martin solare e di Astrofisica Laboratorio di Palo Alto, California.

“Come la Terra, il Sole ha poli magnetici”, Kosovichev detto, “ma a differenza della Terra, il Sole presenta una polarità che non è costante nel tempo. Essa cambia ogni 11 anni a partire dal nord magnetico al sud magnetico e viceversa. Tuttavia, l’origine di tali inversioni periodiche è sconosciuta “.

Precedenti studi hanno dimostrato che l’inversione di polarità si verifica a metà del ciclo di 11-anni — un periodo noto come il “massimo solare”, quando il numero di macchie solari sono al loro picco. Gli scienziati ritengono che le macchie solari – che sono spesso accompagnate da solar flares- siano il risultato dei campi magnetici generati nella dinamo che alla fine irrompono attraverso la superficie.

A seguito del massimo solare, il numero di macchie solari diminuisce gradualmente fino a scomparire del tutto circa cinque anni dopo – un periodo noto come il “minimo solare,” quando la superficie del Sole è relativamente inattiva.

“L’ultimo massimo solare è avvenuto nel 2000, e siamo in direzione di un altro minimo nel 2006,” Kosovichev sottolinea.

Per avere un quadro chiaro di come i campi magnetici solari si comportano durante un tipico ciclo di 11-anni, il team di Stanford ha analizzato i dati raccolti tra il 1991 e il 2001 da due satelliti orbitanti – Yohkoh, lanciato dal Giappone (Istituto per lo spazio e le Scienze Astronautiche) e SOHO gestito dalla NASA e dall’Agenzia spaziale europea (ESA).

Idati satellitari hanno riguardato la fase di declino del ciclo solare precedente, dal 1991 al 1996, dal massimo al minimo, così come la fase di aumento del nostro attuale ciclo – dal 1997 al 2001.

Il coronal-loop gigante è costituito da particelle di gas riscaldato a 3,5 milioni di gradi Fahrenheit – una temperatura abbastanza calda ad emettere ad alta energia dei raggi X, che sono invisibili all’occhio umano. Yohkoh (in giapponese “raggio di sole”) è dotato di un telescopio a bordo in grado di “vedere” le emissioni di raggi X e di “tradurli” in immagini. Queste immagini a raggi X, raggi ultravioletti e con i dati magnetici dal satellite SOHO, ha confermato l’esistenza del loop.

Comportamento delle Sunspot

“Le Macchie solari non si verificano in modo casuale,” Scherrer osserva, “Sono concentrate sopra e sotto l’equatore solare”.

Macchie che si trovano nell’emisfero settentrionale hanno “gemelle speculari” nell’emisfero sud, ha aggiunto.

La maggior parte delle macchie solari si verifica in coppia – le principali spot, presentano la stessa polarità magnetica del polo magnetico in base all’emisfero in cui si formano, ma hanno anche un trailing loco, che ha polarità opposta. Per esempio, se il Sole ha il polo nord magnetico positivo (“+”), tutte le principali località a nord del equatore saranno positive (“+”) e tutti i trailing spot saranno negativi (“-“).

Secondo i dati del satellite, i loop giganti osservati nello studio formano connessioni tra i poli magnetici e punti trailing situati nello stesso emisfero.

“Questi loop non attraversato MAI l’equatore,” ha detto Scherrer.

Poiché il polo magnetico e il trailing loco hanno polarità magnetica opposta, ogni loop generato presenta un flusso incredibilmente intenso di energia elettrica. Quando nel 2000, il massimo solare si avvicinò, il numero di macchie solari e trailing loop aumentarono contribuendo alla creazione di numerosi collegamenti magnetici che possono essere stato abbastanza forti per contribuire a invertire il polo magnetico.

“Crediamo che questi collegamenti magnetici diretti possano accelerare il processo di inversione polare e creare le condizioni per il prossimo ciclo solare”, ha spiegato Kosovichev.

Il Misterioso ciclo

I dati dei satelliti hanno rivelato inoltre che il loop-gigante ha da subito presentato un misterioso pattern di crescita e di sviluppo.

“Il Giant loop è apparsa soltanto quando ci sono state esplosioni di Sunspot in piena attività, queste avvenivano ogni 12-18 mesi durante la fase di aumento del ciclo undecennale” ha osservato la Dottoressa Benevolenskaya.

Questo strano ciclo di 12-18 mesi potrebbe avere le sue origini nella dinamo solare. Due anni fa, i ricercatori di Stanford hanno scoperto che due strati profondi di gas sotto la superficie del Sole sono stati misteriosamente accelerati e rallentati ogni 12-16 mesi. I ricercatori sospettano che questi livelli di gas in rotazione fanno parte della dinamo solare che genera i campi magnetici del Sole.

“La nostra ricerca conferma l’esistenza di una notevole sincronizzazione della polarità magnetica delle SunSpots e dei poli magnetici” conclude Kosovichev. “Questi risultati possono portare anche a nuove idee sul ruolo attivo che la corona solare svolge nel generare i cicli delle Sunspot”.

Dunque questi giganteschi Coronal-Loop sono probabilmente il meccanismo alla base dell’inversione dei poli magnetici della stella in corrispondenza del massimo solare, se non si formeranno in entrambe gli emisferi del Sole si verrà a creare un situazione del tutto analoga a quella che portò al Minimo di Maunder.

Come argomento affine, vedere anche: http://daltonsminima.wordpress.com/2009/05/05/corona-holes-e-struttura-monopolare-del-sole-durante-il-minimo-di-maunder/

FONTE dell’articolo : http://news.stanford.edu/news/2002/june12/solarmagnet-612.html

ALESSANDRO