Archivi giornalieri: 9 Ottobre 2009

8° giorno senza macchie di fila…MA…

…Ma questa non possiamo più ignorarla… L’immagine sopra ingrandita è “fissa”.

Quest’altra è autoaggiornante:

Dal Far-Gong fermo lle ore 12 di ieri non c’è assolutamente nulla:

http://vso.tuc.noao.edu/GONG/farside/cal/

Ma a me quella regione lì non piace per niente.

Simon

UPDATE:

1L’ultimo aggiornamento del Far-Gong vede una macchia con percentuale del 93%!

Non apparterebbe però alla regione nel behind che stiamo osservando in sti giorni perchè è più alta in latitudine ed è prevista raggiungere il lato visibile il 16 ottobre… che sia il ritorno della 1027???

Riassunto della conferenza "Predicting the Solar Cycle" in cui è intervenuto anche il Dr. Svalgaard

Ho letto e provato a tradurre, per sommi capi, una presentazione tratta dal sito di Leif Svalgaard www.leif.org\research, della Stanford University. Si tratta di un documento illustrato al Workshop “Solar Analogs II”, a Flagstaff in Arizona, dal 20 al 23 settembre scorso, intitolato “Predicting the Solar Cycle”. Dunque un titolo promettente.

  • Viene prima di tutto proposto un riepilogo delle varie previsioni dell’ R24 (il sunspot number, per il suo significato, vedere la sezione “conoscenze base Sole”), che risulta davvero impressionante: in base al metodo di previsione utilizzato, in base alle conoscenze a disposizione (l’anno in cui la previsione è stata effettuata) l’intensità di R varia da 30 circa fino a 180!! In pratica, è come dire che, secondo il mondo scientifico in questi ultimi 3-4 anni, il prossimo ciclo può essere da pressoché abortito a forte tanto quanto i cicli più intensi finora documentati!

Già solo questo elemento ci da la misura di quanto sia difficile effettuare una previsione attendibile.

  • Poi si osserva come, recentemente, il Sole sembri tendere ad un massimo con un R compreso grosso modo tra 50 e 85.

Non comprendo chiaramente il perché, anche se grossolanamente capisco che ad un minimo prolungato di solito segua un ciclo abbastanza debole.

  • Quindi si addentra a spiegare le differenze tra i vari modelli di previsione utilizzati.

Su queste non mi dilungo, trovo siano molto complesse e tutto sommato non utili a capire il “nocciolo” della questione.

  • Osserva inoltre come lo sviluppo delle macchie nel ciclo 23 non abbia evidenziato alcuna particolare anomalia, ad esempio in termini di latitudine delle macchie stesse.
  • Quindi si addentra in spiegazioni tecniche sulla cosiddetta “Meridional Circulation” e sulla dinamo solare.

Da ciò però traspare come i fenomeni interni al Sole, e quindi il meccanismo di generazione delle macchie, non siano stati affatto ben compresi (e capisco bene il perché). Questo fornisce a Svalgaard lo spunto per domandarsi se non sia il caso di tornare a modelli di previsione basati sulle osservazioni solari (modelli empirici basati ad esempio sulla struttura della corona, oppure sull’attività geomagnetica), anziché quelli basati sulla (presunta) dinamica interna del Sole, che si stanno dimostrando largamente imprecisi, e ne presenta qualcuno.

Questo ritorno al passato, a mio modesto avviso, da’ realmente la misura delle difficoltà che il mondo scientifico incontra nel realizzare previsioni attendibili dei cicli solari: signori, è davvero difficile, inutile girarci intorno, non conosciamo ancora per niente bene le leggi che governano la fornace solare!

  • Inoltre, si osserva che, dal comportamento del Sole in questi mesi, il minimo appare alle nostre spalle, dunque, a suo avviso, avremmo imboccato la fase ascendente del minimo.
  • Poi ipotizza, in base alle osservazioni circa il comportamento dell’attività solare durante le transizioni di ciclo (i minimi), che il ciclo 24, ora in partenza, possa assomigliare al ciclo 14, che ebbe il suo massimo attorno al 1906-1907 e che precedette l’ultimo grande minimo prima di quello attuale.

Confesso di non aver compreso esattamente il perché di questa similitudine, ma ne prendo atto, così come ho preso atto di una precedente similitudine individuata tra il minimo attuale e quello del 1954.

  • Quindi si chiede se le macchie scompariranno in un prossimo futuro, dato che appaiono diventare più calde e dunque meno evidenti rispetto al resto della “superficie” solare.

Qui cita, senza nominarli, Linvingston e Penn e la loro teoria.

  • Infine nota:
  • Che il rapporto tra solar flux (radiazione a 10,7cm) e numero di macchie si sta modificando e dunque questo rende le previsioni più complesse,
  • che, a questo punto, si chiede Svalgaard, è difficile dire cosa si debba predire per utilizzarlo come indice dell’attività solare: il solar flux, il smoothed sunspot number (SSN) o le regioni magnetiche (cui ho accennato prima a proposito dei metodi empirici) ? Si chiede inoltre, e questo è abbastanza curioso, se il Minimo di Maunder fosse proprio caratterizzato da una “sfasatura” tra SSN, solar flux e attività magnetica.

La conclusione è abbastanza sconsolante: “It cannot be said that much progress has been made towards the disclosure of the cause, or causes, of the sun-spot cycle………..”, insomma, non si riesce ancora a prevedere il comportamento del Sole e dunque a stimare con ragionevole previsione il comportamento del ciclo successivo (il numero 24, nel nostro caso).

Che altro dire ?

In effetti potremmo accettare il consiglio di Svalgaard e limitarci ad osservare il comportamento del Sole nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, per trarre qualche auspicio sul prossimo massimo. Di più, pare, non è al momento possibile pretendere.

FABIO2